Ernesto Renan - Che cos'è una nazione?

I PROBLEMIROVENTI ERNESTO RENAN Che cos'è una nazione? EDIZIONE DE "L'EROICA" MILANO 1919 Biblioteca Gino B,anco

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I PROBLEMIROVENTI ERNESTO RENAN Che.cos'è una nazione? EDIZIONE DE "L'EROICA" MILANO 1919 B bhoteca Gmo 8 anco

TUTTI I DIRITTI DI PROPRIET A SONO RISERVATI A L'EROICA MILANO, CASELLA POSTALE f155 B1bl;oteca Gino B1ar o

INTRODUZIONE Ne!>Sunaora della nostra ultima storia è stata per lo spinto italiano così tormentosa come questa ora di gloria! Dopo il trionfo militare che ci ha portati nella luce sfolgorante dell'epopea vittociosa (e fu trionfo d'armi e di macchine, di ingegno e cLi cuore, dì potenza e sagacità ordinatrice, e d1 fattività impetuosa, e tenace resistenza - e fu trionfo di soldati· e çli cittadini, d'uomini e di donne, di vecchi saggi· e di fanciulli appena desti al dovere)' - avevamo bene il diritto <li quietare un momento nella sensazione della fortuna risorta, per riprender fiato, e orientarci, ,prima di metterai nel nuovo cammino della pace, così lungo, difficile, pericoloso! Invece, no! ·Forse u11Jicaun'altra volta delle nazioni liberatrici, l'Italia sente scatenarsi in cuore la tempesta di due opposte passioni, com-e nei terribili giorni della neubralità: pare che un'altra volta il principio del bene e il principio del male cozzino furibondi dentro cLi noi per aver <rag.ionedella compagine miracolosa delle nostre fibre! E l'ardore delle discussioni, delle lotte, del le mischie dei nostri spiriti, assu~ a volte la grandiosità ter,robile d'un incendio dentro cui le passioni sfavillano e rugghiano come ser,penti mitici dalle scaglie roventi. Anche oggi, come allora, scendono dalla.,sponda adriatica che fu tanti am:ui il _nostro amore doloroso, il nostro segreto patimento, i fuorusciti che portano, come visibili. ferite, gli strazi -3 Biblioteca Gino 81:mco

della loro agonia; essi, come allora, sentono oggi che in questo rosso ,di cielo che sperano aurora, ma che potrebbe esser tramonta, palpita per l'ultima volta l'ala della loro sorte. O adesso o mai più ! E come può l'anima della nazione non e!.ser tutta con loro, che hanno tanto sofferto e tanto soffrnno) Come può una madre a cui un figlio esule rivolga supplicanti occhi in pianto perchè lo tenga con sè, perchè non lo abbandoni alla vita randagia, - perchè non lo sospinga a trovarsi un cantuccio in casa d'altri, dove sarà un giorno mal tollerato e forse in!>ultato e battuto, - non sentire che tutte le sue viscere si torcono d'amore per questa su.a creatura incolpevole, ma che pare trascini il peso della colpe di tutta una stirpe? E d'altronde oggi passa sul mondo una grande ora, forse decisiva per secoli dei destini dell'uomo; grandi parole affocano sii vede la Terra Promessa; ·si comprende che forse non si fu mai così .;cini, come oggi, dopo tanto tempestoso navigare, all'aria, l,a riempiono d'una luminosità abbagliante di miraggi ... l'isola verde dell'Utopia. I popoli potranno forse da domani posare in un più quieto ordine civile, non odiarsi più, non macellarsi più a vicenda; gareggiare sl, tra loro, con tutte le forze, ma, per un premio che sarà caro al vittorioso e non peserit come un castigo al vinto; gareggiare in un anelito comune di bene, pér un comune sogno di bellezza e di gloria. E l'uomo che d!oltre oceano è venuto a noi ed ha traYersate le nostre contrade come in un trionfo decrctatoglii, non da imperi o da iaccademie, ma dal popolo stesso, con un atto di giustizàa e di so,nanità unico nella storia del mondo, - l'uomo che lesse nella fronte, tremenda e pallida come un dirupo d' Alpi in notte di luna, del profeta dei tempi, di Giuseppe Mazzini - ha sulle labbra, non l'amarezza profonda del pensatore che sa i travagli del - dubbio, la tragicità delle lotte imposte all'ideale perchè si traduca in realtà - ma il sorriso aperto e pago di chi si sente sicuro di sè, certo della vittoriosa potenza delle proprie decisioni. _ · Noi invicLiamò quel sorriso tranquillo: e ci auguriamo che esso preludi alla gioia che domani sfolgorerebbe in tutti i volti degli uom~ni di buona volontà. Intanto soffri;vno ! Questa Società delle Nazioni, questo concerto di popoli, - questa l!ra nuova di comprensione reciproca e di cooperazione, •- e.aGino Biarco

di fede sicura e di iiluminata bontà, anche noi l'abbiamo sognata, anche noi la vogliamo. Ma come può essere ch'essa ci debba costare (a noi soli!) non dico una minor sicurezza di confini, una imperfetta totalità di rivincite, una più ambigua visione del futuro - ma il disperdimento per sempre d'un te!,Oro di civiiltà da· noi seminato, coltivato, nutrito con forse il meglio della nostra vita, sull'altra sponda? ma il tradimento calcolato di tanti fratelli che tendono a noi d<Ìs.peratamente le mani cariche delle speranze, delle ansie, delle angosce di un cinquantennio di schiavitù? Come è possibile che la ·stes.sa legge di dovere umano che ci spinge verso i nost,ri fratello, che ci tiene strettri ad essi con l'artigliante violenza della più !>aera ed umana tra le passioni - spinga a ~ua volta contro di noi un popolo nobile e. infeli.oe, che vide tutte le rovine e le sciagure in questi cinque anni d'inferno - e eh.enoi amammo, che noi aiutammo, che noi, noi sal-' vammo? Come può essere ,in.fine che non oi sia tra noi un modo d'intenderci, che s.alvi il loro dir.itto e il nostro amore, - il nostro dovere di compiere una buona volfa l'unità della nazione, e il nostro desiderio di legare la nazione così compiuta nella grande società auspicata dal genio di Mazzini prima che da ogni altro nel mondo? Questo modo ci deve es~re ! Ci sarà! E forse coloro che oggi corrono l'lbalia cantando le lodi della Lega delle Nazioni, hanno ragione, come hanno ragione coloro che corrono l'ltaln,a gridando che bisogna siano resi alla Madre tutti i suoi figli: e gli uni e gli altri possono procedere con le mani nelle mani- verso un radioso avvenire naz.ionale ed umano, pur che si vogliano intendere con sincerità e n!,Olutezza. A questa pos!>ihil~tàd'intesa ciascuno di noi vorrebbe portare un aiuto pur minimo; ciascuno di noi vorrebbe recare la sua piccola pietra all'edificio della concordia nazionale; - perchè questo pa:rticolarmente ci offende e tormenta e tu-rba: che noi, che sapemmo ·essere così uniti e compatti nel giorno del pericolo supremo, siamo tra noi così discordi e <listanti nel giorno della vittoria: forse perchè non siamo riusciti ancora a piantarci nel mezzo del cuore l'atroce verità : che la patria è in pericolo oggi molto ma molto più che dopo Caporetto !, perchè allora :tutti avevano in Italia il sen50 del bàratro sotto· i piedi - e fuori il desiderio e l'interes.se di aiutarci, peychè per la brecbhotP.C,Gino Bianco

eia della nostra fronte non passasse la sconfitta dell'Intesa; oggi - jn Italia .i più cr.edono di poter dormire russando sugli allori, - e dal di f1,1orci i si addensa addosso un pauroso groVIÌglio di inV'idie e di insidie e una tempesta di aperti odi e di ostilità fragorose. La pietra ch'io cerco di portare per· mio conto, eccola: la pubblicazione di queste pa,g,ine a torto dimenticate di Ernesto Renan. Pa;iono, non ostanti le osservazioni superate da-Ila .storia, scritte per noi: ed è bene che siano scritte ,da un Frnnqese ! paiono, specialmente per certe divinazioni, scritte oggi: ed è bene che sieno voce d'un morto; non si potrà così nè dire nè pensare che sieno l'espressione d'un ,interesse e5asperato dall'ebbrez... ìa del tr.ionfo della patria - _o l'espressione dell'ostinatezza ideologica d\m dottrinario attaccato perdutamente alle sue teorie! . A quelli ché si accapi-gliano per discutere sulla razza, sulla lingua, sui confini, sul valore stra-tegico delle terre che l'Italia anela e che i Iugoslav,i le contendono - e che la Società delle Nazioni non può nè deve impedire che siano· assegnate e miintenute a coloro cui appartengono -:- ,io consacro questo scritto lucido e sereno! Forse gli -uni e gli altri vi troveranno l'esca ideale al divampare della lor particolare passione, - l'aiuto insperato per sostenere le loro tesi opposte. Non importa: ci dieno torto o ragione, amiamo queste pagine che ci -illuminano: il bene è nel recar la luce alle anime. lo vorrei però che si -leggessero con maggiore acutezza di sguardo le ul,çìmepa,role. Il dolore! il dolore! Ecco chi dovreb\)e decidere della grande contesa. _ Poichè in quelle terre sono Italiani e Iugoslavi, incontestabilmente frammischiati, date il domin:io a quelli che per essere congiunti alla nazione eletta vi han sofferto di più! Ma che numeri anagrafici! ma che misure geografiche! ma che fiumi e montagne, e somatologie, e tTattati ! Tutto è una - confusa mischianza che ribolle - e che non vale il pianto d'una madre che vede dall'altra sponda la sua creatura che vi combatteper la libertà, e ja crnama; che non vale il fantasma d'un impic~ cato dalla bianca faccia luminosa rivolta verso occidente. « Una•' nazione- è un'anima, un principio spirituale: l'una è nel -pa-s.sato, l'aJtro nel presente. L'una è il posse!òsoin comune 6B blioteca Gmo Bianco

d'una ricca eredità di ricordi - l'altro è il consentimento attuale, il des.iderio di vivere insieme, la volontà di continuare a far valere l'eredità che si è ricevuta indivisa. L'uomo, o S~ gnori, non si improvvisa. La nazione, come l'individuo, è il giungere ad un fine d'un lungo pas,sa.to di sforzi, di sacrifi.ci, di. devozioni... Si ama in proporzione dei sacri li.ci consentiti, dei malii sofferti ... - Una nazione è dunque una grande solidariietà costituita dal sentimento dei sacrifi.ci che &i son fatti, e di quelli che si è disposti a fare ancora •. Il dolore! il dolore! Di là, chi ha sofferto dii più per essere cittadino della sua Nazione? Chi ha un'anima più luminosa di glorie, e traboccante di rimpianti? Ecx:o la domanda da rivolgere ai contendenti, eax, il voto del grande plebisoito .imposto dal concetto nuovo delle relazioni tra le genti. E chi ha sofferto di più, chi ha più calda e fremente anima, se non ve lo diranno gli uomini - specialmente quelli che son morti nelle carceri, negli es:igli, sulle forche, lungo la linea di combattimento dove si difendeva, non !'on-endo mostro della tirannia, mct la divina libertà umana - ve lo diranno le pietre: esse balzeranno su a gridare lo strazio di secoli, le torture di corpi e d'anime; poichè esse li videro, e là videro col g,rifagno occhio del leone di San Marco. ETTORE COZZANL -; '3 bl,otec GrnoBianco

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" CHE COS' f. UNA NAZIONE? » Io voglio che faccia.mo insieme l'analisi ·d:i un'idea la quale in apparenza è ben chiara, ma si presta ai più graV;i,malintesi. Le forme della Società umana sono ~variatissime: grandi agglomeramenti d'uomini come la Cina, l'Egitto e la Babilonia più anaica; - tribù come quelle degli Ebrei e degli Arabi; --: città come Atene e Sparta; - riunipni di paesi diversi come quelle ,dell'impero achemenide, dell'impero !l'omano, dell'impero carolingio;. - comunità senza patria, sorrette dai vincoli religiooi, come quelle degli lsrael~ti e dei Parsi; - na,zioni'come la Francia, l'Ingl;ii1terra e J.amag,gior parte dei moderni popoli autonomi ed europei; ·- confederazioni come la Svizzera e l'America; - parentele come quelle che la razza, o meglio la lingua, stabil,irono tra i Germani e gli Slavi: ecco modi di aggruppamento che esistono .tutti o hanno esistito, e che non possono es5iere confusi tra loro senza. i più pericolosi inconvenienti A l'epoca della rjvolu:zione francese, si credeva che le istituzioni di cittadine indipendenti come Sparta e Roma potessero app1icarsi alle nostre grandi nazoni di trenta o quaranta milioni cl/anime. Oggi si. commette un più grave errore: si confonde la razza con la nazione, e si attribuisce a gruppi etnografici o piuttostq linguistici,· una sovranità analoga a quella dei popoli che 6istono di fattç>. Tentiamo di gtungere a una· certa precisione in questi difficili problemi in cui la minjma confusione intorno al senso delle parole all',inizio di un ragnonamento, può condurre in fme a funestissimi errori. Il compito è ddicato : si direbbe una vivrisezione: opereremo sui vivi come per solito si opera sui morti: Useremo la fred<l/ezzae'l'imparzialità più assolute. -9 B b!1otecaGino Banco

I. Già dalla fine dell'Impero Romano o, meglio, dal dislocarsi dell'impero di Carlo Magno, l'Europa occidentale ci appariva divisa in nazioni, alcune della quali, in certe epoche, han cercato di esercitare una egemonia sulle altre, senza riuscirvi mai durevolmente. Ciò che non han potuto Carlo V, Luigi XIV, Napoleòne I, probabilmente non lo potrà nessuno in avvenire. Il costituirsi d'un nuovo impero romano o d'un nuovo impero di Carlomagno è diventato impossibile. Il frazionamento dell'Europa è tanto grande che ogni tentativo di dominazione;:universale provocherebbe subito una coalizione che farebbe rientrar la nazione ambiziof;a nei suoi. confini naturali. 'S'è stabilita per lungo tempo una specie d'equilibrio. Francia, Inghilterra, Germania, Russia saranno ancora, nei secoli, e non~tante le avventure che avràn corso, individualità storiche, pedine essenziali della scacchiera di cui variano all'infinito le combinazioni, ma non si confondono mai del tutto. Le nazioni così estese, 5ono molto nuove nella storia. L'antichità non ne conobbe, chè nazioni non erano affatto nè la Cina, nè l'Egitto, nè l'antica Caldea: eran mandre parate da ·un figlio del Sole, o da un figlio del Cielo. Noi') c'erano cittadini Egiziani, come non ci sono cittadini Cinesi. L'antichità classica ebbe repubbLiche e reami municipali, confederazioni e repubbliche circoscritte, imperi; non eqbe nazioni nel senso moderno. Atene, Sparta, Sidone, Tiro, sono piccoli centri d'un ammirevole patriottismo; ma sono città con un territorio relativamente· ristretto. La Gallia, la Spagna, l'Italia, prima di essere assorbite nell'Impero Romano, erano insieme di popolazioni !.pesso legate ha loro, ma senza istituzioni centrali e senza. dinastie. L'impero Assiro, ·l'Impero Persiano, l'Impero d'Alessandro non furon patrie nemmeno esse; come non ci furon mai patrioti assiri, cosi l'Impero Persano non fu che UllA vasta feudalità. Non una sola nazione è nata daila· colossale avventura di Alessandro, che tuttavia fu cosi ricca di conseguenze per la storia generale della civiltà. Più vicino al concetto d'una nazione fu l'Impero Romano. Per l'immenso beneficio d'aver fatte cessa.re le guerre, la dominazione romana, in principio cosi dura, .fu prestissimo amata: IO - 011orecaGmo Bianco

fu ·una grande associazione, sinonimo d'ordine, di pace, d'incivilimento. Negli ultimi ~pi ·dell'Impero; ci fu nelle anime elevate, nei vescovi illuminati, nei letterati, un vero' sentimento de « la paoe romana », opposto al caos minaccioso della barbarie. · l\fa un impero giande come dodici volte la Francia, non potrebbe costituire una nazione nel senso moderno : la scissione dell'Oriente -dall'Occidente era fatale. I t~ntativi d'un Impero Gallo nel III secolo non riuscirono. Toccava all'invasione germanica introdurre nel mondo quel principio che più tardi avrebbe servito di base all'esistenza delle nazioni. Che fecero in effetto i popoli -germanici, dopo le loro .grandi invasioni del V secolo, e fino alle ultime conquiste normanne del X? Mutaron di poco il fondo delle razze; ma imposero dinastie ed. una aristocrazia militare ad alcune parti più o meno considerevoli dell'antico Impero d'Occidente, che presero il nome dagli invasori, Quindi una F,rancia, una Borgogna, una Lom· bardia; più tardi anche una Normandia. La rapida preponder~za raggiunta dall'Impero Franco, :rricostitul un momento l'unità dell'Occidente; ma questo impero si sbriciola i,rrimediabilmente verso la metà -del IX· secolo; il_tratta,to di Verdun traccia diviisioni immutabili- in principio, e da allora Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Spagna s'incamminano per strade che spesso deviano attraverso mille avventure, alla loro piena vita nazionale,. quale la vediamo. sbocciare oggi. Che cosa differenzia in realtà questi va.ri stati? La fusione delle popolazioni che li compongono. Nei paesi citati non c'è nulla d'analogo a ciò che troverete in Turchia, dove il Turco, lo Slavo, il Greco, l'Armeno, l'Arabo, il Siriaco, il Kurdo sono distinti oggi come nel giorno della conquista. Contribuiscono a tale risulta-to due circostanze essenziali : la prima il fatto che i popoli germanici adotta.cono il cristianesimo appena ebbero contatti un po' continui con i popoli greci e latini ; quando vincitore ç vinto sono della stessa religione, o meglio, quando il vincitore .adotta la religione del vinto, il sistema turco, la distinzione assoluta degli uomini yer religione, non ha più ragion d!essere. La seoonda circostanza fu da parte dei conquist"tori, la dimenticanza della loro propria lingua. I nipoti di Clodoveo, d:i Alarico, di -Gundiberto,. di Alboino, di Rollone parlavano già romano. Il fatto era a sua volta la conseguenza di un'altra importante particolarità. I Franchi, i Borgondi, 1 - u B bhoteca Gino Bianco

Goti, i Lombardi, i Normanni avevano con sè pochissime donne della loro razza. Per parecchie generazioni i capi non si ammogliaron che con donne germaniche; ma le loro concubine son latine, latine le nutrici dei loro lbimbi ; tutta la tribù sposa donne latine; e perciò la lingua Francica,- e la lingua Gotica non ebbero, dopo l'essersi stabiliti dei Franchi- e dei Goti in teiire romane, che brevissimi destini. . Ma non fu così in Inghilterra; poichè l'invasione anglo-sassone aveva senza dubbio trascinato donne con sè, la popolazione brettone fuggi, e d'altra parte, il latino non fu mai predominante nella Brettagna. Se in Gallia si fo55e parlato generalmente Gallico nel V Secolo,"Clodoveo e ii suoi non avrebbero abbandonato il Gallico per il Germanico. Ecco da che cosa deriva il fatto che, non ostante l'estrema. violenza dei costumi deglii invasori germanici, lo stampo che s'imposero divenne con i secoli il modello stesso della nazione. Francia divenne molto legittimamente il nome d'un paese dove non era entrata che una impercettibile mino~nza di Franchi. Nel X secolo, nelle prime canzoni di gesta, che sono uno specchio perfetto dello spirito del tempo, tutti glj abitanti della Francia, sono Francesi.. L'idea d'una differenza di raz_za nella popolazione 'della Francia, cosi evidente in Gregorio di Tour.·,, non si affaccia mai negli scrittor~ e poeti francesi posteriori a Ugo Capeto. La differenza tra il nobile e il plebeo è accentuatissima, ma non è differenza di razza; è una differenza di coraggio, di abitudine ed educa7JÌone -trasmesse per eredità; e a nessuno viene in mente che L'.origine di questo stato di cose sia una conquista. · Il falso ~tema per cui la nobiltà dovette la sua origine a· u1t privilegio conferito dal re per grandi ~rvizi resi alla naziçme, così che ogni nobile è un annobilito, s'è fissato come un dogma nel· XIII secolo. - Lo stesso avvenne a quasi tutte le-conquiste normanne. Dopo una o due generazioni, gli invasori normanni non si distingu.e- ·vano più ,dal resto della popolazione, e tut-ta.via.la loro influenza non era stata meno profonda; avevano dato al paese conquistato una nobiltà, abitudixfi militari, ·e un patriottismo che prima esso non aveva. · La dimenticanza, ed io direi anche l'çrrore storico, sono uo fattore essenriale nel formarsi d'una nazione; e cosi avviene che il progresso negli studi storici, sia sovente un danno per ·la nazionalità. Infatti l'investigazione storica rimette in luce ie 12 - E: a Gino Bianco

1·iolenze che turbarono l'origine d'ogni formazione politica, an- .-he di quelle che ebbero più benefiche conseguenze. L'unità si forma ~mpre brutalmente. La riunione della Francia del nord e della Francia ,del mezzogiorno è stata la conseguenza d'uno stèrminio e d'un orrore durati quasi un secolo. Il Re di Francia che è, oserei dire, il tipo ideale di un incristallitore secqlare, il Re di Francia che ha, compiu.to l'unità nazionale 9iù perfetta del mondQ, il re di Francia, visto di troppQ vicino, ha perduto il suo prestigio; la nazione che esso aveva formato l'ha malèdetto, ed ogg,i non vi sono che gli spiriti colti che sappiano quel che esso valeva e quel che ha fatto. · Queste grandi leg-gi della storia dell'Europa occidentale diyengono sensibili per contrasto., Nell'iimpresa che il Re di Francia, in parte con la sua tirannia, in parte con la sua giustizia, ha cosi mirabilmente condotta a termine, molti paesi sono decaduti. Sotto la corona di Santo Stefano, i Magiari e gli Slavi son rimasti distinti com'erano ottocento anni or sono : invece di fondere gli elementi diversi dei suoi domini, la casa degu Asburgo li ha tenuti dist:in.ti, e sovente li ha, opposti gli uni agli altri. In _Boemia l'elemento czeco e l'elemento te&sco son sovrapposti come olio e acqua ,in un bicchiere. La politica turca di separar le nazionalità con la. religione ha avute ben più gravi conseg-uenze: essa ha causato la ,rovina dell'occidente. Prendete ,Uillacittà come Salonicco .o Smirne: .-i troverete cinque o sei comunità ciascuna delle qua-li vive nei 5Uoi ricordi, che non hanno quasi nulla in comune. Ora l'essenza <l'u,. na nazione è che -tutti gli individui abbiano molte cose in comune, e che tu.tbi abbiano dimenticate molte oose. · Ness.un cittadino francese sa che egli è Borgognone, Alano, Taifalo, Visigoto. Ogni cittadÌno francese deve aver dimenticato il San BartolorQeo, i massacri del mezzogiorno nel XIII secolo. Non ci sono in Francia dlieci famiglie che' possano fornir la prova d'una or.igine franca, -< e una tal .prova sarebbe d'.altn. parte molto difettosa, .per la ragione dei mille incroci sc.onosciu. ti, ·che possono imbroglia.re tutti i sistemi dei genealogisti. La nazione moderna è dunque un risultato storico, di una serie di fatti convergentj. L'unità ora è stata effettuata da una dinastia, eome in Francia-, ora è derivata dalla diretta volontà delle pro- \/!Ìooe, come nell'Olanda, nella Svizzera, nel B"elgio; ora ~ o:eata per uno spirito generale tardivamente vincitore ~ capricci del feudalismo come in Italia e in Germania; sempre però Biblioteca Gmo 8 ance

ha presieduto a queste formazioni una profonda rag.ion d'essere. I principi, àn simili casi, si fan luce con le sorprese più inaspettate, e noi abbiamo v:isto in questi tempi l'Italia unificata dalle sue sconfitte, e la Turchia demolita dalle sue vittorie. Ogni sconfitta migliorava le c.onilizioni dell'Italia, ogni vittoria spingeva alla perdizione la Turchia: poichè l'Italia è una nazione, e la Turchia, all'infuori dell'Asia Minore, non lo è. Fu gloria della Francia avere, con la rivoluzione francese, proclamato che una nazio:qe esiste per se stessa, e noi non dobbiamo rimproverare chi ci imita. Il principio di nazionalità è nostro. II. Ma che cos'è dunque una nazione? Perchè l'Olanda è una nazione, mentre l'Annover e il Grane ducato di Parma non lo sono? Come mai la Francia ha perdurato ad essere una nazione, quando il pr~ncipio che l'ha creata è scomparso? Come mai la Svizzera, che ha tre Lingue, due reli- · gioni, tre o quattro razze, è una nazione, quando la Toscana, per esempio, che è CòsÌ omogenea, non può dirsi tale? Perchè l'Austria è uno stato e non una nazione? In che cosa il principio di naz,ionalità differisce dal principio delle ,razze? Ecco i punta sui quali uno spirito riflessivo vuole stabilir punti fissi per metteThi in acxx,r;docon sè stesso. Gli .affari del mondo non si regolano davvero con.simili ragionamenti; ma gl~ uomini meditativi vogl,iono portare iin queste materie qualche ragione, e :iciogliere la confusione in cui s'intricano gli spiniti superficiali. A sentir certi teorici della politica, una nazione è prima di tutto una dinastia che rappresenta una antica conquista, .in principio accettata, poi dimenticata dalla moltitudine del popolo. Secondo costoro, l'aggruppamento delle ·province composto da una di-nastia con le sue guerre, iÌ suoi matrimoni i suoi trattati. finisce con la dinastia che l'ha formato. E' verissimo: la maggior parte delle nazioni moderne sono state composte da una fa- ' miglia di-onigine feudale, che si è sposata col suolo, e che in un certo modo è stata un nucleo a.coentratore. I confini della Francia nel 1789 non avevan nulla di na,turale e di necessario. La larga zona éhe la casa capetingia aveva aggiunta allo st_rettobordo del trattato di Verdun,_ fu proprio l'acquisto personale di qucUa )-f - ica Gino B snco

casa. Nel per.iodo in cui furon fatte le annessioni non s'aveva idea nè dei confini naturali, nè del dirito delle nazioni, nè della volontà delle province. La riunione dell'Inghilterra, dell'Irlainda, della Scozia fu anch'essa un fatto dinastico. · L'ltali,a, ha tan:lato tanto ad essere una nazione, soltanto perchè, tra le sue numerose case regnanti, nessuna prima del nostro secolo, i.i fece il centro delfunità. Strana cosa: toccò all'oscura isola di Sardegna, 'terra appena italiana, darle un titolo rega- ' le; J.a, Casa di Savoia non deve infatti il suo·titoJ.o regale che al possedimento della Sardegna nel I 720. · · L'Olia.oda, che s'è creata da se stessa, per un eroico atto di :risolutezza, ha tuttavia contratto un matrimonio intimo colla casa d'Orange, e correrebbe veri pericoli -il giorno che quell'unione fosse compromessa. · Ma questa legge è a=l'uta? No, certo: La Svizzera,e gli Stati Uniti, che si son formati, oome conglomerati,· con successive aggiunte, non hanno nessuna base dinastica. Io non discuterò il problema per ciò che concerne la Francia. Bisognerebbe·possedere il segreto del futuro. Diciamo soltanto che quei.ta grande regalità f,rancese era stata, così profondamente nazionale, che . 'il giorno dopo la sua oaduta, la nazione ha potuto permanere anche senz'essa. E poi il XVIII secolo aveva tutto cambiato. L'uomo era risalito, dopo tanti secoli d'avvilimento, allo spilito antico, al rispetto di se stei.·so, all'idea dei suoi diritti. Le parole « patria , e « cittadino • avevan ripreso il loro senso. Così s.i è potuta compiere la più ardita operazione che sia stata praticata nella storia, e che si potrebbe paragonare a quel che sarebbe -in fisiologia, far rivivere nella sua ident_ità primitiva un corpo a cui si fo55e divelto ;il cervello e il cuore. Bisogna dunque ammettere che una nazione può esistere sien.za principio dinastioo; e che nazioni che sono state formate da dinastie possono separarsi da queste senza cessar d'esistere. Il vecchio princip;io che non tien conto se non del diritto dei principi, non potrebbe più reggere: al di là del diritto dinastioo c'è il '"diritto nazionale. Su qual criterio fondare quei.to diritto naz;ionale? Da quale fatto tangibile derivarlo? 1•. Dalla r- zza, dic~no parecchi con sicurezza. Le divisioni artificiali, risultato, della feudalità, dei matriB bhoteca Gino Bianco

moni principeschi, dei congressi diplomatici, !.Onocaduti. Non resta ferma e fissa se non la razza delle popolazioni. Ecco l'essenza di un diritto, una legittimità. La famiglia germanica, per esempio, secondo questa teoria, ha il diritto di raccogliere le membra sparse del germanesimo, anche quando queste non chiedono di rict>ng-iungersi. Il diritto del germane!>imo su una determinata provincia è .più forte che il diritto degli abitanti di questa ·prov.incia,su se stessi. Si crea così una specie di diritto primordiale sul tipo di quello dei re di diritto di~no; al principio ,di nazionalità si sostituisce quei-' lo de l'etnografia. E' un grandissimo errore ehe, se diventasse dominante, perderebbé la civiltà euro_pea. E' tanto giusto e legittimo il principio di nazionalità, quanto quello del diritto primordiale delle razze è ristretto e pieno di pericolo per il vero progresso. Nelle tribù e nelle città antiche il fatto della razm aveva, lo riconosciamo, un'importanza di prim'ordine: la tribù e la città antica non erano se non un'e!;tensione ,della famiglia. A Sparta e ad· Atene, tutti i cittadini eran, più. o meno da vicino, parenti. Lo stesso accadeva: presso gli Israeliti, lo stesso accade ancora presso le tmbù ara.be. Da Atene e Sparta e dalla tribù israe1ita,, trasportiamoci ora àll'impero romano: · le condizioni sono ben diverse; fomata in origine dalla violenza, mantenuta poi dall'~nteresse, quella grande agglomerazione di città, di province assolutamente differenti, porta all'idea di razza il più fiero colpo. Il cristianesimo, col suo carattere universale e assoluto, lavora anche di .più nel medesimo senso. Esso stringe coll'impero romano un'alleanza intima, e, per l'effetto di .. questi due incomparabili agenti unificatori, la ragione etnografica è per secoli messa da parte dal governo delle coc;e umane. L'invasione barbarica, nonostante le apparenze, fu un nuovo passo in tale strada. Le divisioni dei regni barbari non han nulla di etnografico, ma son regolate dalla forza o dal capriccio degli tinv:asori. La razz,a delle popolazioni ch'essi assoggettavano era, anche quella,' del tutto indifferente per loro. Carlo Magno rifece a modo suo quel che Roma aveva già fatto: un .impero unico composto· delle più dive™!' razze; gli autori del trattato di Verdun, t~racciando imperturbabili le loro due grandi linee dal Nord al Sud, non ebbero il minimo riguardo alla razza delle genti che si trovavano a destra o a sin~tra. I mov:imenti di frontiera che si succedettero nel Medio Evo avvennero anch'essi al cli fuori d'og'?i tendenza etnografica; fu un effetto della ten- ,6 - n u11u1!:lt:8 Gino Bianco

<lenza che avrebbero avuto questi paesi a congiungersi ai loro parenti, se la politica seguita dalla casa capetingia è giunta a rag!ITllppare a un dipresso, sotto il nome di Francia, ·i territoi:i dell'antica Gallia.. Il Delfinato, la Bresse, la Provenza, la Franca-Contea non si ricorda van più dell'origine comune: ogni resto di coscienza gallica era scomparso fin. dal II secolo dell'Era. nostra, e sol,tanto per un intendimento erud,ito si è ritrovato -renostra, e soltanto per un intendimento erudito si è ritrovato retrospettivamente oggi l'indiv.iduaJ.ità del carattere gallico. Le considerazioni etnqgrafiche non hanno dunque per nulla . avuto a che fare con la costituzione delle nazioni moderne. La Francia è celtica, .~berica, germanica; la Germania è germanica, celtica e slava; l'Italia è il paese .in cui l'etnografia più si confonde'; Galli, Etru~i, Pelasgi, Greci, senza parlare di ben altri eleIDcenti, vi s'ancrociano :in un'inseparabile mescolanza. Le isole britanniche nel loro .insieme, offrono una mescolanza di sangue celtico e germanico in proporziona difficilissime a definirsi. La verità è che non oi son razze pure, e che il far poggia['(' la politica su l'analisi etnografica, è farla volare sul dorso della ch~mera. I più nobili paesi, l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, hanno il sangue più mi~iato. E la Germania è da questo punto di vista un'eccezione? E' un paese g.ermanioo ·puro? Quale illusione! Tutto .il Sud è stato gallico, tutto l'Est a pqrtire dall'Elba è slavo. E le parti che si pretendono realmente pure, sono tali in effetto? Ci si para qui d'innanzi uno dei problemi s,ui quali è più necessario farsi delle -idee chiare e prevenire i malintesi. Le discussioni sulle -razze !>ono interminabili, perchè la parola razza è presa· dagli storici filologi, e d.a.gli antropologi ftsiologi in due sensi totalmente diversi. Per gli ant-ropologi la razza si considera come in zoologia: indica una discendenza reale, una parentela di sangue. Ora lo studio delle lingue e della storia non conduoe alle medesime divisioni a cui· conduce. la fi~iologia. Le parole brachicefali, dolicocefali, non hanno storia nè nella storia nè nella fisiologia. Nel gruppo umano che creò le J.ingue e la disciplina. ariana c'erano già i. brachicefali e i ,dolicocefali, e così nel gruppo primitivo che creò le lingue <-' l'istituzione delle semitiche; in altre parole le orrgini zoologiche dell'umamtà wno enormemente anteriori alle origini della cultura, della civiltà, della lingua. I gruppi ariani primitivi, - 17 B blioteca Gino B,anço

semitico primitivo, turamco pnm1t1vo non avevano nessuna unità fisiologica! Questi raggruppamenti sono fatti storici che avvengono in una certa epoca, supponiamo 15 o 20 mila anni or sono, fin dove le origini zoologiche dell'umanità si perdono nelle tenebre incalcolabili. Quel che si chiama filologicamente e storicamente la razza germanica è certamente una famiglia ben distinta nella specie umana; ma è una famiglia in senso antropologico? No di certo. L'individualità germanica nella storia non si rivela che pochissimi secoli avanti Cristo. Apparentemente i Germani non sono uscitri alla luce in quest'epoca. Prima confusi cogli Slavi nella gTande moltitudine indistinta degli Sciti. non avevano un'individualità a sè. Un inglese è ben tipico nelrinsieme dell'umanità. Or.a il tipo che si chiama molto .impropriamente di razza ~nglo-sas~ne non è nè il Brettone del tempo di Cesare, nè l'anglo-sassone di Hengist, nè il Danese di Knut, nè il Normanno di Guglielmo, il Conquistatore; ma è la risultante di tutto questo. Il francese non è nè un Gallo nè un Franco, nè un' Borgognone; è quel che usci dalla gran oaldaia in cui, sotto la presidenza del Re <ii Francia, han fermentato insieme i pìù diversi elementi. Un abitante di Jersey e di Guemsey non differisce in riulla per le sue origini dalla popolazione normanna della costa vicina. N.ell'XI secolo l'occhio più penetrante non avrebbe colto sulle due sponde del canale la più lieve differenza. Soltanto insignificanti combinazioni fan si eh.e Filippo Augusto non abbia preso queste isole col resto della Normandia; separate tra loro dà. circa 7 secoli, le due popolazioni son divenute non soltanto straniere, ma del tutto diverse. La razza come l'intendiamo noi storici, è adunque qualche cosa che si fa e si disfa. Lo studio della nazza è capitale per il sapiente che si occupa della storia dell'umanità; ma essa non ha applicazioni in politica. La coscienza istintiva che hà presieduto alla · .composizione della carta d'Europa, non ha tenuto alcun conto della razza, e le prjme nazioni dell'Europa son nazioni di sangue essenzialmente mescolato. II tatto della razza,· c:1.pitale in origine, vien dunque, perdendo. della sua importanza: la storia umana differisce esSeti.- zialmente dalla zoologia. La razza non _è in essa tutto, come presso -i roditori o. i felini, e non si ha il diritto di girar per il mondo a tastare il cranio alla gente, e poi prenderla per la gola gridandole: « Sei del nostro sangue; sei nostra! » Al di fuori dei caratteri antropologici c'è la ragione, c'è la giustizia, la ,'e111e, u11v r....,aGmo B anco

rità, la bellezza, che sono uguali per tutti. Ecco: questa politica etnografica non è sicura: tu la sfrutti oggi contro gli altri, domani la vedi rivoltarsi addosso a te. E' forse sicuro che i Tedeschi che han levato così alta I.a band.iera dell'etnografia,. non abbiano a vedere un giorno gli Slavi venir ad anal-izz,axe,a loro volta, i nomi dei villaggi della SasGOnia e della Lusazia, a. ricercar le tracce dei Wiltzi o degli Obotriti, e domandar conto dei massacri e delle vendite in massa che fecero dei loro antenati gli Ottoni? Per tutti è bene saper dimenticare. Io sono un appassionato. dell'etnografia: è una scienza che molto attrae; ma come la voglio libera, la voglio anche senza appljcaziona politiche. In. etnografia, come in tutti gl-i studi, i sistemi cambiano : è la condizione del progresso. Ma le naz.iori.ì cambiano forse anch'esse con i ~istemi? I limiti degli stati seguirebbero le fluttuazioni della scienza, e il ,patriottismo dipenderebbe da una dissertµione più o meno paradossale. Si ver~ rebbe a dire al patriota: « Vi ingannate; versate jl sangue per questa o quella causa; credete di essere un Celta; no:. siete un Germano ». Poi, -dieci anni dopo, gli si verrebbe a dire che è uno Slavo. Per non falsare la scienza, dispensiamola dal dare un parere in simili problemi, in cui sono intrecciati tanti interessi. ~ Siate oe:r1li che se si incarica di fornire elementi la diplomazia, più d'una volta si. sorprenderà in flagrante delitto di oompiacenza. Essa ha di meglio da fare: domandiamole molto scmphoemente la verità. . Quel che abbiam detto della razza, bisogna dòre anche della hngua. La lingua invita a riunirsi, non forza. Gli- Stati Unit, e l'Inghilterra, l'America spagnuola e la Spagna parlano La stessa lingua, ma non formano una sola nazione. lnveoe La, Sviz.. zera che è cosi ben fatta, poichè è fatta con il consentimento delle sue differenti, parti, conta tre o quattro lingue. C'è nell'uomo qualche cosa di superiore alla lrrngua: la volontà. La volontà della Svizzera d'essere unita, non ostante la varietà dei suoi idiomi, è un fatto moltç>più importante che una somiglàanza di. lingua spesso ottenuta con vessaziom. Un fatto onorevole per la Francia è ch'essa non. ha mai cercato ili ottenere l'unità della lingua con misure di coercizione. Non si può forse avere gl:i stes~i sentimenti, e le stesse idee, e 14,j Btbhoteca Gino Bianco

amare le stesse cose, ma in lingue differenti? Pair-lavamo or ora degli inoonvenientì del far dipendere la politica int~rnazionaJe dall'etnografia; non re ne sarebbero meno, se si facesse dipendere dalla fi.lologia comparata. Lasciamo a, questi interessanti studi l'intiera liibertà delle loro discussioni; non mescoliamoli a ciò che ne altererebbe la serenità. L'importanza politica che si dà alle lingue, deriva dal fatto che si, ·considerano come segni delJa razza. Nulla di più falw. La Prussia, <love non si- parla più che tedesco, qualche secolo fa parlava Slavo; il paese di Galles parla inglese; la GaUia e la Spagna ·parlano il primitivo idioma di Albalonga; l 'Eg,itto parla Arabo : innumerevoLi sono gli esempi. · . · . Persino alle origini la simiglianza di lingue non rende neoessa.ria la simiglianza di razz.ai. P~endiamo le tribù proto-ariana o proto-semita; v.i si trovavano schiavi che parlavano la medesima lingua d~i loro padroni; eppure lo schiavo era .bene spesso d'una razza differente da quella del padrone. Ripetiamolo : queste divisioni di lingue indo-europee, semitiche od altre, create con una così ammirevole sagacità dalla filologia comparata, non coincidono affatto con le divisioni dell'etnografia. Le lingue sono formazioni storiche, che dicon poco nel sangue di coloro che le parlano, e qui, in ogni caso non si .potrebbe ,incatenare la libertà umana, quando s.i tratta di determinare la famiglia con la quale ci si unisce .per la vita e per l,a morte. Questa considerazione esclusiva della lingua, ha - come la soverchia importanza data alla razza, i suoi rischi. e i suoi inconvenienti. Quando si esagera, ci si chiude jn una cultura determinata, Ijtenuta nazionale; ci si limita, ai si iimprigiona. Si abbandona l'a-r.ia .aperta che si respira nel vasto campo dell'umanità, per chiudersi nelle conventicole del camparuilismo. Nulla di peggiore per lo spirito, nulla di più dannoso per 1,tcivciltà. Non abbandoniamo il principio fondamentale che l'uomo è un essere ·ragionevole e morale, prima d'essere incasellat.o stabbiato nell'una o nell'altra lingua, prima d'essere membro dell'una o dell'altra razza, o aderente all'una o all'altra cultura.- Pmma delJa cultura fr.ancese, della cultura tedesca, della 'cultura: itali,ana, c'è la cultura umana.. Guardate i grandi della Rinascenza : non erano nè Francesi, nè Italiani, nè Te deschi : avevano ritrovato nel loro spirituale convivere cogli antichi, il segreto dell'educazione vera dello spirito umano, e vi si eran dedicati corpo e amma. E ·fecero bene 1 20 - ?caGino Bianco

La refogione non potrebbe offrire una base più ~ufficiente allo stiaJbilir.sid'una naziionalità: moderna. In origine, la reli- _gione riguardava l'ew,tenzà stessa del gruppo sociale. Il gruppo sociale era un'estensione della famiglia. La reldgione e i riti erano riti e religioni di famigliiia,. La religione di Atene era il culto di Atene stessa, dei suoi mit-icP'fondatori, delle sue leggi, dei suoi usi. Essa non implicava nessuna teologia dogmatica. Questa refogione era, in "tutta la forza dell'espressione, una, religiione di Stato. Non v'era Ateniese che si rifiutasse di praticarla: jn fondo era il culto dell'Acropoli, personificata. Giurare sull'altare d'Agl,a.112a(l'Acropoli stessa che s'era sacrificata per salvare la Patria) era prestare il giuramento di -monire per la patria. Questa religione era equivalente a ciò che per noi è il sorteggio o il culto di Atene stessa, -dei suoi mitici fondatori, ·delle sue leggi, .era come !>airebbenella società moderna, rilìutart> il serv,izio militare: dichiar:are di non essere ateniese., · D'altra parte è chiaro _cheun simile culto non aveva senso per chi non fosse di Atene; cos1 non si esercitava nessun proselitismo per forzare gli stranieri ad accettarlo; in Atene !,tessa gli schiavi non lo praticavano. Lo stesso avvenne in qu,a.lche repubblichetta del Medio Evo. Non s'era buon v<,nezàano, se non !;Ì giurava per San Marco; non s-iera buon Amalfitano se non si mette,~a Sant'Andrea al di sopra di tutti gli altri santi del Paradiso. In queste piccole società, quel che fu più taTdi per!>ecuzione, tirannia, era legittimo, e aveva. la stessa importanza che ha presso cli noi l'augurar la buona, festa al padre di- famiglia e il porgergli voti a capo d'anno. Quel ch'era vero a Sparta, ad Atene, -non era già più vero nei regni uniti dalla conqwista d'Alessandro, non era più vero sopra tutto nell'impero romano. Le persecuzioni di Antioco Epifane pei-condui:re l'Oriente .al culto da Giove Olimpico, quelle dell'impero romano per mantenere una pretesa religione di stato furono un errore, un delitto, una vera as!,Urdità. Oggi le condizioni sono. perfettamente logiche; non ci sono più moltitudini credenti in una maniera uniforme: ciascuno crede e pratica a modo suo, come· può, ciò che vuole. Non c'è più una religione da Stato; si può essere francese, inglese, tedesco, essendo cattolico, protestante, ebreo, o non praticando nessun culto. La reti- - 2J B bltoteca Gmo B anca

gìone è diventata un fatto indìvriduale che tocca 50ltanto La coscienza di ciascuno. La diivisione delle nazioni in cattoliche e protestanti non esiiste più. La relig,ione che, 52 anni fa, era uli elemento così considerevole nella formazione del Belgio, conserva tutta la sua importanza soltanto nell'intimità di ciascuno; ma essa è uscita quasi interamente dall'ordine delle ragioni che. t•raccia.no i limiti dai popoli. La comunanza <li interessi è certo un legame poten~e tra gLi uomini. Gli interessi, tuttavia, bastano a formare una nazione? Non credo! La comunanza di interessi produce i trattati di commercio. C'è invece nelle nazionalità un lato di sentimento: es6a è anima e corpo :insieme: un Zollverein (una unione doganale) non è una pa.tria. · 1.a geografi.a (le così dette frontiere naturali) ha certamente una considerevole parte nella divisione delle n~zioni. La geografia è uno dei fattori essenziali della &toria, e ;i fiumi han condotto le razze, le montagne le hanno fermate; le pnime han favorito, le seconde han limitato i movimenti storici. Ma si può tutta".ia dli"e, come credono certn partiti, che i làmiti d'una nazione sono scritti sulla carta e che quella nazione ha il d~ritto di aggiudicarsi quel che le è necessario ad arrotondare certi éontorni, per raggiungere una determinata montagna o un fiume a cui si attribuisce una specie di facoltà l~mitatrice a priori? Non conosco una dottriina più arbitrnria nè più funesta. Si giustifi.- cano con essa, tutte le violenze .. E, prima di tutto, sono le montagne o i fiumi a formare le pretese frontiere natua-ali? Incontestabilmente le montagne separano;· ma i fiumi piuttosto riunisco~ · no. E poi non tutte le montagne potrebbero tagliare gl:i Stati: quali sono quelle che separano e quelle che non separano? Da Biarritz a Tornea, non. c'è uno sbocco di fi.ume che abpia un particolare carattere di confine. Se la storia avesse voluto, la Loira, la Senna, la Mosa, l'Elba, l'Oder avrebbero, come il Re- ' no, quel caratterè di frontiera naturale che ha fatto commettere tante infrazioni 1al dinitto fondamentale: la. volontà degli uomini. 22 - ,,-.;,~caGino B,anco

Si parla di ragioni strategiche:· nulla è assoluto; ed è chiaris~mo che molte concessioni debbono .esser fatte alla necessità; ma non bis.ogna che le concessioni vadano troppo. in là; altrimenti ognuno richiamerà ciò che miliitarmente gli conviene, e si sarebbe alla guerira perpetua. No, non è terra come non è razza la nazione! La terra fornisce il substrati,m il campo della lotta e del lavoro; l'uomo fornisce l'anima. L'uomo è tutto nella formaz,ione di questa .sacra cosa che si chiama un popolo. Nulla· dii materiale basta per questo: una nazione è un principio spirituale, risultato delle profonde complicazioni della storia: una. famiglia spirituale, non un gruppo determinato dalla configurazione del suolo. Abbiam visto ciò che è ,insufficiente a creare un tal principio - spirituale: la razza., la lingua., gli interessi, l'affinità religiosa, la geografi.a, Je. necessùtà militari; che cosa si vuol dunque in pii1? In conseguenza di quanto ho già detto non avrò da trattenervi più molto a lungo. III. /' Una nazione è un'anima, un principio spirituale. Due CO!>e che a dir .vero, non ne formano che un.a., costituiscono quest'anima e questo prinoipio spirituale. L'una è nel passato, l'altra nel presente. _L'una è il possesso in comune di una ricca eredità di ricordi, l'.altr'a è il consentimento attuale, il desiderio di vivere insieme, la volontà cl.icontinuare a far valere l'eredità che· si è ricevuta indivisa. L'uomo, o signori, non si ,improvvisa. La nazione, come l'individuo, è il giungere ad un fine d'un lungo passato di sforzi, di sacrifi.ci, di devozioni. Il culto degli antenati è il pù legittimo di tutti: ci han fatto gLi antenati quel che siamo. Un passato eroico; uomini grandi, gloria, (parlo di vera gloria) ecco il capitale sociale su cui si colloca una idea nazionale. Aver glorie comuni nel passato; una comune volontà nel presente, aver fatto grandi cose iinsieme, volerne fare ancora: ecco la condizione essenziale per esse~e un popolo.--Si ama in proporzione dei sacrifici consentiti, dei mali sofferti. Si ama la casa che s'è fabbricata e si trasmette. Il canto spartano: « Siamo noi ciò che voi foste, noiisaremo come voi » è, nella semplicità dell'inno, un riassunto della patria. B bhoteca Gino Bianco

Nel passato un 'eredità di gloria e di Pimpianti da compartirsi, nell'avvenire uno stesso. programma da effettuare; aver sofferto,· goduto, sperato insieme: ecco ciò che vale più che le dogane comuni, e frontiere confornu alle id<X!strategiche; ecco ciò cho.. si comprende nonostante le diversità di razze e di lingue. Dioevo poc'-anzi: aver sofferto insiem~; si la ~offerenza in comune uni:,ee più che la gioia. In quanto a ricordi nazionali, i lutti valgon più dei trionfi, perchè ,impongono doveri, comandano Io sforzo comu~e. Una nazione è dunque una _grande solidarietà costituita dal sentimento dei sacrifici che si son fatti, e di quelli che si è disposti a fare ancora. Suppone un passato, ma si riassume nel presente con un fatto tangibile: il consentimento, il deside11io chiaramente espresso di continuare la ·vita rin comune, L'esistenza d'una nazione è (perdonatemi la metafora) un plebiscito quotidiano come l'esistenza di un individuo è una affermazione perpetua dà vita. Oh, io so bene: questo è meno metaifisico del diritto divino, meno brutale del preteso driritto storico. Nell'ordine di idee che vi sottopongo, una nazione non ha più di quel che non abbia un re, il diritto di dire a una provincia: « Mi appartieni: ,ti prendo ». Una provincia per noi sono gl~ abitanti; se qualcuno in questa faccenda ha il diritto di essere consultato, è l'abitante. Una nazione non ha mai un vero interesse ad annettersi o detenere un paese suo malgrado. ·Il voto delle nazioni è, in definitiva, ril solo criterio legittimo a cui si deve di continuo ritornare. Abbiamo cacciate dalla politica le astrazioni, metafisiche e teologiche. Che cosa .·resta.?Resta l'uomo, i suoi desideri, le sue necessi.tà. L:à, seoessione, mi direte, e - a lungo andare - lo sbriciolamento delle nazioni, sono la conseguenza d'un siskma che mette questi vecchi organismi alla mercè di volontà s, ess.o poco illuminate. E' chiaro che in una simile materia nessun prùncipio deve essere spinto all'eccesso. Le verità di questo tipo non sono appl.icabili che nell'insieme e in modo molto gene11ico.Le volontà invece cambiano; ma che cosa non cambia quaggiù? Esse han cominciato: finiranno. Probabilmente le sostituirà la confederazione europea. 'Ma questa non è la legge del nostro secolo: oggi è bene che le nazioni esistano: fors'anche è necei>Sario.La loro esistenza è la ·garanzia della Iribertà, che sarebbe perduta, se il mondo non avesse che una legge e un padrone. Con le loro fa24 - B blioteca Gmo Branco·

coltà diverse, spesso opposte, le nazioni servono all'opera comune del!.a civiltà: tutti portano una nota a questo g["ande concerto dc l'umanità, che, insomma, è la più alta realtà ideale che noi raggiungiamo. Isolate, hanno le loro parti deboli. Io spesso mi dico che un individuo che ,a,vesse i difetti nitenuti v:irtù nelle nazioni, che si nutrisse di vanagloria, che fosse a tal punto geloso, egoista, litigioso, ché non potesse s:opport.M nulla senza inalberarst, sarebbe l'uomo più insopportabile. Ma tutte queste differenze particolari scompaiono nell\insiemc. Povera umanità! quant'hai sofferto! quante prove ancora ti attendono! possa lo spirito della saggezza gu,idarti perchè tu sia preservata dagli innu_merevoli pericoli di cui. la tu.a strada è seminata! Io riassumo, signori. L'uomo non è schiavo, nè della sua 1,razza, nè della sua lingua, nè della sua religione, nè del corso dei fiumi, nè della drirezione delle catene montagnose. Un grande aggregato d'uomini, sano .di spirito, caldo di cuore crea una coscienza morale che si chiama una nazione. Fin che questa coscienza morale prova la sua forza con ,i sacrifici che esige l'abdicazione dell 'indi:viduo al vantaggio -cieli.a comunità, essa è legittima ed ha diritto d'esistere. Se si levan dubbi sulle sue frontiere, consultare le popolazioni disputate: è bene in loro il dir,itto d'avere un'opinione in proposito. Sorrideranno i trascendentali della politca, questi infallibili che passano il tempo a ,ingannarsi, e che dall'alto dei loro principi superiori, han compassione della nostra bassezza. ConsultMe le popolazioni? ma via, è una bella ingenu~tà ! Ecco le mise.rabili idee francesi che pretendono sostituirsi alla d1plomazia e alla guerra con mezzi d'una semplicità fanciullesca 1 - Un momento, s.ignori, lasciamo passare iii sogno dei trascendentali; sappiamo subire :il disdegno dei forti. Forse dopo molto infruttuoso andare a tastoni, r,itorneranno alle nostre modeste soluz1oni empiriche. Il mezzo d'aver ragione nell'avvenire, è, in certe ore, ,il saper resistere all'essere fuor di moda. B blic-.eca Gino Branco

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