La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

N uruddin Farah: Africa e esilio Una politica .per le tossico~p~n~f

Progetti Donzelli StoriadelloStatoitaliano dall'Unità a oggi a cura di Raffaele Romanelli pp. 528, rilegato, L. 50.000 Narrativa Antonio Pennacchi Palude Storia d'amore, di spettri e di trapianti pp. 208, L. 25.000 Saggine Nadia Fusini Uomini e donne Una fratellanza inquieta pp. 96, L. 16.000 Odisseas Elitis Il metodo del dunque e altri saggi sul lavoro de(poeta a cura di Paola Maria Minucci pp. 120, L. 16.000 DONZELLIEDITORE ROMA I centauri Filosofia,politica,società Annali di etica pubblica 1/1995 a cura di Sebastiano Maffettone e Salvatore Veca pp. 240, L. 38.000 Interventi Franco Marcoaldi Un mese col Buddha Dal Tibet all'Engadina pp. 96, L. 16.000 Riviste «Parolechiave» direttore Claudio Pavone 7/8, Ordine Novembre 1995, pp. 366, L. 60.000 «Meridiana» direttore Piero Bevilacqua 22/23, Circuiticulturali Novembre 1995, pp. 320, L. 66.000 «Cultura tedesca» direttore Marino Freschi 4, Roth Novembre 1995, pp. 224, L. 40.000 Libri di idee

LA TERRA VISTA DALLA LUNA Rivista dell'intervento ...... N.9, novembre 1_995 VOCI sociale Vinicio Albanesi, Chiesa. Il miracolo di Palermo (15), Laura Balbo, 1995, un anno di ricordi (16), Nicola Perrone, Pianeta Terra: Addio alla cooperazione internazionale? (21), Vittorio Giac9pini, Media: Balle spaziali, Bifo, Internet e il futuro della democrazia (23), Goffredo Fo{i, Insegnanti e valutazione. Un incontro a Bologna (25), LA CITTA'1 'ffogdan Éo~danovic, Vukovar, Mostar, Sarajevo ... Assassinio nelfa città (36), forai Bo~·a, Citta e cittadinanza (37) Giacomo Barella, Spazio aperto (40), ARTE E PARTE, Go redo Fofi, Lo zio di Brookiyn e i suoi nipoti (59), Paolo Mereghetti, I "buchi neri" di orsicato (60), Piergiorgio Gtacchè, Il Vajont d1Marco Paolini (61), Fabrizio Orlandi, Ùn teatro impietoso. La "Societas Raffaello Sanzio" (63). BUONI E CATTIVI GLI IMMIGRATI FrancescoCarchedi, a cura di Vittorio Giacopini, Un fantasma si aggira per l'Italia (2), Giancarlo De Cataldo, Due sinistre a confronto (8), Fabrizia Bagozzi, Giorgio Morbello, Battaglia a San Salvario (12), Senzaconfine, Le cifre (5), Lorenzo Trucco, Un testo di legge sconcertante (9). PIANETA TERRA NERI INU.S.A. Bruno Cartosio Oltre Farrakhan. La Million Man March di Washington (27), Maria Nadotti, Ii colore dei generi (30), Maria Pace Ottieri, Statistiche nere (32). LEZIONI Nuruddin Farah, Bastardi dell'impero. Scrittura e politica dell'esilio (42). SALUTE E MALATTIA DROGA E RIDUZIONE DEL DANNO Massimo Campedelli, Una politica per le tossicodipendenze (46), Gerry V. Stimson, a cura di Damiano D. A beni, La previsione dell' Aids in tre continenti (49), Ernest Drucker, Nel Bronx e altrove (51) Alex Wodak, Il proibizionismo è uno SI'artiacq_ue(54), Infezioni. Storia di Riccardo, a cura di Pompeo Donofrio e Maria Teresa La Forza (55). SUOLE DI VENTO IMPARA L'ARTE? GIORNALISMO, Fabrizio Geremicca, Un apprendistato costoso (65), Federica Bellicanta, La notizia nel tempo della sua riproducibilità tecnica (66). TEATRO, Piergiorgio Giacchè, Artisti si nasce o si diventa? (68), Gabriele Vacis, Dario Voltolini, Smontare il giocattolo (68), Gabriele Vacis, Vocazione e professione (71), SCRITTURA, Stefano Mula, Holden e i bruchi (73), Emanuela Trio, Cacciatori di gloria (74). GIRO D'ITALIA Andrea Beretta, Milano: Trenta o cinquanta, un diario notturno (75), Giancarlo Mola, San Giorgio Jorµco: Zingaresca. La cooperativa Robert Owen (76), LuigiAbaterusso, Galatina: Nascita vita e morte di un centro sociale (78), Eleonora Scrivo, Reggio Calabria: Volontariato (80), Claudio Tornati, Milano: Guardarsi intorno (82). IMMAGINI Chris Steele-Perkins: La nostra Africa. In copertina una foto di FrancescoBroli. I disegni che ilustrano questo numero sono di Patrizia La Porta. Direttore: Goffredo Fofi. Direzione: Gianfranco Bcttin, MarcelloFlores, Piergiorgio Giacchè,Roberto Koch, Giulio Marcon, Marino Sinibaldi. Segretariadi redazione: Monica Nonno. . Collaboratori: Damiano D. Abeni, Roberto Alajmo, Vinicio Albanesi, Enrico Alleva, Guido Armellini, Lucia Annunziata, Ada Becchi, Marcello Benfante, Stefano Benni, Alfonso Berardinelli, Andrea Beretta, Andrea Berrini, Giorgib Bert, Luigi Bobbio, Giacomo Borella, Marisa Bulgheroni, Massimo Brutti,.Mimmo Càndito, Francesco Carchcdi, Franco Carnevale, Luciano Carrino, Marco Carsetti, Francesco Ceci, Luigi Ciotti, Giancarlo Consonni, Paolo Crepet, Mirra Da Pra, Zita Dazzi, Giancarlo Dc Cataldo, Stefano De Matteis, Elena Fantasia, Grazia Fresco, Rachele Furfaro, Giancarlo Gaeta, Fabio Gambaro, Saverio Gazzelloni, Rinaldo Gianola, Vittorio Giacopini, Giorgi_oGomel, Bianca Guidetti Serra, Gustavo Herling, Stefano Laffi, Filippo LaPorta, Franco Lorenzoni, Luigi Manconi, Ambrogio Manenti, Bruno Mari, Roberta Mazzanti, Santtna Mobiglia, Giorgio Morbello, Cesare Moreno, Emiliano Morreale, Marco Mottolese, Maria Nadotti, Grazia Neri, Sandro Onofri, Raffaele Pastore, Nicola Perrone, Giuseppe Pollicelli, Pietro Polito, Georgette Ranucci, Luca Rastello, Angela Regio, Luca Rossomando, Bardo Seeber, Francesco Sisci, Paola s 11 lendore, Andrea Torna, Alessandro Triulzi, Giacomo Vaiarelli, Federico Varese, Pietro Veronese, Tulio Vinay, Emanuele Vinassa de Regny, Paolo Vineis. Grafica: Carlo Fumian. · Hanno contribuitoallapreparazionedi questo numero: Pina Baglioni, Claudio Buttaroni, Monica Campardo Giuseppe Citino, Pietro D'Amore, Ornella Mastrobuoni, Simona Zanini. I MANOSCRI11·I NON VENGONO RFSTl'l1JITI La Terra vista dalla Luna iscritta al Tribunale di Roma in data 7.7.'95 al n° 353/95. Direttore responsabile: Goffredo Fofi Edizioni La Terra vista dalla Luna s.r.l. Redazione e amministrazione: via Cernaia 51, 00185 Roma, tel. 06-4467993 (anche fax). Distribuzione in edicola: SO.DI.P. di Angelo Patuzzi spa, via Bettala 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI), tel. 02-660301, fax 02-66030320. Stampa/StilGraf della San Paolo Tipografica Editoriale - Via Vigna Jacobini 67/c - Roma · Finito di stampare nel mese di novembre 1995

BUONI E CATTIVI GLI IMMIGRATI Francesco Carchedi Giancarlo De Cataldo Patrizia Bagassi, Giorgio Morbello "Senzaconfine", Lorenzo Trucco UN FANTASMA SI AGGIRA PER L'ITALIA Francesco Carchedi a cura di Vittorio Giacopini Sulla questione dell'immigrazione si agitano fantasmi, paure, tensioni poco controllate. Proviamo intanto a chiarire il paesaggio, a partire dai "dati". Di cosaparliamo? Quali sono le dimensioni reali del fenomeno? In quale storia si inseriscequesta vicenda? Ormai è noto che l'Italia è un paese di immigrazione. Qu(.!sto vuol dire semplicemente che l'Italia attrae manodopera da altri paesi. L'Italia è meta di flussi migratori, di collettivi, di contingenti di popolazioni provenienti da altri paesi che trovano da noi la possibilità di cambiare vita, di soddisfare bisogni occupazionali, di avere un'esistenza migliore, per poter sfuggire a situazioni di carestia o a persecuzioni politiche, ecc. L'Italia, come tutti gli altri paesi europei, assolve in questo l?eriodo storico a questa funzione. È una funz10ne che deriva dalle trasformazioni interne di ordine· socio-economico che il paese ha conosciuto negli ultimi trent'anni. Questa è una cosa che si dimentica troppo spesso: l'Italia è un paese industrializzato, a capitalismo avanzato, che sta all'interno di un'alleanza con altri paesi occidentali, che dispone di una base produttiva, seppure tra mille contraddizioni e div.erse forme di arretratezza, molto sviluppata. È un paese quindi che all'interno dei suoi interstizi produttivi presenta delle zone dove è possibile essere occupati a condizioni che non sono quelle previste dai contratti nazionali di lavoro, e che non sono coperte da garanzie politiche, istituzionali, ~iundiche. Si tratta di posti di lavoro fluttuanti, che vengono occupati sia da lavoratori indigeni, autoctoni, sia da immigrati. In sostanza non è affatto vero che questi lavori li facciano solo gli immi~rati; questi sono più visibili - e le loro condizioni più disagiate - perché non hanno intorno una "struttura" protettiva_, come la casa, i servizi, le relazioni forti di vicinato, ecc. Si dice spesso invece che in alcune zone, in certi distretti industriali del Nord, alcune forBUONIECAWY/ me occupazionali siano ormai appannaggio quasi esclusivo degli immigrati ... Sono generalizzazioni da considerare con grande prudenza. In Europa, altri paesi europei, in particolare Francia, Germania, Belgio, Olanda, Inghilterra hanno avuto una forte presenza di immigrati già dal secondo dopoguerra. Ma era un problema diverso. La grande impresa avev.a b1so~no di manodopera. Furono stipulati contratti e accordi bilaterali tra questi paesi e i paesi esP.ortatori di manodopera. Ci sono accordi bilaterali stipulati anche dall'Italia, quando però il nostro paese era solo paese di esportazione di manodopera. Tutte queste fasce di lavoratori immigrati che andavano a lavorare nelle grandi fabbriche - alla Volkswagen, alla Renault, alla Austin - ovviamente erano collocate all'interno dell'impresa con tutte le garanzie istituzionali, ma inseriti nei settori più pericolosi e umili. In Italia questo non è stato possibile perché negli anni Settanta la forte ristrutturazione delle grandi imprese, la decentralizzazione delle attività produttive, hanno in sostanza modificato la struttura interna della grande impresa e di tutto il circuito indotto e quello produttivo della piccola e media impresa, ma non in direzione delle garanzie giuridico-sindacali. In tal maniera. si sono venute a configurare delle forme di lavoro sommerso, non tutelato e difficilmente tutelabile dal punto di vista sindacale; forme di lavoro che hanno sorretto la nostra economia e la stanno ampiamente sorreggendo ancora oggi. Gli immigrati trovano impiego in questi contesti; si inseriscono in questo quadro preesistente. La collocazione in questa sfera sommersa (caratterizzata dalla cosiddetta flessibilità che vuol dire semplicemente: lungo orario, stipendi bassi, condizioni precarie di sussistenza, alta mobilità) è molto conveniente per ovvi motivi di lauti guadagni. Nessuno si preoccupa di far riaffiorare, di regolarizzare questa fascia di lavoro sommerso, al cui interno ci sono anche gli immigrati. Questo è il quadro in cui si innesta il problema. Ma quanti sono gli immigrati? Qual'è l'ampiezza reale del fenomeno? Sulla questione delle "cifre" c'è un'enorme strumentalizzazione politica. Chi riflette su questi problemi da molti anni sa che questo dibattito - adesso particolarmente esasperato perché oggi abbiamo una destra molto ringal- · luzzita - va in realtà avanti dal 1975, cioè dal momento in cui l'Italia si è scoperta per la prima volta paese di immigrazione.

In quell'anno abbiamo avuto il primo saldo migratorio positivo; per la prima volta, cioè, le uscite sono state molto inferiori alle entrate. Nell'.82 c'è stata una primissima piccola sanatoria sulle Colf. Si diceva che fossero un milione. Poi si è scoperto che erano poche decine di migliaia. Anche nell'86, quando è stata r.romulgata la prima legge per regolamentare 11fenomeno dell'immigraz10ne, la 943, si parlava di un'invasione, di due milioni di clandestini ... La regolarizzazione invece ha fatto emergere circa 140.000 persone. Nel '90, con la famosa legge Martelli, è andata nello stesso modo. Si diceva che le componenti irregolari superassero di almeno tre volte quelle regolari, ecc. Alla fine la regolarizzazione degli immigrati sulla base della legge Martelli ha portato a un dato di circa 240.000 unità. Qumdi oggi non c'è motivo di pensare che gli ingressi siano enormemente suf eriori a quelli degli anni passati. Basterebbe i buon senso: nei cinque anni che ci separano dalla legge Martelli non è possibile che siano entrate 300.000 persone l'anno, per arrivare al 1.500.000 stimato in aggiunta al 1.000.000 di "regolari". L'Istat, che è l'istituto "ufficiale", afferma che in Italia gli stranieri complessivamente - sia quelli in possesso del permesso di soggiorno sia qùelli che non ce l'hanno - sono circa 1.200.000. Se noi togliamo i circa 900.000 e rotti che hanno il permesso di soggiorno ci restano 300.000 _persone. Per l'Istat almeno questa è la stima più attendibile sugli "irregolari". Chi parla di un milione di irre&olari dovrebbe spiegarci con quali criteri logico-matematici arrivi a tali conclusioni. Questa è una delle cose a cui bisogna fare più attenzione sia a livello giornalistico sia a livello politico. Quando escono delle cifre la prima cosa da fare è capire come vengono estrapolate. Il processo metodologico deve essere trasparente. Chiunque deve poter riprodurre quel processo di calcolo e arrivare agli stessi multati. L'elaborazione di stime deve sempre rispondere almeno a due requisiti: di trasparenza e ripetibilità. Chi spara cifre a vanvera, due milioni, tre milioni di "irregolari", è solo un ciarlatano. Uno che parla m modo strumentale, che inventa i "dati" per motivi politici di basso tornaconto. A volte però gli atteggiamenti xeno[obi, le chiusure della d~stra usano anche altri argomenti. Evocano prospettive angosciose da fine millennio, scenari apocalittici: il Sud che preme alle porte, la "grande migrazione" come dice Enzensberger. Strana miscela ideologica:gergo del trend più millenarismo. Che succede domani? "' Tutte le discipline che si basano sulla definizione dei trend sono di natura ipotetica e logico-matematica. Presuppongono come dato di partenza che i termini di accrescimento di un certo fenomeno rimangano costanti nel tempo. E non calcolano che nel frattempo possano esserci f olitiche forti capaci di ridurre o modificare i trend. Faccio un esempio. Quando uscì il primo drammatico appello sul1'Aids si fecero delle stime, delle prime estrapolazioni che oggi, a distanza di dieci anni, soQuesto numero della rivista è stato chiuso in tipografia prima che fosse noto il testo del decreto legge del governo sull'immigrazione. no state ampiamente smentite. Nel frattempo la società ha reagito invertendo la tendenza del fenomeno. Le previsioni insomma sono solo indicazioni che possono essere ridimensionate, rigovernate da politiche di sostegno ad hoc. Anche il boom demografico che interessa il bacino sud del mediterraneo, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto ecc. è estremamente serio e importante, ma forse va collocato in prospettiva. La forte crescita demografica rientra m un processo di rigenerazione di quelle società avviatosi dopo l'indipendenza dal colonialismo. Se noi facciamo una comparazione tra la presenza della popolazione marocchina· tunisina pri1:1adel 1957 e quella di oggi constatiamo eff ettJvamente un aumento del 100 per cento. Infatti da quattro milioni di abitanti siamo passati ai sette-otto milioni di adesso. Questo raddoppio di popolazione deriva dall'effetto psicologico (d1 liberazione) determinato dall'indipendenza. Sulle attuali tendenze demografiche si può intervenire e si sta intervenendo. In Tunisia, la società più relativamente avanzata, c'è og~i una pianificazione familiare, un'attenta politica di controllo delle nas·cite, un diritto familiare avanzato, una legislazione che prevede pari opportunità f er la donna, e si prevede una riconversione de trend di sviluppo nei prossimi quindici anni. Il Marocco sta adottando politiche analoghe. Il problema è un po' più serio in Algeria, per i motivi che sappiamo, e in parte in Egitto. Sono problemi comunque che non devono di per sé impaurire nessuno. Questa idea delle valanghe di immigrati che arrivano dal Sud non ha nessun fondamento scientifico. Le migrazioni che interessano il nostro paese e l'Europa sono un'inezia se le paragoniamo agli spostamenti di popolazione che avvengono in Asia o in Africa. Nel Sud est asiatico si spostano pezzi di popolazione molto molto più ampi. BUONI E CAWVL

Accennavi alle "politiche", alla necessità di intervenire, di governare il fenomeno immigrazione. È il problema di questi mesi. Sulla riforma della legge Marte/li si sta giocando una partita molto delicata, anche per la sinistra. Intanto bisogna dire con forza che la "legge Martelli" è stata una legge importantissima per l'Italia. Era la prima legge che rendeva operative le dichiarazioni di principio a carattere universalistico contenute nella legge precedente, la 943 del 1986. La legge Martelli ha creato una sorta di allineamento dell'Italia alle politiche dei paesi europei. Ha introdotto il principio dello stop, quello di vietare severamente gli ingressi a nuovi flussi migratori se non in un'ottica _programmata. Sono conquiste molto importanti. Il limite è che non sono seguite da questa legge le forme di istituzionalizzazione intermed1à che ne avrebbero consentito l'attuazione. Ci sono state leggi re~ionali che hanno reso operative alcune parti della legge Martelli, però in generale la legge non ha avuto finanziamenti e quindi la maggior parte del programma su cui si basava non è stato possibile attuarlo per la scarsità di fondi stanziat4 I fondi sono arrivati con due anni di ritardo, in misura ridotta, e sono stati distribuiti in maniera molto clientelare. Per questo la "Martelli"non ha prodotto gli effetti sperati. Un'altra innovazione decisiva della "Martelli" è il principio del ricorso al Tar in caso di infrazione penale o amministrativa degli stranieri. Prima si verificavano abusi incredibili. Poteva capitare che uno straniero fermato dalla polizia perché magari gironzolava di notte senza fare niente di male veniva preso e rispedito a casa. Ci sono stati casi clamorosi di stranieri perseguitati nel loro paese rimpatriati d'ufficio. Introducendo l'appello al Tarla legge Martelli ha introdotto un principio estremamente importante e democratico. Questa è uno degli elementi maggiormente attaccati sulla "bozza Nespoli" (Nespoli è il parlamentare di Alleanza Nazionale che ha proposto la nuova disciplina). Si è innescato un processo abbastanza semplicistico di equaz10ne immigraBUONIECAITIVI to=delinquente. Questo mi sembra inaccettabile in un sistema giuridico garantistico o in uno stato di diritto. Non possiamo garantire solo chi ha la cittadinanza italiana. Il problema della cittadinanza passa in secondo piano davanti a quello dell'inviolabilità dei diritti umani. Qui salta completamente ad esempio il principio della presunzione di innocenza. Noi siamo garantisti per mafiosi, spacciatori internazionali, eccetera, e poi usiamo il pugno duro per il giovane immigrato che magari dorme per strada o cose del genere. Possiamo provare a sintetizzare per punti, in forma schematica, gli altri elementi della bozza Nespoli che giudichi controversi o inaccettabili? Quando si parla di immigrazione bisogna avere sempre presenti tre fasi importanti: a) modalità di ingresso, b) condizioni di permanenza, c) espulsione. Queste tre famiglie normative in Italia hanno come base sostanziale il testo unico di pubblica sicurezza del 1931. Un testo ispirato dal for~e spirito nazionalistico del fascismo, da un clima m cui lo straniero era considerato pericoloso di per se. Questa è la filosofia che sta sotto la normativa sull'immigrazione. La bozza Nespoli in sostanza esaspera questo aspetto. Introduce il principio che per entrare in Italia bisogna dis_porre di certificati di buona condotta, e di certificati di sana e robusta costituzione; stabilisce che bisogna avere denaro sufficente per garantire il possibile rientro coatto. Delibera inoltre che chi dall'Italia chiami lo straniero congiunto debba avere denaro bastante per provvedere al suo sostentamento per un paio di anni. Se io ho mia moglie nelle Filippine, ad esemf io, per farla venire in Italia, oltre alla casa e a lavoro dovrei dimostrare di avere circa una settantina di milioni da parte. Un'altra cosa che riguarda l'ingresso è che bisogna anche avere il biglietto di ntorno già pagato. Poi c'è il problema degli ingressi irregolari. Si prevedono aumenti di pena e la confisca dei mezzi di trasposto. Le pene dovrebbero andare dai quindici agli otto

anni di carcere se l'irregolare fa tratta ·di ingressi irregolari o fa parte di associazioni irregolari. Un'altra cosa discutibile è che agli irregolari vengono vietate le "rimesse". Gli irregolari insomma non possono -mandare soldi nel loro paese. Si prevedono pene persino per gli impiegati che consentono le operazioni postali o bancarie necessarie. L'altra cosa abbastanza riduttiva è che dai ricongiungimenti familiari sono esclusi i genitori. Uno può chiamare soltanto moglie e figli. Questo mi sembra un grave restringimento del diritto che tutti dovrebbero avere di ricomporre il proprio nucleo familiare. Anche perché su questo aspetto del ricongiungimento familiare esistono normative molto precise sia a livello Cee sia a livello internazionale. Questa riduzione è fortemente in contrasto con le raccomandazioni della comunità euro1 ea. Un altro problema decisivo è quello de lavoro stagionale. Si tratta di una questione che non riguarda solo l'Italia ma anche la Germania, la Spagna, tutti q_ueipaesi che si trovano in qualche modo a confinare con paesi extra-comunitari. Giocando sul differenziale economico tra paesi della comunità e paesi esterni, venire a lavorare in Italia o in Germania dalla Polonia, dall'Ungheria o dal Marocco per soli tre mesi significa avere sufficientemente denaro sulla base standard di costo dei paesi di origine per vivere un anno. A livello europeo c'è la tendenz~ a regolarizzare ques~orrocesso ~i immigra~ z10ne temporanea e qumdi a garantire a questi lavoratori la possibilità di tornare l'anno successivo. Nella bozza Nespoli 9.uesta garanzia di prenotarsi per l'anno successivo non c'è. Se uno viene in Italia come "stagionale" poi deve riprovare da capo l'anno successivo. S1esclude così non solo un accumulo di diritti ma anche la possibilità di stabilire rapporti di fiducia tra lavoratori stagionali e datore di lavoro. Che invece sarebbe essenziale per spingere que.sti lavoratori a tornare dopo i tre mesi veramente in patria, sicuri di poter rientrare per lavorare l'anno successivo. Veniamo poi alla questione delle espulsioni. Questo forse è il problema più grosso. Secondo me il problema non è tanto se arresti un delinquente, uno spacciatore. Lì la cosa è semplice. La polizia deve fare il suo dovere, semplicemente. Io non credo che uno spacciatore straniero debba essere privilegiato rispetto a uno italiano o viceversa. Il punto è un altro: per l'italiano c'è l'arresto, la possibilità di difesa, di andare in appello, la presunzione di innocenza. Lo stesso deve valere anche per lo straniero. Questo è il discorso di fondo. Per quanto riguarda l'espulsione noi dobbiamo presumere che l'indagato - se non è stato colto m flagrante - sia innocente fino alla sentenza di primo grado del tribunale e per quelle successive. Per quanto riguarda gli irregolari, l'espulsione diventa automatica in caso di flagranza di reato. La cosa che mi sembra non regga è questa espulsione automatica. Intanto dobbiamo chiederci perché uno è "irregolare". Uno può essere irregolare perché è entrato clandestinamente o perché non è riuscito a rinnovare il permesso di soggiorno, magari perché nei suoi precedenti rapporti di lavoro la sua situazione non è stata nconosciuta. Può essere colpa del datore di lavoro. Possono esserci casi molto complicati. Nessuno vuole difendere gli spacciatori ma è necessario che ci sia parità di trattamento giuridico sulla base LE CIFRE a cura di Senzaconfine Al 30.6.1995 gli stranieri extracomunitari regolarmente presenti in Italia erano 802.713 (su un totale di 950.481 stranieri). Sottraendo da questa cifra gli extracomunitari "ricchi" (Usa, Svizzera) e gli stranieri presenti per motivi di turismo, di culto, di dimora elettiva etc., rimangono non più di 600.000, fra profughi e migranti per lavoro, provenienti dai Pvs (Est europeo incluso). - Alla fine del '93 la percentuale di stranieri "regolari" in Italia sulla popolazione residente era appena dell'l,6%, contro la media europea del 4,6%, che sale all'8,3% in Belgio, all'8,8% in Germania, al 6,3% in Francia, al 9,6% in Austria, al 21,7% in Svizzera, al 38,6% in Lussemburgo. - Nel 1994 per la prima volta si è registrato un saldo immigratono negativo: 922.706 stranieri presenti, 65.000 in meno rispetto all'anno, precedente. - Secondo il Rapporto Istat del maggio '95, il contributo degli stranieri al totale del reddito da lavoro dipendente sarebbe pari al 2%, per un totale di circa 670.000 unità lavorative. Sottraendo da questa stima i 439.000 permessi di soggiorno per lavoro dipendente (dei quali 111.000 "per iscrizione al collocamento", presumibilmente impiegati nel "sommerso"), rimangono oltre 230.000 unità lavorative prive di permesso di soggiorno, che contribuiscono in assoluta clandestinità e senza alcuna contropartita all'economia italiana. - Gli "irregolari" sono stimati in Italia, sia dal volontariato che dalle fonti più serie (Istat), in 3-400.000: una cifra dunque di poco superiore a quella, appena citata, degli "irregolari" che svolgono lavoro dipendente. Ovvero: quasi tutti gli "irregolari" lavorano, sia pure non continuativamente. La cifra diffusa dal Viminale e da diversi organi di stampa, di 800.000 "irregolari", è del tutto priva d1 fondamento. - Il rapporto Censis del '94 stimava nel Duemila in 1.400.000 unità la domanda di lavoro insoddisfatta in Italia, per mansioni non desiderate dalla ma~gioranza dei lavoratori italiani (basso terziano, agricoltura, servizi alla persona, alcuni comparti industriali), a fronte di ingressi per lavoro (su chiamata nominativa) che oscillano intorno alle 30.000 unità annue. BUONIE CAITlVI

della costituzione e dei principi universali della carta dei diritti dell'uomo. Questo è il punto discriminante. Poi se uno viene condannato dal giudice - ma sta in Italia da dieci anni - non si capisce proprio perché non possa scontare la pena nelle nostre carceri. A me sembra che in questo modo si affermi di fatto il principio che gli stranieri che stanno in Italia di fatto non maturino nessun diritto. Sui raprorti tra immigrati e criminalità comunque i discorso sembra abbastanza complesso. Le statistiche sulla popolazione carceraria non sembrano molto conjortanti ... Forse il discorso è un altro. Quando si dice che le carceri sono piene di immigrati c'è da fare una considerazione molto elementare. La disciplina carceraria italiana è divisa in due grosse categorie. Per i reati la cui .l?enanon supera i quattro anni ci sono tantissime agevolazioni per uscire. Dai quattro anni in poi c'è una maggiore rigidità. Ora tutta una serie di pene detentive legate a quei reati che con una parola si chiamano di microcriminalità (e che rappresentano del resto circa il settanta, l'ottanta per cento dei reati) gli italiani in sostanza possono scontarle fuori dal carcere. Per gli stranieri questo non è possibile. Per gli italiani ovviamente c'è una famiglia, spesso hanno degli amici che possono dichiarare che il detenuto andrà a lavorare presso di loro, ci sono agevolazioni previste per le festività principali. C'è in breve tutta una rete di istituti di sostegno che consentono di far decorrere la pena in maniera alternativa. Gli immigrati, gli irregolari in particolare, spesso non hanno famiglia, le reti amicali non hanno la stessa forza di sostegno, non c'è grossa possibilità di difesa perché gli avvocati costano, ci sono i problemi linguistici, non sanno spie~arsi bene, la polizia è più prevenuta. Gli immigrati in ultima analisi, a BUONI E CAWYI parità di pena, soggiornano in carcere un tempo medio maggiore rispetto agli italiani. Quindi questa maggior permanenz~ determina la percezione fondamentalmen!e sbagliata che tra gli immigrati ci siano più delinquenti perché molti di loro stanno in carcere, eccetera. Questo è un elemento fuorviante che il testo Nespoli usa però per giustificare la proposta di espulsione immediata. Come giudichi la posizione del Pds su questo problema delle espulsioni? Forse dobbiamo fermare il fotogramma ali' altro ieri, alla discussione e al voto sulla fiducia al governo Dini (26 ottobre '95). C'era il problema della finanziaria. Il Pds con questa scelta - anche sofferta, ci sono stati settori del Pds che hanno cont(astato molto vivacemente i responsabili nazionali sull'immigrazione - ha cercato di ottenere due cose: che la Lega si avvicinasse alle posizioni del centrosinistra per quanto riguarda la finanziaria, e che, con l'accettazione della proposta di legge Nespoli, il governo Dini in sostanza si guadagnasse anche una copertura a destra, maggior morbidezza da parte della destra. In sostanza, sulla questione dell'immigrazione c'è stata una logica di scambio. Con il fallimento della mozione di sfiducia presentata dalla destra forse si dovrebbero rafforzare anche nel Pds quelle posizioni che si muovevano in una direzione opposta a questa filosofia di fondo di tipo "custodialista" rispetto alla presenza immigrata. L'atteggiamento sull'immigrazione dice comunque molto sulle culture della sinistra, su atteggiamenti credo più profondi. In questo numero della rivista Giancarlo De Cataldo parla di una sinistra "emozionale" e osserva, tra altre cose, che l'appello Rodotà Manconi rappresenta un po' il pendant obbligato delle

posizioni chiuse e xenofobe della destra. Cosa ne pensi? . . . . Voglio essere molto espltc1to. Noi dobbiamo avere la forza di ribadire che c'è uno stato di dritto. Che i diritti delle persone sono importanti quanto i diritti_ d~i. ci!ta?i~i. Ii: Italia spesso si t~n_dea porre 1.dmtt1 d1 citta~man~a in una pos1z1one gerarchicamente supenore nspetto ai diritti _dell'uo°'.o o dell_a p~rso1;1a. Non è così. Ovviamente s1 tratta d1 un opzione politica. Per me la dimensione strettamente giuridica della cittadinanza non può sovrastare il diritto delle persone. Non si può disconoscere che tutta una serie di persone che non hanno la cittadinanza hanno comunque diritti sanciti da norme internazionali e da norme costituzionali (perché la nostra costit_uz~o_n~ quando parla di diritti parla anche d1_d_mttl che prescindono dall~ razza, da~la rehg~one, dall'appartenenza naz1?1;1ale)._Il d_1scorsoe che · questi diritti sono sanciti cost1tuz10nalmente, e la Costituzione è gerarchicamente la 1;1orma più alta, anche rispetto alla legg~ Martelli o alla bozza Nespoli. Il probl~ma - difendere lo stato diritto - non è un discorso della destra. Il nodo è la salvaguardia dei diritti dell'uomo e del cittadino. La mia tesi è che l'uomo sta davanti al cittadino. Mi rendo conto che sulla compresenza, sul rapp<;>rto~ra q_uesti 1ue ter: mim c'è un enorme d1batt1to f1losof1co e d1 teoria politica. Possiamo anche non optare per l'uno o per l'altro. Ma le dichiaraziom internazionali dei diritti li menzionano sempre entrambi. Non possiamo sposare una concezione angusta della cittadinanza. C'è un'ultima cosa che mi sembra molto preoccupante. In Italia ci sono moltissim_epe~- sone - associazioni, eccetera - che sull'1mm1grazione ci lavorano. E che si ~contra~<?con i politici, che provano a parlarci, eh~ s1.mcontrano con i responsa~ili del ?~~ o d1 _R1~ondazione, o dei po_polan. I pol1t1C1c<;>mmc1anoa non ascoltarle più. Il rapporto tr_a1stanz_e_dell~ società civile e istanze della società politica s1 sta interrompendo. È come se i politici pensassero ormai di essere sufficientemente in grado di agire autonomamente trascurando le .l?r~p<?- ste, le indicazioni che veni;ono dalla ~0~1et~~1vile. Alcune componenti della soc1eta ~1vile pensano anche che non sia più utile o g~ust<? colloquiare con la r,olitica. C'è un z:isch10d~ frattura irreversibile nel breve penodo. M1 sembra un pericolo, il segnale ~i _una1er!;a di destra. Se non c'è un rapporto dialetuco , come si diceva una volta, l'associazionismo tende a vivere di vita propria, mentre la poli~ic~ c_ominci~ a autoprodursi, a vivere pure lei d1 vita propna. . . Non sono un politico ma_la c~nclu_s1on~ ~! sembra evidente. Sulla questione 1mi:rugra~1 ~ e stato una specie di _baratt~, per_~a~manz1an~, diciamo? pe_rgarantire ce~t! eqml~bn. Ma la f1nanziana nguarda 57 m1hom d1 persone. La questione immigrati 500.000 persone. ~ _uno scambio incongruo. In questo modo la s1mstra si è prestata a un gioco molto pericoloso: ha contribuito a creare un fantasma, uno spauracchio fittizio, ma che pesa fortemente sull'immaginario della gente. • - Il lavoro dipendente, degli ii:nmigrat! "regolari" aveva fruttato all Inps fmo al dicembre '93, solo attraverso la ritenuta supr,lem~ntare dello 0,50% istituita dall' '87 per 11cosiddetto "Fondo di rimpatrio" (sc~rsamente us~- to per i rimpatri), la somma d1 oltr~ 110 miliardi di lire: la stessa somma stanziata complessivamente per l'immigrazione fra il '90 e il '94 (ed in buona parte non sr.esa, o spesa male) in base alla "legge Martelli". - I profughi di guerra ric~nosciuti. i~ Italia con permesso di s?ggiorn_o per i:not1v1umanitan" (solo somali ed ex-Jugoslavi) erano, all_a fine del '93, 26.617. Anche a voler assumere 11 dato più recente del Viminale (circa 60.000 permessi rilasciati a cittadini ex~ju~oslavi), dato opinabile perché somma le nch1este d~ s~ggiorno di persone che P<?ssono ~verlo r_1ch1esto più volte o ~ssere P?l esratnate_ o nmpa: triate si tratta d1 un decimo circa dei profughi di gu~rra accolti in Germa1:ia. ~olo ci_rca2;000 profughi (quelli concentrati net ghetti ~ell Italia nordorientale) "godono" dell'assistenza statale. - Le richieste di asilo politico sono accolte in Italia per meno de! 10% (nel '9_3_145_accoglimenti su 1.564 richieste). La ~ollZla d1f~on: tiera non ha mai voluto dettagliare quanti dei respingimenti alla frontiera (ben 69.888 nel 1993) riguardino persone che avrebbero po~- to chiedere asilo o godere dello status umamtario di profugo. - Gli studenti universitari stranieri vanno diminuendo (da 30.000 a 20.000 fra il 1982 e il 1992), a causa dei provvedill?,en~i _di ~umero chiuso e dell'alto costo delle 1scnz10m e delle assicurazioni e versamenti bancari richiesti. Complessivamente i permessi di soggiotn<? per "motivi familiari" fz:a !l '90 e il_'94), ma s1 registra nel '94 un sens1b1le calo nspetto a!le 15.000 unità entrate nel 1993, a causa delle difficoltà burocratiche. - I provvedimenti di espulsione eseguiti con accompagnamento alla f~ontiera sono sta: ti in Italia 12.000 su 60.000 circa nel 1994, pan al 20% (l'analoga percentuale in Francia è del 14% nonostante la legislazione fortemente restrittiva). Questo tasso è difficilm~nte superabile per ragioni economiche (_ogmesp~lst<;>- ne ese~ita "costa" fra i due e_gltotto_~1hom), logistiche e, ovviamente, ettco-poliuche (le espulsioni di massa sono vietate dalle convenzioni internazionali). (Elaborazioni di Senzaconfine su da!i del Vim!nale,Caritas, Sole-24ore, lstat, Censis e Relazione Contri al Parlamento). • BUONIE CA7TIVI

DUE SINISTRE A CONFRONTO Giancarlo De Cataldo Sul tema dell'immigrazione la Sinistra sembra profondamente divisa. Ad un'anima "istituzionale", tessuta di intelligenze che collaborano apertamente alla modifica, in senso restrittivo, della legge Martelli, si contrappone un'altra anima, che potremmo definire "emozionale", che insiste sulla solidarietà e considera le ipotizzate m_odifiche,otre che un attacco allo Stato di diritto, qualcosa di assai prossimo a uno snaturamento delle ragioni più profonde dello stesso "essere a sinistra". Il tema dell'immigrazione sta lacerando la Sinistra anche - e soprattutto - perché ha assunto, nel nostro Paese, connotazioni che investono direttamente l'ordine pubblico. Lo stesso numero del Manifesto (21.10.95) BUONIE CAIT!VI che ospita accorati appelli antirazzisti e un duro monito del deputato progressista ed ex-magistrato Giuseppe Di Lello riporta, qualche pagina dopo, l'agghiacciante resoconto di una ricerca del Tribunale dei Minori di Milano sulla prostituzione in Lombardia. Questa ricerca evidenzia il ruolo della malavita d'importazione nella gestione di importanti settori dell'economia criminale e conferma dati desumibili da centinaia di atti processuali, e non solo limitatamente al fenomeno della prostituzione. Nelle ~randi città lo spaccio di eroina al dettaglio è m mano ai maghrebini, tra i grossisti di droga opera da vari anni una potente e agguerrita mafia nigeriana, gruppi di albanesi e di cittadini della ex-Jugoslavia sono ai vertici del racket della prostituzione gestita con modalità cruente e secondo i parametri di un'autentica tratta delle bianche, con ripetuti episodi di violenza contro le donne, la "vendita" della merce-prostituta ad altri gruppi o clan, l'eliminazione fisica della "ragazza" che voglia uscire dal giro. Il fenoIT\eno non è soltanto circoscritto alle grandi aree urbane, ma esteso alle campagne - una semplice passeggiata in agro di Aversa o lungo la Domiziana è sufficiente per rendersi conto delle dimensioni "quantitative" della prostituzione africana - e ha già creato una perversa interazione con il mercato del lavoro clandestino, se è vero che si segnalano fenomeni di caporalato

gestito in via "etnica" da capetti extracomunitari. Il solo rapporto tra immigrazione "povera" e impatto della stessa sul tessuto di una società opulenta (o almeno percepita come tale) non basta a giustificare l'espansione della criminalità d'importazione: quando, una decina di anni or sono, una ricerca del Ministero di Grazia e Giustizia ipotizzò che alla base dell'afflusso - allora appena agli inizi - di manovalanza criminale d'importazione potesse esservi una distorta percezione della società italiana come "permissiva", chi scrive, come molti altri, si indignò, ravvisando nella ricerca stessa un'imr.ostazione dichiaratamente razzista. È 11momento, invece, di fare autocritica, poiché l'evidenza stessa dei fatti dimostra che davvero l'Italia è percepita come un Paese permissivo, o quanto meno più permissivo d1 altri, e ammettere che, confusa nella maggioranza di coloro che scelgono il nostro territorio per cercare di impiantarvi una dignitosa esistenza, v'è una aggressiva minoranza - peraltro in crescita - che sceglie l'Italia perché convinta che qui è più facile che altrove arricchirsi delinquendo. Non siamo, insomma, solo di fronte al problema di garantire una dignitosa esistenza agli stranieri che hanno scelto l'Italia come loro terra di elezione, ma dobbiamo pure. fro:°~eg~iare il p~ricolo costituito dalla crimmahta d 1mportaz1one. Nel caso degli spacciatori di strada, si tratta di una criminalità estremamente "visibile", con le note conseguenze sul piano dell'ostilità diffusa specialmente nei quartieri popolari. In altri casi, ciò che s1percepisce è l'anello terminale di una catena associativa che resta occulta nei suoi livelli superiori: la singola prostituta o il singolo viado - di per sé non criminali - ma soltanto clandestini sono sulla strada, i capi del racket possono non infrequentemente assumere, ~ià oggi, l'aspetto di rispettabili uomini d'affari. I rapporti interni alle comunità di immigrati rappresentano poi un ulteriore addentellato del più complesso problema dell'immigrazione. Le analisi di Francesco Sisci sulla mafia cinese e alcune inchieste della procura di Roma dimostrano in modo inequivocabile che esiste una strategia di penetrazione delle "Triadi" basata in primo luogo sullo sfruttamento dei contadini poveri abbagliati dal miraggio della ricca Italia: insieme ai cinesi poveri che aspirano a un'esistenza dignitosa e sono per questo costretti a lavorare in condizioni disumane per ripagare il finanziatore del viaggio (clandestino) l'immigrazione si trascina i criminali locali, utilizzati come elementi di controllo dell'immigrazione stessa o come nuclei per avviare contatti con la criminalità organizzata nostrana. L'impostazione garantista, estremamente attenta alla salvaguardia dei diritti dell'immigrazione nel suo complesso, rischia di apparire riduttiva se non sorretta da una chiara coscienza dell'ampiezza di un fenomeno (la criminalità di importazione) che va interpretato alla luce di recenti acquisizioni in tema di "mondializzazione" delle econome criminali. Sotto questo profilo, l'appello Rodotà e le generose prese di posizione di tanta parte della Sinistra "emozionale" costituiscono, in un certo senso, il pendant obbligato della contrapposta campagna ami-immigrazione della Destra. La Destra ha individuato da tempo nel tema dell'immigrazione uno dei punti di più faUN TESTO DI LEGGE SCONCERTANTE Lorenzo Trucco Lorenzo Trucco è Presidente dell'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi). Questo testo è stato pubblicato su "Aspe dibattito" n. 19. • L'Italia pare orientata ad adottare le "maniere forti" in tema di immigrazione. È stato dapprima il Governo a preparare un disegno di legge di modifica (in senso restrittivo) della legge 39/90 (legge Martelli) tuttora in vigore. Questa iniziativa governativa è stata però fortemente criticata dalla maggioranza parlamentare che sostiene il Governo Dini a tal punto che, il 15 settembre scorso, il Consiglio dei Ministri decideva di non adottare il provvedimento demandando ogni decisione al Parlamento. L'iniziativa passava così alla commissione Affari costituzionali, presieduta da Gustavo Selva (An), e qui veniva messo ai voti un testo proposto dal relatore della commissione (Vincenzo Nespoli, di An) che riassumeva i progetti di legge presentati da An e dalla Lega. Con 22 voti a favore (fondamentali i 5 voti della Lega) e 19 contrari, il testo veniva adottato dalla commissione e ora toccherà al Parlamento pronunciarsi. Il testo prevede una serie di interventi di tipo repressivo che dimostrano come, ancora una volta, l'immigrazione venga considerata unicamente un problema di ordine pubblico). Il testo di legge di Napoli rappresenta il culmine dell'attuale tendenza alla criminalizzazione del fenomeno immigratorio con la conseguente spinta e opzione repressiva, vista come panacea di buona parte dei mali della società, per questo la sua conoscenza mi pare essenziale. E non si tratta qui, si badi bene, di fare del "buonismo", secondo l'orrendo neologismo di moda, ma di un semplice raffronto con gli elementi portanti della nostra Costituzione. Viene introdotta una nuova serie di reati cui fa riscontro un corrispondente allargamento delle ipotesi di espulsione immediata e con accompagnamento coatto alla frontiera, ma è dall'esame concreto degli elementi principali che si può comprendere la gravità della situazione. E previto, infatti, il reato, punito da tre mesi a tre anni di reclusione, per il cittadino extracomunitario che si introduce nel territorio dello Stato "eludendo" i controlli di frontiera e che si "trattiene sottraendosi alle prescrizioni delle procedure di accompagnamento alla frontiera e di respingimento o dei provvedimenti di espulsione". Vengono in questo modo ricompresi quasi tutti i comportamenti, anche quelli rientranti nella cosiddetta irre~olarità, in contrasto con tutte le disquisizioni tra "buoni" e "cattivi". Ma c'è di più: viene punito con l'arresto fino a sei mesi e con un'ammenda fino a 800 mila lire, lo straniero che a richiesta dell'autorità di pubblica sicuBUONIECAITIVI

cile aggregazione del consenso, secondo schemi di immediata comprensione e messaggi di veloce penetrazione. La scelta della "linea dura" sul piano legislativo contro gli extracomunitari s1 sposa con prese di posizione francamente razziste appena ammorbidite dal linguaggio dei leader ma largamente in sintonia con diffusi umori popolari (e non limitati al solo popolo conservatore). Per la Destra, evidentemente, ogni immigrato è fonte di potenziale pericolo, e l'immigrazione nel suo complesso un male da scongiurare con forti iniezioni di repressione. La Destra è coerente con la propria cultura, si potrebbe dire, e del pari la Sinistra "emozionale" si sforza di esserlo con la propria: senonché dalla Sinistra - nel suo complesso - sarebbe lecito attendersi uno sforzo di diversa natura, in direzione della lucidità e del pragmatismo, del tentativo di conciliare diritti e garanzie con l'aspetto ordine pubblico che non può essere abbandonato né all'avversario né ai pericolosissimi umori della "gente". na) ridotta in shiavitù merita più adesione e solidarietà del suo sfruttatore, anche se albanese (o slavo, o nigeriano), e così garantire a chi cerca solo un lavoro onesto condizioni di vita identiche a quelle garantite al cittadino italiano è battaglia più pregnante di quella condotta contro I' "orribile mostro" dell'espulsione. Proprio Rodotà ha scritto, in passato, cose illuminanti sui limiti dell'attuale impostazione territorialistica del diritto contemporaneo, ipotizzando forme di "personalizzaz10ne" che possano favorire l'integrazione tra comunità profondamente diverse in tutto. C'è un patrimonio di intelligenza speculativa e operativa che va recuperato di là dagli afflati emozionali. Osserva giustamente Luigi Saraceni, anche Si pensi, ad esempio, al possibile utilizzo delle comunità d'origine nel controllo della devianza d'immigrazione: una sorta di "polizia interetnica" in grado di combattere i legami di carattere mafioso che sovente forzosamente si instaurano tra individui legati da comune provenienza e non tutti necessariamente propensi a delinquere. Si pensi al tema - ben presente nell'anima "istituzionale" - dei centri di prima .~~~~-, accoglienza, che potrebbero diventa- -:-....~:illiill:::I re un utile strumento di selezione galui ex magistrato e ora deputato progressista per niente scandalizzato dall'eventualità di una nuova legge sull'immigrazione, che l'afflato morale che contrassegna l'appello di Rodotà, Insrao, Manconi, Di Liegro merita di essere condiviso, e così le considerazioni sulla necessità di un' effettiva tutela dei diritti e del raggiungimento di forme garantite di integrazione nel territorio (scuola, ncongiungimento familiare, diritti indacali, assistenza sanitaria, in prospettiva diritto di voto). ~Ànt:-em h '\\~\';).!~ ~\ì~ ~'d.\m';l.\~ \~\':>h1.\<)~'\'\-~ fatto impedisce l'ingresso legalea coloro che provengono dai Paesi più poveri: e si _puòaggiungere che m tema di diritto d'asilo alle vittime di persecuzioni politiche e regimi intolleranti le nostre leggi sono estremamente carenti... Tutte queste legittime aspettative sono presenti negli appelli e nelle prese di posizione della Sinistra "emozionale", e sià il linguaggio marca una differenza significativa tra i due schieramenti: a destra lo straniero è nemico, a sinistra è una chance di arricchimento da accogliere con gioia. Ma il tema della repressione non può essere delegato alla Destra. Intanto, non si deve aver paura di reprimere, guando è il caso (quanto ci è voluto perché la Sinistra capisse il valore insostituibile della repressione contro la Mafia, il narcotraffico, lo stupro!) e poi ci si deve accordare su un punto che a me pare decisivo: la prostituta albanese (o slava, o nigeriaBUON/ECAIT!Vl R rantendo un impatto "legale" con il territorio, si pensi a possibili agenzie di mediazione - legale - del lavoro sul modello di quanto è da anni operante in altri Paesi (ad esempio, il Canada). La Destra si può, tra l'altro, contrastare efficacemente proprio sul suo terreno: se la Sinistra ha in orrore l'espulsione, la Destra ne ha fatto un vero e proprio mito. Ora, lo stesso Di Lello - pur nel quadro di una critica di natura formalistico-garantista - ha notato che il punto debole della "campagna d'ordine" non riguarda tanto il numero degli espulsi quanto l'effettività delle espulsioni. Perplessità "garantiste" vennero asitate anche quando, nel 1993, si approvò l'istituto del1' espulsione a richiesta dello straniero condannato o imputato. Il presur,posto delle critiche fu allora - come è oggi - il rilievo che lo straniero non vuole o non vuole mai andarsene. Con l'aggiunta: perché ha - o deve avere - gli stessi diritti del cittadino. Ma sotto il profilo formale i diritti non sono gli stessi: e anche se in prospettiva si deve h-.<)n~e.\'\\ q_'ùe.<~:.\t~i.n\<)\\e., è m\\e.ii.b;..lec.he. vi siano profonde differenze di condizione e di status tra cittadino e straniero. Non solo e non tanto perché lo dicono numerose sentenze, ma anche, e soprattutto, perché le differenze sono nei fatti e nella percezione comune a tutti di questi fatti. Il riconoscimento delle differenze- almeno iniziali, e in vista di un progressivo affievolimento delle stesse- istituzionalizza statuti settoriali che si risolvono in altrettante posizioni di garanzia: gli ordinamenti che negano le differenze si risolvono in una serie di mere petizioni di principio alquanto deludenti nella prassi. La legge penitenziaria non concepisce diversità di trattamento o di chance rieducazionali tra cittadino e straniero, ma per quest'ultimo il reinserimento è solo un'aspirazione irragiungibile: come dire che al danno della galera si aggiunge la beffa di un'eguaglianza

promessa dalla carta e negata dalla realtà. Per questo - anche per questo - la legge che istituì l' es_pulsione volontaria fu accolta con grande sollievo da molti detenuti stranieri. Il problema è, appunto, un altro. Una del_le condizio~i previste 1alla le~ge per l'espatri~ riguarda 11possesso d1un valido docu,r.nent<?11 identificazione (passaporto,_ carta d 1d_e~t1ta, ecc.). Questa disposizion~ d1 fat~o var1:1f1~la possibili~à _diespellere t~ttl 9.u:gli str~m~n d~- linquent1 (m senso tecmco, cioe auton d1 reati) che per un motiv? ? per un ~lt~o sian? spro".- visti di documenti: 1maghrebm1, che sistematicamente distruggono o vendono i propri ~?- cumenti, coloro che provengon? da Pa~s1 1_n guerra o i cui governi non foril!scono I assistenza necessaria, i J?rofughi politici che, ad onta dello status privilegiato, comn:ettono delitti in Italia coloro che usano abitualmente documenti f;lsi perché ricercati dalle autorità del proprio Paese o perché già espulsi in precedenza e via dicendo. Il ragionamento non muta anche introducendo forme di esf ulsione meno garantite, abolendo i ricorsi a Tar, agendo sul m~ro sospetto: prefetti e poliziotti potranno firmare anche diecimila fogli di via ma con che effetto, se non ci sarà esecuzione? È, paradossalmente, il mito dell'espulsione a creare una vas_taarea di apolidi che hanno commesso reati e che nessuna legge, per quanto dra~on_ia~a, _potrà allontanare validamente dal terntono italiano. Per questi apolidi, ogg~, posson<? pro_filarsi quattro alternative: conquistare un 11:isenmento sociale in Italia attraverso l'esecuzione della pena (teoricamente la strada più giusta, democratica e buona, ma anche quella nel concreto più impraticabile); restare in galera a ~ita pe~- ché stranieri (il che è _evidentemente_1mposs1~ bile); essere asogge~t~tl a un 1:?r0:7Ved1mentdo1 espulsione inesegu1b1le, e qu_111dr1es_t~recla~- destini e verosimilmente del111quenti 111Italia; andare altrove una volta scarcerati. Senonché questo "altrove" presuppone un atto bilaterale al quale partecipino il Paese che espelle e q~ello che nceve. E allora una possibile batta~ glia della Sinistra potrebbe ~ssere ~uella degl~ accordi internazionali funzionanti e concreti per lo scambio ~ei _det~nuti e/o _espulsi:facile~ dirsi con i Paesi ncch1 che assistono 1 propn cittadini, tutta da inventare per i turbolenti Paesi del Terzo e Quarto mondo. . Ma è su questo terreno c~e 1~Destr~ va 1r1:- calzata: piuttosto eh~ stracc1ars~ le vesti per 11 singolo straniero del111quente,b1ognere_bbefar capire che l' espulsi_onec~sì ~ome ~ o_gg1e, così come sarà domail! nel! ottica dei liberal-democratici, lungi dal deprimerlo, incrementa il circuito criminale d'importazione. Sognare una società aperta, multirazzi_ale, c<?lorata e allegra è sognare un sogno nobile e giusto: lavorare per crearne la condizio_ni può ~ssere c~H!1pito fastidioso e poco nobile, ma 1mposs1bile da evitare. · E le due anime della Sinistra questo sogno e questo comrito dovrebbero affrontarli, una volta tanto, unite. ♦ (. neo rezza non esibisca "senza giustificato. motivo il ,rassaporto o altro documen~o equ~pollente . La criminalizzazione non nsparmia neanche gli italiani che trattano con ~li e~trac?munitari: il datore di lavoro che 1mpiegh1 un_o straniero "non conformemente alla norma t1va" - l'ampiezza e discrezi<?nalità del ter~ne si commenta da sola - è pumto con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 10 a 50 milioni per ogni lavoratore. Laddove si raggiu~ge il massimo d~lginiqu_ità_ènell~ c~nfiguraz1one del reato d1 associazione fmahzzata all'ingresso illecito di ~i~tadini extracomunitari", ove vengono puilltl non solo coloro che si associano allo scopo di esercitare attività per l'ingresso illecito, ma anche coloro che "s1 adoferano per la loro collocazione n~l mercato de lavoro". Tale associazione è pumta con la reclusione "non inferiore a 15 anni", mentre il singolo partecipe con reclusione "non inferiore a 8 anni" (il reato di banda armata previsto dal codice penale rreve<:1el?e~e di sran lunga inferiori!). Il tentativo d1 ~n1;11naliz;are, o quantomeno frenare le assoc1az10~ ni d1 volontariato che operano nel settore e evidente e inquie_tante. . . Vi sono altn due aspetti su cm occorre porre l'atten~~one: l',espulsi_onee il ricongiungimento familiare. L espulsione con allontanamento immediato e accompagnamento alla frontiera diviene l'ipotesi più normale, essendo prevista anche nel caso di coloro che son~ entrati nel territorio dello Stato "eludendo 1 controlli alla frontiera", vanificando così del tutto la possibilità ~i ricorso ver~o ta!i P:ovvedimenti. Essendo 111oltreprevisto 11r!c~rso con effetto sospensivo solo per scars~ss1m~ ipotesi, ci si troverà di fronte a provvedunent1 fuori da qualsiasi ·possibilità di controllo, neppure di legittimità. . . In tema di ricongiungimento fam1ha:e, ~ dunque in una situazione cpe,_ oltre a san~1re 1! diritto a vivere con il propr~o consorzio_ e 1 propri figli, facilita l'integrazione nel territorio, si raggiunge il massimo del p_aradosso. Il ministero dell'Interno concederà 11nulla osta dopo decorsi tre anni di valida permanenza e dopo aver accertato !a "_buo:ia co!1do~ta" d_el cittadino cxtracomumtano. S1cons1dcn che, 111 linea con questa disp?sizione, si ~ichi,ede per l'ingresso nello Stato fl poss_e!sod1 un att~s!azione consolare da cui nsult1 che le cond1z10ni di salute dello straniero non sono pregiudizievoli per la sanità pubblica dei cittadini italiani". Occorrerà comunque che il reddito dello straniero medesimo sia pari a cinque volte l'importo della pensione socia!e ca_lcolato su base mensile, "per il solo ricon~mi:tg!m~;1todel solo coniuge o fino a una coppia d1f1gh , mentre sarà di sei volte la pensione sociale "per i! coniuge e fino a due figli così aumentando di una volta per ogni ulteriore coppia ?i fig}i" (!). La complessità del ~eno'!1-e~o1m1!11gratorio, la delicatezza delle s1tuaz1omche s1creano, la necessità stessa che vi sia una legislazione che regolamenti in modo più puntuale ed efficace la materia, non possono né devono port~~e a un crollo così verticale e a un contrasto cosi insanabile con i principi minimi di civiltà giuridica. La conseguenza ineluttabile sarebbe nuovamente una legge inapplicabile nella_prat_icae un_ulteriore imbarbarimento della s1tuaz1onesociale. ♦ BUONIE CATTIVI

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