La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 9 - novembre 1995

Spazio aperto Giacomo Barella Giacomo Borella, architetto, collabora con Radiopopolare a Milano. ♦ Si è molto spesso tornati, nei gruppi di discussione che preparavano la nascita di questa rivista, sull'importanza del- !' attenzione, della valorizzazione dei "fronti interni" alleprofessioni, ai mestieri, visti come luogo privilegiato di impegno etico quotidiano_,di_trasfof~~- zione reale, fuori dai canali istituzionali e canonici dell'impegno politico ormai completamente intoppati. Si faceva riferimento natural mente a mestieri "caldi": giustizi~, mcd_ici~a, sc_uola, informazione, disagio sociale... A nessuno verrebbe in mente di mettere l'architettura fra questi mestieri urgenti, certo neanche a me. Eppure è strano: non c'è una drammatiinc ca questione ambient~l~, non c'è una spaventosa cnsi della città? Lo sradicamento, l' annientamento antropologico che viviamo non passa anche attraverso la disintegrazione dei luoghi, al tracollo dello spazio contemporaneo? Possibile che architetti e urbanisti debbano essere, a meno di piccolissime minoranze, solo rappresentanti ciechi dei grandi e piccoli interessi privati, fiancheggiatori sordi dei potenti e delle culture dominanti di turno, o nel migliore dei casi, come clic~ Bi:ill,coloro che "espongono i loro clienti alla tortura che è l'abitare in un locale di esposizione anziché in una casa"? Nell'ipotesi che ci sia un "piccolo fronte interno" all'architettura, provo ad annotare alcuni punti molto ingenuamente. Urbanistica/ architettura Capita spesso di imbattersi, proprio con gli inter\ocutori più seri e più bravi, nel seguente luogo comune: l'urbanistica è utile e di interesse comune perché pubblica e "collettiva", l'architettura è superflua 1;,erché rriv~ta _e "particulare . La pnma e etl~ ca e politica, la ~econda no. S~ tratta di una sc10cchezza: noi nel fruire la citta facciamo forse differenze di scala? O lo spazio è continuo, e nel viverlo non ci preoccupiamo affatto di separare funzioni, percorsi e quantità da corpi, misure, materie e luci. . Qualcuno riuscirebbe a rispondere se ~li chiedessimo ~e le torri di Ligresti, che cos~ituiscono il nostro paesaggio quotidiano·, sono rivoltanti dal punto di vista urbanis_tico o da quello architetttonico? Di certo esse ci rendono estranei allenostre città per una somma complessa di ragioni,. anche e soprattutto fisiche, concrete, elementarmente materiali. Lo sforzo per un paesaggio dive~s?, mmimam~nt~ decente é civile, passa qumdi anche per queste ragioni. Pubblico e privato · Al di qua della speculazione sfacciata, delle cose losche o degli abusi, c'è ben poco da essere ideologici. Committenza pubblica o privata, è solo

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