Una città - anno II - n. 17 - novembre 1992

noveml,re-------------- z1NGAR1. Di come una giunta di sinistra possa cacciare quaHro famiglie zingare. Ne parla don Oreste Benzi da anni impegnato sul fronte "nomadi". Del prol,lema degli zingari, in Europa e in Germania in particolare, e dell'eventualità di uno stato zingaro, ne parliamo con Alex Langer, deputato europeo e impegnato sul prolJlema della multietnicità. Con interventi di Alfredo RoseHi, di Renzo Gazzoni, di Massimo resei. In seconda e terza. "La politica dell'islandese" è l'intervento di Rocco Ronclai. DI ANTISEMITISMO. Intervista a Tullia Zevi, presidente dell'Unione delle Comunità Israelitiche Italiane. "Senza qualità" è l'intervento di don Seri/io Sala. In quarta. SU MEMORIA STORICA I REVISIONISMO. Il parere di Marco farcia,, esponente di spicco della nuova destra. In quinta. UN MANICOMIO. Il "luogo" dell'Osservanza di Imola. Nel racconto di Francesca Farolfi e Adriana Pifferi, per trent'anni infermiere al manicomio, un quadro ferrilJile delle sofferenze patite dai ricoverati, prima elle medici coraggiosi, e poi la 180, camlJiassero le cose. Sul futuro dell'Osservanza un'intervista a Florence RilJot, per quaHro anni responsalJile dell'esperienza pilota di Ca' del Vento. IL PUNTOsui temi della inseminazione artificiale, delle cose possilJili e dei loro rischi, della ricerca sull' eml,rione e su altro ancora, in un'intervista a Carlo Flamigni, ricercatore di fama internazionale, impegnato sul prol,lema IJioetico. In oHava e nona. DI CARCERI TEATRO. Un'intervista a Antonio AHisani, direHore del Festival di Sant' Arcan,elo, sul IJoicoHaggio dello speHacolo allestito da Mario Tufi, ergastolano "nero". In decima. Un intervento di Rita Agnello su "Lessico familiare" della Ginzl,urg. IN VIAGGIO SULLEVII DILLA DROGA. Seconda puntata della storia di Giovanni Di Santo: i cinque anni della 'lalera-1,al,ele di lstanl,ul. In undicesima. DI VIAGGI. Incontri con gli indiani. Un'intervista a rltomas Banyacya, guida spirituale Hopi, un'intervista a un'insegnante Male ala. Poi, di Davide Dassani, le impressioni di viaggio nel Grand Canyon. I un intervento di Franco Melandri. In dodicesima e tredicesima. RICORDO. "L'irrinuncialJile dignità" è l'omaggio a un amico scomparso prematuramente, Luca rorrealta. Riportiamo gli interventi di Stefano Senni e di Gianni Sofri. In quaHordicesima. D 'ALTROVE. Il potere glol,alistico, aprioristico, onnipotente e quello della testimonianza, della singolarità, della memoria. Un'intervista a Gianluca Manzi, scriHore. In quindicesima. DI DONNE. "GasfarlJeiter per sempre" è fa storia di un'emigrante italiana in Germania. In ultima. Bianco

Inquestepaginecioccupiamodizingari.Apartiredaquelche sta avvenendoin Germania,dove "contingenti"di zingari vengonorispediti, e sarebbe il caso di dire deportati,in Romania,nelquadrodiunaccordofraiduegoverni,conAlex Langeraffrontiamo il problemadi unmododi viveresempre più,a differenzadelpassato,inaccettatodallenostrecittà e circondatodalgelo.Perglizingariimarginisi fannosempre piùstretti.Cosìstretticheunasoluzionepotrebbe ssereuno statozingaro:apparentementeunacontraddizionein termini. E condonOresteBenzici occupiamodell'episodioaccadutoa Forlìallafinedi ottobre,quandoi vigiliurbani,con grandeschieramentodi forze,hannocacciatodallacittà4 famiglieRomcon23 bambini,alcunidei qualiinseritinelle scuolecittadineI.nquestaintervistap, urbreve e contingente, risaltatuttala forzaconcui donOrestecercadi imporre l'attenzioneal problemadel rispettoversoi più deboli,gli emarginati e i diversi.Inpochebattute c'è materiadi riflessionenonsoloperi sordimembridiunagiunta,maper tutti. Perchéal fondo è problemadi tutti. CACCIAfl VIA intervista a don Oreste 8enzf · Don Oreste Benzi, riminese, è tra i fondatori dell'Associazione "Papa Giovanni XXIII" che si occupa di handicappati e bambi11isenza famiglia, di barboni e nomadi, di malati di mente e tossicodipendenti. U11'associazione ormai presente in molte città italia11e,nonché in Africa e in Brasile. Molto impegnato sul fronte "zi11gari",abbiamo chiesto a do11Oreste il suo parere sull'accaduto di Forlì. Lei ha assistito alla riunione del consiglio comunale dove la giunta, non prima di aver tentato di eludere la questione, ha giustificato l'espulsione dalla città degli zingari ed è uscito visibilmente indignato. Certo, perchè è sbalorditivo che una giunta, invece di chiedere perdono, invece di dire "sono 4 anni che trasgrediamo una legge, proprio noi preposti ad applicarle e a farle rispettare, e adesso chiediamo scusa e ci impegnamo a rimediare", si presenti col volto dell' intolleranza e della prepotenza. Ed è ancor più sbalorditivo quel che mi hanno riferito che abbia detto l'assessore ai servizi sociali Maura Giunchi -io non ero ancora arrivato- e cioè che la legge regionale 47/88 "invita" a organizzare i campi di transito per nomadi. La legge non invita, obbliga! Ma ancor più grave è il fatto che, anche se fosse un invito, un assessore ai servizi sociali, che ha come compito, come propria cura sollevare dalle sofferenze la gente, venga a dire che non accoglie l'invito. C'è un ribaltamento completo delle funzioni, dei motivi per cui si occupa quel posto. Oltre che indignato sembra anche avvilito ... Ma perchè non c'è più modo di sperare nell'autorità, negli amministratori se questi si permettono, proprio perchè hanno a che fare con dei nomadi, di non accogliere quanto è stabilito dall'ONU, dalle circolari ministeriali e dalle leggi italiane. I cittadini devono dunque arrangiarsi? Questi eletti dal popolo, invece di comportarsi da servitori della gente si trasformano in padroni, tanto è vero che si arrogano l'arbitrio di stabilire loro cosa devono dare e cosa no, invece di guardare di cosa la gente ha bisogno. Di qui mi par di capire il decadimento di ciò che è "pubblico" in Italia e dei partiti, che non si capisce più cosa sono. C'è quindi un senso di amarezza grave, che va oltre il problema degli zingari e coinvolge la concezione stessa dell'ente pubblico. Ho dovuto sentire un sindaco che ha detto che il motivo dell'ordinanza sarebbero presunte connessioni con la malavita. Questo è gravissimo, è spaventoso. Perchè se si tratta di sospetti seri devono essere oggetto di indagine delle autorità competenti e non "comunicazioni" del sindaco (fra l'altro dopo tre ore di diVia M. F Bandini Buti, 15 47100 FORLI' Te/. 0543/780767 - Fax 0543/780065 ""'°'TIME Via Parini, 36 47023 CESENA ,ra,ncy Te/. 0547/611044 - Fax 0547/611144 P.zza Tre Martiri, 24 47037 RIMINI Te/. 0541 /53294 - Fax 0541 /54464 Il val/dosupportoallapromozione dellaVs.attività Orologi da pareteedatavolo, oggettisticdaascrivaniaa, rticolpi romoziona"lai dhoc". Oggettisticparomozionale: penne,agendea, rticolidaufficio, calendarip, ortachiavi, pelletteriavaria,magliette, camicie tutedalavoro,valigettee, cc. Campagnpeubblicitarie,ventic, omunicazione, servizia, llestimenftiere, sponsorizzazionmeanifestazionsiportive, realizzaziongirafichedimarchei stampatpi ubblicitavriari, marketingf,ormazionperofessionale,cc. piùsempliceperesserericordati? ci/e i nostrinumertielefonici! battito ...). Ma questa gente non ha avuto nessun avviso di garanzia. Lo dico con certezza perché con loro noi siamo in contatto da tempo. E poi perchè l'ordinanza del sindaco non contiene alcun accenno a questo motivo di ordine pubblico? lo dico che si tratta solo di falsità. Non pensa che fra popolazione e zingari ci sia comunque un contrasto, una difficoltà a capirsi? Credo che il contrasto, se c'è, sia dovuto proprio alle inadempienze della giunta. E di fronte ad inadempienze di questa portata la giunta dovrebbe pensare se non sia il caso di dimettersi. La gente non può sapere cosa succede quando c'è un campo nomadi organizzato: quale ripresa di dignità di questo popolo, quali possibilità di rapporti ordinati con la popolazione, quali possibilità di controlli da parte della polizia. E- non sapendo queste cose, la gente, giustamente, ha paura, è incerta, si preoccupa perché li vede così, come fossero allo sbando. Non credo che si tratti di razzismo, madi una reazione che si fonda sulla prima impressione e sulla mancanza di informazioni. E mi sembra bruttissimo che la giunta si nasconda dietro queste reazioni superficiali piuttosto che aiutare a capire e a spiegare. La diffidenza popolare è radicata, ma non si può partire dalla presunzione che gli zingari sono tutti ladri. E' vero che ce ne sono, ma non crediate che siano una percentuale così tanto più grande di quella che si trova nel resto della società. E non fatemi fare battute troppo facili sui politici... D'altra parte, se la casa non gliela diamo, il lavoro non glielo diamo, il permesso di soggiorno glielo revochiamo, il campo attrezzato non lo costruiamo e nemmeno in inverno abbiamo compassione di questi bambini costretti a vivere al freddo e senz'acqua per lavarsi... E' disumano, si può dire solo così. Voglio aggiungere che queste cose non vanno date per carità perchè quello che hanno è un diritto. Qual è quel lavoratore che alla fine del mese va a chiedere, per favore, lo stipendio? E così è per loro, che sono riconosciuti dall'ONU di cui l'Italia fa parte. E' un loro diritto avere un luogo attrezzato nel quale sostare e consentire così ai propri figli di frequentare la scuola, come avevano già cominciato a fare. Con le misure prese dalla giunta non si fa che istigare alla delinquenza, rendere ancora più difficile la comprensione e la tolleranza. Vorrei ricordare che nel 1422, l'ho letto negli Annali di Forlì, arrivò in città un folto numero di zingari. Gli abitanti allora erano molto pochi e ben presto sorsero degli attriti perchè gli zingari rubavano. Attriti che sfociarono in uha ribellione della popolazione. Da allora sono passati 570 anni e questa volta non è una rivolta popolare che li vuole scacciare. Anzi, al consiglio comunale l'altro giorno c'erano tante persone che non erano certamente d'accordo con l'assessore Giunchi. Questa volta è l'autorità pubblica che li vuole cacciare, mentre la gente non sa realmente come stanno le cose. La gente non sa come stanno le cose, però, ad esempio, l'idea che maltrattino i bambini è ben radicata ... Anche qui è questione di conoscerli bene. Innanzitutto avere una famiglia numerosa per gli zingari rappresenta un valore importante e poi non è vero che tormentino i loro piccoli. Nella loro cultura il bambino è tale solo finché sta in braccio alla mamma. Quando mette i piedi a terra diventa uno che deve guadagnarsi da vivere come tutti gli altri. Prima di scandalizzarvi ricordatevi che questo concetto esisteva anche nelle vecchie società contadine ... Infine vorrei chiarire che dobbiamo essere esigenti da ogni punto di vista: rubano? Vanno puniti. Hanno dei diritti? Dobbiamo rispettarli. E' tutta un'altra cosa dal non riconoscergli il diritto di vivere. ■ Pest Control Igiene ambientale • Dlslnfestaa:lonl - Derattla:a:aa:lonl - Disinfezioni • Allontanamento colombi da edifici e monumenti • Dlslnfestaa:lonl di parchi e giardini • Indagini naturalistiche 47100 Forli - via Meucci,24 (ZonaIndustriale) Te/.(0543)722062 Telefax(0543)722083 CO - 1ntervent1 e ettere Isole nel mare del rifiuto Da quasi un millennio gli zingari girano per l'Europa. Partiti dall'India fissarono qui la loro sede di nomadi: nel promontorio che conclude ad Occidente il continente eurasiatico. Probabilmente, i loro rapporti con le popolazioni sedentarie non sono stati mai buoni, anche quando, dal Mediterraneo ali' Atlantico al Mar Nero, il pauperismo dei nomadi incrociò altri pauperismi per un lungo ordine di secoli. Ma ci basta la memoria: la nostra, che può risalire a quella dei padri e dei nonni, per sapere che, appunto a memoria d'uomo, i rapporti fra noi e loro li ricordiamo pessimi. Alla metà di questo secolo, nel cuore dell'Europa, il nazionalsocialismo radunò diffidenze ed odii antichi fondendoli in una politica di sterminio: gli zingari come gli ebrei: nei lager nazisti, di gas di fame di stenti, furono uccisi a centinaia di migliaia. Intorno a questi morti, un silenzio d'indifferenza più alto e più cupo di quello che ha lungamente circondato i milioni di ebrei sterminati. La questione, chiamiamola pure culturale, del rapporto fra i nomadi e i sedentari, fra gli zingari e i gagi, ha questa dimensione, affonda nel sospetto e nell'avversione di secoli e anche in un abisso di malvagità europea scavato in pieno Novecento, uno dei tanti. La recente cacciata degli zingari da Forli, come quella di un anno fa, come l'inadempienza dell'Amministrazione comunale in ordine ali' allestimento di un campo attrezzato per le carovane, sta in questa "dimensione culturale".E dovrà - dovrebbe- starci, in questa dimensione, anche l'impegno cittadino per provare a rimediare alle cacciate e alle inadempienze. Non basterà, allora, che il Comune trovi un ter• reno e lo attrezzi. E' ora che lo faccia, per la verità, ma dovrà intraprendere anche altro. Dovrà uscire dal suo sonno sferragliante di macchina burocratica per fare finalmente politica nella città: collegarsi con le sue Circoscrizioni, con le Parrocchie, con le Scuole, per parlare ai cittadini, discutere, spiegare loro -cominciando da quelli limitrofi all'eventuale campo attrezzato per le carovane- come, perché e in che modo una città civile si apre ad accogliere questi antichi europei girovaghi che sono gli zingari; e ancora, collegarsi con altri comuni, almeno nell'ambito della subregione romagnola, per concordare con essi un'accoglienza programmata abbastanza vasta da impedire il formarsi di poche isole "buone" sovraffollate circondate da un mare di rifiuto ... Ma non sognamo: le macchine burocratiche non fanno sogni: piuttosto, come a Milano e altrove, preferiscono darsi agli affari. Alfredo Rosetti le contiguità pericolose Un sindaco sceriffo, un assessore ai Servizi Sociali con idiosincrasia per gli odori forti, un ex partito comunista, già campione della difesa dei diritti civili delle minoranze, che insieme al suo vecchio nome pare avere abbandonato anche la sua vecchia vocazione. Ma veniamo ai fatti: 4 famiglie di zingari cercano di stabilirsi a Forlì. Due uomini trovano lavoro, iscrivono i figli a scuola, sono seguiti dalle operatrici sociali della USL, con le quali intrattengono normali rapporti, e da alcuni volontari cattolici. Il tutto in presenza di una legge regionale del 1988 che impone a tutti i capoluoghi di dotarsi di un'area attrezzata dove i nomadi possano sostare e che il Comune di Forlì ha sempre disatteso.L'anno scorso con una operazione di polizia i Vigili Urbani scacciano i nomadi facendo perdere il posto a coloro che lavoravano e strappando i bambini dalle loro scuole. Quest'anno la storia si è ripetuta. L'assessore ai Servizi Sociali ha fatto una ordinanza di sgombero, per motivi igienici, i Vigili hanno di nuovo accompagnato i nomadi al confine del Comune di Forlì. Un sacerdote e alcuni cittadini forlivesi presenti sono stati allaCasso dei Risparmi diForlì I lontanati e l'assessore ai Servizi Sociali ha dichiarato ad un giornalista che per quanto riguardava la frequenza scolastica, i bambini dei nomadi avrebbero potuto anche fare i pendolari. Il tutto non è avvenuto in una contea della Louisiana o in un comune della Brianza governato da una coalizione LegaMSI, ma a Forlì. E' una storia di miserie nella quale alla miseria materiale dei nomadi si contrappone la miseria civile e politica di chi ci amministra. Il nastro registrato della seduta del Consiglio Comunale durante la quale si è dibattuto questo problema riporta alcuni interventi che paiono incredibili. Uno per tutti, il solito assessore che anziché spiegare perché non ha saputo affrontare un'area vivibile, racconta con una insistenza oltre il buon gusto e la carità, dell'odore emanato da queste persone che sono descritte con toni di incredibile disprezzo. Dopo oltre due ore di dibattito il Sindaco con un colpo di scena rivela, anzi suggerisce, fa capire, dice e non dice ma alla fine confida agli sbigottiti consiglieri che tutta l'operazione è stata eseguita per pericolose contiguità, dei nomadi evacuati, con potenti cosche della malavita organizzata. Caro Sindaco stia attento perché se la contiguità o le frequentazioni "discutibili" possono diventare elemento sufficiente per l'esilio, anche lei potrebbe correre qualche rischio. Chi infatti può essere sicuro di questi tempi di non aver frequentato magari inconsapevolmente qualche mazzettiere, tangentista o altro? Renzo Gazzoni RicordarsiSignor Sindaco, · "quando si pensa che uno straniero o un diverso da noi è un nemico, allora si pongono le premesse di una catena al cui termine c'è la negazione del1' uomo. Sarebbe troppo facile scaricare tutte le colpe del male sugli altri. I limiti dobbiamo analizzarli anche in noi stessi. Quando vediamo il male fatto dagli altri dobbiamo combatterlo a viso aperto, ma dobbiamo anche sempre contrastare in noi stessi ogni tentazione di intolleranza, di disprezzo, di negazione degli altri". * Massimo Tesei * Dal discorso tenuto dal Sindaco il 4 ottobre 1992 al cimitero monumentale in occasione dello scoprimento dell'epigrafe in memoria degli ebrei fucilati a Forlì nel '44. Scriveteci: Forli, p.zza Dante 2 I Telefonateci: 0543/21422 -

, razzismo Gli zingari in Europa. Abbiamo intervistato Alex Langer, deputato verde al parlamento europeo, impegnato sul problema della multietnicità. Cosa sta succedendo agli zio- seminate. Tanto che questa era mai visto come una piaga trasformati in Kombinat agro- tano in pratica una scelta di gari stanziatisi in Germania? condizione è finita col diven- endemica della società. Oggi industriali, con l'eliminazione ghettizzazione, anche se di In Germania si sta vivendo una tatare un titolo. Come l'essere non è più così. delle minoranze tedesche, ghettizzazione apprezzata. specie di doppia tragedia. Dalla ebrei rappresentava un titolo Fondamentalmente, oggi gli zingare e ungheresi e in gene- Così, salvo appunto impegnarsi Romania, e ingenerale dal sud- per andare in Israele, in quelle zingari hanno maggiori diffi- raie con l'industrializzazione e sulla tolleranza, io non ho riest europeo, è in atto un esodo situazioni essere di stirpe tede- coltà di altri nel decidere del urbanizzazione forzata. Oggi sposte. Che devono venire da di massa di zingari che non sca era un titolo per chiedere la proprio futuro, cioè nel pre- ritornare a tutto questo sarebbe parte zingara. riescono più a vivere, o pensano cittadinanza tedesca, per un servare (quelli che lo vorranno, molto difficile ... A Bolzano abbiamo avuto di non riuscirci, nel contesto visto di ingresso, per una una e credo che siano la stragrande In generale e in concreto, la un'esperienza molto posi tiva e tradizionale in cui la loro for- condizione di vantaggio, in cui maggioranza), una identità gente non ha un rifiuto asso- significativa, con alcuni bamma di vita, almeno in epoca si è naturalmente insinuata la zingara in un mondo in cui, luto degli zingari, a condizio- bini che findagli anni '60 hanno pre-moderna, era pienamente scaltrezza zingara ... così come per gli indiani e per ne però di non vederseli sotto partecipato alla vita scolastica inserita. Anche in epoca co- Il problema degli zingari bai- altri popoli tradizionali, il loro casa ... E' chiaro che questo locale. Molti dei dirigenti di munista era compressa, pur canici è così diventato per la modo di vivere non può più atteggiamento deriva più da quella che oggi si chiama godendo di ampi spazi: per Germania un problema, e del esistere. un clima diffuso che non da "Opera Nomadi", così come la quello che ne so, anche allora tutto nuovo. Tanto che, a dif- D'altra parte, l'esempio degli una paura vera e propria. direttrice di "Lacio drom", una vivevano in una sorta di spazio ferenza di altre popolazioni, il ebrei, l'altra minoranza euro- Gli zingari, infatti, non sono interessante rivista bimensile franco, in cui nemmeno il re- regime rumeno (ma la stessa pea non compatta, ha mostrato più numerosi o più cattivi di di studi zingari, vengono apgime penetrava. Oggi sono gli cosa è avvenuta con la vecchia come la soluzione adottata quanto fossero venti anni fa, punto da Bolzano. In Germazingari stessi a non attribuire Jugoslavia, e in particolare con (cioè: per poter sopravvivere quando la paura era forse nia ci sono dirigenti riconoun valore alla loro forma di la Macedonia), ad un certo abbiamo bisogno di uno stato, minore. Però, per esempio, sciuti degli zingari. Al Parlavita, che non potrebbero co- punto ha pensato di venire in- altrimenti senza stato non si oggi il consiglio comunale di mento Europeo e' è appunto un munque praticare con soddi- contro al desiderio tedesco di sopravvive) snaturi profonda- Forlì, che è parte di una re- loro deputato spagnolo. Alcusfazione, e a farsi risucchiare disfarsi dei troppi zingari pro- mente la loro storia. gione che si è data una appo- ne risposte cominciano dunque come tutti dal sogno di un be- venienti da quel paese trasfor- uno sfato sita legge per l'ampliamento a venire, ma in generale sono nessere più facilmente garan- mandolo in un affare, e sulle delle aree interessate, sta risposte che si fondano su una tito. Essendo poi, per tradizione loro teste. Così, come la Ger- per piazzarli rendendo pian piano inagibili difficilissima ricerca tra ipotestorica, più mobili di altri po- mania pagava la Jugoslavia per da qualclte tutti i siti che gli zingari uti- si integrazioniste, cioè intepoli, gli zingari sono natural- riallocare in Macedonia gli lizza vano ... grare tanto da non essere intemente più pronti ad andarsene. zingari provenienti dalla Ma- parte lo penso semplicemente che il grati, e ghettizzazione. Così inGermania, oltre a quelle cedonia, altrettanto sta avve- nostro modo di vita, cioè la Se guardiamo, per esempio, ad "autoctone", comuni un po' a nendo oggi con la Romania. Di per sé, questo esempio po- civiltà predominante, non sia uno stile di vita per alcuni tutti i paesi, si sono stabilite Si tratta dunque di un accordo trebbe anche incoraggiare la di per sé ospitale rispetto a aspetti simile a quello degli comunità zingare con una no- concluso formalmente tra due formazione di uno stato zinga- modi di vita instabili e non zingari, cioé a quello dei Luna tevole mobilità frontaliera, in stati "democratici", che di fatto ro. Potrebbe portare a dire: vi- produttivi. Pensiamo ai sacco- Park o dei Circhi, possiamo particolare gli zingari dell'Eu- prevedono il rimpatrio forzato sto che nei nostri paesi non e' è pelisti di Venezia, Rimini o vedere come, pur conservando ropa centrale che si muoveva- di loro cittadini che si trovano più posto, né per voi né per il più in generale ai barboni, non la stessa attività, quel mondo si no dall'Ungheria alla Polonia, ali' estero per decisione propria, vostro modo di vivere,echeun c'è dubbio che in una società è radicalmente modificato: dalla Germania alla Cecoslo- quindi senza licenza di rispet- paese vostro non lo avete, così meno rigorosamente struttura- sono riusciti a monetizzare le vacchia o all'Italia, ecc. tività, ma che col loro ritorno come un tempo si discute del ta, meno produttiva, meno in- loro scelte di vita, e anche bene, Se in Germania (ma non di farebbero scattare una sorta di Madagascar, dell'Uganda o di dustriale, ci siano interstizi ma riescono a svolgerle ancora meno in generale), oggi gli commercio, uno scambio, non altri posti dove piazzare gli molto più larghi per modi di in modo simile a un tempo, pur zingari sono effettivamente solo politico ma anche econo- ebrei, così come l'Unione So- vita fuori dalla media. Appa- se in modo molto più meccadiventati tanti, lo si deve anche mico fra questi due stati. È vietica ha piazzato gli ebrei o i rentemente le società che sono nizzato, molto più attrezzato. ad una ragione facilmente questo che oggi la Germania tedeschi nell'Asia dove c'era state meno tolleranti verso i lo credo allora che l'unica linea comprensibile: nella memoria sta facendo. tanto posto, bisogna che da modi di vita, lo sono state di fondo che si può seguire, collettiva, come nella cattiva era un qualche parte vi si piazzi anche probabilmente più che non la come rispetto a tutte le cose, coscienza tedesca, l'olocausto • voi. In questo senso non mi nostra società, molto tolleran- sia da un lato una ragionevole degli ebrei è stato ormai ca- passaggio meraviglierei, sebbene non lo te verso chi ha la carta di ere- diluizione, affinché non si nonizzato, è presente; e, sep- legato al ciclo consideri auspicabile, se oggi dito e quindi una chiave di concentri in nessuna parte un pure oggi si comincia a rimet- nascesse una sorta di sionismo accesso universale, ma molto ghetto, perché questo può solo terio in discussione, fa co- stagionale degli zingari che pretendesse, poco tollerante verso chi è di- portare al conflitto, e dall'altro munque parte dei tabù storici. come adeguamento alla loro verso e povero. Però io penso una ragionevole proposta di E' senz'altro divenuto una col- Sul problema degli zingari, per possibilità di continuare a vi- che solo da una presa di co- integrazione, tipo la scuola e i pa riconosciuta dalla Germa- altro, si sta in parte giocando la vere, la formazione di un scienza delle popolazioni e servizi sanitari, che vada di nia, che sa che va in qualche sorte della socialdemocrazia qualche stato, possibilmente delle organizzazioni zingare pari passo con una ragionevole modo ripagata, anche in termini tedesca. Recentemente, al Par- laddove non si debba prima potrà venire un inizio di rispo- possibilità di non integrazione, di indennizzo. Per il destino lamento Europeo c'è stato il scacciare gli altri, o qualcosa sta. La politica delle aree e dei che non si arrivi cioè a come capitato agli zingari, però -e di tentativo di discutere e votare del genere. campi attrezzati può fornire un funzioniamo noi, che siamo questo gli zingari si lamentano- una risoluzione che condan- In ogni caso, non butterei tutto pezzo di risposta, ma a condi- integrati o non integrati, e se non è stato lo stesso. Il loro nasse il rimpatrio forzato degli addosso alla Germania o ad zione che intorno a questo non sei non integrato ne paghi tutte olocausto, pur se in proporzioni zingari, e che quindi valoriz- altri paesi. Perché il modo di ci sia un gelo sempre più ere- le spese. quantitativamente diverse, è zasse il diritto individuale di vivere che rende impossibile scente, non ci sia sempre meno Io mi sono chiesto molte volte stato altrettanto terribile: anche scelta, ma non ha avuto seguito la sopravvivenza degli zingari interscambio. se nascerà mai uno sionismo il popolo degli zingari è stato perché il partito democristiano, non è una colpa specifica della • zingaro ... dichiarato indegno di vivere, al quale appartiene il governo Germania, e nemmeno degli ogg, Ma non è una contraddizioanch'esso è stato considerato tedesco, e quello socialdemo- altri paesi capitalistici indu- il rapporto è ne uno stato zingaro? come gramigna dell'umanità, cratico, al quale appartiene la strializzati. di massima Lo era anche per gli ebrei. Ma come un'entità da sterminare. socialdemocrazia tedesca, La discussione sugli zingari per gli zingari non sarebbe del buoni titoli erano assolutamente contrari. dovrà dunque approdare ad una ostilità tutto inimmaginabile. Gli zinEntrambi i partiti hanno detto: soluzione. In Germania, per gari hanno strutture rappreper chiedere se non si vuole ulteriormente esempio, almeno cinque asso- Continuando nel paragone ri- sentative formali, hanno re e incoraggiare il razzismo, que- ciazioni zingare, dopo un !un- spetto a venti anni fa, ricordo regine. Però, mentre nella sto- qualcosa alla sto accordo, che è stato con- go dibattito, hanno approvato vagamente che quando gli ria degli ebrei e' erano i re della Germania eluso in modo formalmente il programma di rimpatrio, ri- zingari venivano al mio paese, Bibbia, nella memoria degli ineccepibile, deve essere ri- tenendo che preservi più di ogni erano conosciuti, magari non zingari, che io sappia, non c'è Negli ultimi anni, essi hanno spettato. altro progetto la loro identità, per nome, ma c'era una certa l'idea di uno stato territoriale. cominciato a prendere mag- lo penso che gli zingari non offrendo in più delle garanzie familiarità: anche loro sape- Però ... Io non dico che l'idea giore coscienza di ciò, tanto possano vivere bene la loro materiali. Il collega zingaro vano da chi andare, sapevano potrebbe essere questa, ma ho che le organizzazioni zingare vita cercando di concentrarsi eletto al parlamento Europeo cosa aspettarsi e da chi, sape- l'impressione che si vada verin Germania hanno comincia- in questo o quel paese più rie- per la Spagna, che si è parti- vano chi poteva comprare un so una situazione incui sempre to a pretendere un riconosci- co. Credo invece che, pur- colarmente occupato di tutto cavallo, chi poteva aver biso- di più le minoranze non intemento, sia morale che politico troppo, di condizioni che con- questo interpellando le tribù e gno di riparare i paioli, ecc. grate finiscono col vedere nelche materiale, per il loro ster- sentano una vita zingara oggi capi tribù, dice che gli zingari, Tutto questo non c'è più. Oggi la scimmiottatura dell'integraminio. Tutto ciò ha probabil- ce ne siano sempre meno; che tutto sommato, si sentono ri- il rapporto è di massima osti- zione l'unica soluzione, che si mente incoraggiato gli zingari ci siano sempre meno paesi in valorizzati rispetto alla Ro- lità. Nessuno di loro sa dove tratti del sionismo o che si del sud-est europeo a dire: cui una vita "zingara" possa mania, perché sono diventati c'è un bar nel quale trovare il faccia stato. Credo che si vada eventualmente andiamo in essere ancora vissuta. in un certo senso preziosi, come gabinetto, anche perché spes- cioè nella direzione di conGermania, e non solo perché lì Una volta, la vita degli zingari quotati in borsa. Però, eviden- so il padrone appena vede gli quistarsi comunque una ripensiamo di stare meglio, ma era per buona parte indipen- temente, questa non può esse- zingari mette fuori il cartello spettabilità, mettendosi una anche perché abbiamo buoni dente dai soldi, era cioè indi- re una soluzione. Io penso che "guasto". Oggi è guerra fin maschera simile a quella degli titoli per chiedere qualcosa. A pendente dalle attività che sa- la nuova Romania, anche se dalle piccole cose e quindi altri ... questo proposito, bisogna pevano svolgere. Mi ricordo non si deve nemmeno riversare anche i campi sosta rappresen- - considerare che la Germania ancora i calderai egli allevatori tutto sulla Romania, dovrà fino al 1989 tendenzialmente di cavalli della mia infanzia: le decidere quanto spazio lascia- lunedl I 4 dicembre ore 2 I nella sede aveva condotto la politica del loro attività erano riconosciu- re alle diversità. Gli ultimi anni riscatto pagato per le mino- te, il passare degli zingari era di Ceausescu, da questo punto del giornale in p.zza del vescovo, 2 I ranze tedesche nell'Europa un passaggio come tanti altri; di vista, sono stati particolar- INCONJROPER dell'Est. Cioè, la Germania un passaggio che, come quello mente terribili, soprattutto col DISCUJEREDI RAZZISMO pagava l'URSS, la Polonia, la dei caldarrostai, faceva parte dispiegarsi del programma di Romania, ecc. per il rimpatrio del ciclo stagionale; forse omologazione nazionale indu- parteciperà Gianni Sofrl -a volte dopo 300-400 anni- comportava un qualche allar- striale ed urbana, cioé con de li Oe°ìodeee cdà G1i nloeoB I ah ciOazione dei villaggi, I.A POLIFICA Dlii. ,I,,. A.NDISI Una caratteristica dei processi rivoluzionari è la loro feroce oggettività. Ciò che a un certo punto viene improwisamente meno è infatti la capacità da parte dei soggetti sociali di governare la trasformazione. La storia, sulla cui ragionevolezza non si hanno dubbi solo in tempo di pace, lascia allora il posto alla Natura, al suo quasi mutismo e alla sua sublime indifferenza per le domande -domande di senso- dell'Islandese errante. Si chieda al giovane ex jugoslavo ... Nessuno, egli risponderà in totale buona fede, vuole la guerra, noi e loro, dopotutto, potremmo vivere ancora insieme, come si è fatto per tanti anni, eppure adesso bisogna schierarsi, bisogna sparare. In Jugoslavia non sono i fanatici ad uccidere. I fanatici ucciderebbero comunque, semplicemente non ne hanno l'occasione. Ad uccidere o a fare da spettatori complici delle operazioni di "pulizia etnicansono uomini comuni coinvolti in qualche cosa che non capiscono e che li travolge. Sparare in quella direzione, militare sotto quella bandiera, linciare quel!' uomo diventa una questione -è terribile dirlo- di "orientamenton. Si tratta di stare a galla in un mare in tempesta, di assecondare il ventomigliore, di evitare il peggio per il quale, si sa, non c'è mai fondo. Del resto, per chi volesse sottrarsi a questo automatismo insensato non ;esterebbe, in questo come in innumerevoli altri casi, che la via sovrana e fallimentare del naufragio volontario, forse l'unica via ancora "politicanaperta al Resistente. Lo sfascio dello Stato italiano, quello, ricordiamolo, "nato dalla Resistenzan, non si è ancora colorato di sangue, ma ha ormai un medesimo carattere di ineluttabilità. E' non solo al nostro orizzonte, ma anche alle nostre spalle. Passivamente stiamo assistendo ad un processo rivoluzionario. Il riferimento alla passività non suoni qui come una denuncia moralistica, giacché impotenza, disorientamento, incapacità di calcolare l'effetto delle proprie azioni, sono, a dispetto de/l'apparente paradosso, proprio i segni indiscutibili dell'attivo coinvolgimento di una umanità storica in un processo di trasformazione rivoluzionaria (un esempio: la critica della corruzione politica è giusta, ma tale critica porta al qualunquismo, allo sfascismo, alla razionalizzazione tecnocratica dello stato, del resto se si tace si è complici di una classe politica corrotta e questo tacere è qualunquista e sfascista e così via...). I particolarismi più sfrenati e tra loro contraddittori sono stati tutti ugualmente legittimati dal tracollo non dell'ideologia, ma dell'ipocrisia. Voglio dire che gli egoismi di ceti ecorporazioni, per acquisire dignità, non hanno più motivo, come invece avevano fatto nel recente passato, di· omaggiare indirettamente la virtù, di spacciarsi cioè davanti ad un immaginario tribunale della ragione universale per espressione di valori comunitari, per bisogni collettivi. Possono presentarsi nudi e crudi, tutti numeri e statistiche, senza timore di essere svergognati. La nudità del Re non fa più scandalo. Il Nord che si rifiuta di pagare per il Sud, il commerciante che non vuole pagare le tasse, il salariato che non si lascia abbindolare dalle chiacchiere sul superiore interesse nazionale ecc. In nome di che il loro specifico ed esclusivo interesse dovrebbe infatti essere sacrificato? Quel particolare, dopo la caduta del muro (= ipocrisia) è tutto. E siccome non è possibile conciliare questi interessi contraddittori, ciascuno vivrà la propria condizione di frustrazione come la riprova di una violenza subita e ingiustificata. Violenza che chiede vendetta. L'interesse veramente abnorme per le noiosissime problematiche legate alla riforma istituzionale ha forse qui la sua radice profonda. Se si percepisce ormai il proprio convivere con gli altri come una giungla in cui domina solo la legge della forza, alla razionalità politica non resta altro obiettivo che dare regole minime a questo conflitto per esorcizzare finché è possibile il sangue. I problemi si fanno solo formali quando tutti i contenuti (la nostra carta costituzionale ne era veramente ricca) sono evaporati. Ma le astuzie formali sono un argine precario. Producono inoltre la pericolosa illusione di governare ancora il conflitto, quando invece la loro stessa urgenza è espressione di una situazione già irrimediabilmente compromessa. Prima di spararsi gli Jugoslavi hanno discusso per anni sul dopo Tito, hanno elaborato complicatissimi sistemi istituzionali che dovevano garantire autonomie regionali, etniche ecc, con il solo risultato di offrire a ciascuna etnia eserciti privati ben addestrati e motivati. Dove fallisce l'ingegneria costituzionale, si pensa allora possa riuscire la morale, questa specie di coniglio che non manca mai di saltar fuori dal cappello della crisi. E ci si dimentica ancora una volta che ciò che ogni particolarismo lamenta è proprio l'ingiustizia subita da un altro particolarismo: il Nord protesta l'immoralità dello spreco àel denaro pubblico, il Sud l'egoismo del ricco Nord, il lavoratore dipendente l'immoralità della evasione fiscale, quello autonomo l'immoralità de/l'assenteismo e del doppio lavoro ecc. Le ragioni dello sdegno e del richiamo a più alti valori sono pari soltanto al numero degli interessi in conflitto. Non meno della razionaNtà formale dei politici assediati nella loro cittadella, anche·il "diffuso bisogno di moralitànespresso dalla cosiddetta società civile (il "funarismo") è una semplice evasione -qullsi sempre, bisogna dirlo, in totale malafede- di fronte all'anonimia e impersonalità del processo rivoluzionario in corso: Una ·difesainsomma della soggettività minacciata nel suo potere sovrano, incapace di apprendere la sola lezione che le permetterebbe veramente di aprirsi ad una altra dimensione di senso, di consacrarsi ad un'altra possibilità esistenziale e comunitaria: la lezione della propria inessenzialità. (/ leoni leopardiani _ncosì rifiniti e maceri dall'inedian- hanno sbranato l'Islandese, è vero. Le sue domande sul senso e la finalità dell'esistenza individuale e collettiva sono rimaste senza risposta. Ma se l'Islandese fosse soprawissuto, se fosse tornato tra gli uomini con il suo amarissimo sapere, che cosa avrebbe fatto, detto, insegnato? Quale politica, quale comunità avrebbe inaugurato?). Rocco Ronchi Circolo "Il Cittadino",ACLI - POLIS - UNA CIITA' IRAffURI, CONFINI Ciclo di conferenze Saletta dell'ENAIP, Via Campo di Marte, Forll, ore 18 7 novembre 1992: ORDINE/ DISORDINE relatore: Gabriele Garavini 14 novembre 1992 VERITA'/INTERPRETAZIONE relatore:GiovanniMatteucci 21 dicembre 1992 SOLIDARIETA'/INDIVIDUALISMO relatore:CarloAndreoni 5 dicembre 1992 DESTRA / SINISTRA relatore:GiovanniTassani 12 dicembre 1992 INTERIORITA' / ESTERIORITA' relatore: Ivan Zattini 19 dicembre 1992 RELIGIOSITA' / SECOLARISMO relatore: Sergio Sala UNA CITTA'

SENZA QUALITA' Sembra proprio che stiamo attraversando un periodo difficile, una stretta della nostra storia. Soltanto un momento, una fase di passaggio, per ritornare ancora a quel che eravamo, oppure si tratta di una crisi che ci lascierà diversi? Disagio e malessere generico o qualcosa di più? E' possibile ricavare qualcosa di positivo da questa crisi? Forse sì: è come un momento di verità in cui ci stiamo rivelando per quel che realmente eravamo; quell'uomo che Erikson aveva diagnosticato: "Questo mondo delle macchine fa del proprio meglio per convertirlo in un consumatore idiota, in un allegro egoista, in uno schiavo dell'efficenza, offrendogli ciò che in apparenza egli chiede". Nessuna meraviglia dunque se ci scopriamo infantili e nevrotici. Prima potevamo anche illuderci pensandoci onesti e civili; la crisi ha rivelato invece l'inconsistenza etica e l'irresponsabilità sociale che ci affliggeva. Lamalattia mortale della nostra storia, di non aver avuto autentici maestri di morale; né Montaigne, né Kant. E senza etica una società non si mantiene: lapura pragmatica della democrazia si dissolve nelle difficoltà, se non è sorretta da una forte coscienza dei valori. Non sono quindi tanto le esplicite violenze dei razzismi beceri o la criminalità odiosa contro i bambini che fannopaura; potrebbero anche essere la punta dell'iceberg, appena lo sbando appariscente di un vuoto più profondo e diffuso: l'istinto di morte dei naziskin come un sintomo del nostro nulla. Il vivere civile non si eredita: l'etica èpiù dell'etologia. Quel che si richiede è invece un'appropriazione personale dei valori trasmessi, non una pura cultura residuale, perché il semplice comportamento democratico abbiamo visto che può nascondere un 'inconsistenza umana che, senza nemmeno la dignità tragica del nichilismo, si apre ugualmente allo squallore delle politiche scomposte. Anche se in lega. "E' questo il modo in cui finisce il mondo/ Non già come uno schianto, ma come un piagnisteo" (Eliot). Per spiegare la violenza giovani/e emergente si è recentemente anche accusato la produzione cinematografica; ma non sono Biade Runner o Basic lnstinct gli imputati pericolosi; basta il puro "funzionare" di una società che produce ricchezza e benessere. Del resto anche le grandi istituzioni dello Stato non possono sostituire il primato dell'etica; non producono uomini. La Somalia certamente dimostra l'indispensabilità di un potere ordinato, senza il quale non si aprono maggiori spazi di libertà, ma soltanto la violenza dannata dei prepotenti; ma anche uno Stato forte -Jugoslavia insegna- non sembra proprio che abbia maturato un'effettiva coscienza di solidarietà sociale. L'uomo senza qualitàdell'Occidente e l'uomo nuovo di altre culture nascondevano oltre le apparenze della pratica civile, consumista o obbediente, una inconsistenza etica disponibilissima all'istinto di morte. Se dunque c'è qualcosa di positivo che possiamo ricavare dalla crisi attuale è proprio l'evidenziarsi del dilemma di fondo dell'uomo che deve scegliere tra istinto di morte e impegno per i valori. Si vede così che l'alternativa radicale dell'uomo non è quella greca tra mito e logos, ma quella ebraica tra amore e morte. E tra questi due poli dell'esistenza non c'è terra di nessuno. La marcia della pace del prossimo dicembre a Sarajevo, è la coraggiosa affermazione della forza della ragione proprio là dove si uccide e si muore. Dove sembra che dominino le ragioni della forza. IL DISASTRO NON SAREBBE SOLO DELLEMINORANZE Le interviste di queste pagine sono state fatte prima degli ultimi fatti di Roma. A prescindere da una valutazione sull'utilità "politica" della scelta dei giovani ebrei romani, su cui si potrà anche discutere, ci teniamo ad esprimere loro la nostra piena solidarietà. Per quel poco che per ora, purtroppo, vale. Uno di loro ha detto: "voi non avete capito la gravità di quella stella sui negozi. Ci hanno marchiato". Infatti. Inutile continuare a dire che l'odio non c'è, il problema è la nostra indifferenza. Quellache ci impedisce ormai di "metterci nei panni degli altri", di capire e di sentire la gravità delle offese portate. In un fondo di prima pagina del Resto del Carlino c'era scritto che il problema dell'antisemitismo è nostro, perché non si potrà più vivere bene se gli ebrei saranno costretti adandar via. E' vero. Nell'indifferenza, nell'insensibilità, costretti a voltarsi da un'altra parte di fronte alla prepotenza dei pochi o dei molti, si vive male. Si diventa brutti. intervista a Tullia Zevi, presidente delle Comunità Israelitiche Italiane Credo che questi siano tempi in cui le persone accorte capiranno, se già non l'hanno fatto, quanto grande sia il valore della cura della memoria così tipico degli ebrei. La disponibilità o, meglio, la vocazione alla memoria, non è solo degli ebrei. Direi che il ragionamento si può estendere a tutte le minoranze. Chi si trova in una situazione minoritaria, in generale, ha delle antenne particolari, capta i segnali di pericolo o il disagio di una società con un certo anticipo rispetto al resto della popolazione. Ho dei ricordi infantili sulle leggi razziali, che erano poi leggi razziste e fasciste dirette soprattutto contro di noi. Ricordo l'indifferenza con cui, intorno a noi, furono accolte. Noi avevamo un inconscio collettivo che fu risvegliato da queste leggi per cui le collegammo immediatamente alle conseguenze inevitabili cui si sarebbe giunti. Mentre invece gli italiani si sono svegliati, nel bene e nel male, quando hanno visto le conseguenze di queste leggi, cioè tre anni dopo. Allora hanno reagito: o con l'indifferenza e il male attivo o con il bene attivo. Questa è la condizione delle minoranze. Una condizione scomoda, ma necessaria, perchè è la cartina di tornasole che rivela il grado di disagio e di malattia di una società. E quindi c'è una vocazione alla memoria, perchè appunto un male inflitto evoca i mali precedenti inflitti anche ad altre minoranze. In Europa gli ebrei sono stati per secoli la minoranza per antonomasia. In un continente cristianamente omogeneo e bianco l'ebreo era il diverso. Abbiamo creduto per molto tempo -noi laici, progressisti, di sinistra- che la questione dell'antisemitismo fosse un problema risolto, chiuso. Oggi, drammaticamente, ci stiamo accorgendo che non esistono problemi risolti per sempre dalla storia. Lo vediamo con altre questioni che credevamo chiuse perchè legate all'avvento della borghesia nell' 800 -le nazionalità, le etnie- e che invece riemergono. Lo stesso sta accadendo con l'antisemitismo e quell'attenzione che gli ebrei hanno sempre avuto e che a volte a qualcuno poteva apparire eccessiva, si sta dimostrando, drammaticamente, più che motivata. Credo sia utile ricordare da quali radici trae la sua linfa l'antisemitismo. La prima radice è quella cristiana. Sarebbe troppo lungo qui ripetere la storia del rapporto fra ebrei e cristiani, ma non c'è dubbio che il pur trionfante cristianesimo aveva bisogno di mantenere una testimonianza e la sopravvivenza ebraica poteva servire a dimostrare l'autenticità delle radici. Ma allo stesso tempo, essendo gli ebrei coloro che avevano rifiutato l'immagine di Gesù come Messia, andavano emarginati e puniti. Si spiegano così, nel popolo cristiano, quest'avversione/ rattrazione per gli ebrei , la perenne umiliazione in cui andavano tenuti, la nascita dei ghetti, i mestieri infamanti cui erano obbligati (prestito del denaro, commercio degli stracci). Ad un certo punto gli ebrei diventavano come loro li volevano: dediti al prestito del denaro ed emarginati. C'è dunque quest'immagine dell'ebreo deicida ed abbietto che si è perpetrata nei secoli e che la Chiesa ha lasciato prosperare fino aquandoJules lsac andò da Giovanni XXIII e gli dimostrò quali erano state le conseguenze dell'accusa di deicidio. Da allora la chiesa ha preso coscienza e il Concilio Ecumenico fu anche il risultato dell'incontro fra lo scampato dei campi di sterminio e il Papa. La chiesa stessa sentì il bisogno di emendarsi. Il documento "Nostra aetate" è la presa di coscienza di queste cose. li guaio è che se il documento è buono, tuttavia non è sufficiente, come dimostra l'inchiesta dell'associazione per l'amicizia ebraico cristiana di Roma, secondo la quale 1'80 per cento delle suore non ha mai sentito parlare di quel documento e lè percentuali dei preti e degli insegnanti di religione non sono molto migliori. Una seconda radice è l'antisemitismo ottocentesco, cioè il razzismo vero e proprio, su presunte basi biologiche. E naturalmente non mette conto perdere tempo dietro simili farneticazioni. Una terza radice è l'antisionismo della sinistra, che ha finito col produrre antisemitismo perchè la linea di divisione fra antisemitismo e antisionismo è estremamente labile. Mi son sentita dire spesso: "Voi israeliani", oppure "lo stato israelita". Insomma la confusione è tanta. E purtroppo l'antisemitismo prospera nell'ignoranza. La cosa necessaria, e per cui ancora oggi mi sto battendo, è informare su chi sono gli ebrei. Infine, l'antisemitismo oggi ha delle radici e dei connotati anche nuovi. Nell'Europa dell'est, ad esempio. Anche se non tutte sono cose davvero nuove, ma molte ritornano, riemergono, come quest' accusa, che è un'immensa fandonia, secondo la quale la finanza americana, le banche, i giornali sarebbero controllati dagli ebrei. Recentemente sono stata a Praga e ho riscontrato un antisemitismo che nasce dal- !' anticomunismo. Cos'è successo in questi paesi dell'ex impero sovietico? Prima della guerra esistevano partiti comunisti, a volte clandestini a volte no, che si opponevano ai regimi reazionari dell'Europa orientale. Gli ebrei stavano talmente male sotto questi regimi che diventavano in modo naturale degli oppositori e spesso aderivano ai partiti comunisti. Quando sono arrivati i nazisti, molti comunisti hanno trovato rifugio in URSS e fra questi c'erano molti ebrei. Quando i russi hanno occupato questi paesi cacciando i tedeschi i comunisti son tornati e CO hanno preso il potere. Naturalmente gli ebrei comunisti hanno partecipato alla costruzione di quei regimi, con l'espropriazione delle terre, la collettivizzazione, ecc. per cui gli ebrei son diventati "quelli che portano via la terra ai contadini". Oggi nell'antisemitismo di questi paesi ci sono queste ragioni anticomuniste. Fra l'altro, spesso i comunisti ebrei sono stati essi stessi emarginati o perseguitati in quanto ebrei. Ma nell'immaginario collettivo l'ebreo era quello che ho detto. Nell'Europa occidentale l' antisemitismo oggi sembra nascere dal revisionismo storico. La generazione dei testimoni si va diradando e l'Europa ha cominciato a liberarsi del suo senso di colpa. In fondo quello che ha tenuto buoni gli antisemiti sono stati i sensi di colpa e l'opportunismo. Adesso invece vogliono cancellare le tracce, vanno ai cimiteri e compiono atti orribili. Non se la pigliano con le persone , ma con le testimonianze. Vogliono estirpare la memoria. "Basta con 'sta storia degli ebrei, ci hanno stancato con questi 6 milioni di morti. Che poi erano 4, oppure 2. Non bisogna parlarne più!" Non c'è solo un revisionismo di estrema destra, ma ce n'è uno anche cristiano. Il culto di padre Kolbe, il convento delle carmelitane ad Auschwitz sono forme di revisionismo. Lentamente, quando non avremo più fiato per protestare, i campi di sterminio per una ragione o per l'altra saranno smantellati. I naziskin sono solo il braccio truce e caricaturale del revisionismo. Al signor Fini, e non solo a lui, queste teste rapate fanno comodo perchè permeitono operazioni di destra che, a confronto, appaiono più pulite. Quando uscirono gli scritti di Faurisson e di altri, con il grave scivolone di Chomski, molti dissero che il tutto era talmente ridicolo che non bisognava parlarne. Invece poi in Francia, fortunatamente, Vidal Naquet rispose inmodo puntuale su ogni aspetto, su ogni terreno. Ora esiste un problema: di fronte sia ai libri revisionisti, che ai naziskin qual è la via giusta da tenere fra un eccesso di sottovalutazione e un eccesso di attenzione che finisce di fare il loro gioco? Mi pare ci siano due metodi da usare: applicare le leggi, perchè non va dimenticato che in Italia ci sono leggi che puniscono l'esaltazione del genocidio e la ricostituzione del partito fascista. L'unica arma della democrazia è far rispettare le leggi. E poi non demonizzare. Nella comunità ebraica c'è stata discussione quando lrving è stato bloccato alla frontiera. E' stato un bene o è stato un male? lo stessa ero molto perplessa. Perchè bisogna stare attenti a non limitare i diritti di chicchessia. In quel momento I' indignazione fra i nostri giovani era tale che c'era il pericolo che accadessero brutte cose e penso allora che sia stato meglio che lrving sia stato bloccato alla frontiera. Perchè a Roma, dove c'è ancora una specie di proletariato ebraico, nel ghetto i naziskin non vengono e non possono venire. Comunque ai nazisti, me l'ha assicurato il capo della polizia Parisi, non verrà più concesso spazio, siano i giovani rapati o i vecchi arnesi tedeschi. Quin- .. zf!J ,.l, I ... ,,, j . ..,.Y",,·•-- VialeBolognesi,5 - 47100 FORLI' - Tel. e Fax.(0543)28289 FORNITURECOMPLETEPERUFFICIO CANCELLERIVAARIA - FORNITURETECNICHE - ARCHMAZIONE STAMPATI - ARTICOUDAREGALO SCRITTURA - SCHEDARI - SCHEDE - REGISTRI 47100FORLI'via FlavioBiondo,·s Tel.0543/31524 di applicare le leggi, impedire i convegni e le manifestazioni di esaltazione dello sterminio e dei partiti nazifascisti, ma anche attenzione a non demonizzare questi giovani, che in fondo sono solo teste vuote. lo mi chiedo come si potrebbe avere un incontro con loro. Molti vengono dalle borgate più squallide, dove non esiste un 'alternativa alla vita di tutti i giorni, vivono in case miserevoli, non hanno lavoro, non hanno luoghi di aggregazione ed hanno trovato solo questo modo distorto di trovarsi insieme. Bisognerebbe insegnargli vie alternative, spiegargli la storia. A scuola purtroppo non si insegna niente e ci si ferma alla Seconda Guerra mondiale. Nei libri di testo ci sono gli ebrei ai tempi di Mosè e poi gli ebrei dello sterminio: un salto di 3000 anni. Cos'è successo in quel vuoto non si sa. E allora c'è anche chi ti viene a dire: se gli ebrei sono così perseguitati un motivo ci sarà ... E' necessario un lavoro di educazione e un'offerta di alternative. Non è facile, bisognerebbe che ci arrivasse il volontariato. Perchè il problema non riguarda solo gli ebrei. Del resto in Italia non siamo molti, circa 35 mila, di cui il 40% a Roma e circa 10 mila a Milano. Il resto è composto da piccole e piccolissime comunità soprattutto nel nord. Il problema riguarda gli zingari, i lavoratori stranieri e gli italiani stessi, con i discorsi che si sentono in giro sul nord e il sud. In sostanza è un problema di educazione e di conoscenza: una società senza memoria è destinata ad andare incontro a gravi disastri e la storia ha già dimostrato che non riguarderebbero solo le minoranze. ■ La solidarietà è quindi tutta interessata. ilono ~CRLznrud Tuttll ltl scelkl chevuoi Vialedell'Appennùw1, 63 - Forlì DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIALE«ILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForlìTel.0543/72102F3ax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552

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