Una città - anno II - n. 17 - novembre 1992

• r, r I' IRRINUNCIABILI DIGNITA I DI LUCA LucaTorreafta é morto lo scorso .2.2seHemfJre a Bologna. Aveva 4.2 anni. Desideriamo ·ricordarlo pufJIJficando gli interventi di due amici a fui molto cari, Stefano Senni e Gianni Sofri. E' con comprensibile emozione che parlo di Luca e credo comunque che questo breve ricordo sia utile non soltanto per tenere vicino questo compagno che ci ha voluto bene e a cui abbiamo voluto bene, ma potrebbe essere anche un contributo al dibattito che ci sarà dopo e che ha per titolo "Che senso ha fare politica?". La vita di Luca é un esempio semplice e straordinario di una vita che ha avuto una direzione, un senso e un respirare quotidiano della politica. Politica non come appartenenza al mondo delle regole e della politica professionale, ma con una specie di ispirazione molto naturale, semplice appunto, che dirigeva ogni suo gesto, ogni suo atto, ogni sua scelta, portandolo a fare scelte straordinarie nella loro difficoltà. Qualcosa che appartiene a tutti i compagni, per cui i compagni pagano a volte prezzi altissimi e per questo, appunto, straordinaria. La storia di Luca per chi non lo conosce, -ho difficoltà a raccontarla brevemente-, è la storia di un ragazzo che dai 18-20 anni ha partecipato a tutte le lotte studentesche di Bologna, in Lotta Continua, -mi diceva no anche con incarichi dirigenziali, ma su questo Luca per primo avrebbe fatto un sorriso-, è stato in tutte le situazioni di lotta dove sono nate idee nuove a Bologna, poi è andato in America, in Messico, in anni molto colorati, molto gioiosi, niente affatto di fuga, e che non lo hanno poi allontanato per niente dalle idee politiche. E infatti, appena tornato, -l'unica cosa che era cambiata era un orecchino-, ha ripreso naturalmente a fare politica. Si è impegnato nelle radio private, nella LILA, contro l'AIDS, e sul problema del razzismo e tutto questo quando queste tematiche erano all'inizio, non erano ancora così presenti nella testa di tutti. E poi negli ultimi anni della sua vita -è morto a 42 anni-, ha fatto il giornalista, in un modo molto particolare. Credevo che più o meno chi fa il giornalista cadesse nella trappola della professione e potesse a volte reagire soltanto smettendo di scrivere. E invece lui mi aveva insegnato questa semplice e straordinaria capacità di lavorare con puntiglio sulle cose. Cito solo due inchieste che lui portò avanti: Ustica e Italicus. Aveva un archivio impressionante, pericoloso. Pericoloso proprio per il pavimento di casa sua. Ha veramente fatto questo lavoro in condizioni precarie e generose. E qui _devomettere una nota di polemica, non astiosa, ma dedsa, nei confronti del "Manifesto" che, nei confronti di Luca, si è comportato, per dirla con un eufemismo, come un qualsiasi giornale padronale, a eccezione del!' affetto dei singoli compagni. Penso che tutte le volte che i compagni del Manifesto scriveranno la parola "sfruttamento", forse dovrebbe venire loro quello che a Bologna si chiama "un po' di magone", pensando a Luca. Luca soffriva fin dal!' infanzia, ora si può dire, di una forma leggera, non grave, di epilessia che gli è stata poi fatale. Ecco, chi non lo conosceva è rimasto stupito da questa notizia, perché in effetti Luca non se ne lamentava mai. Si portava dietro questa ombra con una serenità straordinaria, e gli amici l'avevano dimenticata. Quando parlavo con Luca, non mi ricordavo di questa ombra nella sua vita. Me la sono ricordata drammaticamente all'ultimo momento, è la prima cosa a cui ho pensato. Vorrei ricordare un episodio, per dare l'idea di questa vita semplice e straordinaria, di questa vita con un senso politico, quando un altro compagno che ci è molto caro e a cui abbiamo intitolato un'associazione, Mauro Comellini, morì. Nell'ultimo anno, che fu molto brutto, perché fu una morte lenta, dignitosa ma lenta, gli furono molto vicini Silvia, la sua ragazza, io, con molta difficoltà perché avevo gran desiderio di fuga e gran difficoltà a stare vicino al dolore, a vedere questo amico trasformarsi, e, con una naturalezza assoluta, Luca. E non credo che questo derivasse dal fatto che si sentisse unito nella malattia. Era perché c'era in Luca, e questa è una discussione che ricordo benissimo, ricordo le parole precise, l'idea della politica come tentativo di vivere insieme in modo diverso da quello in cui si vive nel nostro paese, come una forma di dignità irrinunciabile. Queste furono le parole che lui disse quella sera. E che comunque questa dignità irrinunciabile, per quanto potesse causare grosse difficoltà e far pagare grossi prezzi, -e la vita di Luca non è stata una vita facile-, era comunque meglio della miseria e dell'orrore di chi rifiuta qualsiasi forma di impegno, di chi governa questo paese come ha governato questi ultimi anni e soprattutto di chi tradisce, di chi svende i compagni semplici e straordinari come Luca. Ecco io avrei voluto a questo punto leggere una poesia che avevo scritto perché era un po' una visione della nostra generazione. Si chiama "calanchi" e parla appunto di questa irrinunciabile dignità, di questa paradossale vittoria. Forse questo è un termine strano, ma io lo intendo riferito alle vite di alcuni compagni, di cui forse dovremmo accorgerci non solo nel momento in cui li perdiamo, ma che dovrebbe accompagnare, dovrebbe renderci tutti i compagni più preziosi. Questa poesia io la dedicai a mio figlio e Luca mi rimproveCapita, con gli anni e le tristeue, di diventar più duri, o di imparare a sembrarlo. Questo, almeno, si crede. Ma non è mai vero del tutto: altrimenti non proveremmo oggi, così in tanti, quel dolore, quel vuoto, quello strano rimorso. Luca era nato il 3 giugno 1950; è morto il 2-2 settembre del 1992. Quando io lo conobbi, era un ragazzo di vent'anni che si accostava alla politica: generoso, ingenuo, appassionato come si dovrebbe esser tutti, almeno a vent'anni. Di lui -del ragazzo di allora come del giovane uomo che ci ha oggi lasciato- Luigi Mariucci ha ricordato giustamente la vivacità incredibiledegli occhi, mai come in questo caso specchio dell'anima. Era capace -a dispetto di una salute sempre minacciata- di esplosioni di allegria; ma anche di grande serietà e dedizione. Portò queste sue doti nel lavoro politico (come si diceva allora), inLotta Continua. Le mise, con incantevole semplicità, al servizio degli altri. E benché fosse giovanissimo, aveva già un acume e un equilibrio che rò di questo e quando gli chiesi a chi avrei dovuto dedicarla, lui, con assoluta faccia tosta, mi disse: a me, a un compagno che ha fatto le stesse esperienze. Mi sono ricordato molto di questa frase, di quanto a volte le vite semplici e straordinarie ci passino vicino e, non si può dire che non ce ne accorgiamo, soltanto alla fine ci accorgiamo che c'erano in queste vite una forza e una dignità che dovrebbero aiutarci a sperare. Se non nella politica, nella nostra capacità di affrontare i disastri della politica o le speranze della politica, con maggiore energia, perché questo è quello che noi dobbiamo ai compagni che pagano prezzi più alti di noi. Stefano Benni Questo imervento è la registrazione della commemorazione di Luca Torrealta che Stefano Bermi hafauo, in aperwra del diballito "che senso ha fare politica", la sera del 6 ouobre 92 a Bologna presso il cinema Seuebel/o. Il diballito era oganiu.ato dal comitato di solidarietà con Adriano Sofri, Ovidio Bompressi, e Giorgio Pietrostefani. Comitato incuiLuca si era impegnato allivamente. lo imponevano a/l'attenzione e all'ascolto. Di molti (quasi tutti)fra i ragaui che conobbi allora -io di molti anni più anziàno- so di poter dire con certeua che le loro scelte erano prive di ogni ambizione personale, mossa solo da una passione generosa e vissuta per la giustizia: in Luca, questo era più evidente che in chiunque altro. Nel corso degli anni, ebbi modo di conoscerlo bene. In un'occasione soprattutto, nel '76, camminammo per alcuni mesi assai vicini, lui aiutandomi in una campagna elettorale, ma ciascuno dei due insegnando e imparando. Di quei mesi ho un ricordo ora struggente. Più tardi, ma solo per ragioni pratiche, le nostre vite si separarono, e ci vedemmo più di rado: ma mai venne meno l'affetto, rinnovato peraltro negli ultimi anni dalla sua attenzione a vicende in parte mie, in parte comuni. Mi chiedo semmai (me l'ero chiesto anche prima), e non senza una profonda inquietudine, se non avrei potuto fare qualcosa per lui: ma Luca non sapeva domandare, e io sono, a volte, colpevolmente pigro e distratto. Ho visto in questi giorni che siamo in molti a pensare di aver ricevuto da lui assai più di quanto abbiamo saputo dargli. Luca rimase sempre fedele a se stesso, anche in tempi più duri: il suo ultimo e più importante lavoro, come giornalista del "Manifesto", fu per lui la prosecuzione di un impegno che era cominciato tanti anni prima. Lo svolgeva -quel lavoro- con maturità professionale crescente, e ormai ampiamente riconosciuta; ma, anche, con sempre rinnovata passione. Era attento alla politica, ma anche ai problemi del mondo del lavoro, al rauismo, ai diritti della gente, ai suoi sentimenti, alle sue sofferenze. La precoce esperienza politica, un lungo soggiorno negli Stati Uniti, un' attenzione continua alla cultura del mondo giovanile ne avevano fatto un giornalista inconsueto; avevano contribuito ad affinare e ad arricchire la sua sensibilità, indirizzandola verso temi e settori più diversi. UNA CITTA' In questo anno e mezzo sono stati intervistati Remo Bodei. filosofo; don Pietro Fabbri. della Caritas di Forll; Renzo del Carri a. presidente onorario della Lega Nord di Toscana; il Rabbino Luciano Caro; GiorgioCeredi, vecchio comunista; Oscar Laghi. psicoanalista di Forlì; don Francesco Ricci; Maurizio Viroli. forlivese che insegna a Princcton; un sieropositivo e sua moglie; Beniamino Matatia e Cesare Finzi, ebrei di Faenza; Hannah Siniora, dirigente palestinese; don Arturo Femicelli. prete carismatico di Forlì; padre Ennio Pintacuda. di Palermo; Angelo Panebianco, editorialista del Corriere della Sera; Aristide Missiroli, medico di Forlì: Grazia Parisi. psicologa Usi Forlì: Dario Antiseri. professore universitario di filosofia di Roma; Judith Malinadel Living Thcatre; Giannozzo Pucci. fondamentalista verde; Giovanni Zauli. professore di scuola media: Valeria Capelli, professoressa di Forlì: Matilde Men gozzi, casalinga; un'anziana signora ebrea; Serena Sartini. di Animai Liberation di Rimini. Elena Barcdi. scout comunista ingraiana di Cesena: Milad Basir, palestinese: Augusto De Molo, professore di liceo scientifico: Fadila Bakadour. algerina di Cesena; Livia Zanni e sua figlia Laura: Gabriella Frignani. mamma: Liliana Casadio, della comunità di Sadurano: Valerio Pacchetti e Tilvcrio Turroni. cx-operai della Becchi; Giorgio Cclii, etologo; Carlo Sorgi. magistrato; Loris G., cx-tossicodipendente; Patrizia Genti lini. aiutoprimario aOncologia di Forll; Mariella Rivaha. cxmissionaria laica oggi affidataria; padre e figlio albanesi; Antonietta Di Castro; Nusseibch, dirigente palestinese dei territori; Mauro Bacciocchi, responsabile dell'exufficio di eollòcamento; Viviana Venturi. psicoterapeuta: Graziella Salaroli. coordinatrice volontari IOR: Pippo Tadolini. ginecologo; Lida Dc Carolis e Maria Montanari. di Comunione e Liberazione; gli "extra" di Collina; Mario Bartoli. medico; Maria Pia Dradi, etnologa; Katia Baffioni, insegnante; Giuseppe Copertino, pastore avventista: Giovanna Ravaioli. assistente sociale; Flavia e Sandra Busalla, etnologhe; Florence Ribot, di Cà del Vento di Imola: Paolo Bianchi. gay di Cesena; Vito Fumagalli. storico; Nanni Salio. teorico pacifista; Roberto Marchesini. presidente del comitato nazionale difesa animali d'allevamento: Carlo Ginzburg, storico: Adriano Sofri; Edoardo Albinati, scrittore: Fausto Thaiten Guareschi. maestro zen; Alberto Salvato, militante pacifista; Giampiero Moretti, filosofo; Carlo Flamigni. primario di Fisiopatologia della riproduzione a Bologna: Tullia Zcvi. presidente dell'Unione delle Comunità Israelitiche italiane: Alex Langer. deputato europeo verde; Gianluca Manzi. poeta e filosofo: Don Dario Ciani; Lilia Casali. di Animai Libcration; Franco Rusticali. cardiologo; Giovanni Di Santo. Marco Tarchi. leadcr della "Nuova Destra"; don Oreste Bcnzi; Franca Morigi. pacifista; Marco Martinelli.del gruppo teatrale "Le Albe"; Carmen Silvestroni. scultrice; Andrea Canevaro, docente di pedagogia speciale; Mohammed El Hamouni. insegnante arabo; Bifo Berardi; Piero Casavecchia, della rivista 'Tendenze" ... e tanti altri. da leggere abbonamento ordinarlo: 25.000 abbonamento sostenitore: 50.000 e.e. n. 12405478 Intestato a eoop. UNA e/TTA', Via Ariosto 27, Forlì CO Un giornale a cui collaborano Rocco Ronchi. Ivan Zattini, Giovanni Tassani. Roberto Balzani. don Sergio Sala, Andrea Brigliadori. Libero Casamurata, Massimo Tesei. Franco Melandri. Carlo Poleui, Rosanna Ambrogcui, Fausto Fabbri. Patrizia Beni. Diano Leoni. Gianni Saporeui. Fabio Strada. Piero Rinaldi, Ilaria Baldini, Paolo Bertozzi e tanti altri ... Ma, soprattutto, Luca giornalista si distingueva per l'amore dei "fatti" e per la cura meticolosa con cui verificava ogni particolare: un atteggiamento non scontato né molto frequente nel suo mestiere. Molti dei suoi colleghi ricordano di aver utilizzato i suoi archivi, messi insieme con grande pazienza e serietà. Sia nel lavoro, sia ancor più nella vita, Luca conservò intera la sua generosità. Quando un amico suo -e di molti di noisi ammalò gravemente, avviandosi a poco a poco a morirne, Luca fu accanto a lui come nessun altro, infermiere e fratello, senza conoscere stanchezze. Ricordo che, vincendo a fatica la mia paura della retorica, non potei fare a meno di scrivergli, per dirgli la mia ammirazione. Si potrebbero dire e ricordare molte altre cose di Luca, ma io, oggi, mi sono interrogato soprattutto su come mai, al di là degli scambi di battute scherzose o ironiche, Luca fossecosìamatodatutti. Forse, pur auraversando delusioni e timori e tristezze, Luca erarimasto un ragauo. Era come se, giunto sulla soglia del mondo adulto, si fosse rifiutato di varcarla, avendo visto che quel mondo gli avrebbe imposto ambizioni, rivalità, compromessi: tutte cose delle quali non era capace. Penso che a noi fosse simpatico e caro proprio per questo, perché non aveva varcato quella soglia e aveva preferito conservare la suafrescheua. Ma il rovescio della medaglia è che Luca era rimasto (nel lavoro ma anche altrove) un "precario". Mi chiedo quale e quanta sofferenza sia stata per lui il preuo di una simile scelta. E' possibile che lo sapesse lui solo; o che lo sapesse qualcuno che gli era stato più vicino. lo no. E questo accresce in me, questa volta, il rimorso che sempre accompagna chi sopravvive pensando a una persona tanto più giovane che se n'è andata, per indicibile ingiustizia, troppo presto. Gianni Sofri (Questo testo è una versione ampliata e modificata di quello apparso su "il manifesto" del 25 settembre scorso) Associazione culturale "Paideia" in collaborazione con "Una Città" FIGURE DELL'IMPOLITICO Venerdì 27 novembre Dalla potenza alla sovranità. L'ahlmsa come radice dell'impolitico (Ivan Zattini) Venerdì 4 Dicembre Forme del potere nelle società tribali. (Franco Melandri) Venerdì 11 Dicembre La sovranità del fallimento. Bataille. (Rocco Ronchi) I tre incontri, aperti a tutti, vogliono ricondurre alle loro radici filosofiche alcuni concetti fondamentali che hanno animato diversi interventi sul giornale "Una Città" negli ultimimesi. La tradizione europea, letteraria e filosofica, dell'"impolitico" rivela interessanti analogie con la concezione indiana e gandhiana dell'ahimsa, consentendo di rintracciare le ragioni per un senso del fare, anche del fare "pubblico", che forse viene prima della "repubblica" dei filosofi, prima della "rappresentanza" del giusnaturalismo borghese, o forse ne resta al di là. Più in generale, vogliamo proporre un'occasione per tentare di capire meglio i meccanismi profondi del potere, o la sua metafisica come "potenza". Gli incontri si svolgeranno presso la sede di "Una Città", in Piazza Dante (del Vescovo) 21, alle ore 20,30 esatte.

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