Una città - anno II - n. 17 - novembre 1992

IL GENOCIDIO E' UN FATTO questo, secondo me, non c'è da discutere. Si può poi essere o meno daccordo sul fatto che si possa scindere in fasi o in aspetti fra sé anche distanti un fenomeno politico di movimento e di regime, come è stato il nazionalsocialismo, ma anche il fascismo, il comunismo o tanti altri, ma, ripeto, la premessa di un dibattito serio sul "revisionismo", secondo me, in Italia non esiste. Si tratta di uno scontro di progetti politici strumentali o di umoralità, il che è ancora peggio. Io ritengo che sulla base di un dibattito che cresce e che nasce in questo ambiente non ci sia assolutamente nulla da dire. E poi qual è il pubblico di lrving? A quanto mi risulta sono gli skinheads. Dio me ne scampi e liberi. Questa sarà, se si vuole, una posizione razzista sui generis, ma per il momento non riconosco agli skinheads alcuna facoltà intellettuale d' interlocuzione, quindi non mi interessano; meno ce n'è al mondo più contento sono. • • • • rev1s1on1smoe memoria effettivamente vivace. Tornando alla questione del divieto ad lrving di venire in Italia, non c'era il pericolo che, facendolo venire, si rinfocolassero le tensioni a sfondo razzistico che stanno emergendo un po' ovunque in Europa ed anche in Italia? Lo stesso discorso non si potrebbe applicare anche ad uno qualunque dei molti personaggi che sono venuti in questi anni nel nostro paese per vantare le lodi di regimi politici che poi, una volta caduti, sono stati demonizzati a oltranza? E poi torno a dire: a che pubblico si sarebbe rivolto lrving? Che tipo di pericolo avrebbe rappresentato nei confronti della sacra memoria, e lo dico non troppo ironicamente, chi si poteva sentire insultato direttamente? Veniva a parlare a 300 teste rapate, più o meno vuote, o piene non si sa di che cosa, causando quale tipo di danno? E chi gli potrebbe impedire di venire dopodomani, a titolo del tutto privato, per capitare in un incontro, con magari 500 persone, e dire le stesse cose? Dove sta la differenza? Era previsto un comizio di massa, un collegamento televisivo? Lo ignoro, ma suppongo di no. Se la questione era quella di un'espressione di parola, che differenza fa? Non accresce forse il culto .della personalità di lrving nei confronti dei suoi già predisposti seguaci? quello che sta succedendo, a mio parere, non ha nulla, o molto poco, a che vedere col problema dell'antisemitismo; ha a che vedere col problema, per me molto più attuale, della xenofobia. Sul riferimento alla simbologia del nazionalsocialismo va detto che lì si inquadra la figura del male assoluto e questa è gente che ha bisogno, per sentirsi forte, per cercare di far paura agli altri, di avvolgersi in questo manto di assolutezza della propria negatività. Certo se la patologia sociale diventasse un fatto rilevante, diffuso a livello di comportamenti aggressivi continui, va sradicata con gli unici metodi che sono possibili, cioè prevenzione e repressione. intervista a Marco farciti, esponente della "nuova destra" Marco Tarchi, fiorentino, ricercatore in scienze politiche, è uno dei leadersdi quel variegatomondopoliticoe culturalechesi autodefinisce "Nuova Destra". Questa tendenza, nata sul finire degli anni '70, si è progressivamentedistaccatadal MSIed ha avviatouna ricerca teorica che.l'haportataa cercare il dialogoanchecon i settoriculturalmentepiù aperti della sinistra.Fece scalpore, alla finedel 1982,un convegnodal titolo "Nuova Destra e sinistra: appunti per un dibattito" da essa organizzato e a cui parteciparono, fra gli altri, Massimo Cacciari e GiovanniTassani. espellerlo dal dibattito, non credo che debba avere più ragione di esistere una questione "antisemitismo" nell'Europa contemporanea. Dal mio punto di vista, dal punto di vista della Nuova Destra, la questione del diritto all'affermazione delle specifiche identità è stata risolta una volta per tutte. La questione del lobbysmo, degli interessi intervenienti in determinati contesti politico-economici, va affrontata caso per caso, prescindendo totalmente dalla appartenenza dell'uno o dell'altro dei soggetti ad ambiti identitari culturali o religiosi. Abbiamo sempre ribadito un'assoluta ostilità alle letture complottistiche della storia, che sono state storicamente un elemento di autocastrazione intellettuale della destra radicale. Rifiutiamo in blocco questo tipo di letture perché sono una soluzione semplificatoria, che non ha nessuna ragion d'essere. Io non sono mai stato, per storia personale, né parte della tragedia ebraica, né minimamente parte della tragedia di altro genere, di segno nazionalsocialista, razzista, eccetera. Tuttavia non ho mai negato, anzi lo affermo, l'interesse e il diritto ali' interesse per una revisione storica di fenomeni come il nazionalsocialismo, ma questo in una prospettiva che indaghi, per esempio, la sua dinamica sociale, il perché delle facoltà di aggregazione che ha avuto il partito nazionalsocialista ali' inizio degli anni '30, il problema del rapporto fra comunità nazionale, idea di destino e mobilitazione di determinate classi sociali; sono quelli i terreni su cui ciascuno può dir la sua e certo c'è da dire. Su questi terreni il giudizio morale, com'è ovvio, deve prevalere, talvolta deve anche precludere qualunque altro tipo di discorso. Dunque, se il "revisionismo" verrà restituito a un dibattito di storici veri, a una comunicazione civile e scientifica su questo tema, benissimo, valuteremo i risultati. Così com'è il "revisionismo" è uno strumento di riemersione strumentale, finalizzato politicamente su temi che a nostro avviso non vanno trattati in forma emotiva e umorale; conseguentemente Lei è un esponente di spicco della "Nuova Destra", cosa pensa del "revisionismo storico",che nega l'esistenza dei campi di sterminio nazisti? Ci sono argomenti sui quali secondo me non è sufficiente la chiarezza dell'esposizione per essere ben interpretati; intorno ad argomenti come quello del "revisionismo" si fa un opposto gioco di pregiudizi e si tende quindi a precollocare gli interlocutori. Bisogna, allora, prima intendersi sull'oggetto del contendere. Nel contesto del discorso su lrving e sul divieto a farlo entrare in Italia secondo me c'erano due questioni che si sovrapponevano: una era quella della libertà d'espressione, l'altra era quella dei contenuti del revisionismo e, se vogliamo, anche la qualità di lrving. In linea di massima credo che tutte le opinioni, sintanto che non vengono finalizzate direttamente a un impiego criminale, abbiano diritto di essere espresse. Conseguentemente, credo che sarebbe stato anche nell'interesse di chi lo contestava far parlare lrving. Questo si ricongiunge al problema della qualità di lrving che, per quel poco che ne ho letto, credo non sia tale da giustificare l 'interesse che gli viene dato. Secondo me è un giornalista storico che, malgrado la sua grande sottolineatura sull'uso degli archivi, non ha alcun respiro di carattere teorico e interpretativo. una lecita curiosità umana Il "revisionismo", se preso in astratto, come filone di ricerca storica quale forse poteva essere in origine, penso sia una espressione lecita della curiosità dell'intelligenza umana. Per l'unica parte del discorso revisionista per cui ho una qualche cognizione diretta, cioè i primi due libri di Faurisson, usciti, se non ricordo male, nell' 83-84, mi pareva che fossero sufficientemente legati alla dimensione di una ricerca storica discutibile, ma onesta. Mentre adesso, a mio parere, il "revisionismo" è semplicemente uno strumento di risorgenza, su due versanti opposti, di una tematica che trovo particolarmente sgradevole, cioè l'antisemitismo usato politicamente. E dico nei due versanti perché, purtroppo, tutto il battage intorno alla questione del "revisionismo" è dovuto a due interessi confliggenti e convergenti che hanno cercato di portare un elemento di rottura diretta nel dibattito delle idee degli anni '90; dopo che negli anni '80 lo scollamento delle grandi categorie, destra, sinistra, centro, aveva portato a grossi passi avanti nel dialogo fra non conformisti di diverso segno. espellere l'antisemitismo dal di.aHito Personalmente ho avversato la penetrazione di tematiche revisioniste negli ambienti culturali di quella parte del mondo di destra che si era rivolta con una certa curiosità alla Nuova Destra e per questo vengo accusato da varie riviste e rivistine della destra radicale ("Ori on", "Eliodromos") di essere servo di non si sa bene quali interessi occulti. Sulle riviste della Nuova Destra abbiamo affrontato ripetutamente la questione del revisionismo storico sul fenomeno fascismo, sul nazionalsocialismo, eccetera, ma non si è mai accennato alle tesi revisioniste sull 'antisemitismo. Purtroppo l 'antisemitismo è da un secolo veicolo di manipolazioni ideologiche in un senso o nell'altro; è un catalizzatore di pulsioni umorali in negativo. Francamente mi sembra venuta l'ora di STAGIONE TEATRALE 1992/93 l'IH)S \ 1'>'>2 CARLOGOLDONI LAMOGLIESAGGIA con Annamaria Guamieri, Ilaria Occhini, Luciano Virgilio, Giovanni Crippa, Franco Mezzera Regia di Giuseppe Patroni Griffi TEATRO STABILE DELL'UMBRIA 24-25-26-27 novembre 1992 ore 21 FRANCARAME con due atti unici di FrancaRame e Dario Fo COMPAGNIA DARIO FO E FRANCARAME 14-15 dicembre 1992 ore 21 PROGETTO SHAKESPEARE 2aEDIZIONE WILLIAMSHAKESPEARE LA COMMEDIA DEGLIERRORI Regia di Antonio Syxty Coop.Teatro dell'Arca - Forll Prima nazionale 27-28-29-30 dicembre 1992 ore 21 AUTUNNO Tutti gli spettacoli in cartellone PROSA 1993 RAINERWERNER FASSBINDER da Goldoni SE HAI MENODI 25 ANNI PUOI ISCRIVERTI AL CLUBGIOVANI. RICEVERAIGRATUITAMENTELATESSERA DEL CLUBCHETI DA' DIRITTOALLO SCONTODEL 50% SUGLI SPETTACOLI IN PROMOZIONE L'iscrizione cd il rilascio della tessera si effcnuano presso: Ufficio Cultura del Cormmc di Forn - Tcl. O543nl2222-712402 Biglicncria Tcairo A.ira• Tcl. 0543/3081 S IPl~CUIMAW IMNINS""'IMI rcri c:1. LA BOTTEGADELCAFFE' con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Ida Marinelli - Regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani COMPAGNIA TEATRO DELL'ELFO 14-15-16 gennaio 1993 ore 21 17 gennaio 1993 ore 16 SCARNICCIE TARABUSI CAVIALEE LENTICCHIE con Viviana Toniolo, Sandro Merli, Anna Lisa Di Nola, Attilio Corsini Regia di Attilio Corsini COMPAGNIA AITORI E TECNICI 28-29-30 gennaio 1993 ore 21 31 gennaio 1993 ore 16 JULIENGREEN NONC'E'DOMANI con Gianni Agus, Sabrina Capucci, Anita Laurenzi, Aldo Reggiani e Tullio Valli - Regia di Sandro Sequi CENTRO TEATRALE BRESCIANO in collaborazione con "Incontri Internazionali Diego Fabbri" in occasione della consegna del Premio Diego Fabbri all'autore. 9-1 O febbraio 1993 ore 21 ( -0:\("l·:InISTIC\ I'J'H PRIMAVERA Tutti gli spettacoli in cartellone PRIMAVERA Spettacoli da definire 1otecaGino anco non mi interessa. Posso dire in tutta chiarezza, giudice la mia coscienza, che io, dopo la lettura delle prime cose di Faurisson e la lettura del dibattito che ci fu su "Storia Illustrata" diversi anni fa, non ho più preso in mano un testo cosiddettamente revisionista; trovo non confacente al mio modo di pensare prestarmi ad un dibattito che, purtroppo, di culturale in senso nobile non ha nulla, è solo espressione di strumentalismo. • • • rev1s1on1smo come scontro di umoralità Il genocidio degli ebrei è un dato di fatto provato; le dimensioni di questo genocidio sono ovviamente tutte da discutere, ma non ci interessa farlo perché non lo riteniamo un fatto attuale, tanto più che mancano le pezze d'appoggio scientifiche. Se e quando queste pezze d'appoggio verranno si vedrà; per il momento a me pare che non vi sia alcun sottofondo realmente scientifico per questo dibattito. In che senso sulle dimensioni si può discutere? Nel senso della parte iniziale del discorso di Faurisson o di Rassinier. Quest'ultimo negli anni '60 era stato quello che aveva per primo lanciato questo discorso; era stato un po' un caso scandaloso, probabilmente anche per la sua condizione di ex deportato di Buchenwalt in quanto socialista. Era stato "usato" dall'estrema destra, che in Italia avevl\ pubblicato due suoi libri, ma era stato completamente trascurato dai media. Alcune delle argomentazioni emerse in quel contesto sulla discutibilità delle cifre in assoluto mi parevano degne di approfondimento. Comunque, ora come ora, sapere il numero esatto delle vittime non cambia nulla; basta il fatto che un progetto genocida, quale che esso sia, non solo quello contro gli Ebrei. ovviamente, è comunque un progetto inaccettabile. Non ha senso un dibattito scientifico sulla computabilità delle vittime di un progetto di sterminio. E' chiaro che la norma etica è la cesura fondamentale; su Lei si augura un revisionismo storico a proposito del nazismo, ma in che senso questo può avvenire? Partiamo da un dato di fatto. Nel 1975, nel volume "Intervista sul nazismo" pubblicato da Laterza, che è passato completamente sotto silenzio dalla stampa italiana, ricordo a malapena una recensione di Leo Valiani abbastanza critica sul "Corriere della Sera" e niente più, uno storico e politologo ebreo come George Mosse sostenne la tesi che non si poteva giudicare il nazionalsocialismo sulla base del genocidio, perché il genocidio non era un prodotto diretto del progetto nazionalsocialista, ma era una conseguenza di aberranti interpretazioni della fase storica che si era collegata agli eccessi della guerra. Lo ha detto lui, non io; certo è una affermazione che si può discutere, però, perché nessuno l'ha mai discussa, mentre si discute tanto adesso? Perché un'affermazione fatta da uno storico ebreo su questo argomento metteva tutti nella necessità di esprimersi senza fare giochi di trapezio sugli opposti moralismi. Lì si trattava di dire sì o no, vediamo, discutiamone. trecento teste rapate e più o meno vuote Ecco, quel tipo di discorso mi sta bene, a parte che non mi vedrebbe coinvolto in prima persona, perché comunque non cambierebbe nulla del giudizio storico complessivo della questione. Tuttavia potrebbe essere la base di un dibattito Ci si rende conto che questo è lo stesso gioco che, per esempio, l'antifascismo ha fatto, e tutt'ora fa, nei confronti dei nostalgici più penosi del fascismo? Tenendo in piedi meccanismi di continuo rimpallo di umori nostalgici, non fanno altro che tenere ancora legato qualche centinaio di migliaia di persone a strutture politiche che altrimenti sarebbero deserte da tempo. E' tuttavia innegabile che l'antisemitismo stia rinascendo, che i naziskin diano la caccia al diverso. Innanzitutto perché antisemitismo? Si fa della confusione, la forma di xenofobia che attualmente va per la maggiore, se così si può dire, è un atteggiamento che si rivela nocivo soprattutto a chi ha le stigmate esteriori del diverso. In questo senso non è tanto l'ebreo ad essere oggetto di questo tipo di manifestazioni patologiche; è molto più facile per questo tipo di personaggi prendersela con il senegalese, il marocchino o quello di SriLanka, che hanno questa chiara apparenza di diversità, che non con l'ebreo che, se tu non sai che lo è, ben difficilmente si distingue dagli altri. Tutto una truculema stile alfrf tempi Con tutta franchezza non vedo altre strade. Il mio timore è che non si voglia né prevenire, né reprimere perché fa comodo a troppi che esista questo fenomeno, almeno finché è contenuto a certi livelli: I muri però si sono riempiti un po' ovunque di una quantità di scritte razziste e truculente, a Livorno hanno imbrattato la sinagoga ... Si, ma questo, secondo me, si collega a questa moda delirante dei naziskin, comunque non credo ci sia dietro nulla di più solido, di più serio. Il fatto che vengano fermati due ragazzini, di 17 e 16 anni, che facevano le scritte con le svastiche, messe al contrario tra l'altro, e che forse potevano essere sospettati di averle fatte anche sulla sinagoga, che cosa significa in concreto? Che due o tre coglioni vanno nottetempo a scrivere questo, come potrei andare io per diletto una sera, dopo aver bevuto, a scrivere "massacriamo tutti i democristiani" o i fascisti o i liberali o chi per essi; potrei fare un campionario di scritte truculente sullo stile dei vecchi tempi. Il problema è se questi due rappresentano qualcosa o no. Per il momento, in tutta onestà, non credo che questa gente rappresenti altro che la propria penosa patologia. Sono, per fortuna, delle realtà ultraminoritarie, che hanno un solo modo di crescere: quello per cui li si voglia far apparire come la punta di diamante di un grande esercito che avanza. In questo caso è chiaro che li si citerà sempre di più e gli si darà la possibilità di fare quello che attualmente, per fortuna, non riescono a fare. • SPEITACOLI • DARIOFO IOHAN PADAN A LA DESCOVERTA DE LE AMERICHE BALLATE E CANZONI • Foyer Teatro Astra, Corso Diaz 47, dal 8 dicembre 1992 al 5 gennaio 1993. Apertura: nell'orario e nei giorni degli spettacoli STAGIONE DI PROSA 1992/93 di e con Dario Fo Regia di Dario Fo MANIFESTI. E LOCANDINE EDIZIONI ITALIANE ED INTERNAZIONALI Università degli Studi di Bologna Sede di Forlì, Corso Diaz 45, dal 13 dicembre 1992 al 23 dicembre 1992. Apertura: dalle ore 15,00 alle ore 18,00 PHOGETro SPECI.\LE IL TEATRO DI DARIO FO FRANCARAME dall'8 al 12 dicembre I992 ore· 2 l 13 dicembre ore 16 • FRANCA RAME SETTIMO RUBA UN PO'MENO2 di Franca Rame e Dario Fo Regia Dario Fo 14 e 15 dicembre 1992 ore 21 • PITTURA, MASCHERE DELLA COMMEDIA DELL'ARTE, PUPAZZI E MARIONETTE Oratorio di San Sebastiano, Via Pace Bombace, dal 13 dicembre 1992 al 5 gennaio 1993. Apertura: dalle ore 15,30 alle ore 18,30 • BOZZETTI PER SCENE E COSTUMI LA PEDAGOGIA ■ DIDARIOFO Teatro Astra, Corso Diaz 47, lunedì 14 dicembre 1992, ore 15,00 COMMEDIE. E LEZIONI IN VIDEO Università degli Studi di Bologna Sede di Forlì, Sala Gandolfi, Corso Diaz 45. 14 e 15 dicembre 1992. Apertura: dalle ore 15,00 alle ore 18,0 IL GIORNALISMO • TEATRALE Università degli Studi di Bologna Sede di Forlì, Sala Gandolfi, Corso Diaz 45. domenica 13 dicembre ore 11,30 Incollaborazionecon l'Universi1àdegliStudidi Bologna,Facollàdi ScienzePolotiche, sede di Forll;D.A.M.S. (Dipanimcnto di Musicae Speuacolo) e con il Centro Universitariodi Ricerche "Diego Fabbri". UNA CITTA' 5

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