Una città - anno II - n. 17 - novembre 1992

vamo 12 bambini ognuna ... Ora ne incontro ancora fuori, ingiro per Imola, ci salutia1110, si sono fatti la loro fa111iglia... *** lo sono or111aiotto anni che sono qui al/'Ossen,an-::,a... E 111i è andata bene, perché noi del Lo/li abbiamo ottenuto di restare llltti insieme, ma/Cliie infermieri ... Abbiamo chiesto di rimanere con la nostra gente e ce l'hanno concesso. Quando ci hanno proposto di venire, l'Osservanza era davvero malmessa, da stare male solo al pensiero di entrarci. C'erano i muri ad altezza d'uomo che sembravano i muri di una stalla. E c'erano delle persone dentro! Non so da quanti anni non li avevano imbiancati. Non c'erano nemmeno i gabinetti. C'era solo una specie di buco per 80 persone! Noi allora ci siamo impuntati e abbiamo ottenuto la rimessa a nuovo, che poi è stata fatta anche negli altri reparti ... ...Siamo tutti come fratelli, sorelle, zii, nonni. Dove lavoro ora ho quasi tutti nonni, a cui voglio lo stesso bene che ai miei ... E ci vogliono bene cmche loro! Noi ce li sentia1110 davvero nostri. Anche oggi, per esempio, sono venuta qui, anche se hofatto la notte e non ho dormito ... Di fatto, è un volontariato il nostro. L 'attaccamento èforte. Unmio malato mi dice sempre: "sei sempre qui, tu. Vuol dire che a casa non hai niente dafare". Ma la verità è che qui c'è davvero bisogno, e se nessuno fa qualcosa ... *** Una delle mie è entrata al Lolli quando aveva nove anni perché figlia di un'etilista, adesso ne ha sessanta e vive ancora qui ... Non è mai uscita, è solo andata qualche volta a Imola ... Adesso vive alla "Pascola", un posto molto bello, con un gran parco, con diversi educatori, dove hanno tutto e vivono in un gruppo-famiglia di 15 persone. Vanno a fare la spesa, sono vestite bene ... Una volta invece erano vestite sempre tutte allo stesso modo: tutte in grigio d'inverno e a quadratini d'estate. E quando si entrava qui, già solo tutto quel grigio ... Non c'era un solo fiore ... Tutto, tutto grigio. Dai tavoli alle sedie, alle stoviglie, che erano in lamiera ... Mangiavano solo col cucchiaio: la forchetta e il coltello erano vietati. E ancora adesso ci sono delle vecchiette che mangiano la pietanza con il cucchiaio ... Abbiamo cercato di abituarle al coltello e alla forchetta, ma spesso abbiamo dovuto rinunciarci ... Era davvero brutto. Non so se invece avete visto i reparti adesso. Forse è perchè io ci vivo, ma a me il mio posto, la mia casa mi sembra tanto bella! Alla "Pascola" hanno messo dei fiori, dei quadri, dei tavolini, delle poltrone: come una vera casa, solo un po' più grande. Invece una volta era tutto grigio ... - 81 l1otecaGino Bianco IL LORO DIRITTO sul futuro dell'Osservanza di Imola un'intervista a florence Ril,ot, per quattro anni coordinatrice dell'esperienza pilota di Cà del Vento In questi ultimi anni verso la legge che vuole il superamento del manicomio è cresciuto un clima di restaurazione? Ma qui più che un clima di restaurazione da sempre c'è stato l'abbandono, anche in anni in cui inluoghianaloghisi sonoregistrate situazioni favorevoli. Cè stato qualcuno con idee progressiste, anche radicali,però,ai fini pratici. operazioni di superamento, di trasformazione. di intervento, di cambiamento, qui dentro negli ultimi dieci anni nonci sono state. E dire che. addirittura prima della legge 180.siera registratouncerto fermento, una mobilitazione che anticipava le indicazioninazionali. Ma poi tutto si è fermato. Forse c'è stato anche un certo giocare sulla presunta inutilità del manicomio. del tipo di cure e servizi che come istituzione può proporre; e che, quindi, in quanto istituzione inutile. non meritava finanziamenti. Sicché non sono stati investiti soldi. né per creare condizioni dignitose di vita della gente, né per formare o sostenere o aggiornare il personale. Poi, anche sul piano nazionale.dal 78, anno della legge. i bilanci o prese di posizione e interventi per fare applicare la legge. per finanziarla, per realizzare i servizi, sono stati decisamente carenti. In alcune zone d'Italia, dove ci sono state delle decise volontà, si è ottenuto tanto e si continua ottenere tanto, ma restano eccezioni. Perché poi, i tentativi di restaurazione sono cominciati subitodopo la legge, e cosl si sono succedute, e ancora si succedono,dei tentatividi controriformache girano in parlamento, che poi vanno a giustificare. in una situazione di provvisorietà, il non stanziamentodei soldi necessari. Dunque, da una parte c'è questa legge decisamente all'avanguardia rispetto alle altre situazioni estere che conosco. e dal!'altra c·è iI paradosso della sua quasi totale inapplicazione. Tutto questo va a creare anche dello scontento. Perché c'è lo scandalo della rifoi:manon applicata, ma anche quello della gente che in molti posti non ha i servizi necessari. Cosicché si sviluppano movimenti di protesta che poi tendonoadessere favorevolia una qualche restaurazione. Non mancano però dei segnali interessanti. Qui a Imola. per esempio, viviamo losviluppodi alcunesituazioni miste, formateda cittadini esterni, familiari e ricoverati,con una mescolanza di gente diversa, che stanno prendendo posizionee che vanno a diventare un contrappeso nei confronti delle istituzioni. Poi sul piano nazionale si sta articolando e sviluppando il coordinamento nazionale della salute mentale. Esiste già da anni un'associazione di familiariche si sono attivati, che hannobattagliato,che hanno protestato, ma che hanno anche costituitodelle esperienzee dei servizi per l'applicazione della legge 180.Equesto è importante perché, contemporaneamente, si sono sviluppati altri movimenti di familiari che erano più per un ritorno indietro, per una presa in caricodel!' utente inmodoseparato. Perché quando la gente è in difficoltà e vede che le cose non cambiano si aggrappa aquelle che sembrano le soluzioni più immediate. Come per esempio la privatizzazione di certi servizi, ecc. Ma io non penso che ci sia un privato ilcuiprimoobiettivosia lagaranzia del migliore servizio al cittadino. Dunqueioconsidero questo come un periododi grande movimento. Bisognerà vedere. Un esempio recente: qui a Imola l'associazione "Cambiamento" che insieme alla associazione di donne "Cicoria'', alla cooperativa di lavoratori "Itaca", al giornale"Passatempo", all'associazione familiari, stanno costituendo un consorzio e già hanno chiesto all'amministrazione uno spazio in questo parco per averci sede. per svolgerci iniziative. attività, vicino alla pista da ballo, con l'idea di introdurre altri tipi di vita qui dentro. La risposta dell'amministrazioneè statasinora negativa. e con degli argomenti moltogravi. Noi avevamo formulato il diritto dei ricoverati a poter dire la loro sul futurodi quest'area e quindi della loro vita, ed è stato detto chiaramente che questo diritto non c'è. Che formalmente è vero, ma... E ci è stato detto chiaramente che. col processo di deistituzionalizzazione. il parcodeve essere restituito alla città e che a decideresonochiamatisolocoloro che, in qualche modo. rappresentano la città... Tra le righe: "e voi non siete fra questi". C'è sicuramente un irrigidimento di posizioni. Inprimo luogoper un contesto di problemi economici che portano gli amministratori a preoccuparsi solo di servizi che interessino tutta la cittadinanza. per averne poi un ritorno politico elettorale. In secondo luogo perché. a fronte di una dichiarata volontàdella Regionedi chiudere il manicomio entro sei anni, non c'è dubbio che questo parco ha sollecitato oltre che le nostre, anche le fantasiedi altri. come si può ben immaginare. Entro sei anni questo luogo dovrebbe essere chiuso. Ma è davvero possibile per i ricoverati? Leprospettiveper i ricoveratisono diverse. Per alcuni c'è la possibilità di ritornare nei luoghi di origine, dove i servizi dovrebbero essere in grado di accoglierli adeguatamente. Altri hanno scelto di continuare a vivere in questo spazio, ma questo non significa che devono continuare a stare in un reparto manicomiale.Se questo è lo spazio abitativo che a loro conviene deve essere trasformato in appartamenti, in situazioni più da condominio che da reparto. Sono previste anche delle comunità per un'assistenza completa allepersonechene hannobisogno. Anchequidentro. Maciò significa ripensare completamente questo spazio. L'assemblea dei ricoverati, che è un gruppo abbastanza folto di ricoveratiche si riuniscono insieme ad operatori, proprio per seguire quello che succede, sta andando a discutere con la Regione per riuscireastabilireun punto:chichiede di rimanerequi dentro, perchéqui ci ha passato la vita, ha diritto di farloedi viverci inaltromodoche adesso. E voi di Cà del Vento, parliamo cioè di dimessi, come mai siete rimasti dentro? Non è stata una scelta. Spazi abitativi, soprattutto in città. sono difficili da reperire. Ma paradossalmente, all'inizio ciò ha permesso alle persone di decidere di cambiare, di andarsene via dal reparto, dalle abitudini. perché questo cambiamento "soft'', dimettersi restando dentro, era comunque rassicurante. soprattutto per quelle persone più condizionate dalla loro vita istituzionale. Questoperò,chiaramente,è anche un problema: la sola decisione di uscire la sera, di andare al bar la sera significaattraversare ilparco, continuare ad aver a che fare con questo ambiente, con i ricordi... Direi però che la difficoltà più grandeèquellachemarcairapporti con l'esterno: quando inviti la gente, quando fai le feste. quando dai il tuo indirizzo. risulti sempre far parte dell'Osservanza. Avendo potuto scegli ere non avremmosceltoquestastrada,però non la ritengo una scelta negativa in assoluto. Intanto perché una comunità di queste dimensioni è quasi impossibile pensarla altrove, poi perché siamocomunque in uno dei più bei posti di Imola e siamo vicini al centro e infine perché, stando qui. potremo dire la nostra sulle scelteche dovranno essere fatte. Tra le persone che abitano qui dentro, a livellosoggettivoci sono e ci saranno semP.r~modi diversi di vivere il cambiamento. Non a casoqualcuno ha-decisodi andare ad abitare fuori. Per altri, restare qui può significare un·passaggio che permette di attrezzarsi, di rinforzo,di affermazionedi sé. da cui partire per poi andarsene a fare un vita più personale, con un loro spazio, una loro casa, ecc. In questo, c'è molto lavoro da fare. Si devono favorire ed arricchire gli scambi in vista di possibili problemi di convivenza. soprattutto per evitare che queste persone se ne stiano isolate come in un condominio, per esempio. Per diversi motivi. la gente può essere portata ad avere molti pregiudizi; e ciò che annulla la prevenzioneè il fattodi conoscersi, di potersi parlare. di poter fare delle cose insieme; cosl una persona non diventa più parte di uno status caratterizzato. L'importante allora è accompagnarli sempre nella loro scelta, sia che significhi voler andarsene fuori. sia che scelgano di rimanere qui. Perché con loro si è sempre di fronte al rimando di emozioni, di dubbi e pensieri molto intensi. Mi sembra che tu dia molta importanza all'associazione dei familiari. Ma il familiare non rischia di sentirsi sovraccaricato? La maggior parte degli associati sono familiari di utenti dei servizi di salute mentale, e questo soprattutto perché nella situazione di abbandonoedi ritiroche vivono i manicomi, i familiari dei ricoverati sono di fatto divenuti una minoranza. Ed essendo familiari di gente con problemi di salute mentale. la loro è una condizione moltosofferente,soprattuttocome vissuto personale. L·importante è che non si faccia questa distinzione. fra familiari di ricoveratie familiaridi utentifuori. Perchéapplicarequestaleggesulla chiusura dei manicomi significa occuparsi della qualità delle risposte generali. ospedaliere o no, manicomialio no, (erritorialio no. E' chiaro però che se in tutto si incontrano delle difficoltà oggettiveci si puòsentire persi.E,come dicevamo, la sofferenza può trasformarsi in disperazione, in protesta e in richiesta di sostegni, senza casomai preoccuparsi della loro qualità. E per i familiari dei ricoverati c'è anche la difficoltà di affrontare anche delle paure, dei sensi di colpa, dei sentimenti molto profondi riguardoa cambiamenti che smuovono molte cose, che portano a rimettersi in discussione, anche se loro non erano responsabili perché non c'erano alternative.Macomunqueloroeranofuori e iI parente dentro. Quindi si può capire perché molti familiari chiedano di essere più protetti, di avere più servizi utili. Enonè veroche gli interessisiano contrapposti, sono solo diversi. Così abbiamo familiari che chiedono servizi più incisivi, magari con impostazioni di carattere più ospedaliero, come persone che mettono avanti innanzitutto i loro bisogni, credendo cosl di rispondere in meglio ai bisogni dei loro familiari. A volte si tratta di una madreanzianache si preoccupadi quello che succederà al figlio quando lei verrà a mancare... E un consorzio come quello di cui si parlava prima, può diventare un punto di riferimento abbastanza forte per tutta una città? Noi riteniamo di sl. Intanto per l'importanza di questa situazione per la città, sia dal punto di vista economico che umano. 500 abitanti di Imola vivono qui dentro. Ma anche per una questione culturale più generale. Da una cosa brutta come il manicomio si è creataunabattagliachepuòservire anche per altri aspetti. Forse è questo anchedi cui hannobisogno gli amministratori: di essere sollecitati dai diretti interessati. Noi abbiamo bisogno di intervenire sulla cultura amministrativa. Bisogna fare vedere loro, concretamente, proprio davanti agli occhi, la responsabilità che hanno di decidere sul futuro e dell'esistenza delle persone... E non solo: l'associazione dei familiari si èresacontocheseda una parte la denuncia e i convegni, gli articoli sui giornali e i contatti coi politici amministratori potevano essere utili e far succederequalcosa. dall'altra bisognava cercare di creare delle situazioni che fossero se nondei modelli,giàdegli esempi di lavoro. Cosl si organizzano corsi preparatori alla riabilitazione, ricerca di finanziamenti, attivitàproduttiveveree propriedove inserire alcuni giovani utenti del servizio di salute mentale, eccetera, che potessero già permettere all'ente pubblico di appropriarsi di alcuni aspetti. Questa è un po' l'impostazione di questo coordinamento. Insomma, le associazioni si sono rimboccate le maniche. - UNA ClffA' HANNO COLLABORATO: RitaAgnello.RosannaAmbrogetti.GiorgioBacchin.IlariaBaldini. LiberoCasamurataD. avideDassani,FaustoFabbri,RodolfoGaleotti. LianaGavelli. RenzoGazzoni. Diano Leoni. Marzio Malpezzi. Lisa Masselli,Silvana Masselli, Franco Melandri,Carlo Pole11i, LindaPrati.RoccoRonchi.Alfredo Rosetti.CarloGiunchi,Sergio Sala,GianniSaporelli,FabioStrada, MassimoTcsei. Progettografico: "CasaWalden". FotolitiDTP:SCRIBA UNA CITTA' 7

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