Una città - anno II - n. 17 - novembre 1992

SENZA QUALITA' Sembra proprio che stiamo attraversando un periodo difficile, una stretta della nostra storia. Soltanto un momento, una fase di passaggio, per ritornare ancora a quel che eravamo, oppure si tratta di una crisi che ci lascierà diversi? Disagio e malessere generico o qualcosa di più? E' possibile ricavare qualcosa di positivo da questa crisi? Forse sì: è come un momento di verità in cui ci stiamo rivelando per quel che realmente eravamo; quell'uomo che Erikson aveva diagnosticato: "Questo mondo delle macchine fa del proprio meglio per convertirlo in un consumatore idiota, in un allegro egoista, in uno schiavo dell'efficenza, offrendogli ciò che in apparenza egli chiede". Nessuna meraviglia dunque se ci scopriamo infantili e nevrotici. Prima potevamo anche illuderci pensandoci onesti e civili; la crisi ha rivelato invece l'inconsistenza etica e l'irresponsabilità sociale che ci affliggeva. Lamalattia mortale della nostra storia, di non aver avuto autentici maestri di morale; né Montaigne, né Kant. E senza etica una società non si mantiene: lapura pragmatica della democrazia si dissolve nelle difficoltà, se non è sorretta da una forte coscienza dei valori. Non sono quindi tanto le esplicite violenze dei razzismi beceri o la criminalità odiosa contro i bambini che fannopaura; potrebbero anche essere la punta dell'iceberg, appena lo sbando appariscente di un vuoto più profondo e diffuso: l'istinto di morte dei naziskin come un sintomo del nostro nulla. Il vivere civile non si eredita: l'etica èpiù dell'etologia. Quel che si richiede è invece un'appropriazione personale dei valori trasmessi, non una pura cultura residuale, perché il semplice comportamento democratico abbiamo visto che può nascondere un 'inconsistenza umana che, senza nemmeno la dignità tragica del nichilismo, si apre ugualmente allo squallore delle politiche scomposte. Anche se in lega. "E' questo il modo in cui finisce il mondo/ Non già come uno schianto, ma come un piagnisteo" (Eliot). Per spiegare la violenza giovani/e emergente si è recentemente anche accusato la produzione cinematografica; ma non sono Biade Runner o Basic lnstinct gli imputati pericolosi; basta il puro "funzionare" di una società che produce ricchezza e benessere. Del resto anche le grandi istituzioni dello Stato non possono sostituire il primato dell'etica; non producono uomini. La Somalia certamente dimostra l'indispensabilità di un potere ordinato, senza il quale non si aprono maggiori spazi di libertà, ma soltanto la violenza dannata dei prepotenti; ma anche uno Stato forte -Jugoslavia insegna- non sembra proprio che abbia maturato un'effettiva coscienza di solidarietà sociale. L'uomo senza qualitàdell'Occidente e l'uomo nuovo di altre culture nascondevano oltre le apparenze della pratica civile, consumista o obbediente, una inconsistenza etica disponibilissima all'istinto di morte. Se dunque c'è qualcosa di positivo che possiamo ricavare dalla crisi attuale è proprio l'evidenziarsi del dilemma di fondo dell'uomo che deve scegliere tra istinto di morte e impegno per i valori. Si vede così che l'alternativa radicale dell'uomo non è quella greca tra mito e logos, ma quella ebraica tra amore e morte. E tra questi due poli dell'esistenza non c'è terra di nessuno. La marcia della pace del prossimo dicembre a Sarajevo, è la coraggiosa affermazione della forza della ragione proprio là dove si uccide e si muore. Dove sembra che dominino le ragioni della forza. IL DISASTRO NON SAREBBE SOLO DELLEMINORANZE Le interviste di queste pagine sono state fatte prima degli ultimi fatti di Roma. A prescindere da una valutazione sull'utilità "politica" della scelta dei giovani ebrei romani, su cui si potrà anche discutere, ci teniamo ad esprimere loro la nostra piena solidarietà. Per quel poco che per ora, purtroppo, vale. Uno di loro ha detto: "voi non avete capito la gravità di quella stella sui negozi. Ci hanno marchiato". Infatti. Inutile continuare a dire che l'odio non c'è, il problema è la nostra indifferenza. Quellache ci impedisce ormai di "metterci nei panni degli altri", di capire e di sentire la gravità delle offese portate. In un fondo di prima pagina del Resto del Carlino c'era scritto che il problema dell'antisemitismo è nostro, perché non si potrà più vivere bene se gli ebrei saranno costretti adandar via. E' vero. Nell'indifferenza, nell'insensibilità, costretti a voltarsi da un'altra parte di fronte alla prepotenza dei pochi o dei molti, si vive male. Si diventa brutti. intervista a Tullia Zevi, presidente delle Comunità Israelitiche Italiane Credo che questi siano tempi in cui le persone accorte capiranno, se già non l'hanno fatto, quanto grande sia il valore della cura della memoria così tipico degli ebrei. La disponibilità o, meglio, la vocazione alla memoria, non è solo degli ebrei. Direi che il ragionamento si può estendere a tutte le minoranze. Chi si trova in una situazione minoritaria, in generale, ha delle antenne particolari, capta i segnali di pericolo o il disagio di una società con un certo anticipo rispetto al resto della popolazione. Ho dei ricordi infantili sulle leggi razziali, che erano poi leggi razziste e fasciste dirette soprattutto contro di noi. Ricordo l'indifferenza con cui, intorno a noi, furono accolte. Noi avevamo un inconscio collettivo che fu risvegliato da queste leggi per cui le collegammo immediatamente alle conseguenze inevitabili cui si sarebbe giunti. Mentre invece gli italiani si sono svegliati, nel bene e nel male, quando hanno visto le conseguenze di queste leggi, cioè tre anni dopo. Allora hanno reagito: o con l'indifferenza e il male attivo o con il bene attivo. Questa è la condizione delle minoranze. Una condizione scomoda, ma necessaria, perchè è la cartina di tornasole che rivela il grado di disagio e di malattia di una società. E quindi c'è una vocazione alla memoria, perchè appunto un male inflitto evoca i mali precedenti inflitti anche ad altre minoranze. In Europa gli ebrei sono stati per secoli la minoranza per antonomasia. In un continente cristianamente omogeneo e bianco l'ebreo era il diverso. Abbiamo creduto per molto tempo -noi laici, progressisti, di sinistra- che la questione dell'antisemitismo fosse un problema risolto, chiuso. Oggi, drammaticamente, ci stiamo accorgendo che non esistono problemi risolti per sempre dalla storia. Lo vediamo con altre questioni che credevamo chiuse perchè legate all'avvento della borghesia nell' 800 -le nazionalità, le etnie- e che invece riemergono. Lo stesso sta accadendo con l'antisemitismo e quell'attenzione che gli ebrei hanno sempre avuto e che a volte a qualcuno poteva apparire eccessiva, si sta dimostrando, drammaticamente, più che motivata. Credo sia utile ricordare da quali radici trae la sua linfa l'antisemitismo. La prima radice è quella cristiana. Sarebbe troppo lungo qui ripetere la storia del rapporto fra ebrei e cristiani, ma non c'è dubbio che il pur trionfante cristianesimo aveva bisogno di mantenere una testimonianza e la sopravvivenza ebraica poteva servire a dimostrare l'autenticità delle radici. Ma allo stesso tempo, essendo gli ebrei coloro che avevano rifiutato l'immagine di Gesù come Messia, andavano emarginati e puniti. Si spiegano così, nel popolo cristiano, quest'avversione/ rattrazione per gli ebrei , la perenne umiliazione in cui andavano tenuti, la nascita dei ghetti, i mestieri infamanti cui erano obbligati (prestito del denaro, commercio degli stracci). Ad un certo punto gli ebrei diventavano come loro li volevano: dediti al prestito del denaro ed emarginati. C'è dunque quest'immagine dell'ebreo deicida ed abbietto che si è perpetrata nei secoli e che la Chiesa ha lasciato prosperare fino aquandoJules lsac andò da Giovanni XXIII e gli dimostrò quali erano state le conseguenze dell'accusa di deicidio. Da allora la chiesa ha preso coscienza e il Concilio Ecumenico fu anche il risultato dell'incontro fra lo scampato dei campi di sterminio e il Papa. La chiesa stessa sentì il bisogno di emendarsi. Il documento "Nostra aetate" è la presa di coscienza di queste cose. li guaio è che se il documento è buono, tuttavia non è sufficiente, come dimostra l'inchiesta dell'associazione per l'amicizia ebraico cristiana di Roma, secondo la quale 1'80 per cento delle suore non ha mai sentito parlare di quel documento e lè percentuali dei preti e degli insegnanti di religione non sono molto migliori. Una seconda radice è l'antisemitismo ottocentesco, cioè il razzismo vero e proprio, su presunte basi biologiche. E naturalmente non mette conto perdere tempo dietro simili farneticazioni. Una terza radice è l'antisionismo della sinistra, che ha finito col produrre antisemitismo perchè la linea di divisione fra antisemitismo e antisionismo è estremamente labile. Mi son sentita dire spesso: "Voi israeliani", oppure "lo stato israelita". Insomma la confusione è tanta. E purtroppo l'antisemitismo prospera nell'ignoranza. La cosa necessaria, e per cui ancora oggi mi sto battendo, è informare su chi sono gli ebrei. Infine, l'antisemitismo oggi ha delle radici e dei connotati anche nuovi. Nell'Europa dell'est, ad esempio. Anche se non tutte sono cose davvero nuove, ma molte ritornano, riemergono, come quest' accusa, che è un'immensa fandonia, secondo la quale la finanza americana, le banche, i giornali sarebbero controllati dagli ebrei. Recentemente sono stata a Praga e ho riscontrato un antisemitismo che nasce dal- !' anticomunismo. Cos'è successo in questi paesi dell'ex impero sovietico? Prima della guerra esistevano partiti comunisti, a volte clandestini a volte no, che si opponevano ai regimi reazionari dell'Europa orientale. Gli ebrei stavano talmente male sotto questi regimi che diventavano in modo naturale degli oppositori e spesso aderivano ai partiti comunisti. Quando sono arrivati i nazisti, molti comunisti hanno trovato rifugio in URSS e fra questi c'erano molti ebrei. Quando i russi hanno occupato questi paesi cacciando i tedeschi i comunisti son tornati e CO hanno preso il potere. Naturalmente gli ebrei comunisti hanno partecipato alla costruzione di quei regimi, con l'espropriazione delle terre, la collettivizzazione, ecc. per cui gli ebrei son diventati "quelli che portano via la terra ai contadini". Oggi nell'antisemitismo di questi paesi ci sono queste ragioni anticomuniste. Fra l'altro, spesso i comunisti ebrei sono stati essi stessi emarginati o perseguitati in quanto ebrei. Ma nell'immaginario collettivo l'ebreo era quello che ho detto. Nell'Europa occidentale l' antisemitismo oggi sembra nascere dal revisionismo storico. La generazione dei testimoni si va diradando e l'Europa ha cominciato a liberarsi del suo senso di colpa. In fondo quello che ha tenuto buoni gli antisemiti sono stati i sensi di colpa e l'opportunismo. Adesso invece vogliono cancellare le tracce, vanno ai cimiteri e compiono atti orribili. Non se la pigliano con le persone , ma con le testimonianze. Vogliono estirpare la memoria. "Basta con 'sta storia degli ebrei, ci hanno stancato con questi 6 milioni di morti. Che poi erano 4, oppure 2. Non bisogna parlarne più!" Non c'è solo un revisionismo di estrema destra, ma ce n'è uno anche cristiano. Il culto di padre Kolbe, il convento delle carmelitane ad Auschwitz sono forme di revisionismo. Lentamente, quando non avremo più fiato per protestare, i campi di sterminio per una ragione o per l'altra saranno smantellati. I naziskin sono solo il braccio truce e caricaturale del revisionismo. Al signor Fini, e non solo a lui, queste teste rapate fanno comodo perchè permeitono operazioni di destra che, a confronto, appaiono più pulite. Quando uscirono gli scritti di Faurisson e di altri, con il grave scivolone di Chomski, molti dissero che il tutto era talmente ridicolo che non bisognava parlarne. Invece poi in Francia, fortunatamente, Vidal Naquet rispose inmodo puntuale su ogni aspetto, su ogni terreno. Ora esiste un problema: di fronte sia ai libri revisionisti, che ai naziskin qual è la via giusta da tenere fra un eccesso di sottovalutazione e un eccesso di attenzione che finisce di fare il loro gioco? Mi pare ci siano due metodi da usare: applicare le leggi, perchè non va dimenticato che in Italia ci sono leggi che puniscono l'esaltazione del genocidio e la ricostituzione del partito fascista. L'unica arma della democrazia è far rispettare le leggi. E poi non demonizzare. Nella comunità ebraica c'è stata discussione quando lrving è stato bloccato alla frontiera. E' stato un bene o è stato un male? lo stessa ero molto perplessa. Perchè bisogna stare attenti a non limitare i diritti di chicchessia. In quel momento I' indignazione fra i nostri giovani era tale che c'era il pericolo che accadessero brutte cose e penso allora che sia stato meglio che lrving sia stato bloccato alla frontiera. Perchè a Roma, dove c'è ancora una specie di proletariato ebraico, nel ghetto i naziskin non vengono e non possono venire. Comunque ai nazisti, me l'ha assicurato il capo della polizia Parisi, non verrà più concesso spazio, siano i giovani rapati o i vecchi arnesi tedeschi. Quin- .. zf!J ,.l, I ... ,,, j . ..,.Y",,·•-- VialeBolognesi,5 - 47100 FORLI' - Tel. e Fax.(0543)28289 FORNITURECOMPLETEPERUFFICIO CANCELLERIVAARIA - FORNITURETECNICHE - ARCHMAZIONE STAMPATI - ARTICOUDAREGALO SCRITTURA - SCHEDARI - SCHEDE - REGISTRI 47100FORLI'via FlavioBiondo,·s Tel.0543/31524 di applicare le leggi, impedire i convegni e le manifestazioni di esaltazione dello sterminio e dei partiti nazifascisti, ma anche attenzione a non demonizzare questi giovani, che in fondo sono solo teste vuote. lo mi chiedo come si potrebbe avere un incontro con loro. Molti vengono dalle borgate più squallide, dove non esiste un 'alternativa alla vita di tutti i giorni, vivono in case miserevoli, non hanno lavoro, non hanno luoghi di aggregazione ed hanno trovato solo questo modo distorto di trovarsi insieme. Bisognerebbe insegnargli vie alternative, spiegargli la storia. A scuola purtroppo non si insegna niente e ci si ferma alla Seconda Guerra mondiale. Nei libri di testo ci sono gli ebrei ai tempi di Mosè e poi gli ebrei dello sterminio: un salto di 3000 anni. Cos'è successo in quel vuoto non si sa. E allora c'è anche chi ti viene a dire: se gli ebrei sono così perseguitati un motivo ci sarà ... E' necessario un lavoro di educazione e un'offerta di alternative. Non è facile, bisognerebbe che ci arrivasse il volontariato. Perchè il problema non riguarda solo gli ebrei. Del resto in Italia non siamo molti, circa 35 mila, di cui il 40% a Roma e circa 10 mila a Milano. Il resto è composto da piccole e piccolissime comunità soprattutto nel nord. Il problema riguarda gli zingari, i lavoratori stranieri e gli italiani stessi, con i discorsi che si sentono in giro sul nord e il sud. In sostanza è un problema di educazione e di conoscenza: una società senza memoria è destinata ad andare incontro a gravi disastri e la storia ha già dimostrato che non riguarderebbero solo le minoranze. ■ La solidarietà è quindi tutta interessata. ilono ~CRLznrud Tuttll ltl scelkl chevuoi Vialedell'Appennùw1, 63 - Forlì DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIALE«ILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForlìTel.0543/72102F3ax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552

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