Omaggio alla memoria del dottore Girolamo Versari

OtiAGGIO ALLA MEMORIA DEL DOTTORE GIROLAMO VERS.&.RI r- ) (/) - -.. .Jn 'O - DALLA STAlti PERIA CASALI 1844.

Jllortem omnibtts ex natttra aequalem . oblivione apud posteros vel gloria dist ingui. TACITO His t. f. 21 . MAZ 0700 000~4 MAZ ~7~5

ti lROLAl\10 VERSARI nacque il 18 ottobre 1'769 in lUeldola , terra sulle sponde del Ron- . co la quale al pari dell' altre di Romagna in ogui tempo ebbe vanto di nobili iugegni. Domenico suo padre fu notaro di sottile accorgimento, di specchiata probità , e adorno di non poche parti di dottrina; e Lucrezia Rolli sua madre, colta e naturalmente faconda, si distinse in singolar modo per fncilità ed eleganza di stile epistolare; senza che era pia, casalinga e avversa ad ogni femminile vanità. E cotes te felici disposizioni di mente e di animo sceudevano nel figliuolo ; il quale, uscito appena dell' infanzia, manifestava prontezza d'intendimento, e tale piacevole vivacità e pieghevolezza d' indole da doverne molto bene sperare. l genitori adunque intesi a crescere il fanciullo nelle scienze , non indugiarono a darlo pei primi rudimenti ai maestri del pubblico: e questi ne l' ebbero in breve istruito, perchè colla sua perspicacia speditamente avanzavasi, t! venuto nel dodicesimo anno potè abbandonare quelle aride e nojose materie d' insegnamento . Ma pareva a Domenico indispensabile che il figliuolo si formasse sotto un magistero non tanto di scientifica quanto di morale e civile educazione , e di non lasciare in rischio il seme di virtuoso costume che fin lì aveva fecondato coll' al imento dei precetti , e più colla luce del suo esempio ; essendo che di leggieri nelP acerba età si don a l' auimo , e manca il discernimeulo per non errare uella pcricolo~a eleziouc dCfdi a111i ri. A quc' giomi per alllo

-4vi aveva più penuria di Licei che di Seminarii ecclesias tici ; e i pochi mal sofferenti la ignoranza dc' figliuoli quivi spesso Ii educavano , quantunque non si pensassero di indirizzarli alla cbericheri a . E poichè era in voce di buono quello d' Osimo , Domenico vi portò il suo Girolamo. Cinque anni il giovanetto rimase colà ad apprendervi retorica e dialettica . Nel che, superata di propria gagliardia la imperfezione dei metodi , fece stupendo profitto ; e messosi pel cammino che conduce a re tt amente comporre e dedurre le idee, e di convenienti colori figurarle, riuscì bel dettatore nella prosa e nel verso. E sebbene non facesse poscia professione di le ttere, gli giovò così ordinarsi ; accadendo dell' intelletto come di una pianta , la quale matura con afiilato pedale, e con gradevole spartimento di rami , se mentre era tenera la guardas ti dal pigliar brutte pieghe . Partiva Girolamo dal Seminario d' Osimo : e propastosi di esercitare la difficilissima arte della Medicina, andava in :Bologna, alla cui Universi tà mantenevano l' antica riputazione un Azzoguidi , un Galvani , un Laghi, un Carlo Mondini , lumi chiarissimi d' Italia . Della onorata nominanza de' quali era egli preso in maniera che reputavasi beato se giungesse a meritare della grazia loro . Inoltre sapeagli reo non apparecchiarsi tesoro di dottrina ove ne trovava tanto agio , e non r iconoscere cosi l' amoroso genitore, che , non badando alle scarse sostanze ed alla crescente prole , toglieva di vivere in continue sollecitudini per non precidere a lui il corso ad onorata meta. Nè rimuovevalo la usanza di troppi più che non si vorrebbero : i quali mostrano di credere che adornamento di sapienza si consegua passeggiando i por tici di rinomate Accademie, pascendo gli occhi colla veduta delle maestose scuole; o sono paghi solo di tanto che possano porlarne a casa un titolo, e certissimi di attenerlo dalla troppo facile e comunale indulgenza. Non isfuggiva al Versari av ersi dai precettori un semplice inviamento , e dover mollo fare l'

- 5 - molto sostenere chi agogna il possesso della scienza , sempre conteso a chiunque è allacciato da pigrizia , a chiunque non le diviene casto e saldo amatore. E t ale era egli veramente della sua medicina e delle scienze aflini. Nè dubiteremo che si levasse sopra quanti erano con lui in quello studio e ingegnosi e diligenti ; perchè nelle conchiusioni di anatomia che soleansi allora tenere il carnovale , riguardevoli per la presenza del Principe, numerose per concorrenza del popolo , e nelle quali ponevansi in disamina le più ardue quistioni , dava solenne testimonio di sè, e ne riceveva poi dal libero ed unanime suffragio di quel venerando Senato un premio da mettersi in conto sopra ogni altro , come unico e des tin nto al più degno . Il primo di marzo adunque del 1. 79'2 veni,•a fregiato del titolo di Priore degli Scolari. E faceva quindi chiaro che gli era dovuto non per naturale franchezza , la quale ajuta sì ne' pubbl ici esperimenti che talora sovrasta un mezza no ingegno ad un culto, ma per copia di dottrina ; conciossiacchè altre volte si produsse nel teatro anatomico, e con quanto ha di eleganza la lingua del Lazio a lui fami gliare come la propria , di scorse i più contesi punti della 1\Jedicina , e le maravigliose scoperte di que' giorni , e sos tenne la irritabilità IIa lleriana , e le idee del Borsieri sulla natura e sulla sede della infiammazione, e ten tò di recare in largo campo il sistema del Galvani : oml' era poi che il professore Sgarzi lo annunziava dalla cattedra con queste onorevoli parole - ad vos non doctorem sed lectorent -: parole da invaniroe ogni cuore più rimesso . l\Ia vissero fino ai dì nostri alcuni di quelli che furono coll eghi del Versari ; e tutti ricordavano la umiltà sua, e la sua amabilità , e come si cercasse di averlo nelle brigate , alle quali porgeva festa e piacere con leggiadri motti , e specialmente col poetare improvviso ; L aonde non maraviglieremo che a lui si piegasse l' animo di un D. F erdinando l\Iugnino primogenito del ministro 1li Spag ua , perchè il :-;<.~ pere r la gentilezza conciliano il

-6favore de~ mag nati. Più pres to maraviglieremo tl el seuno o ude accohe cotanta benevolenza. E ra il lUugnino tenuto dal padre nel collegio Ji S pagna in :Bologna; e quivi stando prese conoscenza del Versari , e scopertene meglio le virtù s~ ingegnò d' essergli amico; e il Versari , ben altro che ritroso a chi moslravaglisi amorevole , pigliava seco lui famigliarità, e si amavano vernmenle P un l'altro. Al Mugnino però, come chi soperchia ùi ricchezza , par ea non poter essere felice il Versari cui bisogna,•a passarsela con poco ; quinùi spesso offerivagli doni , e sì cortesemente che non arrossisse di accettarli. l\Ie se di ciò conobbe mollo obbligato l'amico, tuttavia non gli accadùe mai di condurlo a valersi delle generore proferte . E per questa discretezza avendolo anche in maggiore stima , un dì prese a dirgli dell o protezione che il padre suo dispensava ai sapienti , ed essere oltremodo graditi in ! spagna i valorosi cultori dell' arte salutare , e gli aperse in line avere dal padre stesso facoltà di condurvelo, e con gran - de inslanza lo prega va che gli piacesse di essere scr.o lui in ìUadrid , ed assicuravalo che vi troverebbe tutto quanto dovevasi al suo merito, lutto quello che di soave può (lare una cordiale amicizia . La grazia dei Grandi è amhita dai più , e pur troppo spesso disones tamente accattata , soprattutto se si aggiunge speranza di dovizie: ma il Versari non se ne fece pro anche dove poteva onestomente averla , e cansavasi dal tenere il liberale invito , e col 1\Iugnino insistente e pregante scu sansi : star bene l' autorità c le ricchezze in chi splendidamente e nobilmente le adoperava; ma esser egli <n;uto a troppo gran capitale; ingannato il giudizio dall ' affello: consid erasse anco ra l' affiizion e de' parenti d a cui sarebbesi diviso di lungo spazio , e vedesse che non polensi per oro lempe rarl a: allendere ess i di averne per lui consolali gli ultimi anni: amare poi nrdenlemente l' Italia sua, nè potere indursi a vivere soLto altro ciclo. Ebbevi t! i quelli dJ e vollero biasimarlo pcrchè uon a , esse rit euu to

- 7 - 1a buona venturn venutagli alle mani ; ai quali e i rispondeva : chi è in alto pel grado e per la fortuna non ' 'a esente da passioni, alle quali anzi minor contrasto si patisce com' è facile appaga rle ; sicchè di rado ti mantieni il favore senza lusinghe, e da lusinghe aborre chiunque segue una libera ftlosolia . Io tli mia professione caverò pur io di che campare, nè aspiro più che ad una modesta agiatezza. Avuta in Bologna licenza di pratica, non tardò aridursi in patria. E quantunque il credito che già vi godea si ampliasse per difficili g uarigioni operate, e fossevi desiderio di eleggerlo medico del Comune, tuttavia, per chè non davas i con cio pensione anche al vecchio medico, non volle pregiudicargli fermandosi colà; e d' altra parte doveva di sua fatica sovvenire il padre gravato di sei minori figliuoli. Concorreva pertanto alla prima condotta che gli si appreseutava in lUonte lUelone, ove dal general e voto era accettato. E quei lUontigiani furono bene soddisfatti della scelta, quando con mirabile perizia rintuzzò la forza di non poche mal'attie e grav i e da disperarne; e si aggiungeva l' assiduità del servigio quale che fosse la condizione degl' infermi : di che andando lodatissimo , temettero non forse altri facesse opera di averlo a sè. E così appunto avvenne dopo un anno: ma nel momento che passava a Sarnano , ebbe indizio di occulti maneggi , e si sottrasse alla malizia loro tornando in Romagna . Ciò fu nel 1.796. Nel quale anno e parte del vegnente stette medico in Civitella. Indi l' amore del nalio luogo lo ricondusse fra i suoi. I bollori di Francia , rotto finalmente ogni ritegno, eransi in quel tempo allargati , e già mutavano faccia a gran parte d' Italia. Nelle quali novità inebbriavasi il Ver sari, e si sforzava di acquistare amore ai l'epubblicani ordinamenti, di rassicurare chi ne temea, di r endere man sue ti e persuadere gli avversi . E di queslo suo zelo sorgea nel padre l' amaro sospello non forse Girolamo s' invaghisse al tresì dell' esempio di quelli che

-8cm·reano alle arm1 m sostegno delle nascenti opini oni ; c quindi stimando che il dargli moglie potesse preoccupare questo intendimento , la cercò nella famiglia Callelti di Forlì e glie ne fece proposta. Conosceva però che a Girolamo il matrimoniale vincolo non andava a versi; laonde faceasi prudentemente a vincerne la r ipugnanza, e sì diceagli che bel segno, anzi il migli ore, di amare la patria era darle di molti e virtuosi cittadini nei figliuoli ; e toccavagli il cuore colla consolazione che a lui recherebbe di nipoti ; e poneagli in vista la propizia occasione: percbè se attendesse all' avvenenza, la giovane era da piacergli; se alla roba , come che a questa non si dovesse molto badare, vi aveva di che tenersi pago; se alla virtù, considerasse che usci va da famiglia di operosa industria, da parenti pieni di onestà, di religione, e che nel convento di S. Chiara di Faenza erasi adorna di quante doti ponno rendere amabile una fanciulla. A Girolamo facea forza il sapere che tornava in grado del ben amato genitore se pigliasse quello stato, e quindi contentavalo; e nel 1. 797 sposavasi a Giacoma Calletti. Ma con tutto che di lei si mostrasse poscia tenerissimo e quale appunto l' avesse sospirata molti anni , pure non ristava dal seguire i politici moti. E quando formate le coorti di Emilia ne veniva creato medi co primario, di tanto lieto animo sotlentrava all' incarico, di quanto giudicava non poter meglio donare il frutto degli studj suoi che a coloro che ponevano la vita per la gloria e per l' ideata libertà della patria. Se non che un tale proposi to riusciva molesto fuor di misura ai genitori, e pungendolo P accoramento loro vi rinunciava . Nel 1. 799 alle armi della Repubblica era contraria la fortuna in Italia . E quantunque il Versari avesse vezzeggiata la libertà unicamente pel bene che prometteva al popolo ( chè a licenza noi lasciava trascorrere la sua benigna natura, laonde non avresti trovato uno solo che di lui si dolesse nè anche per rimprovero tli contraria opinione ) nondimeno la pruden te condotta non

-9lo salvava da inimicizie nè da insidie; e dovette ricoverare nella pacifica Toscana i pochi mesi di quella ci ttadina rabbia. Dopo la battaglia di l\'larengo tornava coi trionfatori in patria. Per altro avendovi scarso esercizio in un arte cui è d' uopo di molto esercizio per avvantaggiarsi , deliberò indi a poco di stabilire sua stanza in Forlì. 1\Ia prima che diciamo della lode quivi acquistata in ogni parte di eccellente medico , vuolsi far cenno della moderazione sua nella prospera fortuna. La quale moderazione fu in lui tanto più mirabile , quanto è più raro che l' uomo perdoni le fresche ingiurie. E si ponga che il pigliarne vendeLta sarebbe forse allora passato con manco di biasimo, e porgevasi modo a sfogare i rancori. Egli adunque fu invece mitissimo con ciascuno della contraria fazione ; e non che si risentisse delle ricevute offese , si comportò con esemplare umanità anche verso di coloro che lo avevano minacciato nella vita, e liberò non pochi da imminente pericolo. Dei quali ricorderemo un plebeo, segnalato dai compagni col nome di Bonaparte; uomo torbido, infesto mollo ai repubblicani, al Versari nimicissimo. Costui temendo gli effetti dell' ira ancora caldissima contro sua parte, e non parandoglisi via alla fuga, si risolvette di confidarsi nel benevolo cuore del Versar i; e un dì accadutogli d'introdursi in casa di lui , e fattosi ad attendervelo , come tosto il vide entrato , gli fu innanzi. Soprastelte alquanto il Versari a quell'incontro; e non pauroso nè dispettoso gli domandò che volesse: la vita , soggi unse il Bonaparte: a cui il Versar i colla sua festevole piacevolezza: mio mestiere, siccome sai, è di salvaria dove posso; qui ti rimani e provvederò. E venuta la notte, misegli io dosso un' assisa repubblicana per tras6gurarlo; e sèortolo sin fuori della cillà il mamlò con Dio. Nou potè peL· allro il fatto passare coperlo ; e giunse anche a nolizia de' maestrali; i quali forte ne redargu irono il Versari, come di violazione delle legg i ;e ~ ì gli .2.

- 1.0dissero che salvare i nemici della repubblica, era quanto dichiararsele avverso; e ringraziasse la buona opinione deiJa fede sua se non procedevano al gastigo. llla allora udirono di lui queste parole. :Non mi si faccia in repubblica rimprovero che non violassi i sacri diritti dell' ospitalità . A non volere che libertà pericoli è necessario l' appoggio d' ogni opera di viri ù . In ogni modo è sempre più giovevole una prudente sopportazione , che il perseguire violento, il quale non riporta che un maggior numero di nemici e più ostinati. Che monta incrudelire contra i nostri ora che le armi della repubblica hanno vinto? Ed è inoltre atto vile il vendicarsi nella prosperità. Li renda meno avversi la magnanimità nostra: esperimentino il buon governo (1.), e li avremo amici. Le quali verissime sentenze non si dimentichino giammai , perchè delle umane contraddizioni evvi pur questa , che siamo al di là del convenevole presti a usar della forza, e resistiamo poi alla forza che pretende rammorbidirci. Intepidi ti i primi fervori di repubblica , anzi ammorzati quasi in sul nascere per quei perpetui vizj che a repubblica danno morte, e svanito altresì il sogno che Italia vivesse d' unica e propria vita, il Versari schifo d'ogni altro mondano romore, non mirava più che ad avere nella famiglia un conforto ai falliti desiderii. E comunque fossero i casi pubblici fino agli ultimi anni suoi, li guardava con una cotale indifferenza, e non di rado ancora ne ridea come di un pazzo trastullar da fanciulli. :Nel che quegli che non vuole vedere lui savio provi, se sa, di mettere d'accordo i tanti contrarii operati da una medesima generazione. Laonde non giovando dare di cozzo nelle fata si accomodò a tutti senza viltà, e della pronta obbedienza trasse agevolezza di quietamente vivere. E qui è opportuno riferire ciò che osservava cogli intrinseci quando si abbattesse a discorrere dell' andare de' tempi. È pure curioso , dicea egli, lo schiamazzo di civiltà onde ci si intuonano le orecchie da (1) Così allora si sperava da molti.

-Hogni banda; e non meno curioso è il prometl.et•si ~rema la felicità dell' uman genere. Volentieri il crederei ben io se gli uomini si ansassero ad un alto sentire, e si mettesse loro in rispetto la virtù. 1\la affè che parmi si n - da !ungi da questo; e dove vorremmo buon esempio scaturisce pessimo . E che altro è oggi mai se non ragionare il tutto sulle tabelle dell' usuriere? E purchè si arrivi a conchiusione di maggior utile, poco importa del rimanente. Peggio poi che l' inganno e la violenza si vogliono d' ordinario porre innanzi agli occhi sotto specie di onesto. E l' adescamento delle onoranze e dell' oro quanto mai non ha fatto gli uomini mutabili! E, come interviene ovunque predomina un eccessivo amore di sè , non è già mestieri tentare e sobillare . Io non vorrò più di quello che sia portato dalla limitazione dell' umana natura; ma anche ad una mezzana bontà disconviene la superbia , l' avarizia, l' invidia, ogni intemperanza di affetto. Chi può salire alle dignità le cerchi, ma per bene del comune, e non per boria o per rendersi soperchievole; e questa sarà lodata ambizione : si tesaurizzi; ma con lecita industria~ senza aggravio di alcuno, e per avere facoltà di sovvenire il povero , di incorare a degne opere: non si accarezzi il vizio, e i difetti pazientemente si sopportino, e mansuetamente si correggano: non si consenta all' invidia lacerare l' altrui riputaziooe: si detesti quella sozza ipocrisia che di benigno aspetto vela torbidi ed infesti disegni; e si ami e si imiti quella pietà che è vera confortatrice delle sventure , ajutatrice della concordia . Quando ~edrò tutto questo, allora mi persuaderò che siamo aggiunti a civiltà, e che all' umana famiglia si prepara un riposato vivere . Dove abbiano riscontro di vero queste parole del Versari non ci fermeremo ad esaminarlo. Ora del valore di lui nella Medicina. La quale , come che nel passato secolo tentasse di uscire dei suppositi e del dominio delle immaginose fan - tasie . erraya l ullavia incerla: c i nitt de~ suoi cultori J l [ "

-12abbagliali ùagli ingegnosi argomenti del Riformatore Sco7.- zese la ri conduceano nei supposi li. Se non che sul linire surse in Italia chi la ri chiamò nella contraria via, e pose le fondamenta di quella nuova dottrina medica , la quale pi egò poscia a sè tutti gl' ingegni. Ma il VersarÌ cominciando la pratica era già mosso dallo squisito giudizio suo a sospettare che le studiate teorie guidassero a conseguenze di terapeutica che male soddi- ~ facevano ai fini ; e il dubbio lo rendea diffidente dei ricevuti dogmi. E fu bene da ammirarsi: conciossiachè i giovani cedano di leggeri all' autorità de' maestri ; e facile prestino l' orecchio alle generali spiegazioni; e nella meute accolgano i sistemi con lotle le ragioni e vere e fi ttizie onde prelendesi di svelare gli arcani fenomeni , e perciò sia proprio sol tnnto de' vigorosi intelle lti lo sped irsi da cotali vincoli, e il commettere l'appreso al cimenLo di accurate ricerche, e di uno stretto razioeinare . Ad istituire poi un largo esame, spazio maggiore gli si apriva in Forlì, o'•e a sua clientela erano affida li e lo spedale maggiore , e quello delle earceri , ed t ut rione della città . Quivi adunque nelle moltiplici e svariate infermità, attento ad ogni benchè minima mutazione sì nella ' ' ita generale e sì nella particolare di ciascun organo del corpo, sottilmente investi gando studiava di verificare quale avesse Ja essere causa e qunle e!l'etto; e fm dove la natura potesse di per sè ajutarsi, e quan do e come efficacemente essere aj ut ala; e quello che vi fosse da sperare, quello che da temere; e, sempre elle ne avesse la opportunità, coll' esame de' cadaveri le osservazioni e i giud izj o con fermava o correggeva. }!""', dai fatti ricorrendo poi alle teorie degli antichi e de' moderni, separava quanto aveva figura di assolulnmeul e vero da ciò che pareagli o falso o dubbio; e non era aggirato da alcuna scuola, e si appigliava al migliore ùi ciascuna : e, concorrendo in lui la felice disposizioue che si vuole ad essere buon medi co , forni ava un occhio scrulalore a cui raùo occu!Lavasi la qual ita

-13 - nel male; donde la sicurezza del pronosti care, della quale fu assa i celebrato . Per tal guisa componevasi una medi cina semplicissima ne' principii , e semplicissima ancora ne' rimedi, mentre non era perduta affatto la u - sanza ùi quelle copiose e imbrogliate ricette, che , a detta dello spiritoso Redi , solevano essere misurate colla ca nna ben lunga, e che avevano a fare tante cose differenti tra loro, che sarebbe bisognato che avessero cento mani e cento piedi , e più giudizio e cervello di se ttanta mila cristiani . E di cotesta con tenenza recò a salvezza molte vite che altri teneva sfid ate : sicchè cominciò a distendersi la sua fama ; e io Forlì , e ne' vicini paesi cerca vasi o l' opra sua , o il suo consiglio. Nè era tanto desidera lo per la perizia, che nol fosse ancora per la schietta affabilità; onde non potevi con lui con- -versare sema che ti sentissi tirato ad amarlo. Fortunata condizione di natura in medico, a cui è d' uopo conciliarsi la intera fede dell' infermo. Ed egli accortamente adoperavala a volgerne le volontà. Non importuno nel chiedere oltre la necessità d' indagare; paziente nell' udi re anche là dove le vulgari credenze o le immaginazioni di paura suggerissero il r ispondere ; fino sostenitore d i speranza sì fattamente che il sospettoso sgua rdo di chi è in forse dell a vi ta non raccoglieva nè iu un :~tto , nè in una parola di lui di che nlimenlare la incertezza. E che modes tia e urbanità non consena- -va poi nell e consultazioni! Nelle quali ai giovani medici era liberale di sua sperienza c0n paterna amorevolezzo; ai prove tli esponeva pianamente suo parere , mai non pigliando un sermoneggiare da cattedra , ma con favellare alla domes tica, e senzo pompa di erudizione , o al più convalidandolo di qualche aforisma . E quando gli corressero alla vista errori , e stimasse in tempo il riparo , sì con sottile ar ti ficio li ven ia toccando che l' errant e non dovesse vergogoarne , e paresse da suo moto nascere l'ammenda , e facevagli più certa la credenza dcii ' infermo . T unto er a lontano tla presunzione !

-1.4.- Riprovava per altro la pessima usanza, e quasi comune , di invocarle quando il male era in termine da riuscire o deboli o inellicaci gli argomenti; donde poi lo scapito nel credito della medicina e di chi l' esercita; perchè, come fu saviamente notato, non è da sperare che il volgo ragioni meglio dell' infermo, il quale chiede soccorso da cui stima oltenerlo, e non avendolo grida oziose la scienza e l' arte; e dicea perciò che ogni medico timorato le dovesse cercare subito che entra in qualche sospensione, essendo che allora è facile dare nei falsi giudizj, e i falsi giudizj appres~ano poi improvvidi mezzi; e dell' i~1dugio può inoitre fuggire la favorevole opportunità. Nell' anno 1.800 cominciava a divulgarsi per l' Italia la celebre scoperta del Jenner. E il Versari, alla cui purgata mente appariva tosto come quel Sommo avesse in effetto fiacca to il potere dell' ingenito veleno che rapiva infinito numero di vite, o il gratissimo dono della bellezza, non solo colla voce ma colla stampa eziandio studiava di recare la moltitudine a non rifiutare un divino e singolarissimo benefizio. Per lo che dal Sacco, al quale dalla Repubblica Cisalpina commettevasi di diffondere i risultamenti delle sue sperienze e le regole per ben proticare l' innesto del vajuolo , era nominato Direttore della vaccinazione nel dipartimento del Rubicone . Diflìcile e pericolosa incumbenza , avv~gnachè si dovesse combattere due astiosi nemici d' ogni vero e d' ogni bene; l' ignoranza e la superstizione, i quali mettendoti in nome d'empio e micidiale ti concitavano contro la popolare ira . E tuttavia il Versari se l' assumeva; e perchè rumoreggiassero i sollevati spiriti, non restavasi dall' uffizio ; e ostinato dietro all' utile, per destro modo ne raumiliava parecchi, e aUettavali e vincevali ancora con donativi, e l' odiato innesto andava praticando. Della quale costanza e pazienza aveva poscia dolce premio; perchè indi a poco sopravveniva una fiera epidemia di vnjuolo; e i padl'i ch' eransi arresi al Versar i , e ue ' 'ed evano sal va~i i figliuoli , diceangli

-15infinite benedizioni . E giovò ancora il disperato lamento degli altri che ne furono oltraggiati; ne' quali , come suoi sempre della plebe avvenire, fece il danno ciò che non aveva potuto la voce de' Savj . E il Versari prese il punto, e colla stampa gettò nel pubblico nuovi argomenti cbe sommergessero il dubitare; se pure a dubitare vi aveva luogo dopo la dura prova. Un decreto imperiale del 1.806 lo creava Presidente della Commissione di Sanità nello stesso dipartimento. Il che volgesi in non piccola lode di lui, mal sapendo allora dischiudere il passo alle magistrature la invereconda adulnzione e le cortigianesche e avare brighe ; e a pervenirv i bisognando che dalla stima universale fosti indicato peL' dabbene ed idoneo. E di vero l'ufficio raccomandavasi a uomo in che il senno e la prudenza sovrabhondavano a raggiungeme il fine. Perchè esaminati gli ordinamenti di politica medica, ne rilevava le imperfezioni , e proponeva norme che meglio difendessero la salute pubblica dai perniziosi effetti della negligenza e della frode, e che la Commissione primaria confermava poscia; e in tale materia scriveva giudizj e pareri degnissimi di encomio . Diede altresì consigli che preservassero dal tifo nosocomiale e carcerario. La quale mortifera infermità era nata nelle carceri di Forlì, e pareva che volesse menare grande ruina: se non che avvertito egli contro le bugiarde sue apparenze seppe domarne la fierezza, e molti de' compresi risanò; e risanò anche sè stesso che il morbo contrasse del continuo affaccendarsi intorno a quella pestilenzia ; e la madre e la moglie cui l' amore fece sprezzare le cautele nell' assisterlo. Ma come fosse provvido e solerte apparve maggiormente quando nel 1.81.4 essendo i contadi del Ferrarese e del Bolognese afllitti dal glossantrace, era nominato Ispettore generale dei cordoni. Ella è sempre difficilissima impresa impedire alle epizoozie di propagarsi , essendo che fa mestieri sospendere molti traffichi; e la cupidigia del lucro aguzza le menti a

-1.6ingannare la vigilanza e continuare i vietat i com1nerzj. Oltre di che essendo allora fresco il mutamento di Sig lloria, e non ancora es tinti i moti delle guerre, maggiori intoppi si avevano per chiudere la via al male. E nondimeno il Versari così sagacemente adoperò che la Romagna superiore fu immune dai temuti J anni . Gli si confidò anche l' ufficio d ' I spettore della Coscrizione. Penoso sopra tutti , di ceva egli; perchè come non avere straziato il cuore all' aLl'anno di genitori che i figliuoli allevali a sostegno de' cadenti loro anni dovessero dare ad essere condotti in lontani paesi a quanto hanno di stento e di rischio le crudeli guerre? Non perciò la compassione lo torse dal debito del miuistero ; nè ebbevi chi sapesse sorprendere la incorrotla sua coscienza. E non dissimulava ancora che la ragione mai non avrà fra gli uomini tanto d' impero che non le sia uecessario l' ajuto della forza: che sebbene erano pietose a vedere le lagrime de' parenti, non poleasi però tener meno salutare il provvedimento della coscrizione. Le pubbliche cariche però mai noi distolsero da' suoi dilet ti studj; de' quali sentiva ogni dì più la necessità per rimanersi in quella medicina filosofica a cui erasi ri parato, e in che acquetavasi. E poichè gli era d' uopo fornirsi dell' ajuto de' fatti , così ne faceva raccolta; e dove nelle malallie incon trasse singolarità o per rispetto de' segni , o dell'andamento, o della terminaz ione, o di tutte queste cose insieme, sì ne venìa scrivendo le storie; e ne pubblicò ancora alcune, delle quali pet· l' accuratezza nel descrivere , pel giudizioso discernimento nel partire il pr incipale dall' accessorio , pel riserbo nel dedurre, possono i pratici non iscarsnmenle giovarsi. E in dotte accademie lesse eziandio pregiati r agionamen ti, quando sulle impetigini , quando su vari i punti di anatomia, quando sulle malattie del sangue e degli altri umori dell' uman corpo. lUa ad onore del Versa d si vorrebbe di ciascuno di quesli argomenti esporre almeno in compendio la sentenza ch' ei tenne: se non

-1.7che a ciò non basta lo scrivente; il quale, quantunque povero fli scienze e di lettere, prese a compilare lepresenti memorie nella certezza che a quella gentile anima sarebbe grato un tributo ancorchè lieve di devozione. Tuttavia, a giudizio di coloro che si conoscono di tali materie, affermasi che in mezzo al bujo di che natura volle coprire lo stupendo lavorio che è in quel pet·enne movimento di solidi, di liquidi, di fluidi, di composizioni, di scomposizioni onde si genera, si mantiene e si perturba la vita, egli mosse prudentemente il passo, nè per superbia di scienza volle sviare, nè piacquegli di trattar l'ombre come cosa salda, e si attenne a quelle conseguenze che per lo sperimento di più vantaggiose applicazioni avevano maggiore probabilità di vero. Laonde bello sarebbe mettere alla luce coteste veraci prove di suo sapere; e non restar privi altresì di un bene eletto ricettario di formole profittevoli alla terapeutica ed alla profilaltica. Nelle gravi cure dell' arte poi si ricreava colla italiana poesia, onde pigliò in ogni tempo gran diletto o rallegrando geniali conviti, o festeggiando l' occasione di qualche solenne ragunata, o alla lieta ventura degli am1c1 congratulando. Mai però non prostituì le caste muse all'adulazione. Dei sommi poeti nostri gli fu sopra ogni altro caro l' infelice Torquato Tasso; e la Gerusalemme ebbe alle mani fino agli ultimi anni suoi; e in quella lettura deliziavasi; di che gli venne facilità e grazia nell' ottava rima. Condusse ancora un Poemetto che intitolò Paride, ove disegnando i casi dell' infausto Priamide volge giudiziosamente il subbielto in correzione degli stemperati appetiti. E con tutlo che nol componesse con intenzione di mandarlo attorno per aver nome di poeta, è nondimeno da osservare come i brevissimi ozj impiegasse nell' applicar l' animo ai documenti onde possiamo ottenere sincera beatitudine di vita. E questi non solamente meditava, ma sì recavali in atto; perchè fu in vero stimabile per molte virtù. 3

-18-- Delle quali una in lui singolarissima era la carilà verso i miseri. E, tacendo i generosi soccorsi che pas• sa vano celati in que' tugurj ove spesso gli stenti addu~ cono le infermità, e queste poi la distretta d' ogni co· sa necessaria al vivere, non si vedeva senza tenerezza i poverelli fargli calca la mattina come usciva di casa, o per le vie che aveva più in uso ; ed egli a tutti dar limosina; e talora coi fanciulli tenersi sul dinegare aftinchè seguitandolo avesse agio di moltiplicare io parole, e ammonivaH dei mali dell'ozio , e ne voleva promesse di ben fare. Ed è per ciò vie più da lodado di cuore pietoso, stante che non sofferiva volentieri che non sostentassimo in comune gl' infelicissimi che banno eziandio difetto di fisiche facoltà, e sono sulle strade miserando spettacolo; e che in comune non provvedessimo che un'altra turba, la quale vuoi vivere del mestiere del paitone, e va spesso a popolare gli ergastoli , vinta la pericolosa infingardaggine, si affaticasse con utile proprio e del pubblico in qualche industria. Dia superiore che da uomo di mezzane fortune possa credersi fu la liberalità sua verso una infelice , che, bambina di un lustro, ai prodigi di sua memoria fece stupire Italia. Non era a lei valso avere con nobiltà di natali tanto dono di fortuna, grazia di forme e di maniere, essere io tenerissima età celebrata da molti. Di~.erto il domestico censo, abbandonata dal padre, le si apparecchiavano forse dogliosi giorni, quando ventura volle che il Versari visitasse un infermo presso la maestra di fanciulle che avevala pietosamente raccolta; e udito de' suoi infortunii, come quegli cui era già nota, assai gliene increbbe, e chiedette di averla in luogo di figliuola, e gli fu conceduto. E in fatti non altrimenti ne regolò la instituzione che se proprio fosse stata figliuola sua, percbè diedela subito ad essere insegnata ne' femminili lavori , e la occupò nelle domestiche faccende , e le fu egli stesso amorevole maestro di lettere, e piacquegli che nella drammatica recitazione si esercitasse, e cresciutala

- '19 - una composta giovane mandolla a hen sortite noue. lUirabile beneticenza; perchè gustava pure il Versari le dolcezze di padre. 1\Ia non sofl'erse a lui il cuore che la fanciulla di peregrino intelletto aYesse un vivere combattuto da povertà: dilungatosi anche in questo dal vano secolo, che nelle superbie e nei diletti profonde le ri cchezze , e miseramente e vergognosamente n' è piu avaro che scarso ai preclari ingegni. Nel governo della famiglia fu provvidentissimo . E buona pezza n' ebbe il pensiero in ogni minima occorrenza; poicbè alla moglie mancò la vista, ed indi a sei anni la vita . A. tutto adunque assegnava egli e tempo e norma , affinchè il bisogno non ne cogliesse sprovveduti , e e l'inutile e il soverchio non consumassero quanto al bisogno si vuoi serbare. E in cotal ordine potè mantener!a anche perchè seppe rendersi affezionati i famigliari. Dei quali pareagli incomportabile la condizione, e dicea che si dovessero affabilmente trattare perchè sentissero meno la gravezza del servire, e più ritenendo della dignità di uomo più si guardassero dai pravi atti, cui suoi sospingere la viltà dell' animo. E fu ancora di somma prudenza nell' allevare i tre figliuoli ch' ebbe dal suo matrimonio ; due maschj ed una femmina. Della sua Clelia, orbata della madre, compì la educazione con grande amore~ e ùiedela a marito preparata ad ogni virtù che in moglie si desideri . Nè aveva fullito il frullo alla cultura: ma la spietata morte privò di tanto bene lo sposo ed un figlioletto; di che il Versa ri senti indicibile cordoglio. Menò la puerizia del suo Camillo e del suo Filippo per tutti gli usi di gentile creanza: e saggiamente pensando che l' austerità renda i padri poco meno che odiosi ai figliuoli, e l' importunità increscevoli , col soave contegno li ebbe a sè legati non sapremmo se piu di amore o di ossequio ; e fu poi sempre l' intimo loro amico, il loro fido consiglio. E come pri - ma pot è scopri roe la inclinazione , cominciò a secondarIa in ciascuuo ; e mise F'ilippo a lutti gli csercizj che

-20gli dessero pet'Jzta degli affari e lo facessero buon massajo, e ritenne Camillo nelle scienze, e lo inviò egli stesso nella 1\Iedicina, e volle quindi che ne udisse i più riputati maestri d' Italia. E di queste diligenze ebbesi procacciata in casa la migliore felicità. Le fatiche e le infermità gli avevano alquanto incurvata la bella persona quantunque non fosse ancora pieno d'anni; ma non scemato il vigore della mente, il quale tuttavia traspariva dagli occhi sfavillanti, dal lieto aspetto, e dal pronto e leggiadro suo favellare . E viva si mantenne ognora la sua giovialità; e lo dilettava lo spassarsi dei giovani; e piacevagli soprattutto di sedere ne' teatri, ne' quali per altro non si fermava oltre cert' ora della notte, perchè alle consuetudini del vivere aveva sua regola. E l' essere così ammisurato potea riuscire di giovamento alla complessione e prolungargli la vita, se non era che al corpo negava ogni morbidezza di guisa che incorse nel trascurare quanto bisognasse contro le indisposizioni sue. Il che male si crederebbe di chi fu avvisatissimo nel rendere altrui la sanità e conservarla, se non si considerasse a quella umana imperfezione, per la quale talvolta il volere è discordante dal giudicare. Dia in lui nacque fors' anche da una cotale tempra che i patimenti non infralivano; sicchè poi delle indisposizioni non faceva caso. E di questo venne che uscito sal vo nel 1.839 da malattia gravissima dei visceri orinarii, ommise poscia le diligenze che correggessero i vit.ii; e perdurando la mala attitudine, ogni lieve occasione era sufficiente perchè il morbo rincrudelisse. E la occasione fu aperta nel dicembre del 1.84.2 . Perchè il Versad di natura impaziente del freddo, e molto più da che era divenuto cagionevole, aveva adattata a siufa la camera che abitava: e quivi riscaldandosi la mattina del ventiquattro, o fosse per troppa rat·ità dell' aere o per morti fcro "apore, rnanca tigli i polsi e il respiro cadJ e in qucll' addormenlameu Lo de' sensi che i rncdid ch iawauo asfissia. Dal quale nou ::.arc.:bhc!li

-21forse riscosso se non capitava nella camera il suo Camillo, che raccogliendo al cuore quanto aveva di forza per reggere a quell' amarissima e inopinata vista, chiamata la famiglia , pose tosto mano agli ajuti che destassero la vita nell' amato corpo. E furono pure valevoli a fare ch' ei si risensasse: ma non ricuperavano già il tuono le funzioni vitali; donde il risorgere delle passate malattie e de' tormenti inseparabili da esse. De' quali, perchè fossero poi e lunghi e acutissimi, non si rammaricò mai; ed anzi nelle brevi tregue che concedevano, con qualche scherzevole detlo invogliava tal volta a riso i congiunti e gli amici che lo visitavano, e non increscevagli di soddisfare di medici consigli chi ne lo domandasse: così poco aveva offuscato l' intelletto dalle corporali affiizioni . La infermità in sei mesi lo ebbe lentamente consumato; e conoscendo egli ormai presso la sua fine, acconciossi dell' anima, e impavido l' attese come chi ha pura la coscienza, e lascia memoria d' intemerata vita . E ne' figliuoli ancora, che dolenti stavangli presso, confortavasi gli ultimi dì; cb è quegli sente di non morir tutto al quale rimane sulla terra tanto cara parte di sè; e verso di loro muovea spesso le affettuose parole, e pregavali che si amassero sempre: partirsi consolato della speranza che non invidierebbero a sè stessi la domestica- pace; ques ta guar- · dussero come la migliore eredità; questa poter li ristorare del piccolo patrimonio: quantunque non dovesse· parer piccolo cui aveva insegnato a non nutrire esuberanti desiderii. La maltina del 31. luglio fu all' estremo : e sulle ore nove spentasi la languida voce, quasi lo pigliasse placido sonno, esalò indi a poco lo spirito. Tale si visse Girolamo Versari: uomo degno di avvenirsi ad una men guasta età che la sua non è staLa , e da aver forse più uguali negli antichi che nei moderni tempi; avvegnacchè mai noi volgessero o avarizia , o vanagloria , o poura; e non volle più che gli bastasse ad un vivere civile; c mai noi sollcll ico

- 2'2prurito di onori; ed ebbe in dispetto ogni arte di simulazione; e adempiè con fede i doveri di cittadino e di padre . Per ciò la virtù , alla quale non è mai tollo affatto l'imperio, lo rese caro a ciascuno. E il duolo della morte di lui non istette già chiuso in sua casa, ma fu universale e come di calamità pubblica. E gli si diede ancora dimostrazione di riverenza, perchè il corpo accompagnarono alla chiesa il Collegio de' medici e chirurgi, quello degli speziali, la Commissione provinciale di sanità. La migliore dimostrazione però fu il seguito di presso che tutti i poveri del paese, i quali piangevano la perdita del loro benefattore, e pregavangli l' eterna pace. Funeral pompa che rado o non mai tocca ai ricchi, ed apprezzabile sopra quante la magnificenza di doviziosi eredi possa apparecchiare, come quella che testifica la bellissima delle virtù, la misericordia • Ebbe sepoltura nel cimiterio del Comune a pie' del muro esterno della chiesa verso settentrione, allato alle ceneri della moglie; ed ivi dalla pietà de' figliuoli sarà eretto un monumento col titolo che segue; 1{. N . GIROLAMO VEl\SAlU MORÌ n' A. LXXIU. LAGRIMABILE AI FIGLI CAMILLO E FILIPPO E ALLA SORELLA GERTRUDE MANZONI E A T UTTI I PAREi'iTI DESIDERABILE ALLA PATRIA CilE AVEVA GIOVATA COGLI ESEMPI E COLLE OPERE DI PERITO ntEDICO E DI CITTADINO GENEROSO MDCCCXLlll. PIETRO GIORD.lNI

-23GlROLAMO \TERSARI DA1'0RE A NOI E l\IAESTRO DELLA VITA RIPARATORE SAGACE DELLA SALUTE ALL' UNIVERSALE IN TANTA DIFFICOLTÀ DI TEMPI IN TANTA DISCORDIA DI OPINIONI A TUTTI FIDATISSIMO SOSPETTO A NESSUNO QUESTA MEMORIA CH' A DISACERBARE IL NOSTRO E IL COMUNE DOLORE NOI CAMILLO E FILII'PO TUOI FIGLI PONIAMO TI SIA -'CCETTA SICCOME TESTIMONIO DEL TENERCI OBBLIGATI A PERSEVERARE NELLE TUE VIRTÙ JYI'. LUIGI BJLDII\'1

-2ftGIllOLAl\10 VERSARI FU UOlUO DI ALTI SPIRITI E DI ANTICA SE~IPLICITÀ. ~IEDICO IN l\IELDOLA SUA PATRIA INDI A FORLI CON SANTO ZELO L'ARTE SALUTARE Al\UIINISTRÒ NON 1\IERCÒ. RESSE IN TEl\IPI DIFFICILI PUBBLICO E GRAVE UFFICIO E N' EBBE DAI 1\IIGLIORI GRATITUI)JNE LAUDE OALL' UNIVERSALE. SOSTILNNE fON FERl\IEZZA LE AVVEIISITÀ. FU,RONO SUE VENDETTE I BENEFICJ. AD UN ' 01\FANA DI SETTE ANNI QUAL PADRE CON Al\IOROSA CURA PROVVIDE. A VIRTUDE E AGLI OTTllUI STUDJ EDUCATA LEI BENEMERENTE DI CARE AVVENTURATE NOZZE FELICITAVA CAY. LUIGI CIAIIIPOLINI

-25 - COì\1ECHÈ LA MORTE DEI.. DOTT. GIROLAl\fO VERSARI NATO IN ~IELDOLA A' 18 D' OTTOBRE 17G9. FOSSE l\fATURA TUTTAVIA SEl\IBRÒ 1\IOLTO ACERBA A' FORLIVESI A' QUALI PER XXXXVH ANNI DIÈ PROVA pt MEDICO EGREGIO E DI CITTADINO PIENO D' OGNI VIRTÙ ACERBISSIMA A' FIGLI DOTT. OOIILLO E FILIPPO CilE PERDERONO NEL 3r LUGLIO 1843. \ l IL P IU FIDO CONSIGLIERE L' AMICO PIU UTILE CHE AVESSERO .400. 1 !4NUZ Z f !t

- 26lUONUftfENTO SACRO AL DOLORE DI CA~IILLO E FJLlPPO VERSARI INCONSOLABILI NELLA PERDITA DEL GENITORE GIR0LA)f0 CO~IMENDEVOLISSil\JO PER ESIMIE DOTI DELL' INTELLETTO E DEL CUORE VISSUTO ANNI 73 MESI 8 GIOUNI 13 1\IORTO IL 31 LUGLIO DEL 1843 ONORIAMO LE CENERI DI LUI CHE ALLA MODESTIA DELLA VITA PRIVATA AL FERVORE DELLA DOMESTICA TENEUEZZA ALLA FEDE E COSTANZA DELL' AMICIZIA AGGIUNSE LE PIÙ SPLENDIDE VIRTÙ DI DOTTO E ZELANTE CITTADINO PERCUÈ QUESTA SUPERBA E MISERANDA ETÀ FOLLEMENTE ADULATRICE DI GORGHEGGI E DI CAROLE NON SI GRAVI DELLA VERGOGNA DI LASCIAR SENZA TRIBUTO DI LAGRll\IE E DI LODI LA 1\IEMORIA DE' POCHI SOMMAMENTE BENE~lERITI DELL' UftiANITÀ E DELLA PATRIA DOT~ GIO. ROM~GNOLI

- '21 - CONSOLATORIA A CAl\IILLO E A FILIPPO VERSARI. lo noi conobbi: ma con tale un affetto, e con tanta una solerzia di particolari, sì di sovente parlommene il mio Baldini, ch' io l' ho innanzi, questo Girolamo Versari , venerando della persona, giudizioso nel detto, perito nell' arte sua, caro al popolo ed a' grandi, lontano coll' animo e colla parola dalle male affezioni di parte, amico a' buoni, tollerante de' cattivi, largo a tutti d' opera e di consiglio, vivuto lunga e pacifica età in tempi difficili, senza scapitare nell' amore, nel rispetto , nella commendazione dell' Universale, senza urtare nell' otfensione d' ottimati e di turba. E voi restate, coll' ottimo fratello vostro, a far fede che agli uffici interiori e domestici d' educazione verso i figli ei bastava in mezzo alle occupazioni giornaliere di Medico . Ma ora ei passò a miglior mondo, e la città lasciò in duolo, e voi figliuoli in desolazione e lamento . A' quali però farei , mi penso , ingiuria grave, se assumessi il consolarvi con parole di femmina, chè tali voi non siete da non avere appreso , nell' età dura e maschia in che nascemmo, il nostro non esser tempo di dolore imbelle e di lagrime codarde. Doletevi secondochè natura concede , ma del duolo dei forti, nè fate per privato detrimento d' abbandonarvi a pianto non degno del secolo, del paese, e di voi stessi . Ed egli è andato a una vita senza miseria: ma noi rimanghiamo a combattimenti , più che a querele: combattimenti contro i mali della vita , a' quali è turpe il confessa1·si minori, e il soggiacere violi · PROF . FRJNC.BSCO ORI OLl

-28CONSOLATORIA A CAlUILLO VERSAR.!. IN un secolo gonfio di superbia e povemsuno di valor grande e vero, in che abbiamo la sfortuna di vivere, o mio caro Versari : in un secolo in che le poche virtù avanzateci, non essendo più tali da comparire con abito maestoso al pubblico, si sono umiliate e ristrette nel circolo della famiglia, e dentro alle mura della città e delle proprie case , il perdere un padre un figliuolo un fratello un amico, sono infortunii i più gravi che ci possano accadere; perocchè per tal modo quel romitaggio della vita a cui ricorriamo per necessità civile si converte in desolaz.ione e lacrimata soli tudine. La morte del tuo ottimo Padre credo che a buia messo nell'animo tuo uno di que' cordogli immensi che non si quetano mai affatto , e ai quali solo si può sperare dalla rassegnazione e dal tempo un po' di tregua . Ma la parola consolatrice dell' amicizia non giunge mai senza efficacia in simili infortunii; e se non può penetrare nel cuore gravemente esacerbato, si apre ìe porte dello intelletto e vi ripone in ordine la bilancia del bene che sta per traboccare verso l' errore della passione. Qual miglior fine si può proporre un Medico nella sua vita, che quello di volgerla intera al soccorso delle infermità de' propri fratelli: allo zelo verso il mantenimento di tutti quei mezzi civili che concorrono alla salute pubblica : alla cura gelosa di que' principii fondamentali della scienza che un esperimento e una fede concorde di più secoli ha trovati come veri: all ' amore verso i trovamenti nuovi che sieno veramente utili e alla pratica dell' arte e alla inlellezioue de' fenomeni :

2.9al sosteuere il carattere proprio dinanzi alla società ' adorno di tutte quelle virtù che possono renderlo 0 rispettabile o benvoluto da tutti i ceti delle persone: al seni ire come principale dovere di mostrarsi alla gioventù medica modello di prudenza nell'ar te , di modestia nel sapere, di virtù morale e r eligiosa nell'operare: al lasciare alla propria famiglia alla patria al mondo (se vorrà curarsene) o fama illibata, o nome buono? Sentendosi al termine della sua onorata carriera il Genitore tuo, e la sua vita passata interrogando , dovea sentire del pari quel sereno convincimento della coscienza di avere, quanto era in lui, adempiuto a tutti cotesti officii e doveri; e simile convincimento doveva dargli la tranquillità dello spirito anche in mezzo al dolore degli alfetti, anche attraverso lo squallore ùell' agonia. E quindi tu devi trarre argomento di calma agli all'anni tuoi; perocchè non puoi negare a te stesso di essere anche tu convinto, che Girolamo Versari abbia vissuto sempre alla virtù, al sapere, ed alle buone opere . Il perchè a te non mancherà per avventura che la forza di ricondurti alla mente una per una le summentovaltt virtù paterne; e l' officio. opportuno e pie toso dell' amicizia mia verso l' animo tuo alquanto infralito dalla mestizia, soffri che sia quello di ricbiamarlo alla sua energia, o supplire alla sua fralezza, riruembrandoti io stesso i meriti molti e la probità somma dd tuo otlimo Padre. Egli si accomiatò volentieri dai giovanili diletti per dedicarsi tutto alla scienza e all' arte sua fin d' allora, che nominato Priore degli scolari a Bologna , ed ollenuto i l titolo di Professore straordinario di quella celebre Università , ne fu con questi onori licenziato , e cominciò a battere l' asprissimo sentiero delle Condotte. Nè di questo umile cominciamento, come tanti pur sogliono, egli si querelava giammai; perocchè si avv ide ben pres to che due grandi vaotaggi pratici si acqubtuno nelle ConùoLLe , seuza peusal'e all' altro ' aulaggio

-30morale dell' abituarsi alla fatica e alla pazienza e ai giudizii guidati non da malignità ma da ignoranza ad essere spesso ingiusti e bizzarri. Tra le utilità pratiche che nelle Condotte si acquistano la prima è quella del 1·iconoscere l' eminente potenza della Natura nella guarigione delle malattie. Di che ti forniscono esempii a dovizia i campagnuoli, ai quali tu o non chiamato, o -vedutili una sola volta, certo non hai potuto soccorrere con tutta l' arte, e nondimeno gravi malattie superarono. L' altra utilità è quella del convincimento che si acquista intorno alla necessità della cognizione delle Cause per il governo profittevole delle malattie; perocchè collocato un Medico in una piccola Città, e famigliarizzatosi per la dimora di qualche anno colle principali famiglie, egli può averne a casa sua una specie di morale topografia; ed oltre al conoscere i seminii morbosi ereditarii in questa ed in quella, ne sa i temperamenti, le abitudini in maniera, che molte volte il felice andamento dei morbi egli si convince esser dovuto a questo genere di etiologiche cognizioni. E il sapere e l' apprendere a buon' ora quanto si debba alla Natura nell' arte nostra, e quanto alle Cause, credo costituisca il primo fondamento nell' esercizio di essa • Chiamato poscia come Medico a Forlì, quivi in città più vasta le occasioni gli si afferirono per potervi dispiegare tutto lo zelo di che era animato verso la pubblica Igiene. E qui mi sia permesso con&iderare come questo pregio della medica educazione di estendere i propri studii alla Medicina Civile era proprio di tutti i migliori ingegni, che uscivano dalle passate scuole Ippocratiche d' Italia; perocchè quei classici che si avevano sempre sotto gli occhi, il Zacchia, il Lancisi, il Ramazzini invitavano a seguire il loro esempio; ed in una pubblica calamità, in una urgenza giudiziaria o civile, invece di magri ed inutili disputatori su certe vanità patologiche, si avevano uomini istruiti nella cognizione delle epidemie, delle leggi, delle morali e fisiche

- 3tinUuenze sulla salute dei popoli, e lati insomma da dare alla città provvidi e pronti suggerimenti . Ma questa buona educazione insieme con tante altre scientifiche e morali abitudini del nostro antico insegnamento medico andò tutta a soqquadro sotto il fatale impero di una Medicina sistematica venutaci dalla Scozia, e di una filosofia falsa e materialistica venuta dalla Francia. E questa maledetta e stoltissima sete di cose straniere, che è la meno scusabile anzi la più vituperevole viltà nostra, obbliga e stringe poi le menti le più elevate nei meschini e ingloriosi cancelli delle restaurazioni, quando invece potrebbero occuparsi per gli assoluti avanzamenti della scienza medesima, e aver gloria di inventori e di originali. Così si spesero varii anni a rimettere la nostra Medicina nello smarrito sentiero; così adoperano oggi i nostri migliori Filosofi. per cacciare tutte le cartesiane influenze, e ogni traccia di materialismo dalla nostra Filosofia. E tanto è il potere delle straniere pestilenze che un mezzo secolo ancora è poco per richiamare le perdute verità, e cancellare affatto gli intrusi errori così in Medicina come in Filosofia. Forsechè noi Dledici ci siamo affrettati più dei Filosofi; ma l' opera della nostra restaurazione non può sortire un effetto completo e nazionale se quella della Filosofia non è del pari condotta a termine. E di fatto non solo vediamo ancora ostinatamente mantenersi Je traccie del dualismo scozzese in alcuni luoghi; ma quelle stesse Teoriche che acquistarono celebrità come valide oppugnatrici di esso, non aver potuto conseguire una universalità Nazionale peJ vizio sostanziale di essere aneh' esse fondate sulla falsa Filosofia del sensualismo. Di maniera che ambedue coteste scuole restauratrici possono essere rappresentate con un capo a due fronti, l' una nostrale , e l' altra tuttora Cartesiana o francese : ed ecco la sorgente di quell' ira, di queJlo spregio , e di que' sarcasmi con che si rirneritano i lavori e i tenlativi di chi vorrebbe, che la restaurazione Jppocratica

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