Leone Gurekian - L'Armenia nell'anima italiana

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Prof. LEONE GURÉKIAN nell'anima italiana ROMA STABILIMENTO TJPOGRA:PICO DITTA C. COLOMBO 1919' Bib io\eca (3ino 8ia'1C0

81b'ioteca Gino Bianco

Pegno di sti.tna, e di gratitudine a, tutti Coloro eh~, con effusione spontanea, e sincern, propugnarono la Causa, dell'Indipendenza Annena, per preservarla, àal turbine nel quale, per mit'e interessate, essa C11111°ebbe potuto esser trascinata. COMITATOARMENOD'ITALIA. Biblioteca Gino Bianco

~ • oteca G no Bianco

Gli animi che sentono sanno proteggere. Nelle varie manifestazioni avvenute, durante l'attuale conflitto, in Italia e massimamente in quelle di novembre, a Roma, imponenti e significative per le adesioni di eminenti personalità parlamentari, i voti espressi per l'Indipendenza armena palesarono quanto saldi si conservavano ancora i legami che uniscono i due popoli dell'Italia e dell'Armenia. Malgrado le vicissitudini, attraversate da ambedue, sotto il dominio degli stranieri, questa tradizionale amicizia, -tramandata dai Romani alle insigni Repubbliche italiane, riuscì a mantenersi inalterabile fra l'Armenia e l'Italia. Ottenuta la sua unificazione, questa fece del suo meglio per alleviare le sofferenze della sua consorella di sventure, poichè l'origine dell'inasprimento degli eccidi ll'lloscopo di sterminare la razza armena, risale all'epoca del Risorgimentq italiano. Questa stolta e crudele determinazione fu presa dal Turco, contro l'esistenza del miglior e del più fedele - come egli stesso stimava - elemento del suo Impero, dal momento che egli si accorse di essere stato, nel dominio della civiltà, superato dall'Armeno. Le guerre gli diedero ognora l'occasione di sbarazzarsi dei sudditi che non gli convenivano più. Così avvenne durante le guerre del 1856 e del 1877, costringendo il Congresso di Berlino ad imporre alla Turchia le riforme armene, le quali, invece di emendarla, la dovevano inferocire di più contro quella popolazione cristiana, colpevole Brb ioteca Gino Bianco

6 di aver ottenuta la protezione, quantunque nominale, delle Grandi Potenze. La formola « L'Arnienia, senza gZi Arnieni ~, concetto abominevole emesso dal principi) Lobanow, già in esecuzione fin dal 1878, fu opportunamente messa in evidenza dall'onorevole Crispi, nella sua lettera indirizzata, nel 1897, a S.• Saverio Fera, presidente del Comitato Pro Armenia, sorto allora in Firenze. « La Sublime Porta - osservava l'illustre statista - s'impegna secondo l'articolo 61 del trattato di Berlino - a realizzare senza ritardo i miglioramenti ,che esigono i bisogni locali delle provincie abitate dagli Armeni. Abitate dagli Armeni: capite V Sono passati diciotto anni e gli assunti impegni della Turchia si esplicarono nelle carneficine e negli incendi onde furono desolate le provincie abitate dagli Armeni». Il Crispi, constatando l'insuccesso della spedizione (1895) delle squadre della Grandi Potenze, causa della loro discordia, aggiungeva: « Dopo g.i ciò che sperate fare a pro degli Armeni VCi vogliono tempo e denaro per un'impresa di tanta entità, e voi, coi vostri Comitati, non potete raccogliere che aspirazioni e speranze che non valgono a correggere o a guarire il Governo turco. L'Italia ha molli guai in casa sua per poter estendere la sua azione a beneficio di altri popoli. La Francia repubblicana continua le tradizioni dei suoi re, e oggi, passando sul cadavere della Polonia, va a Moscaa stringersi in fraterno amplesso con lo Czar. L'Inghilterra è la sola potenza che avrebbe il desiderio di redimere l'Armenia, ma da sola non vorrà impegnarsi in una guerra. La Russia non può sciogliere la questione armena perchè ha mezzo popolo armeno sotto 'il suo impero : avrebbe interesse di prender l'altra metà, ma l'Europa non lo consentirebbe. Del resto lo Czar dopo aver assonnato il sultano e fattosi suo protettore, B1bioteca Gino Bianco

preferisce attendere il momento opportuno per attuare i suoi di- . segni in Oriente. Quando verrà l'ora estrema dell'ammalato, forse la diplomazia avrà un pensiero per l'Armenia >>.- Questo monumento storico per gli Annali del Risorgimento Armeno acquista una particolare importanza nell'ora presente dell'incamminarsi dei belligeranti al Tribunale universale. Esso può, meglio di qualunque atlo d'accusa, precisare le vere responsabilità, delle sventure, che, decimando· il popolo armeno, ridussero il suo numero, nelle provincie da esso abitate, in minoranza in confronto dell'elemento musulmano. Constatazione, che doveva cinicamente servire, in appresso, ai Turchi ed ai loro amici, d'allegazione per contestare agli Armeni il diritto dell'integrale possesso del loro patrimonio dilaniato. Certo, il saggio avvertimento dell'on. Crispi, era sufficiente a richiamare l'attenzione dei firmatari del suddetto trattato per risparmiare, dopo aver assistilo impassibili agli eccidi del 1895-96, 1909, alla Nazione armena le recenti e più atroci sciagure, che poco mancarono, cancellando il suo nome dal novero delle viventi, a non la~ciare nella storia che una dolorosa memoria d'un popolo sparito, martire e vittima tlell'indifferenza e della cupidigia. Se potesse, per un momento, il grande amico del popolo armeno, alzar la testa ed esaminare la desolazione che regna in quelle sfortunate provincie, egli fremerebbe d'orrore al pensiero solo che l'Armenia, per ottenere dalla bilancia della Giustizia la sua liberazione, ha dovuto immolare la metà della sua popolazione. E qual sarebbe stata la sua penosa sorpresa nel constatare in qual modo, dopo un simile olocausto, dopo tante prove date dal popolo armeno della sua leale fedeltà e della efficace partecipazione per la vittoria finale, l'Europa ha accolto la recente proclamazione dell'Indipendenza dell'Armenia, la quale, stanca di aspettare dalla generosa magnanimità dei suoi alleati. si decise ricorrere alla risoluta determiBiblioteca Gino Bianco

8 nazione dell'auto ·decisione per far valere i suoi sacrosanti diritti al tribunale di Giustizia, se tale· nome gli sarà risernto - come si spera - per la sua integra imparzialità, dalla storia. I superstiti dei Vespri armeni del '95-'96 - se riuscirono a sopravvivere ai più crudeli del 1915 - si rammenteranno, sempre e con gratitudine, l'ospitalità incontrata nei Consolati italiani, che offrirono loro rifugio sicuro contro il furore dei massacratori. Nel seguito, l'aula di Montecitorio udì, a diverse riprese, le proteste d'indignazione contro le atrocità turche, che continuarnno - in scala più ridotta - costringendo .la popolazione armena ad emigrare. Più veementi risuonarono; nel 1913, le energiche parole dell'on. R. Galli, nel suo invito al Governo a promuovere un'azione collettiva delle Grandi Potenze, allo scopo di costringere la Turchia all'attuazione dei suoi impegni presi per le riforme armene. Ma l'Europa, troppo assorta nei suoi interessi particolari, rimase, come al solito, sordo a queste nobili esortazioni, ed al grido d'affanno del popolo armeno. L'anno seguente, dall'Oceano al Mar Caspio, l'umanità doveva dibattersi in un aspro conflitto, offrendo l'ambita occa,<;ione al Turco, con una deportazione in massa, di porre in esecuzione, coll'aiuto efficace del suo alleato tedesco, il definiti,·o piano dello sterminio radicale della razza armena. Per soffocare il grido di strazio delle sue innocenti vittime malgrado le severe misure prese dal governo ottomano, fu ancora un Italiano, il comm. Gorini, chiarissimo console d'Italia a Trebisonda, il quale, dopo un'odissea di perigli, giunto a Roma, lanciò il primo grido di dolore per gli orrori, tali da offuscare, in crudeltà, tutti i precedenti dell'Istoria. La narrazione delle scene strazianti alle quali egli era stato testimone oculare, riempì. di sdegnosa ira tuÙi i cuori. Quel che non poteva fare l'Italia, coinvolta essa pure nella 81b ioteca Gino Bianco

9 conflagrazione, fecero nobilmente i Neutri e la Santa Sede per soccorrere i derelitti superstiti della infame deportazione nelle steppe della Siria e della Mesopotamia. * * * Durante l'anno 1916 la Nazione Armena continua a languire in crudeli tormenti, mentre i popoli, nel loro sbigottimento di vedèrsi schierati l'un contro l'altro, si domandano il perchè di tanta calamità sul genere umano. La guerra traversa l'ora storica dell'ognuno per sè. L' Intesa deve lottare contro un nemico deciso a non indietreggiare innanzi ad alcuna carneficina. Cumuli di cadaveri oscurano l'orizzonte, tinto di sangue. La coscienza dei generosi si ribella, impotente a dominare il frastuono de)le armi. Per il momento il nemico ha il sopravvento. La sua superiorità, non solo numerica, consiste anzitutto nell'unità di comando ch'egli dispone, costringendo gli alleati dell' Intesa ad adottare, da parte loro, il principio del « fronte unwo ~. Per ciò occorrono reciproche concessioni, nuovi accordi, nuovi patti per concertare il supremo sforzo : po1chè la lotta diventa ad oltranza. Un'apprensiva penosa, però, assale i meno forti, i popoli· oppressi, i più duramente provati della conflagrazione. Questi temono che nell'affrontare dei grandi problemi, di interesse mondiale, le loro questioni vengano compromesse o trascurate. Sarà dall' Intesa apprezzato, nel giusto valore, il loro contributo, con tanto sacrificio prestato alla causa comune ~ Saranno rispettati i loro legittimi diritti, appagate le loro giuste aspirazioni, oppure, schiacciati già durante la colluttazione, il futuro non serberà loro che il passaggio d'una egemonia ad un'altra~ Biblioteca Gino Bianco

10 Quali siano stati i criteri che abbiano dettato, in quelle · ,circostanze angosciose, i principi di equità, come sieno stati valutati dalle Grandi Nazioni dell?Intesa gli- aiuti fin'allora prestati dalle piccole alleate belligeranti e quello che esse erano pronte a sacrificare, per il conseguimento della vittoria finale, sarebbe difficile il supporre. Ma ora che udiamo le dichiarazioni, vediamo i fatti e le tendenze, ora solo ci è autorizzato d'opinare che, nella grande equazione dello sforzo concertato per la vittoriosa pace e nell'apprezzamento del merito, le piccole forze, come funzioni delle grandi forze determinanti, erano state totalmente eliminate come termini trascurabili. Inoltre, le Grandi considerandosi protettrici, alle piccole non rimaneva che esser paghe della loro ~ liberazione » dal giogo dell'oppressione. Questa, infatti, era sfata la parola d'ordine - ancora in uso - da esser data, come risposta, ogni qual volta·la domanda veniva rivolta ai dirigenti sull'avvenire delle nazionalità oppresse. Ma ai pratici di quel linguaggio non fu difficile capire che libemzione non includeva il senso della Indip&nàenza in Stato libero. Sottigliezze filologiche, gustose quanto le ricerche archeologiche, che dilettando lo spirito prolifico del diplomatico, gli offrono gli argomenti per stabilire dei ~ diritti SfllJOlari,risul,.. tanti da titoli istoric,i ». Non pochi, fra i più arditi e più sinceri propugnatori dei diritti dei popoli, protestarono contro questa mancanza verso le piccole nazionalità alleate, le quali, nella loro illimitata fede, rischiavano l'esistenza. L'Armenia pure ebbe i suoi magnanimi difensori. Molto .fu detto e scritto sulla questione armena, la più degna e la più giusta. Tutti convennero che non solamente per il sangue sparso, ma per il decoro dei principi ammessi, l'Intesa era in obbligo di riconoscere ufficialmente la nazione armena come alleata, e proclamare, dopo averla libeBiblioteca Gino Bianco

11 rata dal giogo dei suoi oppregsori, la sua Indipenden;a in Stato libero. Tanto più che gli Armeni, lungi dal chiedere garanzie. facevano il minor chiasso, in difesa dei loro diritti: convinti che la Giustizia, per fare la sua opera, non necessita di simili espedienti. L'esperienza, io appresso, fatalmente doveva dimostrare loro - come insegna il proverbio - « che nessuno si ci,ra del bambino che non sti-iZla » ; poichè da questo atteggiamento silenzioso si trae profitto, in tutte le odierne ufficiali dichiarazioni, per passare oltre. Perciò ogni Armeno deve serbare perenne riconoscenza per tutti coloro che strenuamente difesero la sua santa causa, che agli altri, invece, quando giudicarono sfiorarla, doveva servire di tema saliente per stimolare i combattenti ad affrontare la morte per la vittoria del Diritto e della Giustizia. In questa convinzione gli eroi versarono il loro sangue generoso per l'altare della patria e per la libertà dei popoli oppressi. 'È quel puro e sublime olocausto che, fecondando la terra, farà generare la Forza nella nobiltà, disposta ad ogni volontario sacrificio, per il trionfo finale della futura religione della Giustizia. Intanto, l'immolazione di 1,100,000vittime innocenti ed il valore di oltre 160,000 combattenti, coi quali l'Armenia partecipava per la vittoria degli Alleati, le dovevano insegnare R discernere i veri amici. * • * In questo stato latente dell'opera della Giustizia si schiude l'anno 1917, il più laborioso per la preparazione politico-morale della questione armena, compromessa nell'ingranaggio dei vasti problemi del dopo guerra. La vediamo, ad un certo momento, dai più autorevoli oratori parl~mentari dell' Intesa, anteposta a tutte le altre Biblioteca Gino Bianco

... 12 concernenti ai popoli che maggiormente hanno sofferto pri)Ila e durante la guerra. L'Inghilterra esige la punizione severa dei responsabili e condanna la Germania per non aver alzato il dito per impedire gli eccidi del 1915. La Francia, nella dimostrazione della Sorbonne, manifesta un risveglio del suo tradizionale spirito cavalleresco! Essa formula fervidi voti per la liberazione dell'Armenia, consorella di sventura dell'Alsazia-Lorena. Ambedue, nella stessa ora, avrebbero vedute le loro catene spezzate I Più sobrie, ma assai più avvertenti, sono le parole dell'onorevole Ministro degli esteri d'Italia, nelle dichiarazioni per i popoli oppressi, ch'egli fece, il 20 giugno, alla-Camera: « Che direbbero le grandi anime di Mazzini e di Garibaldi, « glorie dei nostri tempi, se accettassimo senz'altro oggi una for- « mola che servis.5ea ribadire le catene che avvincono la patria « di Battisti e di Sauro, sotto la barbara oppressione straniera t « Una formula che escludesse ogni riparazione alle ·inique, « crudeli violenze patite dal Belgio t Che implicasse l'ulteriore " tolleranza dello scellerato, progressivo sterminio degli Armeni « per parte dei Turchi, o che ostacolasse la ricostituzione di una " Polonia unita e indipendente, ». Quantunque queste dichiarazioni, a primo acchito, non fossero troppo lusinghiere per le ardenti aspirazioni armene, l'accenno stesso al problema armeno, come uno dei caP,isaldi della politica d'Italia, posto dopo le legittime rivendicazioni di questa e frapposto alle rìparazioni dovute al Belgio e alla ricostituzione di una Polonia unila e indipendente, assumeva un significato assai elevato per l'avvenire dell'Armenia. Più che un'appello, lanciato venti anni addietro dall'onorevole Crispi, più che una protesta, esso incoraggiava gli Armeni a intensificare, senza illudersi, i loro sforzi per far trionfare la loro causa. L'on. Sonnino, senza affrontare la q<1estione dell'assetto futuro della Turchia, manifestava la ripugnanza dell'Italia ad Bib ioteca Gino Biarico

18 ogni formola che potesse ulleriormenle lasciare la sorte dell'Armenia legala alla Turchia. Implicilamenle, quindi, Essa, per bocca del suo autorevole Ministro, l'unico fra i suoi colleghi dell'Intesa che rimase irremovibile sulla breccia, proclamava solennemente il principio della Indipendenza del popolo armeno, per salvarlo dallo sterminio progressivo e scellerato, poichè non è ammissibile il pensare che liberandolo da un giogo lo si volesse porre sollo un altro, sia pure non barbaro. In lai modo la causa armena, avendo già ollenula l'adesione favorevole dell'opinione pubblica in Ilalia, ha polulo d'ora in poi, per la realizzazione dei suoi ideali, contare pure sÙlle benevoli disposizioni del Governo italiano, risoluto di offrirle il suo vaJido appoggio, non più, come nel passalo, con semplici adesioni alle iniziative delle Grandi Potenze, ma con lullo il peso d'un fattore principale e dclerminanle della vittoria finale. La rivista illustrala «Armenia", che dall'inizio .della guerra si pubblica a Torino, e che « può conside,·arsi wn'autorevole eco in Italia delle aspirazioni armene », così aveva riassunto allora le impressioni della stampa italiana: « Ce~to che se anche dal nostro Governo dovesse nel momento << opportuno partire il verbo delle rivendicazioni armene, lo salu- « terebbe il consenso di tutto il paese, in seno al quale anche re- « cenlemente si sono avute manifestazioni non dubbie dell!l frater- « nità italo-armena. « Basti ricordare l'ordine del giorno volalo dal Congresso in- « terventisla riaffermante « la nece,,ità di ricostituzione in mizio,ii « indipendenti clella Polonia e dell'Armenia • e un altro ancora « volalo in un Congresso di Firenze. In questo secondo ordine del « giorno gli intervenuti esprimevano la loro profonda simpatia per « la nazione armenq, che alla causa degli Alleati nella guerra mon- « diale ha dato il valore _dioli.re 150,000combattenti ed il sangue « di innocenti di 600,000vittime immolate con il braccio dei turchi • dalla ambizione germanica, e facevano voli: che la Grande lega « delle cinque maggiori democrazie del mondo, quale oggi, dopo « la rirnluzione russa, l'Intesa a ragione si afferma, riconosca. il 81bl oteca Giro Biarco

• popolo armeno nel numero dei suoi Alleati e si impegni a rico- « struire l'Armenia, come la Polonia. in nazione libera e indi- • pendente•· Malgrado che questo nobile voto non ebbe il desiderato e legittimo suo compimento. malgrado la perfida ritirata della Russia bolscevita, che la espose una seconda volta alla devastazione turca, l'Armenia, fiduciosa nella lealtii dei suoi reali e maggiori Alleati, sempre dignitosa e con entusiasmo, continuò la lotta, partecipando, col suo ultimo respiro, in Palestina, in Mesapotamia e nel Caucaso, per non deporre le armi che alla resa della Turchia alle condizioni imposte del gene1·aleAllenby. • * * La questione armena rimane assopita Yerso l'autunno dello stesso anno, per risorgere più YiYa nella primavera del 1918. Il successo effimero, ma disastroso, del perfido nemico dell'Italia, lungi dell'ottenere il desiderato suo intento doveva, martellando la compagine della nazione, condurre con un nuovo impeto l'esercito italiano per inchiodare l'aggressore sulla linea che non doveva oltrepassare. In quelle ore angosciose per l'Italia, il cuore dell'Armenia pure sanguinò insieme. Le cime nevose vedevano, per una volta ancora, le orde tedesche e turche invadere le ubertose pianure venete. Venute in cerca del bottino esse, in vece, trovarono la tomba ed i fiumi per giorni trasportarono i loro cadaveri mutilati. Grappa e Piave, al par dell'Ararat e del fiume Arax dell'Armenia - per il qual ultimo Virgilio cantò e Pontem indigna,tiis Arw.us - colle gesta degli eroi s'immortalarono come sacri idoli della Patria. Gli armeni seguono le carovane dei rifugiati delle terre invase, collo stesso odio di vendetta nel cuore. 81b1otecaGmo.Bianco I j ~

1,5 Dappertutto l'armeno incontra la più fraterna accoglienza. La sua lealtà è la sua miglior salvacondolta, permettendogli di rimanere perfino nelle zone d'operazione, le più avanzate, per compiervi al dovere del cittadino ideale. Questa sincera. devo'zione egli l'attinge nel suo proprio amor patrio, che non esclude l'amor per la patria degli altri. Non fu forse lo stesso sentimento che condusse i Garibaldi in soccorso degli oppressi'? La maggior parte della piccola colonia armena del Veneto si rifugia a Roma, dove la gioventù studentesca armena, col suo ardore di patriottismo, riaccende con maggiore calore la questione armena. Infatti, nella primavera del 1918, dopo 'l'orino e Milano, per la prima volta Roma organizza una manifestazione proArmenia. Coll'iniziativa dell'Unione degli studenti armeni e dell'Associazione archeologica romana si preannunzia una conferenza che dovrà aver luogo nella sala stessa dell'Associazione. L'alto patronato è costituito da eminenti personalità <l.ellasocietà romana. Nella sala, rigurgitante di pubblico elettissimo si notano l'Ambasciatrice, signora Barrère, gli onorevoli Meda, Teso e Artom. Il vice-presidente prof. 'l'ambroni, nel presentare il conferenziere, prof. P. Romanelli, dice le ragioni della indetta manifestazione, augurando che in Italia, come in Francia ed in Inghilterra, sorga un efficace movimento in favore delle rivendicazioni armene. Legge poi le adesioni, fra le quali .quella della Regina Madre, e di Lord Bryce. Quindi l'esimio conferenziere con numerose proiezioni illustra l'Armenia. Parla della 01·igine,della storia, dell'arte, delle relazioni commerciali. Rileva i torti che l'Europa ebbe di non proteggere un popolo che ha tanti titoli per vivere e continuare la rna missione nella civiltà. Indica, infine, i doveri dell'Intesa verso questa eroica nazione, che, a rischio della propria esistenza, contribuì, nello scacchiere orientale, per la 2. Biblioteca Gino Bianco

16 causa degli Alleati, nella convinzione certa che, difendendola, essa avrebbe insieme salvata la sua propria, sacrosanta. II gentil amico dell'Armenia esulta al pensiero di vedere le tre sparse membra di essa restituita in una sola, unita: • Se conviene, egli dice, tener salda la fecle che dal dolore e dal sacrificio di questi anni di guerra sarà per uscire un mondo rin novellato, basato su principi della giustizia, occorre ritenere per fermo che la fine della guerra segnerà altresì la fine del martirio, ormai secolare del popolo armeno ». E rammaricandosi sulle sciagure che piombarono di nuovo sull'Armenia, per causa della clefozione russa, prosegue: « La nostra coscienza si ribella al pensiero che la pace di domani possa non solo avvincere di nuove catene popoli fino a ieri indipendenti, ma possa pur ribadire le vecchie servitù, che antiche ingiustizie e violenze posero a popoli che avevano il diritto e la capacità di vivere liberi. • Ebbene, se oggi nes~uno osa pensare che una tale sorte sia riservata al Belgio, o che i fratelli nostri del Trentino o di 'l'rieste non debbono venire ricongiunti all'antica madre, nessuno nemmeno de1•e dubitare che il popolo armeno non abbia anch'egli da ottenere quello che giustizia comanda che egli ot• tenga. « Dopo quindici secoli da che soffre sotto la tirannide di popoli più forti, diversi di stirpe e di fede, che invano hanno tentato con ogni mezzo di assimilar!o, e, non riuscendovi, di annientarlo; dopo· cinquant'anni di lotta ineguale, in cui egli ha inevitabilmente soggiaciuto, immerso sempre in un lago di sangue, oggi ancora esso si presenta innanzi alle altre nazioni civili con una vivente e distinta unità di stirpe, con propria lingua, con propria religione, conscio di se, e dei suoi diritti e delle sue necessità, e come tale reclama di aver parte fra loro. E appoggia il suo reclamo su questa sua tragica storia: una nazione, che resiste con tanta tenacia a cosi avversa sorte, può ben vantare alto i suoi diritti di fronte alle nazioni più fortunate, tanto di più poi quando queste hanno verso di lei doveri antichi e nuovi, doveri di gratitudine e di impegni contratti ». Bib ioteca Gho Bia'lco

17 La chiusa, brillante quanto l'esordio, viene accolta c0n generale calorosa ovazione, allorquando il conferenziere simboleggia, con un pietoso quadro degli eccidi, la resistenza perenne dell'anima indomita dell'Armenia, ritemperata, ogni volta, nel sangue delle sue vittime. « Fra i molti episodi, onde è intessuta la triste storia dei massacri armeni, uno sopratutto me ne è rimasto impresso nella mente, ·Nel 1895 a Cesarea, nel vilayet di Angora, i carnefici irrompono in una casa, vi tro\·ano una giovane donna con un bimbo al petto: la uccidono a colpi di coltello: il bimbo miracolosamente sfugge all'eccidio. Ali' indomani i parenti della donna entrano nella stan~a: scorgono a terra il corpo esanime della giovane, e su di esso ia creatura, inconscia, stringere ancora fra le manine e le labbra rosee il seno della mamma. Ebbene, in questo quadro, così semplice e così tragico, mi è sembrato ognor di vedere come riflesso e adombrato il destino stesso del popolo armeno. Quel bimbo innocente, che dal seno della mamma morta cerca trarre ancora il nutrimento di vita, mi è apparso ognora come l'immagine del popolo armeno, che ogni volta, dalla morte- e dal sangue delle sue vittime, ba tratto, con mirabile energia e con tenacia indomabile, nuova forza di vita ». Sì, gentil amico nostro, ·l'Armenia vini, cosciente della missione che l'aspetta, come un popolo prediletto che la Provvidenza ha voluto mettere alle più dure prove. Essa vivrà e l'umanità « avrà, sul siio ca1nmi·1wtm'ingiustizia di meno cui piwnge,-e, av,-cì, uncb fia,,11mcb piìi liwente, che le rischiari avmiti la vie, » in qùelle tenebrose regioni di barbarie di cui la storia tramanderà una triste memoria, con pagine macchiate di nero e di rosso. Un mese dopo, a l'invito della Federazione studentesca e del Comitato Pro Armenia, lo stesso chiaro conferenziere è stato pregato di recarsi a Bologna per illustrarvi la causa armena innanzi ad eletto e numeroso pubblico, affollato, come non s'era visto mai, nella sala dell'Istituto Commerciale di quella insigne Città. BibiotecaGinoBianco

18 Altre occasioni contribuiscono, nelle pubbliche manifestazioni, all'affratellamento dei popoli. - - I concerti organizzati dai R. P. Armeni, Pro Croce Rossa italiana, in Venezia ed a Padova, i premi offerti agli eroi aviatori dalla Presidenza del Comitato Armeno d'Italia, lo scambio di dispacci fra questa, il Governo ed il Comando Supremo, prepararono un terreno, ognor più favorevole per la Nazione Armena, che s'incammina colle sue consorelle di sventura, al solenne giuramento « di difenàere i diritti della Giustizia contro ogni tirannide», giusto ai piedi dell'immortale Rocca, dove i conquistatori di una volta, salivano per esser proclamati imperatori. I tempi harmo nobilitato il genere umano, sradicata la vanità, cancellato l'odio. Mentre le bandiere confondono i colori nazionali, mentre gli inni si fondano in una armonia universale, i pop.oli, innanzi all'altare patrio della Terza Italia, si affratellavano in un solo amplesso, suggellando cosi il patto della futura Società delle Nazioni, desiderose di una convivenza pacifica, nella prosperità di ciascuna, nel possesso del suo patrimonio legittimo. E la coscienza emancipata, libera da ogni vincolo deprimente, avrebbe costituito il Tribunale universale delle contese, pur troppo inevitabili. In quella memorabile circostanza parlò pure per gli Armeni il dotl Stepanian, redattore della Rivista • A1·t1ienia » accennando alle stragi dei suoi fratelli, caduti sotto la scimitarra del barb.aro turco. Nello stesso ,empo giungeva all'on. Presidenza della Terza Italia da Parigi il seguente nobilissimo telegramma, firmato da S. E. Nubar, ministro plenipotenziario, accreditato presso le potenze alleate e rappresentante di Sua Santità il Catholicos degli Armeni. « 1,.. Delegazionenazionale armena esprime la sua profonda gratitudine al Comitato della Terza Italia, per la celebrazione solenne al Campidoglio, di cui ebbe a prendere la generosa iniziativa in favore dei popoli oppressi, ed io quale rappresentante della Biblioteca Gino Bianco

19 Nazione Armena - martire della più crudele tirannide e di cui le secolari sofferenze costituiscono le pagine le più tristi della storia - invio la mia adesione con tutto il cuore alla manifestazione. organizzata dai figli deJla nobile Itali11,manifestazione che <'ffettuand·osi sulle sacl'e alture del Campidoglio e fra le mure della Città eterna, cuJla della civiltà latina, non può mancare di ottl7 nere un'ampia e feconda eco di felici risultati. • NOBAR >). * * * La costituzione, in Roma, del Comitato Italiano per l'Indipendenza Armena doveva indicare la più alta espressione nell'interesse che il popolo italiano prendeva per la causa armena. Come un nucleo centrale, rappresentato nella illustre persona dell'on. Di Cesarò, esso raduna intorno a sè le personalità le più spiccate degli ambienti parlamentari. Questi benemeriti della causa giusta, a malincuore constatano - mentre i popoli oppressi, sia del gruppo dell'Intesa che dell'avverso, assicurano i loro diritti a misura che il nemico si arrende - che la questione armena rimane priva di ogni garanzia utlìciale. Essi desiderano che l'Italia, stù punto del conseguimento delle sue aspirazioni, non rimanga più oltre indifferente sulla sorte negleU.a dell'Armenia. Queste elette persone hanno un chiaro concetto dell'Armenia. Ciò che essa è stata, e quel che è destinata a diventare nella riattivazione delle grandi vie commerciali fra l'Occidente e l'Oriente. Non è forse per un favore eccezionale, che l'Armenia possiede, da. due secoli, nel seno della Regina dell'Adriatico, una fulgida gemma, che può considerarla sua propria~ Chi ama la laguna non può ignorare il santo Pellegrino che venne alla Repubblica a chiedere rifugio p'er i suoi fratelli derelitti. · Bib.ioteca Gino Bianco

20 Troppe rimembranze sono allacciate, confuse in una stessa storia, perchè il cuore d'un Yeneziano non possa palpitare e non voglia essere l'interprete e l'eco dei sentimenti del popolo armeno. Potevano gli Armeni desiderare l'emanazione d'una forza più possénte di quella di S. E. 1'0;1. Luzzattj, allorquando Egli, nell'evocare le eroiche virtù della sua amata città natale, riconfermava una sua spontanea promessa, anteriormente fatta ai Padri Armeni di Venezia~ . Predestinato, in tal modo, ad incontrare nella sua ascesa, nella persona di S. E. l'on. Luzzatti, il suo più fervente difensore, la causa armena, come lo vedremo in appresso, giunge - passando le successive'.sue tappe dell'S ottobre, 3 novembre - al culmine della sua massima imposizione, come un voto esplicito ed 2-rdente del popolo italiano. E ciò, allorquando l'on. Luzzatti si è. deciso, col concorso di 200 firme dei suoi on. colleghi, a sollevare in Parmento, la vigilia stessa delle vacanze e della partenza per Parigi degli onorernli Orlando e Sonnino, la questione armena, confidandogliela, come una causa santa e propria da essere strennamente difesa nella prossima Conferenza della Pace. l\fa prima di quella memorabile data, merita, per la sua importanza istorica e politica, segnalare l'adunanza plenaria, dell'S ottobre in Roma, del Comitato Italiano per l' indipendenza Armena, « cui ebbero e, conferire - come riportava a suo tempo la Rivista « Armenia » - autorità e prestigio le numerose adesioni parlamentari pervenute, comprese qzielle del Fascio pa.,·la,mentare dei due n11mi. Erano presenti fra i senatori e deputati gli onorevoli: Ruffini, l\forandi, Arcà, Artom, Amici Giovanni, Cbiaradia, Cottafavi, Di Cesarò, Bianchi, Leonardi, Landucci, Marcello\ Rava, Riccio,Sandrini: presenziavano inoltre Giovanni Amendola, l'avv. Bruccoleri, il comm. Ciamarra, Rosalia Gwis-Adami ed il cav. Rel!ini per il Comitato Pro-Armenia indipendente di Bologna. Aderirono entusiasticamente gli onorevoli: 'l'eso, Cimorelli e Cassis, il marBib iotecaGinoBianco

21 chese Brancaccio, il comm. Em1muele Portai, il sig. Lorenzetti l' a v,-. Barrera ed altri. Assisteva alla seduta il signor Damadian, inviato a Roma dalla Delegazione nazionale armena accreditata presso i governi alleati a Parigi. Dopo che il presidente on. Di Cesarò ebbe rivolto un saluto al signor Damadian, augurando alla nazione armena di raggiungere .con questa guerra la propria indipendenza ... dopo lunga e profonda discussione, in cui si manifestò l'unanime proposito degli intervenuti di agitare per ragioni ideali, oltrechè politiche, la causa dell'indipendenza armena, l'assemblea votò per acclamazione il seguente ordine del giorno, presentato dal senatore Ruffini e dal comm. Ciamarra: « Considerando che la situazione della nazione armena è giìt « compresa nei punti indicati dal Presidente Wilson come base « della ricostituzione politica delle nazioni in lotta, segnala come, I' anche durante il conflitto, la questione della nazione armena sia « stata oggetto di molteplici progetti di soluzione, che tuttavia '« non avvisano alla tutela dei diritti storici e naturali dell' Ar- « men.ia, sia nell'interno del paese, sia su fronti di battaglia, per « la vittoria della cama armena, legandola alle sorte clell' Intesa; « richiamandosi alle tradizioni liberali clell' ltaliit, fa appello ai ~< Governi clelle nazioni alleitte e al Governo italiano, perchè, nel- « l' immenso campo di questioni che attendono la loro soluzione « in ordine al riconoscimento e al riscatto delle nazionalità op- « presse, la nazione armena, già di fatto belligerante, già sorretta « dalla più vi va solidarietà cli tutti i popoli dell'Intesa, non sia « travolto da interessi contingenti, ma trovi il definitivo assetto « che il suo leggenda1-io martirio le ha conservato attraverso i « secoli e che la storia avvenire improrogabilmente le assegna >>. * * * Frattanto l'ostinata forza del blocco nemico piega, infranta dalla ferrea volontà dell'Intesa. L'ondata furiosa delle orde, muore assorbita, dal terreno da esso invaso. BibliotecaGinoBianco

22 Si prevede già, dopo la resa della Bulgaria, quella prossima della Turchia, in rotta precipitosa innanzi alle legioni dei volontari, trepidanti di liberare la loro patria. Il Generale Allenby è già alle porte dell'Armenia. Tntti ansiosamente aspettano la solenne proclamazione della Indipendenza armena. Ansiosamente, diciamo, perchè si teme che, col prolungarsi delle trattative, la Turchia, incontrando la solita benevole condiscendenza dell'Europa, si arrenda, arrestando su!ia frontiera armena l'esercito vittorioso dell'Intesa; ed in tal modo, prolungando la sua artificiale esistenza, lasciar in so- 1 speso la questione armena. I Gli a,mbienti favorevoli in Italia s'agitano per concertare un'azione energica e risolutiva, acciocchè nella stipulazione della resa, la questione armena, senza indugio, venga risolta, secondo i principi della giustizia ripetutamente invocata. Immediatamente un convegno delle organizzazioni poli-j tiche armene ha luogo in Roma alla fine dell'ottobre. In esso i rappresentanti armeni stabiliscono le basi del_( l'azione che essi intendono svolgere per il conseguimento del1' Indipendenza nazionale. Esaminati i problemi di carattere territoriale, etnico ed economico connessi colla costituzione dello Stato Armeno, formulano le loro vedute in un memoriale diretto alla Delegazioné Nazionale Armena, che tutti gli Armeni considerano come il loro Governo provvisorio. , Il Convegno, dopo di avere indirizzato telegrammi a tutti i Governi alleati, richiamando la loro più viva attenzione sulle rivendicazioni armene, vota il seguente ordine del giorno: « I rappresentanti delle organizzazioni politiche armene d'Ila- • lia, riunitisi a convegno in Roma; « Bascmdosi sui diritti storici dell'Armenia, santificati da sei • secoli di martirio senza pari nè precedenti, e resi imperituri « dalle eroiche lotte, tragicamente ineguali, sostenute dalla Nazione « Armena, per il trionfo del proprio diritto nazionale, contro la BibiotecaGir'lOBianco

23 « sanguinosa prepotenza di imperi imperniati unicamente sul di- « ritto della forza brutale; « Forti dei sovrumani sforzi e sacrifici, (1) che la Nazione « Armena si è imposta, sin dall'inizio della guerra, volontmia- • mente ed intrepidamente, per riaffermare i suoi sacri diritti; • Constatando che questi sacrifici e questi sforzi sono stati « ufficialmente 1·iconosciuti dai Governi alleali (2); (1) a. - Respingendo, nell'anno 1911, le proposte turche tendenti ad ottenere la cooperazione armena con la •rurchia in cambio della concessione dell'autonomia dell'Armenia; b. - Subendo, in conseguenza di questo eroico rifiuto, persecuzioni inaudite neppure concepibili per gli stessi popoli barbaramente oppressi dagli Imperi Centrali, persecuzioni che condussero, a traverso gli innominabili alti di ferocia commessi, dal selvaggio popolo turco, all'assassinio di 700,000 Armeni, bambini, donne, vecchi e giovani; c. -- Facendo cosi che, a causa clel suddetto rifiuto, l' Intes.-i avesse negli eserciti turchi almeno 150,000 nemici in meno, il che equivale a ce,1tocinquanta,nila combattenti in pil, nelle file dei propri eserciti · ,z.- Insorgendo in varie regioni del!'Ariuenia e trattenendo cosi · notevoli forze turche; e. - Formando a proprie spese, pur tra i terrificanti bisogni dei trecentomila rifugiati armeni nel Caucaso, un esercito nazionale di 30,000 volontari, accanto ai 150,000 regolari armeni clell'esercito russo, cooperò potentemente alla guerra russa contro la Turchia; f. - Formando un corpo cli 900 volontari in Francia; · g. - Scrivendo quella meravigliosa epopea che è la difesa dopo la clefezione russa (dal no,,cmbre t917 ad oggi) del fronte clel Caucaso, contro i turco-tedesco-curdi, fra l'apatia dei Georgiani ed il tradimento clei 'fartari che colpivano gli Armeni alle spalle; h. - lnvianclo in Palestina una Legione Armena cli 8,000 volontari, la quale ha brillantemente combattuto, accanto agli eserciti anglo-italofrancesi, ed ha preso una grande parte alla recente vittoria contro la Turchia. (2) Lord Robert Cecil,in una lettera cliretta, in nome del signor Balfour a Lord Bryce, dice: • lo menzionerò qui quattro punti, che gli Ar- « meni possono, a mio avvisCl, considerare la ca.rta del loro diritto alla «·liberazione per opera clegli alleati: ~ 1°) Nell'autunno 1914 i Turchi inviarono emissari al Congresso nazionale degli Armeni di 'rurchia, che siedeva a Erzerum, e gli fecero la BibliotecaGinoBianco

24 « Considenmilo, che i Governi Alleati hanno più volte solen- << nemente dichiarato che principale scopo della guerra è il trionfo « del principio di nazionalità, il quale dovrà dare a tutti i popoli « spodestali il diritto di decidere liberamente di sè stessi ; « Constc,tando, che questo solenne impegno ha avuto una par- « ziale realizzazione nel fatto che i Governi Alleati hanno dichia- « rato le Nazionalità soggette agli Imperi Centrali alleate e belli- « geranti, e ne banno riconosciuti i diritti all'indipendenza; « Consiilemndo, che la giustir.ia non puo ammettere due pesi « e due misure, e che i sacrifici, gli sforzi e i sacrosanti diritti « della Nazione Armena non possono essere in ogni modo posposti « a quelli delle Nazioni soggette agli Imperi Centrati; « Invicmo un fervido salu,to ai Governi ed ai Popoli dell'Italia, • degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia, e confidando << in essi, promessa d'accordare l'autonomia all'Armenia, se gli Armeni s'impegnavano ad aiutare attivamente la 'l'urch,a durante la guerra. Gli Armeni risposero ch'essi avrebbero fatto individualmente il loro dovere come suddili ottomani ma, in quanto come nazione, essi non potevano sostenere la causa della Turchia e dei suoi alleati; « !il') È in parte a causa di questo coraggioso rifiuto, che gli Armeni di Turchia souo stati sistematicamente massacrali nel 1915 dal governo turco. I due terzi della popolazione - più di 700,000uominì, donne, nonchè bambini - sono stati così sterminati coi metodi più infernali e con sangue freddo; « 3°) Fin dal principio della guerra, la metà della nazione armena che viveva sotto la sovranità russa, ha organizzato dei corpi di volontari, i quali, sotto il comando di Andrauik, il loro capo eroico, sostennero l'urto di alcune delle più difficili battaglie della campagna del Caucaso; « 4°) Dopo lo sfasciamento dell'esercito russo alla fine dell'anno scorso, queste medesime forze armene s'incaricarono della fronte del Caucaso e ritardarono, durante cinque mesi, l'avanzala dei Turchi, rendendo così un segnalato servizio all'esercito britannico di Mesapotamia. Posso aggiungere che soldati armeni servono ancora oggi nelle file tanto degli eserciti britannici, quanto di quelle degli eserciti francesi ed americani, e ch'essi hanno avuto la loro parte nella grande vittoria del generale Allenby in Palestina •· 81b iotecaGino Bianco

25 << Chiedono ai Governi dell'Intesa e degli Stati Uniti: 1°) L'immediato riconoscimento della Nazione Armena quale alleata e belligerante, e della Delegazione Nazionale Ann.e-na quale Governo prorvisorio arme_no; 2ò) La dichiarazione del diritto della Nazione Armena ad essere costituita in Nazioue una, libera ed indipendente entro i confini storici del!' Armenia, dal Caucaso al Mediterraneo ; 3') La distruzione dell'Impero 'l'ureo e la messa sotto accusa, quali autori di delitti volgari ed in conformità della Nota alla 'l'urchia dei Governi di Francia, Inghilterra e Russia (1915), dei ministri e di tutte le autorità provinciali di 'l'urchia, nonchè di tutti quei turchi che hanno personalmente partecipato alllattuazione dell'infernale progetto di sterminare la Nazione Armena~- S. E. l'on. Meda, rispondendo ad una lettera indirizzatagli dal Presidente dell'Unione degli studenti, colle seguenti espressioni da va l'assicurazione del valido appoggio della propria autorità insieme a quella d'una rispettabile maggioranza ch'egli degnarneute rappresenta. « La dichiarazione fatta dal ministro degli affari esteri d'Italia in risposta al telegramma direttogli dal presidente della Delegazione Armena in Europa, è un attestato amplissimo del vivo interesse e della profonda simpatia colla quale in Jtalia, come in tutti gli Stati, non immemori della loro civiltà, si seguono le sorti di un popolo che ha diritto ormai di sperare giunta anche per sè l'ora della giustizia. « Dico che ba diritto, sia per le terrihili sofferenze patite, sia per le magnifiche prove che ha sempre dato opponendo alla barbarie musulmana mirante a sopprimerlo la protesta della sua in- ' distruttibile coscienza nazionale, sia infine per il contributo di adesione e di sangue che ha recato generosamente alla causa dell'Intesa durante la guerra che sta per finire colla debellazione degli Imperi centrali e dei loro alleati. « Io non sono certo in grado di prevedere esatfamente ,quali saranno le soluzioni che i singoli problemi attualmente sul tappeto troveranno nel nuovo assetto internazionale : ma non è a ritenersi possibile che si dimentichi di' provvedere ai fedelissimi Armeni, iil modo da assicurarli per sempre contro la prepotenza B1biot~caGino Bianco

dèll'ilTiducibile nemico e da consentire loro di risorgere a dignità di nazione nel libero sviluppo delle proprie energie : e mi auguro anzi che una tale risurrezione avvenga nella sua migliore pienezza, perchè non dubito che gli At'meni potranno essere in un prossimo avvenire il baluardo della civiltà cristiana nell'Asia contro il pericolo di un ritorno offensivo del turco». Lusinghiere e sincere espressioni, dimostranti con quali criterì e cautele occorrono di essere delimitate le frontiere del futuro Stato Armeno, il quale, come la Francia, avrà vicino a sè il suo irreducibile nemico, vinto ma non abbattuto. Precauzioni inoltre necessarie per la resistenza del baluardo della civiltà: poichè, avanzalo come sarà, esso potrebbe, nel ripetersi d'una catastrofe simile, essere tagliato via, non permettendo, come questa volta, ai Grandi a giungere in soccorso ai toro fedeli alleati Armeni : oppure, giungendo troppo tardi, a non assistere che alla misera agonia d'un popolo, premuto da una parte dai Tartari e dall'altra dai Turchi ; senza enumerare i pericoli che possono minacciarlo per l'apatia o per la defezione dei suoi confinanti. Che simili timori non sono esagerazioni basta rammentare i recenti ~ccidi che il Turco, dopo la sua resa ed in presenza nell'Oriente d'un esercito vittorioso degli Alleati, s'è permesso impunemente commettere sui miseri superstiti di inaudita barbarie. Questo nuovo spargimento di sangue innocente, causato dalla mancata proclamazione dell'Armenia indipendente, serva d'avvertimento severo che il futuro può riservarci degli sgradevoli e tragici imprevisti. Scocca l'ora dell'anniversario. L'esercito italiano trepidante si prepara allo slancio per cancellare, col proprio sangue, un fatto doloroso che l'aveva costretto a ripiegare sulle sue linee di resistenza. BrbiotecaGrnoBin'lco

27 Tuonano Grappa e l\1ontello. Rispondono le rnlli con rimbombo. Il Piave, minaccioso e sdegnoso,. gonfia le sue vene. La }otta giganteggia, si estende dagli Altipiani alle Lagune. L'impeto della santa vendetta, trattenuto per un momento dalla ostinata resistenza dell'aggressore, infrange, travolge, fulmina il nemico in rotta. Ognuno ha l'ali ai piedi. La vittoria vola da cima in cima, da Yalle in valle, da fiume a fiume... Sventolano le bandiere vittoriose sulle terre redente. I morti sono vendicati ed i fratelli oppressi restituiti alla Madre Patria. Proprio al momento in cui il popolo di Roma esulta per la liberazione di Trento e Trieste, il Comitato Armeno d'Italia lancia, a nome della Nazione armena, un caloroso appello alla Nazione italiana, felice e fiera del compimento dei suoi alti ideali. All'invito del Comitalo Armeno d'Italia, le sontuose salè dell'Hotel Excelsior si preparano per una nuova e più solenne affermazione dell'amicizia e della simpatia tradizionale, sempre esistente tra le nazioni italiana e armena.· Sotto gli auspici di S. E. Luigi Luzzatti, l'antico e illustre difensore degli Armeni, questa storica adunanza assume un carattere altamente politico, per la presenza del Ministro delle Finanze, on. Meda, del sottosegretario agli Esteri, on. Borsarelli, del sottosegretario di Stato alle Finanze on. Indri, del comm. De Martino, del Ministro degli Esteri e del sig. M.Damadian, rappresentante della Delegazione Nazionale Armena in Europa. Molti i com-enuti e fra questi l'on. Di Cesarò del Comitato italiano Pro-Armenia, i senatori Di Prampero, Bodio, Polacco, Guidi, Giunti; i deputati Arciì, Amici, Ancona, Giovanelli, ecc., alte personalità politiche, una eletta rappresetttanza della nazione inglese, quella della colonia armena, degli studenti armeni delle Università italiane. . Primo a prendere la parola è S. E. !'on. L. Luzzatti. BibliotecaGinoBia!'lco

28 Egli incomincia collo spiegare le ragioni che fanno volgere tutti i popoli oppressi, con 'particolare affetto, con particolare preferenza all'Italia, esperta dai lunghi esilì, dai cupi servaggi per comprendere e condividere le loro sofferenze : « perchè. ogni Italicvno ha iiel suo cuore due cittadinanze; lei propria, di ciii è altero ; la cittadincmzci idecile degli oppressi che è il nostro glorioso patimento ». Posto un simile, un sì santo principio di compatimento alle pene dei suoi simili, di più affetti distinti in uno stesso essere, l'eminente patrono delle nazionalità oppresse incomincia., da vero « A1·11ienianoideale », la difesa della causa armena. « Gli Armeni, una delle stirpi più colte, più operose, più intelligenti, colpiti da inenarabili strazi, furono divisi, smembrali fra tetre dominazioni: la turca, la russa e la persiana. La turca aveva per esecutori e per ·sicari i barbari più crudeli cbe essa alimenti: i curdi. « Quando agli esorcli dell'ultima guerra i turchi inviarono i loro emissari al Congresso nazionale degli Armeni ad Erzerum promettendo ad essi l'autonomia se avessero fatto causa comune col Sultano, aiutandolo a conquistare il Caucaso, gli Armeni dichiararono impossibile, mostruoso questo connubio e senza esi• tazione abbracciarono la causa dei redentori, la causa degli alleati. « La Turchia con la complicità della Germania - ormai la cosa è provala e storica - lanciò contro un popolo inerme i Curdi animati dai fanatici musulmani. E se ne ebbe quella ecatombe di 700 mila vittime chiedente vendetta a Dio, tante volte profanalo dalle invocazioni teutoniche, austriache e turche. Se il Dio della pietà suprema di fronte a questi eccidi senza limiti e senza nome, effetti della massima malvagità, non divenisse, come lo ba qualche volta invocato la Bibbia « il Dio delle ve~dette », scemerebbero i suoi adoratori ! « Signori ! Quando la Turchia entrò in guerra mandò al suo nuovo alleato Francesco Giuseppe un telegramma nel quale , i due despoti egualmente invocarono lo stesso Iddio. Che cosa avrà detto lo spirito immortale di Giovanni Sobiewski quando udi nel Cielo invocalo, lo stesso Icldio in osceni abbracciamenti turco-au81b iotecaGinoBiarico

29 striaci, egli che corse alla salvezza di Vienna, assalita dai maomettani avidi anche allora di sangue umano, in nome della cristianità. « Ma torniamo ai nostri martiri armeni i quali più volte illustrarono con le armi in quest'ultima guerra. « Udirete la semplice narrazione da loro senza pompa di parole vane nella nostra lingua che perfettamente conoscono, percbè sono antichi, fedeli, fervidi i rapporti tra l'Armenia e l' Italia, tra gli Armeni e Venezia, la mia incomparabile città natale che mi insegnò ad amarli. « Quanti· atti di eroismo, di sacrificio, quanti fatti militari splendidi e utili all'alleanza e alla civiltà! « Le potenze alleate banno promesso di costituire la loro indipendenza. Qui con viene esser chiari. Non dai Turchi soltanto, ma dai Persiani e dai Russi deve cessare il loro antico strazio, ricostituendosi in unità nazionale. Questa unità nazionale compiuta, perfetta è il primo voto che noi proponiamo ... « Ma intanto, prima che la loro indipendenza ottenga il momento maturo, e sarà prossimo, gli Armeni degnamente rappresentati, domandano di avere ciò che con equità internazionale già ottennero i Belgi, i Polacchi, gli Czechi e altri popoli. Questo è il principale voto che per desiderio degli Armeni, i quali in nome della loro liberti< in questi giorni mi tiraneggiarono, io espressi ad eminenti uomini di Stato che hanno oggi le somme responsabilità del Governo: a Wilsoà, ad Orlando, a Clemenceau. « Vi si darà lettura di questi voli, ai quali domandiamo che si associno e con la loro autorità li convalidino i liberi cittadini cli Roma. « Il giorno felice, nel quale anche gli Armeni reggeranno la loro Patria affrancata dai tre pesanti gioghi, penseranno con riconoscenza a questa Italia che sofferse per i loro dolori, gioisce ora per la loro imminente liberazione ». · Il discorso denso, forte e originale - come, nel riferirlo intiero, dal periodico l'Epoca venne definito - fu entusiasticamente applaudito al grido di: Viva l'Armenia iinci e illdipendente. E qui ci sia permesso di porgere, a nome della intiera Nazione Armena, prima che essa giunga al possesso della Bibioteca Gino Bia'lco

30 patria affrancata, integrata in Stato libero e indipendente, la dovuta e grata sua riconoscenza a tutti i nobili cuori italiani che difesero la sua santa causa, ed alla Stampa italiana particolarmente, disinteressata e strenua propugnatrice delle sue leggittime aspirazioni. Prende quindi la parola il presidente del Comitato armeno d'Italia,' sig. Garbis Dilsizian, rivolgendosi, con parole di entusiastica ammirazione, al popolo d'Italia che ha saputo, per Yirtù d'armi e d'ideali, guadagnare la splendida vittoria per sè e per il mondo, affinchè dia tutto il suo appoggio al martoriato popolo armeno, oggi diviso e soggetto come la Polonia. Parla indi il Sig. Damadian, dolendosi che l'armistizio con la Turchia non contenesse l'esplicita liberazione degli Armeni, e chiede fra gli applausi e le approvazioni dell'Assemblea, che nella stipulazione della Pace con la Turchia - se pace vi sarà con uno Stato indegno della civiltà - sorga forte ed unita l'antica Armenia, e intanto gli Alleati ne riconoscano il capo politico che la rappresenta, S. E. Nubar. Quindi si alza il ministro onorevole Meda. Egli è un antico e strenuo difensore degli armeni ai quali con nobili e .bellissime parole in questo modo si rivolge: « Sono considerato come uno dei più fedeli, e forse dei più vecchi amici in Italia della vostra causa, ed a questo titolo devo l'invito che mi è venuto di pronunciare una parola nel convegno d'oggi, come a questo titolo soltanto mi sono permesso di accettarlo : nè voi vi dorrete, se una tale parola sarà altrettanto semplice quanto breve. « Fin dal 1895- fin dall'anno cioè che vide infierire una delle fasi più sanguinose della oppressione turca - volli infatti rendermi conto di quel che accadeva in Asia ai vostri danni e richiamare l'attenzione dei miei concittadini sulla orril>ile tragedia nella quale si tentava la cancellazione di un popolo dalla faccia del mondo: ma vi confesso che nè allora, nè successi vamente, quando mi occorse di riprendere il tema, mi sorrideva la speranza di poter salutare l'alba della vostra risurrezione: invece quest'alba è spunBib ioteca Gino Bia'lco

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