Leone Gurekian - L'Armenia nell'anima italiana

38 Si tratta sempre di cifre di questa specie ! Così quel popolo. già ridotto sotto i 7 milioni, per le persecuzioni è oggidì ancor più diminuito. E tuttavia essi organizzarono una milizia a loro spese, con generali degni di essere ricordati alla Carnera dei Comuni, combatterono nel Caucaso, in Palestina e furono citati all'ordine del giorno dai capi dei nostri eserciti alleati. Percbè è questa la loro tradizione di resistenza alle barba~iche incursioni! Per cento· anni ritardarono l'occupazione dei ~aowettani a Costantinopoli, hanno sempre combattuto per la causa della civiltà e furono sempre sopraffatti, cosicchè è vero ciò che diceva Gladstone: è impossibile es5ere migliori ed è impossibile avere conosciuto una più avversa fortuna. È lecito sperare, onorevoli colleghi ed egregi ministri, che nel prossimo convegno della pace, <'ve si devono cancellare le ultime traccie del 1815, si devono cancellare le ultime traccie clell'alleanza dei Principi contro i popoli, si deliberi l'indipendenza e l'au · toriomia politica, liberate dalla triplice tirannide, di questi afflitti in modo che essi possano ripigliare le loro antiche tradizioni, giungendo ad uno di quei porti che hanno illustralo nel medio evo quando avevano così mirabili e frequenti relazioni economich'econ le repubbliche cli Ge!lova e di Venezia~ Non si potrebbe dubitarne, perché non si può dubitare che dal congresso della pace non esca anche l'affrancazione di questo ultimo, di questo eletto e più specialmente martorizzato popolo della terra. Qualche baleno di speranza già splende. Io narrai, per incarico della Società italiana « P,·o Armenia», al Presidente del Consiglio i dolo~i di questi svenluratie offe~i che hanno a Roma i loro rappresentanti (assistenti a questa seduta della nostra Assemblea), pieni di speranza e di fiducia nella generosità dell'anima italiana, io gli narrai tutti i loro dolori, e il Presidente del Consiglio, quantunque sia molto cauto nel discutere i problemi di politica estera, anche per l'austera compagnia dell'illustre ministro Sonnino, il Presidente del Consiglio, certo concordecol suo collega, in un impeto di amore per questo popolò oppresso, scattò, e stringendomi forte la mano, mi dichiara va: Dica agli Armeni che io fo mia la loro causa ! Onorevole Orlando, quando io riferii queste parole ai rappresentanti degli armeni di Persia, di Turchia e di Russia, sul volto di quei forti scorsero lacrime di conforto, che forse non avevano versa.lo innanzi agli spettacoli di terrore offerti dalla loro patria! BibiotecaGinoBianco

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