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Ma quanto vi è di malamente hegeliano in

Storia

e

coscienza di classe

cioèche «la dialettica assoluta della coscienza di classegarantisce a priori

il corso della storia» (42) — ha la sua fonte in tutt'altro luogo che nello

hegelismo di Lukks: la coscienza di classe attribuita si fa avanti attra-

verso una costruzione idealtipica, in cui le categorie di «attribuzione»

(Zurechnung) e «possibilità oggettiva» (almeno la prima deriva univo-

camente dalla «sociologia comprendente» di Max Weber) vengono so-

spinte al di là della loro pura funzione metodologica e ipostatizzate a

schema di sviluppo reale della storia. E vero che la teoria della coscienza

di classe attribuita contiene abbastanza contraddizioni ed ambiguità —

il cui esame supera i limiti del presente scritto — da non reggere a

una critica immanente; ma questo non dispensa dal compito proprio

della critica delle ideologie, che è quello di spiegarne la genesi dai nessi

storici reali di fronte ai quali ebbe a trovarsi Lukks. Da questo punto

di vista la teoria sistematica della coscienza di classe attribuita appare

comegaranzia, in termini di filosofia della storia, dell'attualità e neces-

sità della rivoluzionemondiale, mentre questa nella storia reale si trasfe-

riva in un orizzonte sempre più lontano (stabilizzazione del capitalismo

dopo la fase rivoluzionaria dell'ottobre, rovesci del movimento comu-

nista 'nell'Europa centrale ed occidentale, N.E.P. ed incipiente burocra-

tizzazione in Russia). Da questa stessa esigenza — salvare la strategia

rivoluzionaria e i suoi obiettivi dalla «crisi ideologica del proletariato»

sorge poi in Lukks anche l'assunzione e trasfigurazione filosofica

del tipo leninista di partito centralistico, i l cui rapporto con i singoli

proletari non è dissimile dall'hegeliano scomparire degli individui empi-

rici nell'universale, mentre i membri del partito hanno più i tratti

di un comunista «carattere intelleggibile» (nel significato kantiano del

termine) che la corposità di uomini sensibilmente reali (43).

Tuttavia, se l'assolutizzazione della coscienza di classe attribuita e

del suo agente, il partito a disciplina centralistica, rende problematica

in Lukks la teoria dell'organizzazione, non vanno di questa discono-

sciuti quegli impulsi emancipativi la cui efficacia si dispiega quando i

problemi e i principi dell'organizzazione comunista vengono svolti sul

piano dialettico. Vanno qui ricordati in primo luogo la definizione del-

l'organizzazione come «forma della mediazione fra teoria e prassi» (44),

che« si può sviluppare organicamente» (45) solo da una teoria della rivo-

luzione in quanto attualità della rivoluzione; e insieme il concetto della

delle forme su cui è intessuta

La teoria del romanzo.

Nella sua pretesa sistematica

essa cade sotto i l verdetto marxiano riguardante la filosofia della storia di Hegel:

«La concezione della storia d i Hegel presuppone uno spirito

astratto

o

assoluto,

il quale si sviluppa in modo tale che l'umanità è solo una

massa

che coscientemente

o inconscientemente l o porta. Hegel f a perciò accadere, all'interno della storia

empirica,

essoterica, una storia

speculativa,

esoterica». (Marx-Engels,

L a Sacra

Famiglia,

a cura di A. Zanardo, Ed. Riuniti, Roma 1967, p. 109).

(42) Jiirgen Habermas,

Theorie und Praxis,

ed. Luchterhand, Neuwied 1963, p. 322.

(43) Cf. SCC p. 391-92. Non sarà del tutto superfluo precisare che qui si giudica solo la

sistemazione «speculativa» data da Lukùcs al leninismo in

Storia

e

coscienza di classe

(già per il libro su Lenin del 1924 il discorso non è del tutto lo stesso). Non si pone

neppure i l problema critico della teoria leniniana del partito.

(44) SCC p. 368.

(45) SCC p. 366.

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