

formula "nuova disgregazione sociale": essa ha fatto fallire finora ogni stra-
tegia non solo rivoluzionaria, .ma anche modernizzante. I conflitti e le r i -
volte scoppiati recentemente hanno attirato bruscamente l'attenzione anche
della sinistra (sempre in ritardo) sulla struttura sociale del Meridione e sul-
la nuova struttura di potere creatasi in questi anni, finora sempre solo de-
nunciata nelle categorie moralistiche del "buon governo", ma non compre-
sa come occorre sulla base di una teoria dello sviluppo capitalistico italia-
no. I n questa situazione di abbandono teorico i l Sud è una speranza e una
minaccia. La speranza deriva dalla natura delle contraddizioni potenziali pre-
senti, la minaccia dal fatto che la mediazione tra contraddizioni e conflitti
reali è tale da favorire forme deviate, disperate, populistiche e strumenta-
lizzate di lotta e falsi obiettivi. La natura delle contraddizioni stesse è con-
traddittoria: i l potenziale di mobilitazione di massa nasce da cause e motivi
profondamente contrastanti e quasi sempre minati dal particolarismo, dal
localismo, dal corporativismo. L'unificazione politica è sabotata dai perma-
nenti processi di disgregazione della struttura sociale. E tuttavia la speran-
za deriva dal fatto che nel Meridione sono visibili con grande chiarezza —
anche se non ancora accessibili alla coscienza delle grandi masse g l i ef-
fetti del cumularsi di
tutti
i meccanismi di disparità, diseguaglianza, dipen-
denza: l e contraddizioni sono così molto avanzate e molto arretrate, cioè
corrispondono sia al livello più sviluppato delle forze produttive e dei rap-
porti di produzione che al livello più
apparentemente
tradizionale.
Ma compito dell'analisi è di mostrare l'arretratezza come apparenza pro-
dotta dallo stesso sviluppo: l e forme sociali pre-capitalistiche e pre-moder-
ne, comunque le si definisca, la povertà, la disoccupazione di massa, l'anal-
fabetismo, gli indici di mortalità infantile, tutto quanto denuncia arretratez-
za è parte integrante e prodotto dello sviluppo, che si presenta con l'appa-
renza del residuo storico: dai rapporti di produzione nell'agricoltura al tra-
coma di Palma di Montechiaro. C'è analfabetismo e durissima selezione sco-
lastica, e c'è disoccupazione manuale e intellettuale; c'è sovrabbondanza di
forza-lavoro e ipersfruttamento dei pochi "privilegiati" produttori; c i sono
modelli di consumo metropolitani senza che si veda e si viva la presenza
della fabbrica capitalistica.
Questa apparenza domina gli stessi oggetti dello sviluppo, le classi su-
balterne; l'effetto di dominio si manifesta non come capacità egemonica del-
la classe dominante, ma come apparente naturalità del sottosviluppo, e sua
apparente continuità con i l passato dell'arretratezza ( 2 ) . Così anche esse
tendono a interpretare i propri bisogni e interessi spesso nelle categorie del-
la tradizione della miseria, del dominio personale, favorite i n questo pur-
troppo anche dalla forma in cui vengono presentate le parole d'ordine (del
resto in sé criticabili) della sinistra organizzata.
Tuttavia, per precisare i l punto di vista dal quale questo contributo è
stato pensato, è una banalità vera e importante i l fatto che solo grandi mo-
vimenti collettivi, molto articolati e capaci di obiettivi intermedi, guidati da
un'avanguardia cosciente e, organizzata, possono articolare l e contraddizio-
ni in conflitti sociali capaci di mutamento, che non sia modernizzazione a
loro spese, rifinanziamento delle vecchie strutture, o rivolta disperata. Pro-
prio perchè i problemi del Sud sono i problemi dello sviluppo capitalistico
( 2 ) Sulla distinzione t ra sottosviluppo e arretratezza cfr. F.H. Cardoso - E . Faletto,
Dipendenza e sviluppo in America Latina, Feltrinelli 1971, pp. 25 segg.
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