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merce (25). Con la reificazione totale dell'operaio, che deve vendere la

sua forza lavoro divenutamerce nello scambio di equivalenti del mercato

capitalistico, è posta la possibilità della sua presa di coscienza (26); ma

questa,

«l'autocoscienza della merce...

l'autoconoscenza, l'autodisvela-

mento della società capitalistica fondata sulla produzione e sullo scambio

di merci» (27) — non è una coscienza puramente cognitiva, bensì una

coscienza pratico-eversiva. «Cioè, questa conoscenza realizza una modifi-

cazioneoggettuale, strutturale, nel suo oggetto» (28). Se da un lato la

conoscenza della merce forza lavoro in quanto autoconoscenza è resa

possibile dalla sua reificazione capitalistica, d'altro lato il carattere di

per sepraticamente eversivo di tale autoconoscenza è fondato sulla circo-

stanza che in essa viene riattivata la sostanza qualitativa dell'operaio:

«Il carattere speciale oggettivo del lavoro comemerce, il suo 'valore

d'uso' (la sua capacitàdi_ fornire un plusprodotto), che come ogni valore

d'usoscompare senza lasciar traccia nelle categorie quantitative dello

scambiocapitalistico, si ridesta

in

ed

attraverso

questa coscienza diven-

tando

realtà sociale.

I l carattere speciale del lavoro come merce, che

senzaquesta coscienza sarebbe uno sconosciuto ingranaggio dello svi-

luppo economico, si oggettiva attraverso di essa» (29). Così Lulcàcs

determina proprio qui, nel cuore della critica marxiana dell'economia, la

funzione della coscienza nella costituzione dell'oggetto (30). I l carattere

cosale e privo di coscienza dell'operaio, che nella sua immediatezza di

«stato di natura» dato è insieme espressione e condizione dello sfrutta-

mento, può essere soppresso solo se l'operaio media tanto se stesso

quanto la società intera nella sua coscienza (di classe).

Nella misura in cui l'operaio prende coscienza di essere l'effettivo

motore del processo capitalistico di produzione — e non solo come

semplicevenditore di merce forza lavoro, ma nella suaesistenza naturale-

umanacome portatore del valore d'uso forza lavoro —, in questamisura

viene riaperta e ristabilita la dimensione (qualitativa) del soggetto, soffo-

cata invece nella società capitalistica ordinata alla produzione di valori

di scambio. Ora, in

Storia

e

coscienza di classe

la sfera dei valori d'uso

lotte « sul campo » per le posizioni d i potere. I l passo ci tato nel la frase seguente

trova i n SCC a p. 215-16, la sottolineatura è mia.

(25) Si potrebbe di re, scr ive l u k k s , che « i l capi tolo su l carattere d i fet iccio del la

merce cela i n sè tut to i l materialismo storico, l ' intera autoconoscenza del proleta-

riato ..tome conoscenza della società capitalistica...» SCC p. 224.

(26) Qua a possibilità poggia sul fat to che proprio i l totale divenir-oggetto dell'operaio

come venditore d i merce forza lavoro conserva paradossalmente l a sua qual i tà

umana; questa infat t i , colpi ta da ogni intensificazione del rapporto d i spoliazione

(problema del tempo di lavoro), spezza e supera l'immediatezza astratto-quantitativa

dello scambio d i equivalenti, cf . SCC pp. 218-222. E ' notevole poi che l a scissione

di sogjett ivi tà e oggettività (come condizione d i possibilità del la coscienza prole-

taria d i classe) adempia una funzione analoga a quella attribuitale da Hegel nel

sorgere del «bisogno della filosofia», cf. Differenz des Fichteschen und Schellingschen

Systems der Philosophie, Hamburg 1962, p. 13.

(27) SCC p. 222.

(28) ibidem.

(29) SCC p. 223.

(M) «Costituzione dell'oggetto» non va qu i idealisticamente messo al la par i con l a sua

produzione; i l termine indica solo i l posto del la coscienza per l a «determinazione

di forma» (nell'uso del

Capitale)

dell'operaio nel suo carattere speciale.

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