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T. Piuttostomediocre? Ma seWieland la definì «un capolavoro» già

quandoapparve?

A. Ti ho detto di non interrompermi! Si capisce che tutto è rela-

tivo. L'operetta è mediocre di fronte agli immortali scritti del massimo

polemista di tutti i tempi: Armando Plebe. Wieland non poteva cono-

scerli. Andiamo avanti: «In questa frase è già contenuto, sia pure in

forma embrionale, l'intero germe della futura contestazione (oltre a

contenere addirittura già i l vocabolo

contestare:

detto tra parentesi,

non vorrei che il mio libro sortisse lo scopoparadossale di render cele-

bre presso le masse contestatrici la suddetta opera lessinghiana, in

quanto scopritrice della magica parola):

Contestandi magis gratia, quam

aliquid ex oratione promoturus ('più per il gusto di contestare, che per

la speranza di produrre alcunchè con il mio discorso')». Come vedi, per

Plebe, che guarda sempre alla nascita, agli albori, ai germi e agli em-

brioni, filologia e filosofia nascono sempre appaiate: in questo caso la

parola «contestazione» e la filosofia della contestazione, che è poi quella

stessadello Pseudolenin, e cioè che il fine è nulla e il movimento è tutto.

T. E che cosa c'è di vero, in tutto questo?

A. Niente, naturalmente. A parte il fatto che la «spaventosa frase»

citata (9) non è di Lessing, bensì dello pseudo Ditti Cretese — in realtà

un tal Lucio Settimi°, autore delle

Ephemerides belli Troiani —,

che

saràcasomai lui lo scopritore della magica parola, la quale risalirebbe

quindi non già al «tardo Settecento» bensì addirittura al IV secolo; a

parte questa quisquilia, qui

contestari

non significa affatto «conte-

stare» bensì «stabilire l'oggetto della questione» (10). Ditti Cretese

voleva dire che non voleva dimostrare qualcosa, bensì soltanto definire

di checosa si parlava, mettere i puntini sugli i. Quanto a

gratia

tradotto

con«per il gusto di», il gusto è tutto di Plebe.

T. Quindi anche la nascita della contestazione è la nascita del riso.

A. Certamente. Vuoi sapere l'origine di qualche altra espressione?

Guarda che i libri di Plebe sono come i l Barbanera o i l Pescatore di

Chiaravalle. C'è indicato il sorgere di tutti i soli reazionari e di tutte le

lune contestatrici secondo l a antiquissima pulcinellorum italicorum

sapientia.

Solo i contestatori «contestantur», cioè precisano i problemi:

lui li risolve di primo acchito. Chiedi e sarai soddisfatto.

T. Vorrei sapere l'origine filologico-filosofica della parola «repres-

sione».

A. Un momento. Ecco, ho trovato (11). «I l termine 'repressione',

invero, trae origine dal marxismo ottocentesco. Nello scritto che Marx

dedicò alla Comune di Parigi e che s'intitola

La guerra civile in Francia,

Marx parlava appunto di una 'repressione spirituale' attuata dal 'potere

( 9 ) Nella nota Plebe parla di «versi latini», ma è chiaro che dopo i l

Processo all'estetica

tra versi e prosa non è più lecito far molta differenza.

(10) Dal significato originario di «chiamare a testimone»

contestari aveva

infatti acquisito

nel linguaggio giuridico quello di «stabilire l'oggetto della lite mediante un solenne

appello ai testimoni, con i l che i l processo veniva aperto e riconosciuto vincolante

nelle sue conseguenze per le parti» (Klotz); «sollemniter testibus adhibitis aliquid

declarare»

(Thesaurus).

L'edizione del Rilla, citata da Plebe (anche se con numero

di pagina sbagliato), dà in nota la traduzione esatta.

(11)

Reazione,

pp. 129-30.

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