

ciare con quello dei pulcinella, convengo che egli verifica in sommo
grado la tua definizione: per l'esibizionismo, per la vastità e la nullità
della sua produzione, per l'inesistenza di interessi reali. Se ha scritto un
Processoall'estetica
è solo perchè gli pareva più facile e proficuo che
non scrivere un altrettanto stolta
Apologia dell'estetica.
Di ciò i suoi
attuali patrocinatori debbono essere consci. In una foto apparsa nel-
l'«Espresso» era inquadrato da due solidi parà, e io sospetto che Almi-
rante faccia sempre seguire l'angelo ideologico da due angeli custodi,
perchè teme, e non a torto, che — benchè non ci sia per ora da lamen-
tarsi del suo
Meyneid
- una mattina possa svegliarsi e scrivere, senza
cattive intenzioni, per mera distrazione, una
Filosofia della rivoluzione
anzichè un'altra
Filosofia della reazione.
Fin qui dunque è un pulcinella,
anzi un superpulcinella. Ma dimmi: secondo te l'ignoranza è una carat-
teristica essenziale del pulcinella?
T. Non necessariamente. Mentre lo è di Armando Plebe. Vedo dove
vuoi condurmi. Sarà opportuno aggiungere alla categoria della nulci-
nellaggine quella, da te già accennata, dell'asinità. Dovresti però darmi
più ampi ragguagli sull'asinità del Nostro. Sfogliando gli ultimi suoi
celebri scritti, la
Filosofia della reazione
e
Quel che non ha capito Carlo
Marx,
sento il fetore asinino salirmi da ogni parte alle narici, ma non ho
nè tempo nè voglia di individuarne la provenienza. Scongiuro te, che hai
faticosamente arato le sue opere, di darmi qualche altro esempio atto a
dimostrare che in lui l'asinità è sostanziale e non — come in molti, se
non in tutti noi — accidentale.
A. Tu mi chiedi di scegliere tra le onde del mare e le stelle del
cielo. E troppo mi lusinghi attribuendomi la forza di aver percorso tutto
Questomare e questo cielo. Intere generazioni non basterebbero a fornir
l'opra. No, io mi sono limitato a esplorare una regione piccolissima,
ancorchè più che sufficiente a farsi un'idea del tutto. Mi dicono che qua
e là ci sono zonemeno adatte alla nesca delle perle, che per esempio la
traduzione degli
Scritti volitici
di Hegel non sarebbe così infame come
Quella delle note alla
Filosofia del diritto.
Forse l'avrà fatta fare a qual-
cun altro (2). La lettura degli scritti da te menzionati — indubbiamente
suoi — basta però a provare che l'asino è sempre lo stesso, e mi mera-
viglio che in qualche caso tu non abbiamesso subito il dito sulla fonte
del fetore. Guarda per esempio qui (3): «... Qualepresidente del Club
della Taverna di Treviri. (il giovane Marx) si batteva per motivi di riva-
lità contro un altro club degli studenti, i Korps, non soltanto con le
armi della penna, ma con risse e duelli, alla maniera dei moderni Movi-
menti Studenteschi».
( 2 ) Hegel,
Scritti politici
(1798-1806), a cura• di Armando Plebe, Laterza, Bari 1961. La
maligna supposizione di Antifrone non è necessaria. Nella sua recensione
(Dialettica
e
politica in Hegel,
in «Belfagor», A. XVI I , 1962, pp. 98-101) uno specialista autentico,
Claudio Cesa, f a molte riserve sui criteri seguiti nella scelta e nell'uso dei testi,
ma giudica l a traduzione «in complesso fedele» ( p . 101), pur segnalando alcuni
errori. I n realtà gl i errori sono più numerosi e l a traduzione è da considerarsi
senz'altro cattiva, anche se infinitamente superiore a quella, incredibile, delle note
alla Filosofia del diritto.
( 3 )
Quel che non ha capito Carlo Marx,
Rusconi, Milano 1972 ( in seguito citato Marx),
pp. 22-23.
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