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T. Come mai questo club «i Korps» aveva un nome al plurale?

A. Difatti è un plurale. Il Nostro ha letto in una biografia di Marx (4)

chec'era «ostilità tra i Korps e i club della taverna» e ha preso «i Korps»

per il nome di un altro club. Se avesse letto la frase subito dopo («I

Korps volevano annettersi i club della taverna...»), si sarebbe accorto

che i Korps erano qualche cosa di diverso dai club, cioè erano le tradi-

zionali corporazioni studentesche dominate dagli aristocratici e fondate

sui duelli, mentre i club (come indica lo stesso nome che ricordava

immediatamente la Rivoluzione francese) erano associazioni più bor-

ghesi e liberali. I l Korps con cui si scontrarono Marx e i suoi amici

si chiamava Borussia. Ma i l Nostro è costituzionalmente incapace di

leggere tre righe di seguito, quindi ha preso «i Korps» per i l nome di

un altro club.

T. Cioè un nome comune per un nome proprio. Anche nel caso di

Meyneid

aveva preso un nome comune per un nome proprio, chissà di

chi o di che cosa. Mi sembra che abbia scarsa confidenza con la gram-

matica.

A. Sarà per questo che ama fare il filologo.

T. Però insisti sulle bestialità nell'uso del tedesco, forse per tua

deformazione professionale.

AChi sa il greco assicura che in quella lingua non è da meno. Ma

guarda un po' questa (5). Qui non mi dirai che c'entrano il tedesco o il

greco.

«I l fine non è nulla, i l movimento è tutto':

questo motto di Bern-

stein divenne esplicitamente il vessillo del pensiero leniniano».

T. Ma non è possibile! I l proto avrà saltanto una riga!

A. Ah sì? E allora come mai dopo dieci pagine (6) si afferma che

«Lenin -contraddiceva se stesso da un lato affermando che 'il fine non

ènulla, i l movimento è tutto', dall'alito ponendo la necessità che i

teorici marxisti dovessero 'pur insegnare qualcosa alla rivoluzione'».

Anche qui c'è una riga saltata?

T. Continuo a non crederci. Dopo tutto l'Italia è un paese alquanto

politicizzato in cui anche il più sprovveduto scolaretto sa che Lenin ha

polemizzato contro Bernstein, e proprio contro quella frase.

A. Lo sprovveduto scolaretto sì, ma l'asino accademico no. Come

vuoi paragonare l'ignoranza dello scolaretto, debole canna pronta a pie-

garsi adogni spirar di vento, conquella di Plebe, torre chenon crolla, frut-

to di ferrea fermezza e di lunga costanza, delle virtù di quegli stoici che

egli tanto ama e cita, mobilitando tutti i tomi degli

Stoicorum veterum

fragmenta

e contrapponendoli all'odierna corruzione dei costumi ope-

rata dai contestatori? L'asinità gli è cara come la libertà a Catone

Uticense. Per lei rifiuterebbe la vita.

T. Beh, dopo tutto si tratta pur sempre di un errore di attribuzione,

anche se incredibile. In fondo anche Hegel e De Sanctis sbagliavano

sempre le citazioni...

A. Spero che i tuoi paragoni siano ironici, anche se ti sei messo a

( 4 ) B. Nikolaevskij - O. •Maenchen-Helfen,

Karl Marx. La vita

e

l'opera,

Einaudi, Torino

1969, p. 37.

( 5-)

Marx,

p. 157.

( 6 )

Marx,

p. 167.