

Altrimenti resteremo fermi al proporre la «sabbia negli ingranaggi». E questo
è contraddittorio perchè l a sabbia forse non piace agli ingranaggi, ma a
nessuno piace essere sabbia.
Più grave è i l problema della «illegalità». I n un certo senso qualsiasi
mutamento sociale è «illegale» rispetto ad una interpretazione rigida delle
leggi. Fino ad un certo punto questa «illegalità» può essere riassorbita dal
mutamento che i l significato stesso delle parole delle leggi subisce nella
comune comprensione, ed anche in quella dei giudici (che non sempre peral-
tro la rispecchiano). Così la parola «pornografia» non significa la stessa cosa
oggi e venti anni fa. Oltre un certo punto per sanare la differenza occorre
mutare anche le parole delle leggi, attraverso i canali predisposti dalla strut-
tura giuridica esistente o al di fuori di essi, come nel caso delle rivoluzioni.
In questo senso un mutamento sociale (e le azioni in cui si manifesta) per il
fatto stesso che accade, non è mai illegale: caso mai è origine di un muta-
mento delle leggi. Nè l'autunno caldo nè i l movimento studentesco, proprio
perchè hanno vinto, hanno mandato gente in galera.
Nondimeno Lenin è stato in galera; e Gramsci ci è anche morto. La
repressione giudiziaria colpisce sempre gli individui; mai i movimenti. Ma
i movimenti sono fatti di individui; e prima di vincere devono combattere;
prima di affermarsi e diventare forza e quindi diritto sono debolezza. Qual è
allora i l metro per giudicare le azioni corrette e scorrette se non si può
fare ricorso a metri di «giustizia» o di «bene» derivati da una qualche rivela-
zione divina o dalla «natura» (ed è questo i l caso per la maggior parte di
noi)? E' chiaro che il metro non può essere arbitrario, e comunque non può
essere mai individuale, se non i n at t i che coinvolgano realmente solo l a
sfera privata in cui comunque si tratta di un urto tra i l proprio sistema di
valori e le leggi, e che ognuno risolverà come crede pagando di persona. Nel
caso delle valutazioni politiche i l metro può derivare solo dalla valutazione
profondamente condivisa dalla classe di cui si fa parte e per cui si lotta;
è una anticipazione del metro della società futura. C'è sempre qualcuno,
naturalmente, che rischia per primo e applica da solo i l metro d i cui
nessuno sa che domani sarà i l metro di tutti; l o fa a suo rischio e peri-
colo e non c'è modo di risparmiargli, a seconda dei tempi, il rogo, o la Torre
o di morire in galera. Nè c'è modo di garantire a nessuno se sta proprio
sulla giusta via e che la sua è la società futura e non un fantasma della sua
privata testa. Individualmente è necessario che segua realmente questo
procedimento, che tenti di costruire i l metro come metro socialmente condi-
viso. Politicamente è importante che sia realmente parte della società futura;
cioè che quel che fa sia parte di un movimento di massa e che la sua inten-
zione primaria sia quello di costruire i l movimento di massa, assumendo a
misura del suo operare il successo o l'insuccesso nel costruirlo.
In altre parole quando si parla di movimenti sociali l a legalità i n sè
non è un valore; perchè è un prodotto dei movimenti sociali e non mi suo me-
tro. Neanche l'illegalità in sè è però valore. Garantisce che non si è accetti alle
classi attualmente dominanti o che si è incompatibili con l'attuale sistema
giuridico; ma non dice nulla sulla validità di ciò che si fa. Essere contro la
legge non vuol dire essere contro i l capitale e ancor meno essere in grado
di sostituirlo. Può essere ovvio ma giova ripeterlo.
Francesco
Ciafaloni