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potere dei gruppi o di singoli cattedratici all'interno del Consiglio di Facoltà.

Il lettore è ormai in grado di identificare da sè quali sono i settori che

si sviluppano nella Facoltà e quali sono quelli che permangono nel sottosvi-

luppo, e come reciprocamente i gruppi si rispettino nelle rispettive scelte. La

lista delle discipline da inserire a statuto è un esempio mirabile di autonomia

nella gestione dei feudi.

Nel contempo si verifica da parte degli studenti la tendenza:

1) a volgersi verso quelle discipline e indirizzi che paiono poter col-

mare le carenze di carattere culturale e di adesione sociale sentite violente-

mente nella scuola secondaria e nello stesso tempo intuiti come indispensabile

bagaglio a qualsiasi propedeutica professionale (sociologia, psicologia, peda-

gogia, ecc.);

2) a relegare in second'ordine una serie di discipline costituite dalla

formula culturale assorbita nel secondario e qualificate nei piani obbligati

precedenti i n quanto individuate come facenti parte del bagaglio di cono-

scenze necessarie all'« insegnante di lettere» della scuola secondaria.

Nessuna risposta positiva è venuta dalla Facoltà a questo mutamento di

prospettiva, con le conseguenze viste sopra. E' chiaro che lo scontento degli

studenti deriva da un sostanziale, anche se non perfettamente cosciente e

organico rifiuto della vecchia funzione professionale e dalla istintiva aspira-

zione ad un «altro» rapporto con il. tipo di lavoro cui si avviano.

Aquesto punto, rilevando nel fenomeno dell'università di massa e libe-

ralizzata gravi contraddizioni con la propria possibilità di offerta lavoro, lo

stato demanda (D.M. 31 agosto 1970) alle Facoltà l'istituzione di corsi abili-

tanti a numero chiuso.

Quindi:

1) la Facoltà non si è espressa positivamente nei confronti delle esi-

genze studentesche;

2) non ha assunto nessun ruolo specifico in funzione dell'avviamento

alla professione;

3) è per legge ora investita dello specifico compito d i preparare e

selezionare gli insegnanti, assume cioè in prima persona la funzione di quali-

ficare come insegnante lo studente al quale negli anni precedenti non ha for-

nito alcuno strumento reale in vista di questo sbocco nè in vista di qualun-

que altra soluzione scientifica e professionale.

Infatti:

1) è ormai crollato, nella scuola dell'obbligo per legge e i n quella

secondaria superiore di fatto, i l modello dell'insegnante di lettere che tra-

smette «indiscussi valori di cultura» attraverso la lezione cattedratica, l'uso

del manuale, i l culto del valore formativo della grammatica, la visione della

storia come serie di notizie disparate disposte in ordine cronologico a docu-

mentare «le magnifiche sorti e progressive»;

2) in faticosa e lenta risposta alle esigenze messe in luce dalla scienza

pedagogica è filtrato dalla scuola primaria a quella secondaria dell'obbligo e,

recentissimamente, sotto l a pressione quantitativa e qualitativa del movi-

mento degli studenti, anche in quella secondaria superiore, la necessità di

considerare lo studio come ricerca, sperimentazione, dibattito in cui venga

coinvolta la personalità intera dell'allievo.

Di fronte a questa realtà il docente si trova non tanto e non solo sprov-

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