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scelte

esclusivamente

in base a criteri politici o ideologici (discipline i cui

docenti offrono maggior spazio all'iniziativa studentesca, o in cui l'organiz-

zazione del lavoro è meno burocratica e più comunitaria, o, infine, discipline

giudicate di per sè «più politiche»). Nè, d'altra parte, è vero che gl i stu-

denti abbiano scelto indiscriminatamente l'attualità politica. Hanno scelto

invece le discipline che, anche indipendentemente dall'attuale configurazione

e dal modo in cui sono realmente insegnate in Facoltà, sono suscettibili di

fornire in primo luogo

strumenti

e

criteri

scientifici anche nel campo profes-

sionale( tutta la linguistica moderna, le storie moderne e contemporanee, le

cosiddette scienze umane). Con questo non si vuol dire che la scelta di disci-

pline come sociologia o psicologia ecc. sia la soluzione politica corretta del

problema della cultura nelle Facoltà umanistiche. Sappiamo anzi benissimo

quanto queste discipline possano essere nella maniera più immediata al ser-

vizio del capitale e quali opposizioni esse possano incontrare t ra gl i stu-

denti i n situazioni più avanzate. Vogliamo invece dire semplicemente che

discipline come le cosiddette scienze umane e le storie moderne, o la lingui-

stica costituiscono un terreno di scontro culturale e politico reale, e la filolo-

gia bizantina no. Sulle prime è importante avere un proprio discorso, perchè

esse sono legate a esigenze precise della produzione (si pensi all'uso della

psicologia sociale nella politica di assunzioni delle grandi aziende e al pro-

blema della selezione scolastica sulla base degli strumenti linguistici); le altre

senza offrire la possibilità dello scontro, hanno una funzione politica in virtù

della propria astrazione dalla realtà sociale e della propria incapacità a dar

ragione di se stesse nella costruzione di un modello culturale non estraniante.

D'altra parte, è inevitabile che le scelte degli studenti siano poco arti-

colate, data la gamma degli insegnamenti che la facoltà offre: nessuna possi-

bilità di un approccio scientifico al problema delle comunicazioni di massa

(di qui l'insegnante disarmato di fronte alla cultura televisiva dei propri al-

lievi); nessun indizio di modi di reperimento dell'informazione contempora-

nea; infine per laureati che per i l 90% entrano nella scuola italiana nessun

insegnamento di storia della scuola, delle sue strutture e dei suoi metodi.

La didattica liberale: lo studente non ha bisogno né di strumenti né di inse-

gnamenti per diventare i l professore dimezzato

Come ha risposto la Facoltà alle scelte degli studenti conseguenti alla

liberalizzazione?

I l 13 maggio 1970 i l Consiglio di Facoltà ha assegnato 12 nuovi inca-

richi per l'anno accademico 1970-71; vediamo come sono ripartiti questi inca-

richi, tenendo presente che i l Consiglio avrebbe potuto destinarli altrimenti,

dopo aver visto gli effetti della liberalizzazione:

3 incarichi al gruppo di quattro indirizzi che raccoglie i l 10% degli

studenti (storia romana I I , storia medioevale I I , ittitologia);

2 incarichi ad archeologia (paletnologia ed etruscologia), tanto per

dimostrare l'unità dell'indirizzo di archeologia e storia dell'arte;

5 incarichi a l gruppo d i quattro indirizzi che ha i l 50% degli stu-

denti (storia contemporanea, storia economica, filosofia morale I I , storia della

scienza, psicologia sociale);

2 incarichi di storia delle lingue (tedesca e spagnola).

Vale la pena di notare, a costo di essere monotoni, che:

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