

quindi di fatto costretto ad occuparsi di archeologia cristiana o di antichità
greche e romane, ma non potrà, poniamo, scegliere come una delle dieci
discipline caratterizzanti del suo indirizzo l'insegnamento di storia dell'arte
a Magistero.
Di dove deriva quest'accozzaglia d i discipline, o, meglio, a chi serve?
Per rispondere a questa domanda può essere utile considerare le seguenti
cifre: i tre istituti della Facoltà che compongono in maniera specifica l'indi-
rizzo (archeologia, storia dell'arte, storia della musica), o meglio, i due o tre
docenti che controllano le scelte degli studenti, hanno una dotazione per i l
1970-71 di più di 25.000.000 complessivamente, cioè i l 20% d i tutta la dota-
zione della Facoltà, mentre gli studenti dell'indirizzo sono complessivamente
160, circa i l 7% dei 2.200 studenti che hanno scelto un indirizzo (sui circa
2.500 di tutta la Facoltà). E' chiaro quindi che gli istituti che costituiscono
e controllano l'indirizzo e le scelte degli studenti in questo campo dispon-
gono di una percentuale di fondi superiore alla proporzione degli studenti
rispetto agli altri indirizzi (1) . Ma la cosa apparirà ancora più chiara se si
guarderà quali sono le ripartizioni di fondi, docenti e studenti all'interno
dell'indirizzo stesso, t r a i due istituti maggiori. L'istituto d i archeologia
avrà per l'anno 1970-71 16.000.000 d i dotazione, 11 insegnamenti, 2 aggre-
gati (archeologia orientale e assirologia), 3 assistenti stipendiati, di fronte a
una quindicina di tesi i n corso; nell'anno 1969-70 11 laureati dell'istituto.
L'istituto di storia dell'arte avrà una dotazione di 7.750.000, 2 insegnamenti,
2 assistenti stipendiati, circa 60 tesi in corso, 60 laureati nell'ultimo anno.
Quali che possano essere le motivazioni ufficiali per i l modo in cui è
stato costruito l'indirizzo, è evidente che l'unione dei due istituti è servita
certamente a coprire, con la maggiore quantità di studenti di storia dell'arte,
la sproporzione dell'istituto di archeologia rispetto al complesso della Fa-
coltà. Gl i studenti pagano da una parte con l'obbligo di fatto di scegliere
certe discipline, nonostante l a vantata liberalizzazione, dall'altra con una
distribuzione delle risorse all'interno dell'indirizzo che si può definire eufe-
misticamente inadeguata.
Un altro esempio d i come l a libertà d i scelta dello studente vengq
controllata non sulla base di un discorso scientifico o didattico, bensì d i
rapporti di potere è quello dell'indirizzo di filosofia e scienze umane, psico-
logia e sociologia ( la pedagogia è filosofia
tout rourt,
per ragioni fin tropno
evidenti di divisione di giurisdizioni tra i filosofi della Facoltà). La filosofia
morale e teoretica, la storia della filosofia sono considerate aui caratterizzanti,
ma non basta: in realtà a chi voglia laurearsi in sociologia o psicologia sono
imposte di fatto come discipline obbligatorie. Sono i l penso che gli studenti
devono eseguire per il fatto che i due titolari di sociologia e psicologia sono
due incaricati, tenuti a rispettare le regole del gioco dei due feudi filosofici
della Facoltà. L'altro risvolto del discorso é che per sociologia sono state
escluse dal novero delle caratterizzanti tutte le discipline storiche e quasi
tutte le economiche, mentre per psicologia e filosofia sono. stati accurata-
mente scartati tutti gli insegnamenti filosofici di Magistero. Chi poi volesse
(1) Tutti i dati sono al dicembre 1970. Mentre le cifre relative alla ripartizione degli stu-
denti in indirizzi possono contenere errori minimi, quelle relative al numero dei laureati
annuali nelle singole discipline e soprattutto quelle delle tesi di laurea in corso possono
contenere imprecisioni più rilevanti: non esistono a questo proposito cifre ufficiali e
aggiornate.
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