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strati, se alle proposte di portata generale non tien dietro, sempre, quando

ènecessario farlo in termini chiari, i l discorso politico più immediato.

La corrente di M.D., alla quale nelle recenti elezioni per i l rinnovo del

consiglio superiore della magistratura è stato confermato l'appoggio di circa

settecento giudici italiani (ma i suoi iscritti sono in numero molto minore e

pochi i suoi esponenti attivi), non può non subire il contraccolpo della gene-

rale sterzata a destra che si è avuta nel paese prima e dopo la campagna elet-

torale, e non ci si deve stupire eccessivamente se la linea d'azione che va ora

elaborando subisce oscillazioni e incertezze d'indirizzo: tutto ciò è anche la

conseguenza di una eccessiva genericità di propositi e della ingiustificata fidu-

cia che, nel nome di una vantata (e certamente sincera al livello individuale)

scelta di classe, si è creduto di poter riporre nella efficacia rivoluzionaria

della giurisprudenza alternativa, del richiamo diretto ai principi costituzio-

nali, della presa d'atto delle disparità esistenti tra i cittadini.

M.D. l a potuto svolgere i l suo ruolo di punita avanzata del riformismo

giudiziario fino a quando le riforme sono parse a portata di mano e la buona

volontà dei singoli sufficiente ad avvicinarne i l conseguimento, anche se, su

questo stesso terreno, non sono mancate le battaglie di retroguardia, come

quella per l'abrogazione delle c.d. norme fasciste del codice penale, esatta-

mente impostata come occasione di contatto tra la magistratura impegnata

politicamente e le masse chiamate al referendum, ma condizionata da una

visione erronea dei fenomeni repressivi che non sono connessi soltanto alla

applicazione delle norme denunciate, ma tendono a svolgersi sempre più valu-

tando come episodi di criminalità comune quelli in cui si esprimono le lotte

popolari.

In un momento di scontro di classe più duro, entra in crisi la linea poli-

tica della corrente, poichè diviene chiaro che non basta per arginare la repres-

sione ripetere le dichiarazioni di fiducia nella costituzione e richiamarsi alla

possibilità di valorizzarne le aperture democratiche con una giurisprudenza

più avvertita: quel che si deve fare è concretamente dimostrare, con una

denuncia più attendibile perchè proveniente dall'interno, la reale portata dei

piani repressivi, scegliendo una posizione di battaglia molto netta e immune

da compromissioni con le tattiche dei partiti (non si vede, per esempio, per

quali mai ragioni M.D. debba cantare vittoria per la elezione d i Petrella

al senato).

Le incertezze riformistiche non sono state, tuttavia, le sole ragioni d i

insoddisfazione nel giudizio che si vuol dare della linea di condotta della

corrente: come quelle, e forse ancor più pericolosamente, sono risultate dan-

nose le illusioni accreditate da chi dava per acquisita al movimento di classe

una componente giudiziaria. La scoperta della politica fatta da alcuni magi-

strati e l'enunciazione verbale di programmi di contestazione del ruolo del

giudice e rottura del meccanismo giudiziario non sono bastate a realizzare

risultati apprezzabili in questa direzione, se non sul piano della maturazione

personale.

Quel che ora serve è che M.D. si sforzi di cogliere l'esatta portata dello

scontro di classe in atto nel paese, senza dimenticare i l limite insuperabile

della funzione che in esso può svolgere: non le si chiede di impostare pro-

grammi rivoluzionari, di porsi sempre in prima fila, d i credersi l a mosca

cocchiera di ogni lotta popolare, ma di avere ben presente, in relazione a quel

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