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quale a di r poco ambiguo fu i l comportamento del PCI, ha trovato i l suo

naturale sbocco nella campagna elettorale.

Se Fanfani e i l blocco politico da lui rappresentato non ha ottenuto

la Presidenza della Repubblica, la prospettiva fanfaniana è apparsa ancor

più aggressiva e organica nella campagna elettorale, gestita direttamente

da Fanfani e nella quale sono stati organicamente sviluppati i temi poli-

tico-istituzionali che facevano da sfondo al la proposta presidenziale fan-

faniana. E alla ambiguità comunista durante la elezione presidenziale si è

aggiunta la sostanziale acquiescenza del PCI al la immagine che l a DC si

è data durante l a campagna elettorale. I l partito della borghesia italiana

dalla borghesia fascista a quella "democratica': i l PCI vuole che la bor-

ghesia italiana sia mediata dalla DC, i l tipo d i mediazione democristiano

è ancora quello preferito.

Che questa situazione, unita al processo di crescita del PCI a spese del-

le al tre formazioni della sinistra riformista, comporti una situazione d i

sempre maggior immobilismo della situazione politica, non pare preoccu-

pare i l PCI. Probabilmente perchè è convinto della fatalità di questa sta-

gnazione e preferisce essere l'unico gestore, all'opposizione, di questa fase.

Il monopolio comunista sulla sinistra dello schieramento governativo

risulta anche confermato dal fallimento elettorale di gruppi quali i l MPL,

il Manifesto (per Servire i l Popolo si può usare i l termine macabro di suc-

cesso). L'insuccesso del Manifesto va visto come rivelatore d i una situa-

zione di più ampie dimensioni,. come fallimento — sino ad ora — di una

proposta d i coagulazione politica che sapesse evitare l e 'secche dell'avven-

turismo e dell'estremismo (che non è affatto un rimedio alla malattia se-

nile del comunismo), ma che tuttavia fosse centrata sulla contestazione deter-

minata della prospettiva revisionista. Che tale proposta politica fosse mal

formulata, non vuol dire — secondo noi — che i l suo fallimento a livello

elettorale fosse un risultato positivo; anche perchè una discreta confer-

ma a livello elettorale avrebbe potuto funzionare come acceleratore della

chiarificazione a livello di classe. Che i gruppi di sinistra abbiano negato la

loro adesione a tale prospettiva deriva dal fatto che la preoccupazione che

la gestione della fase successiva fosse egemonizzata dal Manifesto è stata

determinante su qualsiasi altra motivazione. E tale scelta va, secondo noi,

criticata nettamente. Ci sembra molto dubbio che la scelta astensionista, o

il voto al PCI potesse rappresentare una alternativa agli errori e debolezze

del Manifesto.

Così tutto si è svolto contro la emergenza i n questo tornata eletto-

rale — di una sia pur piccola forza antirevisionistica. Anche chi ha ritenuto

che obbiettivo tattico prioritario fosse i l rafforzamento della sinistra re-

visionista non si è reso conto che la logica per la quale, a sinistra, si vota

PCI — sia pure in disaccordo con la strategia comunista — è,

anche,

della

stessa matrice per la quale a destra si vota DC, magari con un pensierino

a Almirante. E di questa logica autoritario-bipartitica ha fatto le spese chi

come i l PSIUP — nulla aveva fatto per meritarsi un ruolo distinto da

quello del PCI ed anzi aveva posto le basi della propria autoliquidazione.

Che essa avvenga dopo i l fattaccio e non primà è una ulteriore dimostra-

zione del livello politico della classe dirigente psiuppina.

E' chiaro quindi che le elezioni hanno dimostrata la capacità della bor-

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