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La magistratura italiana mostra dunque di aver- rinunciato, molto più

che i n passato, all'esercizio, anche politico, della sua attività di controllo,

affidandosi completamente all'iniziativa della polizia, e talora zelantemente

precedendola nei suoi interventi: è sempre l a polizia, infatti, che apre l e

indagini, le indirizza in determinate direzioni, le conduce come meglio crede

alla ricerca di possibili conferme delle sue supposizioni di partenza, alimenta

l'opinione pubblica con notizie e indiscrezioni, parla per bocca dei suoi com-

missari e questori con la fermezza di chi sa di rappresentare il potere reale e

di tenere in mano tutti i fili delle vicende di cui si interessa, tiene celato al

magistrato, se lo ritiene opportuno, quel che non vuole fargli sapere (è il caso

del teste Rolandi, sottratto al p.m. che chiedeva di interrogarlo nei primi

giorni della vicenda Valpreda).

E' questa una situazione che non si verifica certo per la prima volta,

poichè è connaturata ad un sistema che non fa della polizia giudiziaria uno

strumento alle dirette ed esclusive dipendenze del giudice, ma si manifesta

ora in modo impressionante: si ha così la riprova che nei momenti di neces-

sità tutti i poteri dello stato funzionano in stretta connessione, e che il potere

politico rapidamente prevale sugli altri, i quali si ritirano subito in buon

ordine attestandosi su posizioni di stretta collaborazione e dipendenza. Anche

quello giudiziario, altre volte geloso delle sue prerogative e della sua autoge-

stione (a dire il vero, intese sempre in senso formalistico e corporativo), non

,fa eccezione alla regola, e si pone a l passo con l e esigenze politiche del

momento.

Il vizio è ben noto, ed è aggravato dal fatto che la magistratura non

soltanto dispone in modo precario e nominale della polizia giudiziaria, ma

tende, anche nei suoi vertici «illuminati», ad allargare l'arco degli autonomi

poteri d i iniziativa che l e riconosce (come quelli che elenca l a circolare

Bianchi d'Espinosa, oggetto di una nota in appendice a questo scritto): i l

magistrato diviene così un personaggio di riguardo invitato a comparire in

certe occasioni per la foto-ricordo, al quale si dà modo di pavoneggiarsi in

prima fila con funzionari e ufficiali delle diverse forze armate, di giocare con

le armi in pugno (scariche?), di trasvolare dagli Appennini alla Sardegna in

elicottero, .di rilasciare interviste ai rotocalchi femminili, ma sempre insieme

ai suoi «amici» dell'ufficio politico, certamente abbastanza abili nel lasciargli

credere che tutto ciò abbia qualche riferimento a quella che dovrebbe essere

la sua funzione.

Ecco i giovani sostituti procuratori recarsi sempre più frequentemente

in questura, condurre gli interrogatori in presenza di poliziotti e carabinieri

o assistere a quelli che costoro conducono; ecco i l procuratore capo che hkt

incontri con i l questore e i comandanti della benemerita «per fare i l punto

sulle indagini»; ecco i l questore che coordina le ricerche, rilascia indiscre-

zioni, anticipa i giudizi; ecco i viaggi dei ministri dell'interno e della giustizia,

ecco le feste in famiglia per l'inaugurazione delle centrali di spionaggio tele-

o comunque idoneo a far luce sul decesso dell'editore Giangiacomo Feltrinelli; conside-

rato che tal i indagini appaiono fondate su obbiettivi elementi di riscontro, per questi

motivi ORDINA procedersi a perquisizione, anche nottetempo, del domicilio e pertinenze

di a l fine di rinvenire armi, materie esplodenti e quant'altro possa avere attinenza

coi fatti di cui in narrativa, nonchè alla perquisizione personale del suddetto».

Una motivazione, insomma, che dal punto di vista logico e giuridico non esiste; che

può adattarsi a qualsiasi domicilio e a qualsiasi persona.

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