

chiara volontà di massa del proletariato di prendere le armi per abbat-
tere lo stato borghese, o almeno si deveessere in una fase in cui il prole-
tariato tende a questo. Sino ad oggi nella storia le rivoluzioni sono state
fatte solo quando la massa proletaria ha deciso di passare alla lotta
armata, e non quando questa decisione è stata presa da pochi intellet-
tuali borghesi. Mai nella storia un esercito popolare si è costituito per
aggregazione di gruppi terroristici: i n Russia, in Cina, in Vietnam,
nell'Italia partigiana, l'esercito popolare si è costituito sulla base stessa
della spinta dellemasse e delle contraddizioni della borghesia (oltre che
con la guida del partito). L'inizio della guerra popolare non è frutto
della federazione di gruppi di intellettuali terroristi, ma di una volontà
di massa di tutto un popolo: chi non sa preparare ed aspettare questo
momento non è un comunista rivoluzionario.
I comunisti si preparano a questomomento acutizzando le contrad-
dizioni di classe, e costruendo dentro alla lotta delle masse i l partito
comunista, capace di condurre in modo scientifico sia la lotta di massa
nelle fabbriche e nelle campagne, sia la guerra dell'esercito popolare. La
storia insegna che senza lo sviluppo creativo di una scienza rivoluzio-
naria, i l marxismo leninismo, e senza lo sviluppo dei principi della
guerra popolare di lunga durata, sotto la direzione del partito, i l pro-
letariato non può giungere alla vittoria.
Aquesto punto la teoria del passaggio alla
fase superiore di lotta
dice: queste condizioni non esistono in Europa, ma i gruppi terroristici
le preparano: essi spargono tra le masse l'idea della lotta armata, le
abituano alla violenza e a non aver paura di essa, iniziano l'organizza-
zione armata. Sono tutti argomenti falsi. E' falso che le azioni terrori-
stiche spargano tra le masse l'idea della lotta armata, per fortuna le
masse della lotta armata hanno un altro concetto, quello della resi-
stenza partigiana, e giustamente le masse vedono un abisso tra terrori-
smodei piccoli gruppi e lotta armata. E' falso che il proletariato, oggi,
nel '72 abbia paura della violenza, e di usarla, ed abbia bisogno di stimoli.
E' falso che le azioni terroristiche abituano alla giustizia proletaria, per-
chè le azioni che i gruppi terroristici possonocondurre oggi, sono impre-
gnate di spirito borghese ed individualista. E' falso ad esempio che
l'uccisione di Calabresi renda giustizia al proletariato; al proletariato
sarà resa giustizia soltanto quando la mostruosamacchina della strage
di stato e della dittatura borghese sarà distrutta e sostituita dal socia-
lismo. Perchè il proletariato non è un individuo o una somma di indivi-
dui ma una classe; e quando durante le rivoluzioni, il popolo ha ucciso i
re di Francia, lo Zar di Russia, i Signori della guerra cinesi, non lo ha
fatto per vendetta personale del male subito ma per eliminare i crimi-
nali incorreggibili, i simboli di una classe che veniva distrutta dalla
rivoluzione; caso mai era una vendetta storica, di classe. I l sentimento
della vendetta personale è un sentimentoborghese, non proletario.
I partigiani che hanno ucciso Mussolini non hanno fatto una ven-
detta personale, ma hanno voluto iniziare un processo politico che si
chiamava«epurazione» e che avrebbe dovuto portare alla eliminazione
della classe dirigente fascista. I compagni che credono che l'uccisione
di Calabresi renda giustizia al proletariato, hanno un concetto molto
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