

I terroristi hanno un programma politico basato su due punti: l a
teoria dello
stimolo
e la teoria del
passaggio ad una fase di lotta superiore.
Secondo la teoria dello stimolo le azioni terroristiche stimolano gli
operai a ribellarsi in modo violento, cioè giusto. Secondo questo punto
di vista gli operai, da soli non inizieranno mai una lotta sufficientemente
violenta ed armata, ed anche nella lotta quotidiana di fabbrica hanno
bisogno di stimoli esterni che dicano che cosa si deve fare. Gli atti
terroristici dovrebbero perciò essere legati alle masse per il fatto che
riescono a stimolare la lotta e a indicare degli obiettivi.
In altre parole si pretende di esercitare una direzione politica sulla
classe operaia non già affrontando i complessi problemi posti dalla
costruzionedell'organizzazione politica del proletariato e dei suoi alleati,
ma eludendoli e costruendo invece organizzazioni «clandestine» che
dirigono il proletariato con le azioni terroristiche e danno agli sfrutta-
tori «lezioni esemplari». E' evidente che questa posizione è segno di
debolezza e di impotenza; di debolezza perchè non riuscendo ad eserci-
tare una reale influenza di massa, questi compagni saltano il problema,
cercandoscorciatoie e scappatoie; di impotenza perchè la loro azione
li porta a staccarsi sempre più dalle masse, a fare atti che molti scam-
biano per provocazioni, si arriva al punto che per il carattere stessodella
azione terroristica le masse sono incerte se i terroristi stanno coi
padroni o con gli sfruttati. Volevano diventare dirigenti delle masse e
finiscono per confondere loro le idee. Volevano dare fiducia alle masse
mostrando che c'è una organizzazione armata che le protegge e fini-
scono (a causa dei loro inevitabili insuccessi) per contribuire a sfidu-
ciare le masse sulla lotta armata e per aiutare la borghesia nella sua
campagna controrivoluzionaria. Volevano alleare gli intellettuali con la
classeoperaia e finiscono per allontanarli. Volevano dimostrare che si
puòbattere con le armi il potere borghese e finiscono invece per dimo-
strare che coi loro mezzi cospirativi e terroristici, vince il potere borghe-
se. La teoria dello stimolo si basa su una visione idealistica e piccolo
borghese dei rapporti tra avanguardia e masse. Che cosa ha stimolato
adesempio il rapimento di Macchiarini? Ne è nata qualche lotta? si è
rafforzata l'organizzazione operaia? Le masse hanno tratto indicazioni?
Niente di tutto ciò. Agli operai ha detto ciò che sapevano già tutti, che
cioèMacchiarini era un fedele e troppo zelante servitore del padrone, ai
revisionisti è sembrata una provocazione, ai comunisti un atto terrori-
stico, che nulla ha a che fare con la giustizia proletaria. In realtà oggi
in Italia gli operai di stimoli a ribellarsi non ne hanno proprio bisogno,
hannobisogno di saperecomequandoecon quali forme ribellarsi. Hanno
bisogno di una direzione politica, non di stimoli. Del resto in Italia le
vicende degli ultimi dieci anni, dal SIFAR alla Strage di Stato, hanno
fornito sufficientemateriale di stimolo alla classe operaia e di intervento
politico ai rivoluzionari. Qualcuno pensa che questi siano stimoli difen-
sivi, che si debbano dare stimoli di
attacco.
A questo riguardo la classe
operaia italiana francese e spagnola non ha aspettato gli stimoli, perchè
molto prima del rapimento di Macchiarini gli operai di tutta Europa
hanno fatto cortei contro i dirigenti più odiati e fascisti, li hanno cacciati,
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