Table of Contents Table of Contents
Previous Page  26 / 194 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 26 / 194 Next Page
Page Background

qualche volta l i hanno sequestrati, l i hanno neutralizzati additandoli al

disprezzo del proletariato.

L'altro punto del programma terrorista dice: lo scontro ha raggiunto

un tetto, al di là del quale gli operai non riescono ad andare, per supe-

rarlo bisogna passare ad una

fase superiore di lotta.

Questa fase supe-

riore di lotta consisterebbe nel lasciare le fabbriche e le scuole, darsi alla

clandestinità, fondare gruppi terroristici che iniziano la lotta armata. I

gruppi terroristici avrebbero così una funzione di avanguardia perchè

iniziano la lotta armata. Questi compagni che credono che i l terrorismo

sia una forma di lotta superiore a quella che oggi conduce la classe

operaia commettono un errore imperdonabile che va combattuto sino

in fondo.

I l terrorismo, esercitato da piccoli gruppi di pochi intellettuali è

infatti una forma arretrata, primitiva, borghese della lotta d i classe.

Nella storia, questo tipo di terrorismo è stato attuato da intellettuali

incapaci di legarsi alle masse ed in assenza di un partito rivoluzionario

capace di assumere la direzione politica del proletariato e dei suoi alleati,

anche col lavoro clandestino. Molti compagni confondono i l lavoro clan-

destino col terrorismo. C'è invece un abisso tra terrorismo e lavoro clan-

destino: i l primo è finalizzato ad atti terroristici, i l secondo invece ha

sempre come compito di sostenere, organizzare e permettere i l lavoro

di massa del partito anche in condizioni di illegalità, ma lo scopo è sem-

pre i l lavoro d i massa. Secondo questa teoria l'esercito popolare s i

costruisce attraverso l a fusione d i gruppi terroristici; perciò comin-

ciandoli ad organizzare si comincia a organizzare l'esercito popolare.

Questo non è mai avvenuto nella storia ed è una prospettiva che non

ha nulla a che fare col marxismo rivoluzionario. I l proletariato infatti

non si muove nella prospettiva di sviluppare i l terrorismo, ma da più

di cento anni usa gli unici strumenti che sino ad oggi si sono rivelati

validi per i l socialismo: cioè la creazione del partito comunista attra-

verso i l lavoro di massa, appoggiato e sostenuto dal lavoro clandestino,

e lo sviluppo della guerra popolare rivoluzionaria. Non si può sostenere,

come hanno fatto alcuni compagni, che i rapimenti di Macchiarini, di

Nogrette, e dell'industriale Zaballa i n Spagna «sono nuove forme d i

lotta operaia (!) nella metropoli» e che «si tratta di azioni che portano un

segno di classe, proletario e comunista ( ! ) ed esprimono una volontà

sovversiva ed un bisogno di rivoluzione che è delle masse sfruttate e non

di esigue minoranze». («Potere Operaio» mensile n. 47-48, pag. 2, Giugno

1972). Ripeto: questi atti terroristici hanno i l segno di classe della pic-

cola borghesia ma non hanno nulla a che fare col proletariato (nuove

forme di lotta operaia?) e tanto meno col comunismo. Neanche si può

sostenere che «la questione della lotta armata è stata posta all'ordine

del giorno in modo definitivo ( ! ) dagli avvenimenti d i questi mesi i n

Italia e a livello internazionale». E si precisa che non si parla del Viet-

nam ma dei rapimenti di Macchiarini, Nogrette ecc.! («Potere Operaio»,

stesso luogo). Questo è assolutamente sbagliato. La lotta armata oggi in

Europa non è affatto né i l problema principale nè all'ordine del giorno

in modo «definitivo» per i l proletariato.

Per iniziare una guerra popolare rivoluzionaria deve esistere una

— 24