

Giancarlo Abbiati
CONTRO IL TERRORISMO
1. L a borghesia sceglie i l terrorismo
E' ormai chiaro a tutti che una parte della borghesia italiana, ed in
minor misura anche di quella europea, ha scelto come un'arma contro la
lotta di classe il
terrorismo
fascista; e che tutta la borghesia cerca di
gestire politicamente questo terrorismo, anche con differenti prospettive
politiche. Tutti sanno il piano che stava dietro le bombe del '69, la strage
di piazza Fontana, la strage di stato. Si trattava di porre fine all'autunno
caldo, di ricattare la sinistra e i sindacati, di instaurare un clima di
paura e di repressione, di colpire le avanguardie rivoluzionarie. Dal '69
al '71 i l terrorismo della borghesia più reazionaria si è concretizzato
nelle squadre fasciste, nei campi paramilitari, nel pestaggio dei compa-
gni, in altri attentati. I l terrorismo fascista del '72 fa ancora un passo
avanti. Da una parte è la preparazione dei contratti di autunno: gli
attentati e i sabotaggi degli ultimi giorni contro caserme militari e cam-
peggi di alpini hanno lo scopo di far mettere in stato di allarme tutto
l'esercito, di preparare, in parole povere, operazioni di ordine pubblico
contro i l proletariato, di legittimare l'intervento diretto dell'esercito
nella lotta di classe.
Nelle caserme non solo si scatenerà la caccia ai rossi, agli estremisti,
nonsolo si raddoppieranno le guardie, ma si cercherà soprattutto di fare
schierare tutti gli ufficiali e i quadri permanenti per la linea fascista, di
intervento diretto contro gli operai. Da questo punto di vista il terro-
rismo fascista serve a chiudere a destra
tutte
le contraddizioni interne
alle istituzioni borghesi (soprattutto esercito e magistratura), per prepa-
rarle al prossimo scontro. Ma c'è anche un piano più vasto, che emerge
dalla campagna fatta dalla stampa borghese su Feltrinelli, le Brigate
rosse, i GAP, la Baader-Meinhof ecc. La borghesia vuole scongiurare lo
spettro della guerra popolare e partigiana e si cautela pompando il terro-
rismo, gonfiandolo in ogni modo, guidandolo se ci riesce, facendo pas-
sare i gruppi rivoluzionari per gruppi di terroristi delinquenti. La bor-
ghesia ha paura della rivoluzione e sparge fra le masse l'idea che la
rivoluzione sia un complotto, un'azione terroristica, un colpo di mano
di pochi disperati. Per cautelarsi contro un possibile sviluppo della lotta
di classe in guerra popolare, la borghesia ha interesse a far passare tra
lemasse questa idea della rivoluzione, e a spingere i migliori rivolu-
zionari sulla via del terrorismo, per impedire che prendano in mano
realmente la direzione del proletariato. Mentre dunque l'ala destra e
Riteniamo che i concetti leninisti su cui si basa questo articolo non siano lo
strumento più adeguato a giudicare i l momento attuale (oltretutto, va da sè che
tra i socialisti rivoluzionari russi e i nuovi apologeti del terrorismo c'è un abisso,
ovviamente a tutto vantaggio dei primi). Ci sembra però che le conclusioni siano
completamente condivisibili e che l e differenze possano nascere solo quando si
passa a formulare programmi in positivo. Pensiamo quindi che l'articolo — di cui
è autore un militante della sinistra rivoluzionaria — sia particolarmente oppor-
tuno per chiarire uno dei problemi più gravi che il movimento si trova ad affrontare.
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