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raneamente in crisi. Ma quando si tratta di mettere due o più fabbriche insieme,

nella situazione attuale è solo lui che lo può fare».

I lavoratori della SNAM Progetti e SAIPEM hanno imparato le stessecose

nel corso della lotta. Hanno visto soprattutto come i l sindacato, invece di portare

tutti gli altri centri sul piano delle sedi più combattive, haviceversacercato d'isolare

quest'ultime, chiuderle i l più possibile in un ghetto. Gli stretti collegamenti con

tutte le sedi, i l lavoro per organizzarli, fanno parte dunque di quelle conquiste

importanti per rendere più forti i lavoratori di fronte al padrone, come i cortei

interni che spazzolano gli uffici, i picchetti duri, i l blocco d'impianti vitali, la

resistenza alle provocazioni repressive. E' necessario ricollegarsi a quei compagni

saldamente radicati nelle loro situazioni d'intervento, che oltre a rappresentare la

sinistra in fabbrica sono capaci d'individuare, proporre ed articolare la linea di

classedentro la fabbrica stessa.

L'antifascismo militante

Sonoda poco finite le lotte che si apprendecome la CISNAL intenda presen-

tarsi ai Laboratori, guarda caso, cioè, nella società più combattiva, dove c'è mag-

gior bisogno di organizzare il crumiraggio e la polizia interna. Anche in questocaso

l'azione unitaria per i lavoratori dei Laboratori, della Progetti e dell'ANIC si

manifesta con uno sciopero e un'assembleagenerale. I sindacati invitano — siamo

ormai in periodo pre-elettorale — i rappresentanti di tutti i partiti. E' ancor

fresco i l ricordo del volantino DC contro la lotta. Ciascuno naturalmente fa i l

suo fervorino elettoralistico. I l Collettivo insiste soprattutto sulla necessità di un

antifascismo militante, che oltre che in fabbrica deve svolgersi nelle piazze per

togliere ai fascisti quel diritto di parola cheanche le giunte socialcomuniste larga-

menteconcedono.

Checos'è in gioco? La difesa di quelle conquiste autonome dei lavoratori,

della libertà di sciopero intesa come forma di lotta che esprime un rapporto di

forza. I fascisti vengono tirati fuori dai padroni prima dei grandi contratti, dove

dovrannosvolgere un ruolo specifico. Li mettono in genere nei reparti più combat-

tivi, come in quei reparti della Mirafiori di Torino che sono stati al centro delle

lotte Fiat. Alla catena, come si sa, i l lavoro è duro e molti di quelli sono diven-

tati compagni. Ma all'ENI è la forza cosciente degli altri lavoratori che deve

isolarli.

Consapevole che la difesa delle conquiste autonome dei lavoratori impone

unantifascismo organizzato e militante — non l'antifascismo imbelle delle mozioni

di protesta — i l Collettivo ha preso parte a una serie di manifestazioni nel corso

del periodo elettorale, come quella dell'H marzo a Milano, dove si è trovata di

fronte, a difesa del comizio fascista, quella stessa polizia che impediva l'accesso

al centralino. Sul piano territoriale i l Collettivo ha contribuito all'unità delle

avanguardie con la propria adesione al «Comitato di lotta contro la strage di stato

della zona sud-est di Milano». Diverse centinaia di compagni hanno presidiato le

piazzedove si dovevano tenere comizi fascisti, a Melegnano, Codogno, Lodi. Più

di una volta i fascisti hanno preferito rinunciare.

Il problema oggi è quello di non disperdere questo fronte unitario che è

stato raggiunto in piazza contro i fascisti, riqualificandolo

per la lotta di massa sugli obbiettivi operai dell'autunno '69

per l'organizzazione territoriale che rompa l'isolamento delle singole

fabbriche

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