tecnologico» e fattori che forniscono una «valutazione dei meriti». Tr a I
primi vengono solitamente considerati i requisiti professionali (preparazione,
esperienza...), i l grado d i responsabilità (rispetto a i macchinari e a l pro-
dotto), l o sforzo necessario, ecc., t ra i secondi i l comportamento sociale
(questa è generalmente l'espressione adottata dalle aziende), i l ri tmo d i
lavoro, la cura delle attrezzature, l'assiduità, la puntualità, ecc.. Non è neces-
sario un particolare sforzo di fantasia per comprendere la logica generale
che ha presieduto alla diffusione d i tal i sistemi d i «valutazione oggettiva
del lavoro» (22).
Oggi questa struttura è in piena crisi ed è proprio affermando i l molo
del sindacato come organismo collaterale a l progetto d i ristrutturazione
del lavoro, al suo
inserimento dinamico
dentro la fabbrica, che i l capitale,
nelle sue punte più lucide, tenta di ristabilire il proprio controllo sulla classe
operaia. Da un lato la classe operaia sempre 'meno risulta controllabile in
fabbrica attraverso gl i strumenti tradizionali. La massima parcellizzazione
necessita, per essere funzionale al regolare andamento della produzione, della
massima subordinazione della f . -l. Fin tanto che l e cose stanno così, più
il lavoro è sminuzzato e meglio è, sia dal punto di vista del rendimento
individuale sié da quello dei rischi che la parcellizzazione riduce, limitando
al minimo le possibilità di contatto tra gli operai. Ma di fronte ad una classe
operaia combattiva, questi mezzi non solo non riducono l a conflittualità
interna, ma tendono, oltre un certo livello, ad esasperarla. D'altro lato, lo
stesso sviluppo tecnologico (stricto sensu) tende a ridurre l a parcellizza-
zione, o quanto meno a mutarne il carattere, chè infatti con lo sviluppo delle
lavorazioni continue e degli impianti integrati, di parcellizzazione è lecito
parlare solo in riferimento a l processo complessivo, non più rispetto alle
specifiche mansioni.
Ma vediamo l a cosa più da vicino. L'organizzazione «tradizionale» del
lavoro non è caratterizzata esclusivamente dalla parcellizzazione delle opera-
zioni lavorative ma anche dalla accentuata rigidità della struttura organizza-
tiva. Sopra l'operaio e sopra i l suo posto di lavoro sta una costruzione che
partendo dalle funzioni di controllo coinvolge la manutenzione, l'attrezzag-
gio, gl i enti predisposti alla programmazione, ai processi, ecc. ecc. Quindi
non solo frantumazione del lavoro diretto ma anche dilatazione del ventaglio
degli enti decisionali ( a diversi livelli) presenti in fabbrica.
E' storia di oggi rilevare, come le direzioni aziendali più illuminate rile-
vano, che tutta questa incastellatura corrisponde ad un nucleo, i l lavoro
operaio parcellizzato, che mutando tendenzialmente d i carattere, costringe
tutto l'apparato interno di potere ad adeguarsi. L'esperienza Olivetti rappre-
senta a questo proposito una significativa cartina al tornasole. Vediamo la
faccenda in riferimento a questa situazione. Lo sminuzzamento delle mansioni
operaie produce dei colli di bottiglia a valle dovuti alla circostanza che la
poca cura verso il prodotto, rende necessario, con la crescita della produtti-
(22) Uno sforzo, peraltro, che i sindacati per anni si sono ben guardati dal compiere nono-
stante che formulazioni del tipo «... il concetto di 'merito': laddove viene in evidenza
l'importanza che assume ai fini remunerativi i l fattore dell'integrazione del lavoro
nell'impresa» (B. De Cesaris, «Considerazioni attorno ad un tentativo d i rinnovo
contrattuale volto alla introduzione di sistemi di 'job evaluation'» in «Lavoratori e
sindacati d i fronte al le trasformazioni de l processo produttivo», 'Milano, 1962,
vol. I ) lasciassero ben pochi margini di interpretazione.
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