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(pubblici e pr ivat i ) nel Mezzogiorno avevano l a caratteristica prevalente d i

Movimenti di capitali tesi al mantenimento di determinati equi l ibri di potere

(nonostante le coperture di carattere sostanzialmente ideologico, sul t ipo dei

poli industrial i di sviluppo). La funzione dello Stato era quella di convogliare

capitali che rendesser-o i l p i ù possibile

indolore

l a deportazione d i forza-

lavoro e condizionassero i n modo significativo i l comportamento d i quel l i

che restavano; g l i investimenti avevano caratteri prevalentemente colonial i

(siderurgia, petrolchimica, sfruttamento minerario...) con un al to l ivel lo d i

composizione del capitale.

I programmi d i investimento che hanno i n cantiere oggi le grandi indu-

strie, hanno una motivazione aggiuntiva che tende a prevalere su quelle del

passato. Non s i t rat ta p i ù solo d i prevenire i

moviment i dis funzionali

del

proletariato meridionale ma d i r idur re i pericol i che derivano dal la ecces-

siva concentrazione di forza-lavoro nelle aree fortemente industrializzate. Che

la decentralizzazione sia una questione all'o.d.g. per i l capitalismo italiano è

d'altro canto confermato dall'approvazione da parte del consiglio dei mini -

stri, al l ' inizio del '71, d i un disegno d i legge che prevede l'applicazione d i

disincentivi agli investimenti per le aree congestionate del Centro-Nord. Nella

Relazione Previsionale e Programmatica per i l 1971 s i legge: «La necessità

di sostenere con l a massima •energia l'industrializzazione de l Mezzogiorno

e d i evi tare i per icol i d i una ul ter iore congestione nel le pr incipal i zone

urbane del Nord, connessi al la ripresa tumultuosa dei movimenti migratori,

sarà la base degli sforzi che i l Governo perseguirà per indirizzare, attraverso

tutt i g l i strument i d i cui dispone, l a localizzazione d i nuovi impiant i indu-

striali n e l Mezzogiorno. Se t a l i st rument i s i rivelassero insufficienti, i l

Governo si vedrebbe costretto a ricorrere — nell'ambito di certe zone conge-

stionate del paese — all'introduzione d i misure amministrative d i autoriz-

zazione a l l a localizzazione degl i impiant i d i r i levant i dimensioni» (17) . I l

meccanismo dell'autorizzazione è appl icato da anni sia i n Gran Bretagna

che nel la zona metropolitana d i Parigi.

Consideriamo la Fiat L a sua situazione attuale è tale che le fasi fonda-

mentali de l suo ciclo, cioè i mo t or i e l e carrozzerie, sono praticamente

concentrate i n due sol i stabi l iment i (Mi raf i or i e Rival ta) che servono l e

rispettive catene di montaggio e quelle di tut t i gl i al t r i stabilimenti in I tal ia

e all'estero. Dagli inizi degli anni '60 fino ad oggi la percentuale degli operai

con sede a Tor i no su l totale degl i operai Fi at è r imasta sostanzialmente

immutata, ruotando attorno a valori di poco superiori all'85%. Ma per i l '72

la direzione dell'azienda prevede una riduzione che po r t i l a percentuale

all'83%. Sempre secondo l a direzione Fiat ent ro i l '72 g l i investimenti a l

Sud dovrebbero raggiungere la quota di 300 mi l iardi (per circa 18.000 posti

di lavoro): non s i t rat ta forse d i una quota considerevole se misurata con

l'iniziativa d i decentramento prevista per i prossimi anni, ma è comunque

tale da costituire qualcosa come i l 60% degli investimenti direttamente effet-

tuati dall'azienda. Va peraltro considerato che circa i l 60% d i tale cifra verrà

(17) Le aree d i particolare concentrazione dovrebbero essere definite da l CIPE e «l'auto-

rizzazione a nuov i impiant i , o ampl iamento d i imp i ant i esistenti, dovrebbe essere

accompagnata dal la corresponsione,

da

parte dell'impresa che chiede l'autorizzazione,

di uno speciale contributo, i n misura prevista d i un mi l ione di l i re, per ogni addetto

oltre l e cento uni tà».

v . Mondo Economico,

n . 6/7, 1971 e pe r quanto r iguarda i

riflessi sul la situazione del Mezzogiorno i l n. 1

d i

Economia Pubblica,

maggio '71.

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