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processo d i concentrazione e d i accentramento del capitale ha dato
luogo a l l a formazione d i «uni tà d i produzione» gigantesche, con masse
enormi d i capi tal i fissati i n impiant i e d i forza-lavoro. Se i l processo d i
formazione di queste aziende gigante è stato ed è tuttora alla base dell'incre-
mento del la produt t ivi tà l o stesso processo mostra i n modo evidente una
serie d i contraddizioni con le qual i i l capitale è costretto a fare i conti. Le
grandi ci t tà industrial i come le grandi fabbriche diventano sede d i tensioni
sempre più difficilmente controllabili. Ma vediamo la cosa dal punto di vista
del processo produttivo.
3. Grande industria: fase finale?
Mano a mano che avanza l'integrazione interna, e diventa più stretto i l
collegamento t ra le part i del processo, aumenta anche i l rischio di una para-
lisi totale d i tut to l'apparato, i n conseguenza del la rot tura del la cont inui tà
in un punto. Così come è sufficiente per bloccare una macchina, bloccarne
un singolo meccanismo, nel lo stesso modo è sufficiente i l blocco d i u n
reparto per paralizzare ( o comunque creare grosi scompensi) l ' intero ciclo.
Nella realtà la tendenza alla concentrazione e all'integrazione si scontra oggi
con l a necessita d i r idur re ta l i pericoli. A questa contraddizione l e grandi
industrie cominciano a delinare una risposta che s i art icola grosso modo
su t re direttrici . La creazione d i strutture organizzative originali, l o stimolo
alla
polivalenza
nel la preparazione e nell'addestramento del la forza-lavoro
e la decentralizzazione delle fabbriche i n uni tà d i produzione staccate (15).
La costruzione d i stabi l iment i staccati, d i insediamenti industr ial i sot to i l
controllo delle grandi industrie-madri, è oggi qualcosa di ben più consistente
di una linea di tendenza — e è questione che merita i l massimo di attenzione
per i riflessi che tal i svi luppi avranno sul l ' intera strut tura produttiva e sui
rapporti sociali complessivi. La decentralizzazione non è la scelta della grande
industria d i sfuggire a
possibili
difficoltà nel control lo d i masse gigantesche
di capitali fissati i n impiant i integrati e di masse concentrate d i potenzialità
di lotta, è f in d'oggi la risposta che i l grande management dà al lo sviluppo
di tensioni e lacerazioni interne sempre meno controllabili. E ' l'acquisizione
della coscienza del potenziale antagonistico che l o sviluppo produce e che
sempre p i ù l imi ta l e possibi l ità d i movimento dei grandi complessi (16) .
Fino a qualche anno fa gl i investimenti dei grandi complessi industrial i
(15) Non è evidentemente solo considerando i rischi dell'integrazione che la grande indu-
stria si pone su queste direttrici. Lo stimolo al la polivalenza emerge anche da altre
circostanze, e l o stesso dicasi per la decentralizzazione. Torneremo su ciò.
(16) Nel l ibro di Pollock ci t. viene riportato questo istrutt ivo concentrato d i perle: «Una
fabbrica decentrata e integrata in un piccolo comune sembra suscitare (negli operai)
un senso d i responsabilità per la cosa pubblica, cosí come i l desiderio d i fare qual-
cosa in questo campo. Che si t rat t i della campagna per i mezzi necessari alla costru-
zione d i una nuova chiesa o del la raccolta annuale per l e associazioni d i benefi-
cenza o di qualunque altra cosa, ognuno mostra di volersene occupare e di considerarla
come una parte della sua personale responsabilità» (296). Ol tre a l chiarimento del
concetto d i «cosa pubblica» questo passo non dovrebbe lasciare dubbi sul t i po d i
aspettative che presiedono alle scelte d i decentralizzazione. Ma ecco i l commento di
Pollock: «La decentralizzazione potrebbe avere impor tant i conseguenze cul tural i e
politiche, poichè è i n grado d i invertire l a tendenza al la concentrazione d i grandi
masse i n una fabbrica e d i mutare i l loro comportamento i n quanto masse» (297)
(sottolineatura aggiunta).
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