

divisione del prodotto entro le diverse fasi in modo da permettere
una crescita nell'identificazione dell'operaio con i l prodotto.
Tutte queste indicazioni fanno riferimento sia al singolo posto di lavoro
che a l
gruppo operaio omogeneo,
inteso come struttura operativa
autore-
golata
all'interno della quale i l flusso continuo di informazioni e di comuni-
cazioni consente una funzione di direzione e controllo tutta interna alle moda-
lità di lavoro. Una struttura cioè, nella quale al minimo di formalizzazione
e di prescrittività corrisponde un massimo di autocontrollo e di adattabilità
a condizioni variabili, elementi che sono accoppiati ad una costante ridefini-
zione dei ruoli e da forti reti di comunicazioni laterali. E' così indicato anche
se molto grossolanamente i l filone attorno al quale si tende ad operare i l
ribaltamento di questi elementi che nell'attuale divisione del lavoro sono
all'origine delle contraddizioni più acute.
Job enrichment, job rotation, deverticalizzazione della linea gerarchica,
autocontrollo, gruppo operaio omogeneo, ecc. non sono soltanto etichette
vuote che la direzione capitalistica mette in campo per confondere le acque
e lasciare le cose come stanno, sono, seppure non in modo meccanico e
puro,
le linee di fondo che esprimono la volontà di passare ad una fase in cui le
attuali contraddizioni abbiano un carattere meno dirompente e siano mag-
giormente controllabili se non addirittura inseribili dinamicamente i n un
progetto di lungo periodo. Ovviamente su questa tematica si innestano molte-
plici elementi d i copertura ideologica che tendono a spostare l'attenzione
sulle possibilità di
umanizzazione del lavoro,
disalienazione e simili. Come
molto spesso accade, nelle analisi degli scienziati borghesi meno lucidi, esi-
genze ed interessi reali del capitale si accoppiano a forme di cretinismo
demagogico: evidentemente è opportuno distinguere ciò che è mistificazione
da ciò che non lo è per evitare di gettare con i l verme anche la mela (28).
Quindi lotte operaie e progresso tecnologico (come risposta complessiva
del capitale, nella produzione, alle lotte) spostano l'asse dell'attenzione delle
direzioni aziendali dai sistemi d i integrazione e d i controllo della forza-
lavoro, costruiti i n riferimento alle singole parti del processo, a i sistemi
generali all'interno dei quali necessariamente i l ruolo del sindacato diventa
centrale.
In un'epoca in cui le contraddizioni dello sviluppo generale del capitale
danno luogo a tensioni che sempre meno e con sempre maggiore difficoltà
rientrano nel quadro dell'assetto istituzionale, una classe operaia di cui non
si sappia condizionare in modo significativo i movimenti entro la fabbrica,
significa i l pericolo permanente, per i l capitale, della trasformazione delle
lotte operaie in processo di aggregazione delle masse proletarie e proletariz-
zate attorno ad un fronte generale anticapitalistico. E ' ancora contro l a
classe operaia che i l capitale misura la sua capacità di controllo del sistema
nel suo complesso. I l
controllo delle fabbriche
è la condizione che permetterà
(28) Un esempio significativo d i sapiente cretinismo ci è forni to da Ozbekhan i n articolo
parzialmente tradotto i n
Innovazione
e
Pianificazione,
Club Turati-Eni, 1970, dove si
mettono a confronto due model l i d i organizzazione; da un lato quello tayloristico
definito come modello meccanicistico e dal l 'altro quel
modello,
i cui caratteri sono
stati vist i sopra, definito come
modello d'azione umana.
Ancora una volta lo scien-
ziato borghese
confonde
ciò che è necessario a l capitale con ciò che è
umano.
E '
questo un cretinismo mol to interessante per chi l o sappia considerare unitamente
alla dinamica reale della divisione del lavoro i n fabbrica.
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