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del lavoro rendono sempre p i ù necessario un

apporto creativo

e

d i gruppo

da parte del la forza lavoro, ed i n I secondo luogo l a disaffezione, l a mono-

tonia, l a resistenza e l'ostruzionismo come prodot t i d i una st rut tura orga-

nizzativa e d i una tecnologia che è necessario superare.

'

c )

Fino ad oggi i l compi to del le direzioni aziendali è consistito nel

tentativo d i ottimizzare l e var iabi l i del processo lavorativo (uso razionale

degli impianti, economie di costi, razionale utilizzazione della forza lavoro...)

considerando la forza lavoro come variabile dipendente da tut to i l resto. I n

altri termini : a seconda del modello d i produzione che garantiva i l massimo

di prof i t to s i

usava

la forza lavoro i n un modo o nell'altro. E nel la misura

in cui questo uso poteva creare•

tensioni interne

si inserivano ex post stru-

menti d i control lo dei moviment i del la forza lavoro. Caratteristica d i t a l i

strumenti è l a solo parziale «aderenza» a i dat i tecnologici e organizzativi,

infatti s ia l e human relations che l e diverse tecniche motivazionali a l t ro

non sono che espressione dell'incapacità ( o comunque del r i tardo) d i assu-

mere pienamente ent ro l a stessa st rut tura organizzativa

u n rappor to che

riduca al minimo le basi materiali della conflittualità. Cioè: la classe operaia

cresce in termini di consapevolezza del reale carattere della produzione capi-

talistica e c i ò avviene sia al l ' interno del la fabbr ica come risposta ad u n

meccanismo disumanizzante, sia sul piano sociale come coscienza dei bisogni

che questa società non può soddisfare, ergo, bisogna, tenendo conto di questi

dati or iginal i ( p e r i l peso che hanno oggi ) , elaborare e svi luppare una

struttura organizzativa del lavoro che l i assuma al proprio interno, senza che

ciò sconvolga i rapport i fondamentali d i potere.

• N o n mette conto criticare le mezze verità delle argomentazioni del nostro

ideale

riorganizzatore;

è invece ut i l e vedere come da queste osservazioni

generali nascano concrete indicazioni.

Ma pr ima d i proseguire è bene t irare le f i la dell'analisi f i n qu i fatta. Si

è visto come la massimizzazione del prof i t to s i traduca nel processo lavora-

tivo nel lo svi luppo dell'integrazione t r a i sub-processi che compongono i l

processo complessivo. Per una lunga fase storica (e oggi ancora) tale neces-

sità al la eliminazione dei momenti d i discontinuità nell 'ambito della produ-

zione industriale s i manifesta con l ' introduzione d i tecnologie che consen-

tono per un verso la segmentazione del processo produttivo in part i staccate

e per l 'al tro l a sua subordinazione ad una volontà che si Pone come unica

istanza d i centralizzazione. Qu i l o sfruttamento s i esprime, i n superfice,

come cont inui tà e ordine nell'erogazione del la capacità lavorativa e ta l e

regolarità

è impl ici ta nel lo stesso mezzo d i produzione — s ia nel la sua

struttura meccanica che nei collegamenti t r a l e diverse macchine. Ma dal

momento i n cui all 'origine del la

discontinuità

non è p i ù (prevalentemente)

la macchina e i l sistema delle macchine ma i l modo d i porsi del lavoro nei

loro confronti, da quel momento si prof i la una risposta storicamente origi-

nale da parte della direzione capitalistica.

Fin tanto che la contraddizione principale è t ra i l lavoro e la macchina

(come solidificazione de l bisogno d i lavoro vivo da parte del capitale) l a

job evaluation

è l a risposta storicamente più adeguata, ma nel momento i n

cui l a principale contraddizione diventa i l rappor to t r a classe operaia e

divisione capitalistica del lavoro (cioè la strut tura complessiva della produ-

zione) al lora diviene necessario da parte del capitale e del la sua direzione