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a) nell'affermazione de l capi tale f isso come f o rma p i ù adeguata a l

capitale. Cioè la macchina e i l sistema di macchine;

b)

nel la trasformazione del lavoro i n astrazione d i at t ivi tà. Cioè l a

forza-lavoro astratta e generale (come concetto e come realtà);

e)

nel la riduzione del lo stesso lavoro creatore d i ricchezza i n appen-

dice del capitale, medium t ra i l capitale fisso e la merce prodotta, t ra mac-

chine e prodotto;

d)

nell'affermazione de l comando del capitale come necessità ogget-

tiva del processo produttivo; vale a dire, dentro i l capitale fisso è già posto

un rapporto determinato con la forza-lavoro.

Ulteriore connotazione della grande industria è l'affermazione della con-

tinuità interna a l processo produt t ivo come necessità derivante dal la ten-

denza alla massima valorizzazione del capitale. Ma vediamo cosa dice Marx a

questo proposito. «... non appena i l capitale fisso si è sviluppato fino a raggiun-

gere una certa estensione... da questo momento i n poi ogni interruzione del

processo d i produzione opera direttamente come diminuzione . del capitale

stesso, del suo valore presupposto (...) Non essendo utilizzato, perde i l suo

valor d'uso, senza che i l suo valore trapassi nel prodotto. Quindi quanto

più larga è la scala di sviluppo del capitale fisso... tanto più la

continuità del

processo di produzione o i l flusso costante della riproduzione diventano una

condizione obbligante del modo di produzione fondato sul capitale» (7) . Ma

la continuità del processo inizia ad essere un fattore reale- sulla base tecnica

della grande industria; quando non sono le macchine e i singoli strumenti a

regolare i l processo ma i l l o r o collegamento funzionale, cioè i l processo

stesso, a regolare ciascun segmento come parte d i un'unità. «Nella

manifat-

tura

l'isolamento dei processi particolari è un principio che viene dato dalla

stessa divisione del lavoro, invece nella

fabbrica

sviluppata domina la

conti-

nuità

dei processi particolari» (8) . La continuità del flusso produtt ivo signi-

fica i n pr imo luogo l o sforzo di ret to del capitale d i r idur re l a total i tà del

processo ad un'uni tà controllabile e regolabile i n ogni sua componente. La

storia del la grande indust r ia è stor ia d i questa tendenza continuamente

mutata nel la forma ma permanentemente uguale da l punto d i vista del le

esigenze generali che la sottendono. Ma per poter porre se stesso come princi-

pio generale della produzione, come misura di sè in quanto valore, i l capitale

deve por re continuamente i l lavoro come forza-lavoro, come parte •compo;

nente del capitale medesimo. Solo come forza-lavoro generica, come gene-

rica capacità lavorativa, i l lavoro perdè la sua connotazione sociale autonoma,

diventa frammento isolato e impotente che solo nel la connessione con l a

socialità rappresentata dal capitale (quale lavoro sociale solidificato) diventa

lavoro vivo.

In al t r i termini: per potersi porre come

socialità

i l capitale deve r idurre

in pr imo luogo se stesso a capitale fisso e in secondo luogo la capacità lavo-

rativa a connotazione in sè «libera», svincolata da qualsiasi rapporto con se

stessa come con una socialità sua propr ia. Ne l rappor to t r a quest i due

elementi (i.e.: l ot ta del capitalista contro gl i al t r i capitalisti e lot ta contro

un lavoro che tende permanentemente, nella classe operaia, a porsi i n modo

antagonistico a conquistarsi una propria autonomia al di fuori dal capitale

( 7 ) iMarx,

Lineam.,

I I , p. 399

( 8 ) Marx,

I l Capitale,

I , p. 423.

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