

Ugo Pipitone
NOTESU GRANDE INDUSTRIA E DIVISIONE DEL LAVORO
Premessa
I l modo d i produzione basato sul capitale è finalizzato al la massimizza-
zione de l prof i t to, cioè all'accrescimento de l lavoro non pagato. I n c i ò è
i l movente di fondo che regola la decisione della direzione capitalistica. Attra-
verso la cooperazione di mol t i operai sotto i l suo comando, i l capitale afferma
i l suo di r i t to a «trattenere» nella forma di plusvalore, lavoro supplementare,
una par te del la massa de i valor i creata da l lavoro associato del la classe
operaia. I l fine è la ricchezza astratta, vale a dire i l capitale stesso, ma sempre
più ingrandito, sempre p i ù
capace
d i autovalorizzazione attraverso l'appro-
priazione del lavoro sociale dei produttori, della classe operaia innanzitutto.
E' sufficiente, come qualificazione d i fondo, porre a l centro del funzio-
namento del capitale la sua tendenza al massimo di autovalorizzazione? Sono
pochi t r a g l i stessi economisti accademici a negare come cr i ter io centrale
delle scelte capitalistiche l a massimizzazione del prof i t to, rimanendo però
con questa formulazione lontanissimi da l centro effet t ivo del la questione.
Vediamo come si può porre la cosa.
Abbiamo detto: i l capitale s i valorizza sottraendo a i produt tor i i l pro-
dotto del l oro lavoro. Fintanto che l'organizzazione del lavoro sot to i l co-
mando del capitale è organizzazione d i forze-lavoro disperse, t r a l e qual i
l'unico collegamento materiale è i l capitale stesso, i l l imi te principale all'al-
largamento del singolo capitale è dato dalla stessa tendenza degli al t r i capi-
tali. Qui i l massimo profitto, i l massimo sfruttamento della forza-lavoro, non
trova a l t ro vincolo che l a stessa tendenza degl i a l t r i capital i. E c i ò che
intende Marx sostenendo che i l l imite di fondo del capitale è i l capitale stesso.
Dal momento in cui i lavoratori organizzati come forza-lavoro si «trasfor-
mano» i n classe operaia, i n forza sociale avente una propr ia individual ità
politica riconoscendosi come fondamento materiale di ogni ricchezza prodotta
nella società capitalistica, da quel momento i l cr i ter io massimizzazione del
profitto r isul ta storicamente
vincolato.
Fintanto che i l l ivel lo massimo della
autonomia operaia s i esprime i n termini d i conf l i ttual i tà al l ' interno del la
fabbrica o i n rivol te sporadiche, che per quanto acute non mettono però i n
discussione i rappor t i sociali fondamentali, f ino a quel punto l a borghesia
può spingere a fondo l'acceleratore del lo sfruttamento nel la produzione
diretta delegando a l l o Stato i l compi to de l control lo repressivo. Al lorchè
la classe operaia acquisisce la coscienza della specificità del la propria posi-
zione sociale — ed è quasi superfluo osservare che questo cammino è storica-
mente i r t o d i contraddizioni e ma i interamente compiuto nel l 'ambi to dei
rapporti d i classe che vedono l'egemonia del la borghesia — e fonda, nel le
sue punte più avanzate, i l miglioramento della propria condizione sul supe-
ramento del capitalismo e sulla formazione della sua egemonia nella società;
già all'alba d i questo lungo processo storico le cose cambiano radicalmente
per l a borghesia.
In ogni conf l i tto è presente, seppure solo in nuce, i l germe del radicale
antagonismo storico tra borghesia e proletariato. Al lora diventa decisiva, per
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