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E' chiaro che da un lato i padroni chiedono la regolamentazione

della contrattazione e la regolamentazione dei consigli e dei delegati (non

ha altro senso la richiesta di democraticità) e la limitazione consensuale

degli effetti dell'applicazione dello statuto dei di r i t t i dei lavoratori;

dall'altro, si attengono alla prima delle possibilità che i l vecchio Agnelli

indicava: anticipare le richieste degli operai. Per la salute, l'ambiente,

i trasporti, le cose cioè che non paga lui; per l'istruzione professionale

e le qualifiche, le cose cioè che paga in parte lui ma che deve comunque

fare in qualche modo, i l padrone anticipa delle proposte, cercando di

predeterminare la direzione in cui la soluzione avverrà. Per l'assentei-

smo, la conflittualità, i delegati, le cose che contano in termini di soldi

e di paternale, i controlli e la regolamentazione. In quanto alle festività

infrasettimanali ci ha già pensato la chiesa cattolica, sensibile una volta

tanto ai tempi, a provvederne lo spostamento. E non sembra una que-

stione grave: basta ricordarsene quando si contrattano le ferie che è

un problema tutto da affrontare perchè è chiaro che la distribuzione

attuale delle ferie, mai seriamente messa in discussione, né dagli operai

nè dai padroni, serve soltanto a rovinarci la vita.

a) I l rifiuto della regolamentazione della contrattazione

E' chiaro dopo quanto si è detto che i l primo punto, anche se non

scritto, di tutte le-piattaforme contrattuali è

i l rifiuto

dell'accordo qua-

dro, degli aumenti distribuiti nel tempo, della rinuncia alla contratta-

zione articolata. Questo è detto ben chiaro nei ciclostilati sindacali che

la CdL ha distribuito a Torino; ma vale la pena di ricordare brevemente

perchè è così importante. La contrattazione articolata, la conflittualità,

NON sono un pezzo di una strategia insurrezionale, NON sono un modo

di danneggiare al massimo la produzione. Lo dicono i padroni ma non

èvero. Se così fosse sarebbe sciocco non seguire metodi più diretti e

più direttamente e sicuramente controllabili, come lo sciopero generale

rivoluzionario di Sorel, o i l cannoneggiamento delle fabbriche (sostitui-

bile per ragioni tecniche col sabotaggio, la dinamite o chissà che). Se

gli operai avessero la volontà e la possibilità di bloccare la produzione

per abbattere i l capitalismo, non avrebbero bisogno di farlo a lungo

perchè subito dopo potrebbero porsi il compito di assumerne il controllo.

La «conflittualità permanente» è invece un elemento caratterizzante

della gestione diretta delle lotte di fabbrica da parte degli operai, non

è quindi solo un modo per ottenere più soldi e lavorare di meno ma

anche un modo d i costruire un'organizzazione realmente controllata

dagli operai, di formare quadri capaci di prendere decisioni autonome,

di mantenere l'autonomia delle decisioni operaie. Non c'è simmetria

tra padroni e operai e gli impegni assunti non significano la stessa cosa

per le due parti. Soprattutto in regime di monopolio o di capitalismo

di stato, i funzionari del capitale possono programmare l e proprie

decisioni economiche in base ai dati di cui dispongono ed è loro inte-

resse poter prevedere i costi del lavoro per determinare opportuna-

mente i prezzi, le scelte di investimento ecc. I capitalisti, pochi, o i funzio-

nari del capitale che prendono le decisioni rappresentano solo se stessi,

controllano l'informazione, e pur rispettando gl i accordi, possono ope-

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