

sono le grandi lotte del '68-'69. La grande spinta di base spesso, soprat-
tutto nelle grandi fabbriche, autonoma rispetto alle organizzazioni, talora
indirizzata o incitata dagli studenti e poi dai gruppi, travolge natural-
mente l e barriere burocratiche. Le scelte del le maggiori confedera-
zioni, i n particolare d i tut t i i sindacati metalmeccanici, d i fondare la
propria organizzazione sui delegati che nella loro forma pura sono intrin-
secamente unitari in quanto espressione del gruppo operaio, dà spazio
alla spinta di base. Durante l'autunno del '69, pur tra molte ambiguità
e controtendenze (burocratizzazione dei delegati, resistenze dei sinda-
cati minoritari, anche se combattivi, all'elezione su scheda bianca da
parte del gruppo che potrebbe portare, premiando di fatto la formazione
maggioritaria, alla loro scomparsa), i metalmeccanici, i gommai, i chi-
mici, i tessili creano di fatto la struttura del sindacato unitario.
La tendenza al l 'unità viene assunta dai vertici, i n particolare d i
alcune categorie. Già da anni è stata dichiarata da t u t t i i sindacati
l'incompatibilità tra cariche sindacali e mandato parlamentare. Si tratta
per l'incompatibilità t ra cariche sindacali e cariche d i partito e, mal-
grado qualche difficoltà, sembra che si sia sulla strada dell'accordo. I
comunisti eleggono ancora i sindacalisti a cariche di partito ma annun-
ciano che l i faranno dimettere al momento dell'unità. Si tengono t re
convegni interconfederali per trattare e decidere i modi dell'unificazione
e l'ultimo, quello di Firenze, fissa la data del primo congresso del sinda-
cato unificato per i l febbraio '73. Per quell'epoca tutte le federazioni e
confederazioni dovranno aver tenuto i loro congressi di scioglimento. Nel
frattempo crescono le iniziative, i centri studi, gli organi di stampa uni-
tari, malgrado ogni parte tent i d i salvaguardare i propri interessi d i
corrente. Di fatto alcune federazioni tengono i loro congressi di sciogli-
mento (si è sciolta la FIM e si terranno tra breve i congressi di sciogli-
mento della Cdl di Torino). Sono però cresciute le pressioni antiunitarie
nelle confederazioni. Mentre le federazioni dei metalmeccanici, dei tessili,
degli edili, restano solidamente unitarie, nella CISL l 'unitario (anche
se corporativo) Storti, segretario in pectore del futuro sindacato unifi-
cato, viene messo i n minoranza dall'antiunitario Scalia, mentre nella
UIL la maggioranza antiunitaria repubblicana e socialdemocratica, gui-
data da Vanni, denuncia d i fat to l'accordo d i Firenze rimandando i l
proprio eventuale congresso di scioglimento al marzo '73, cioè a dopo
la data prevista del congresso d i unificazione. La maggioranza CISL
dichiara che l 'unità si fa a tre, cioè con la UIL o non si fa affatto e
rifiuta anch'essa di procedere secondo le scadenze fissate. Nel frattem-
po, rompendo l'unità d'azione i l sindacato UIL dei chimici presenta una
piattaforma diversa da quella unitaria, e non chiede nè riduzione dell'ora-
rio di lavoro nè riconoscimento dei consigli, punti certo non secondari
dello scontro.
Per ora i metalmeccanici (e i tessili e gl i edili) vanno avanti igno-
rando le direttive confederali, ma è chiaro che una unità dei sindacati
di industria non è pensabile. Può avvenire con tempi e modalità diverse
da quella generale, ma non si farà se non come parte di una unificazione
confederale: perchè sarebbe pericolosa una frattura come questa t ra
settori e perchè i comunisti non ridurranno la CGIL a una confederazione
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