

i fascisti, non senza avere a lungo tentato le altre vie. Storicamente non
si può dire che abbia fatto l a scelta giusta: dopo vent'anni aveva le
fabbriche a pezzi e in mano ai comitati di gestione. Ed anche nell'imme-
diato pur godendo dell'appoggio completo dell'apparato di potere, della
stampa, della «cultura», dovette creare una qualche forma di organizza-
zione operaia. E non f u facile radicare i sindacati fascisti nella fab-
brica, e c i furono tentazioni populiste della «sinistra» fascista, e c i
furono le lotte contro i l Bedeaux, e la resistenza dei comunisti fino ai
grandi scioperi del '42 che segnarono per i l regime l'inizio della fine.
Più d i recente, nel '48, quando nel quadro della guerra fredda le
forze politiche allineate con i l blocco americano vollero dichiarare l a
guerra ai comunisti, dovettero per prima cosa assicurarsi una coper-
tura sindacale attraverso le scissioni. Quindi dire che si assume come
stabile l 'unità sindacale è un modo diverso d i dire che i l potere non
ha intenzione di fare la guerra ai comunisti (o che i comunisti si sono
messi d'accordo col potere). Non necessariamente l'unità sindacale signi-
fica maggior potere per gli operai. Questo dipende da quale
unità.
L'unità
di base, di lotta, la forza autonoma dei delegati realmente espressione
degli operai in un contesto non aziendalistico vuol dire maggior forza
degli operai. L'unità di vertice
può
anche voler dire una efficiente media-
zione corporativa che rappresenti più o meno bene gl i interessi degli
operai occupati e ne spezzi per anni l'autonomia. E ' possibile che i n
questo caso sia preferibile per gli operai rompere l'unità, lottare esplici-
tamente contro i l sindacato giallo, con tut t i i pericoli e le debolezze che
questo inevitabilmente comporta, piuttosto che tentare d i salvare ad
ogni costo un'unità che si ritorcerebbe contro di loro. I n questo senso
può essere criticata la scelta del vertice della CGIL di accedere a quasi
tutte le richieste della CISL per salvare l'unità.
Ora però le cose sono cambiate, ora è la destra che attacca esplici-
tamente l'unita, sono i partiti della destra che premono sulle confedera-
zioni perchè non facciano l'unita. Questo significa che i l potere vuole
una copertura sindacale sicura per l'autunno, che non è contento dei
termini pur moderati su cui l 'uni tà s i stava facendo, che è deciso a
spingere fino in fondo per spostare più a destra gl i equilibri di potere,
cancellare i risultati dell'autunno '69 e assicurarsi un sindacato, unitario
o diviso, che r isul t i al la f ine succube e corporativo. Potrebbe essere
questo i l mutamento istituzionale più grave t ra quel l i prevedibili nel
nostro futuro.
Ma che possibilità reali d i successo ha un'operazione del genere?
Per dare gli elementi di una risposta riassumiamo brevemente la storia
dell'unità sindacale cercando di indicarne le grandi linee. La possibilità
dell'unità sindacale nasce con la fine della guerra fredda e con i l cadere
quindi delle ragioni di politica estera che avevano portato alla scissione.
Finisce la guerra frontale ai comunisti (nei termini pre-'56); l a CGIL
sceglie la contrattazione articolata. I l maggior ostacolo all'unità resta i l
moderatismo (e i l corporativismo) della CISL, la sua compromissione
con i l potere e con i l padrone (soprattutto d i stato), da una parte; i
forti legami della CGIL con il PCI, dall'altra. A far scattare i l meccanismo
unitario, preparato già dai patti d'unita d'azione a livello di apparato,
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