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'periferica' (12), la c.d. componente debole della forza-lavoro. Nello stesso

tempo si attenuano le divisioni t ra mercato della forza-lavoro qualificata e

non qualificata, per la diffusione della scolarità di base e la crescente man-

canza di adeguati sbocchi professionali per la forza-lavoro dotata di titolo

di studio. Dal punto d i vista socio-anagrafico le due componenti 'forte' e

'debole' corrispondono assai bene rispettivamente alla forza-lavoro maschile,

di età media (20-40 anni) e già inserita in ambiente urbano-industriale, e alla

forza-lavoro femminile, giovanile o anziana, d i estrazione prevalentemente

rurale.

La componente debole, secondaria, della forza-lavoro è concentrata i n

attività produttive caratterizzate da rapporti di lavoro instabili, precari, a

tempo determinato, stagionali, a tempo parziale; da sottosalario, mancato

rispetto delle normative e dei diritti sindacali; spesso anche nell'assenza

della fabbrica (come organizzazione razionale capitalistica del lavoro) quale

luogo di concentrazione fisica della forza-lavoro e insieme fuoco di relazioni

sociali che rendono visibili, trasparenti le radici del conflitto insite nei rap-

porti sociali di produzione: lavoro a domicilio, lavori domestici, servizi d i

varia natura 'personali', attività di promozione e vendita nel terziario, ecc.

Le differenziazioni a livello del mercato del lavoro riflettono i n so-

stanza analoghi processi a livello della struttura produttiva. Nella fase d i

maturità precoce, che comporta ristrutturazioni e concentrazione, l a d i -

stinzione tra 'settore moderno' e 'settore relativamente arretrato' (sulla base

di differenze misurate con indici quali: tipo di tecnologia, metodi di orga-

nizzazione e gestione, produttività) assume importanza sempre maggiore.

Anzi, per un'analisi della formazione della classe operaia che voglia essere

veramente articolata, è importante giungere a una tipologia d i settori d i

attività più complessa di quelle comunemente adottate dagli economisti ( e

per esempio nel caso meridionale dalla Vera Lutz).

Così sembra opportuno distinguere t ra 1 )

settore moderno

(che com-

prende oltre alle grandi aziende oligopolistiche, anche quelle minori, parte

integrante del loro ciclo produttivo come subfornitrici, e quindi integrate

verticalmente con le grandi anche se formalmente autonome; inoltre vanno

assegnate a questo settore anche aziende piccole e medie che operano su

un mercato non locale, o anche estero, con prodotti ad elevato contenuto

tecnologico); 2 )

settore 'concorrenziale'

(aziende che operano quasi esclu-

sivamente su mercati locali con prodotti a basso contenuto tecnologico, o

anche su mercati internazionali, ma con prodotti semplici [abbigliamento,

calzature, artigianato]); 3 )

settore garantito politicamente,

che comprende

piccole e medie aziende, per lo più a bassa produttività, che sopravvivono

solo grazie al credito politico, a commesse ottenute sulla base d i accordi

politici, e in genere tramite accordi tra vertici di apparati politici e ammi-

nistrativi, non sul mercato; 4) settore concorrenziale 'di servizio', nel quale

rientrano specialmente le aziende degli appalti, spesso marginali e in crisi,

che possono garantirsi la sopravvivenza solo stabilendo un rapporto 'esclu-

sivo' con aziende maggiori, o riservandosi i n modo subordinato un mer-

cato ristretto.

La sezione della forza-lavoro che gode di salari medi o superiori al la

(12) Sul concetto d i forza-lavoro 'periferica' cfr. Dean Morse,

The Peripheral Worker,

Columbia University Press, 1969.

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