

nersi fedele alla forma epica del teatro brechtiano. Ma mentre Brecht
va considerato come drammaturgo e in genere poeta politico, addirit-
tura in senso stretto, come colui cioè che compì «
un serio tentativo di
far coesistere letteratura e politica su un maturo piano estetico »• (H.
R. Hays), Frisch — come i l suo connazionale Dürrenmatt — è soprat-
tutto un moralista. Brecht è rigorosamente, immediatamente politico:
«
L'eccezione
e
la regola »,
è la dimostrazione diretta e matematica —
attraverso i l teatro — di precise tesi politiche. Frisch aggredisce
spesso con crudele sarcasmo — i benpensanti, i borghesi, o più generi-
camente l'uomo qualunque, i l cittadino medio; e la messa a nudo delle
contraddizioni di un ceto e di una classe — ma spesso dell'intera società
la critica spietatamente erosiva dei costumi e delle istituzioni di un
mondo, consentono di giungere a conclusioni politiche, ma non prima
però di aver compiuto tutto un lavoro di mediazione, assolutamente inu-
tile nel caso di Brecht.
Dire che le commedie di Frisch costituiscano autentico teatro ci
sembra un rilievo veramente superfluo.
I l dialogo è scarno, rapido, vivacissimo, minimo i l consumo dei
mezzi; poche parole e pochi gesti bastano a Frisch per esprimersi; l e
scene — spesso costituite da una sola battuta — si spezzano e ricom-
pongono continuamente, la parola è sempre legatissima all'azione ed è
sempre viva l'attenzione per la dimensione ottica; è vero cioè quello che
ha scritto lo stesso Frisch: « Di commedia in commedia ho cercato que-
sto: d i diventare pii2 aderente alle cose, di lasciare che la cosa si ac-
cenda a contatto col visibile, nella contraddizione col visibile ».
(t. b.)
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