

i l compositore Strauss e l 'attore Jannings, dei qual i l o colpisce soprat-
tutto l a macroscopica volgari tà dell'egoismo, dell 'opportunismo: t u t t ' e
tre nazisti, ol tretutto. G l i manca assolutamente ( o r i f iuta) u n severo
critico de l
valore.
Ri f i u t a d i usar lo sugl i a l t r i pe r non dover lo fare
anche su se stesso? Non è capace di odio: g l i uomini per l u i sono tut t i
buoni, e sventurati (come lui stesso?).
C'è chi ha sottolineato l'importanza della luce che i l l ibro getta su
Thomas Mann. E certamente le pagine i n cui i l padre è d i scena sono
tra l e p i ù fel ici : affetto, ammirazione, rispetto e i ronia s i fondono i n
una luce originale, garbatissima. Ma si tratta di un Thomas Mann mar-
ginale. La grande componente romantica, demoniaca, non sembrerebbe
esistere se dipendessimo solo da ciò che i l f igl io ce ne dice. Un ut i le
contributo secondario. « Goethe per me era troppo lontano, troppo mar-
moreo, t roppo ol impico »:
d i r e i piut tosto che era t roppo duro, com-
plesso e consapevole, t roppo v i r i le, t roppo for te. I n fondo, i l guaio
di Klaus Mann è che,
simi le
a l padre, g l i è troppo
inferiore
e finisce
così con l'essergli completamente
estraneo
più di quanto non gl i sarebbe
un
opposto.
Gl i manca, rispetto a i propr i mal i , i l distacco e insieme
l'orgogliosa simpatia che permettono d i capi r l i e subl imarl i, d i trasfor-
mare i di fet t i i n qual ità preziosissime.
Stupisce che questo artista e « uomo del suo tempo » non capisca
minimamente l a portata cul turale ( e morale e pol itica) d i esperienze
decisive qual i
l'espressionismo
e i l
surrealismo.
I n compenso pagine
e pagine su Cocteau e Julien Green. Dei
trent ist i
inglesi — che pure egli
conosce personalmente — non pare interessarlo nè la fase dell'impegno
politico, importante ancorchè equivoco, ne l e successive, e conseguenti
involuzioni reazionarie (Spender) o evasioni mistico-religiose (Auden e
Isherwood). Di Brecht, che definisce «
poeta ingegnoso »,
si ricorda solo
per accennare che
L'opera da tre soldi
ebbe a Berl ino un eccellente suc-
cesso d i cassetta. A par te l 'astio polemico d i Brecht verso l a famigl ia
Mann (che per un bonaccione come Klaus non dovrebbe essere un grosso
handicap), resta ben grave che un'opera come quel la d i Brecht, così
dentro i l
nostro tempo, sia del tut to ignorata da Klaus; tanto più grave
se consideriamo la comunanza di patria, di destino, di obiettivi (entram-
bi tedeschi, esul i pol i t ici , politicamente impegnati nel la lot ta a l fasci-
smo).
I l complesso del padre, l ' infant i le (femminile) bisogno di darsi tut to
a
una
persona, è grottescamente evidente nel la f iducia incondizionata
che egl i concede a F. D. Roosevelt che, da grande statista e pol i t ico
qual'era, diventa i n queste pagine qualcosa come un
Divino Salvatore,
quasi che fosse
sopra, al di là
di una precisa complessa situazione pol i-
tica di cui era invece l'espressione e da cui era, e sarebbe stato se fosse
rimasto i n v i ta, necessariamente condizionato. Smania, f a i capricci,
per seguire l'esercito degl i U.S.A. nel la «
Crociata i n Europa »,
ma a i
tempi del la guerra d i Spagna egl i v i si era recato per pochi giorni a l
solo scopo d i raccogliere banal i interviste che occupano i n t u t t o due
paginette d i questa voluminosa autobiografia.
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