

L' invi to a l suicidio col lettivo che egl i , per bocca d i uno anonimo
studente di Upsala, rivolge agl i intel lettual i europei (K. M., « La
trage-
dia spirituale dell 'Europa», I l Ponte dicembre 1949) quale ul t ima « spe-
ranza dei disperat i » pe r « strappare i popol i dal la letargia » perchè
comprendano « la fatale gravi tà del la piaga che l 'umani tà ha at t i rato
su se stessa con la propria stoltezza e i l proprio egoismo » non è tanto
fasullo i n se stesso ma piuttosto perchè consegue da un'anal isi del la
situazione pol i t ica-culturale-morale del le p i ù sommarie e superf icial i ,
analisi che invece pretenderebbe di essere esauriente ed esemplare.
Ma si potrebbe — anzi: s i dovrebbe — passar sopra a queste gra-
vissime lacune se questa «
Svolta»
fosse val ida su a l t r i piani . Quel lo
narrativo non esiste, benchè l o st i le sia spesso abi le e sfumato. G l i
restava ancora una chance, l a p i ù grossa inf ine, quel la che egl i stesso
chiaramente esprime nel le pagine datate 10-11 agosto 1941: «
Sono
cosciente della serietà dell'ora. Vor rei scrivere un l ibro serio, u n l ibro
sincero... Sono stanco d i letteratura, d i clichès e d i t rucchi letterari...
Non vogl io p i ù mentire. Non vogl io p i ù giocare. Vogl io confessarmi.
L'ora ser ia è l ' ora del la confessione... Ogn i testimonianza onesta ed
esatta conta ed ha peso. Perchè l a mia non avrebbe valore? Ogni v i ta
umana è ad un tempo unica e rappresentativa; i n ogni destino singolo,
in ogni dramma individuale si specchia e varia i l dramma di una gene-
razione, di una classe, di un popolo, d i un'era ».
Purtroppo i risul tat i restano troppo al di sotto di questi ot t imi pro-
positi, anzi nettamente contrastanti. L a ricerca personale è p i ù vol te
accennata p e r essere sub i to interrot ta, sommersa da l l a mi r i ade d i
piccoli, grandi avvenimenti:
c i d che accade
prevale sempre su ciò che
egli è. Finiscono col restare
esterni
anche i rapporti più int imi e sentiti:
I suoi amici gl i forniscono pagine tra le migl iori del l ibro (penso soprat-
tutto a quelle su René Crevel e Ricki Hallgarten, entrambi suicidi) ma
si resta delusi se ci s'aspetta qualcosa di più di qualche immagine, vivida
ma immobile, staccata da ogni contesto, fuor i da ogni causalità, neces-
sità o scelta. L a sorella Er i ka è presente i n t u t t o i l l ibro, ma come
un'ombra, senza che mai ci sia un cenno sul significato del loro rapporto.
Manca una seria volontà d i capire; manca i l giudizio, l'interpretazione;
manca l a volontà d i scegliere, d i dare un senso a quel lo che accade.
E così sull'eros. Eg l i che pure ammette francamente l a sua omosses-
sualità, non l'accetta come argomento di ricerca nè come schermo, mi -
sura interpretativa. C'è uno splendido cenno su un suo amore giovanile
(pag. 107) e poi p i ù nul la: come se dai diciott 'anni al la mor te i l suo
eros fosse stato nullo. Eppure è evidente che la sfera erotica deve essere
stata molto importante per lui (basti pensare che potrebbe essere stata,
come per tant i al tri , una delle chiavi per intendere i l suo sradicamento,
straniamento). « Ogni testimonianza onesta ed esatta conta ed ha peso.
Perchè la mia non avrebbe valore? ». Perchè, evidentemente, non è nè
onesta nè esatta. Non si possono scrivere
confessioni
se c i si r i f iuta d i
confessarsi.
p. g. b.
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