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86

LET'fEI?E

fatli

sig"nifi~a " come

\"Cdi •

e non

" gu arcfa •; ma

è

pu r ~t retto

~

seeglic rc tra valori fomct e valori

d'immagin e: per

conscrYarc

la

• u , accentata alla fine dei due

ultimi versi deve appoggiare !<ulla

parola «fiume• a111.ichè su ,ge lo,.

Ma

è

tuttavia una ·traduzione buo–

na, assai migliore di quella, im–

pacciatissima

di

Frauce sco Pa–

stonchi. Guido Vitali nel volume

delle

Odi

di questa edizione za–

nichcllian ..

1.,

richiama l'attenzione

su • candidmu • anzicbè su • al–

ta •.

SII • OIIIIS •

meglio che su

e laborantcs , : cosl :

i

Vedi il

So–

ratt e come tutto

è

candido - per

l'alta UC\'C, Già le sck c C<'douo -

fiaccate dal peso,

ed

i fiumi - si

sono rappresi per l'acuto gelo,.

Non bisogna dimenticare per com-

g~~~Ì~,r~,::1

~;~ ~l~.

t~,:::~cll !

traduzi oni : " nulla cosa per le–

game mO!\aico armoni,,,,.'\ta si pt:ò

della sua loqnefa in altra

t1asmn•

tare sem:a rompere tutte sue dol•

cez1,e e armomc •.

PasMndo a Virgilio, troviamo

un

poeta

ormai, meglio c:he ro–

mano, it.'lliano in lingua latina,

non piit chiuso in un poderetto

sabino come

il

suo amico di Ve–

nosa,

ma

oon la visl.'\ aperta al

p.'tcsaggìo dh·ersamentc bello del–

la tx:nisola e con un sentimen to

sociale e religioso nuovo.

Il

tra –

duttore de,•c rendere questo di–

verso spirito.

e

la varietà e

i

toni

di

quella lingua che sentiamo

parlata da un setten trionale che

m

Roma vede la città alla qn:tlc

confluiscono,

con

il loro diverso

genio, tutte le popolazioni d'Ita–

lia .

Le versioni dell'A lbi11i qui

risl ttmpatc i,ono senza dubbio lilo–

logicttmente impc«a bi1i e artisti–

camente eleganti:

fon.e,

un

poco

fredrlc.

E

ha do,•nto ,•incere gran–

di difficoltà il Dernini traducen–

do le

Metamorfosi

e

i

Fasti

di

Ovidio che fu esemp lare, nel M~

dio Evo, ai poeti deJla Romàn ia

quando scrissero in latino o in

francese in italiano in spagnolo

;~g

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~~~tt

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r:S!%~

~;:i:~:;:~~

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11

:;t~~cÌ\~c~~a~~\ic~;rii.!:~

11110

spirito romantico,

S(>CSSO

in–

genuo, sempre malincomco.

Gui-

~lti:!1~~-~d!~lt;r~t~a:do1r~=

reso ogni dis tico latino in. una

terzin a italiana di cmlttas1ll abi

senza rima, usando le cesure

in

modo da farci sentire il suono dei

due ,·ersi origina li. La traduzione

di

Propcrz io si deve a Giusep1_)e

I,ippa rmi

e

ci dà finalmente

m

italiano le elegie di questo gra n–

dissimo poeb d'amore,

di

sc:11ti •

mento

cosl

romantico

e

moclerno,

di forma molto difficile poicbè, co–

me

,ticc

il I.ipparini, vuol piut–

tosto sugge rire che dire, vuole

spesso desta re in noi una scns a•

z1011emeglio che darci un'imma•

gine, e crea intorno a sè un alone

musica le a cui non sempre si

J?UÒ

cercare un significato

preciso.

Spesso, troviamo un pericoloso

trapm;so sintattico o tonale in–

w:ce di

1111

trapasso di idee. Que•

sta versione

~

una delle

più

belle

della

raccolta dei poeti rom::mi del–

fa

Zanicl1t lli.

<lOYc

troviamo un

?ifaniale reso in italiano magi–

stra lmente dello stesso I.ipparini.

E fin.'thneute un altro problema

deYe risoherc

il

traduttore del

latino: qnello di conservare alla

parola, nelle commedi e di Plauto

e

di

Terenzio , il suo valore

sce–

nico. Di,·crsa la lingua di quei

d11e

poeti,

più efficacement e ple–

bea quella

di

Plnuto, meglio ele–

gante quell a di Terenzio

educato

allo studio

elci

greci nel circolo

degli

Scìpioni, bisogna renderla

in

italiano con

una

diver sità . non

solo

di

sintassi,

ma

anche di

vo–

cabolario.

Il

Vitali, che conosce

benissimo

i

s11oi dassici, muta

da quello a questo

la

forma

del

dialogo

.e

il moclo di _spezzare il

verso in battute; ma non semp re

. riesce

a mett ere

fa

parola in quel

punto do\·e la misero quei due

antich i percM, pronunciata nel

modo che la S\la stessa colloca–

zione sug:g:erh-a, susdtasse il riso

o manif ~ tasse un sentimen to a

,·olte labi lissimo , avendo in sè lo