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LETTERE

tare sl le cose altrui che della lo–

ro origin e nient e si rn,'\'Ì!ia •·

Rari sono dunque gli esempi

di

,·ersionì

d'arte,

11011

per inca–

pacità della nostra lingua ma per

1g11ora11za

dei traduttori. Sul

tra•

<lurre dall'un a all 'altra lingua si

è

molto discusso e ancor

oggi

si

~~~~ia

~iei~

11

~im~trr~1:~ri~

la stessa lettura

è

in un certo

senso una i11tcrprctazionc,

mia

traduzione, non avendo l'opera

t"~~~tÌarcb:

~t~~~•

tiltii

1~::::

5

ft!~f~~t

~~r~!~'!,d:

f~~:~~

ftosofica, vog&ono rigorosamente

:~~ii:

1~11:3

c~

1

c::~ibii:s~!~

d\lITC

ncs.c;una~ ia nè prosa, o

che era giustificabi le q11alsi.-1si

traduzi one libera

cd

arbitraria.

A

cosi estreme conseguenze non

giuns e mai

il

Croce per il quale

ogni traduzion e

è

variazione di

un testo che il t radultore deve

avere • inteso e compreso• e de–

ve essere

comp iuta

con

ttno st ile

• più o meno affine all'oriiina–

le •· Cli ermetici e i surrealis ti,

inve«, i qua li considerano la

pa–

rola

e

il

testo lettera rio come se–

gni rh

1

elatori di quel\:\ vita in•

tima, subcosciente c11e

è

r.cr

loro

il \·ero testo non oonosc::1bile

se

non dagli ini1:iati, in

un

raptus

mistico, vogliono daUa lettura ri–

salire aUa psic::he e, rivissuta in

s~ l'espericn,:a di un autore, si–

g!lific::are

il

nuovo testo in parole

versi

e

periodi esote rici. Meglio

che tradurre si giovan o dc1la trac–

cia

di

un autore antico o moderno

~i:re~ccrcs« rc la loro vita inte -

Ma la tradmdon e

di

un testo

letterario

è

impr esa senza dubbio

ardua e quasi disperata che può

tuttavia esse re c::ondotta a termi–

ne quand o

si

sia c::ompresoche

è

nett5sa rio, a compier la, risolvere

innan zi tutto un problema t« ·

nico. I poeti e

i

prosatori d'arte

hanno, ciascu no,

1111

proprio lin–

,!!'uaggio, e si riconoscono,

i

poeti

dal tono dall e paus e dagli accenti

d<:1 verso ,

i

prosatori <talla

sin–

lass i del periodo. Non puoi fare

italia no uno scrit tore straniero

se

non riproduci i ,,alori fonici della

sua linea e

i

vari ness i della sua

r~~:;di!~:nca11to

dei tre versi

SpcHO quaml'io U miro

star cosi muta

in

sul dt!St!rtopian o

che

iu

suo gi ro lo11tatto al

ciel

[confina;

è

dato

dalla rima al n1ezzo sul–

l'aperta

a

e da quell'emistichio

di tenui suoni risol\'entisi nella

lunga

i

di • confina• che

ti

fanno

sentire l'ampiezza dell'orizzonte.

Un

traduttore straniero dovrebbe

innanzi tutto studia rsi di ripro–

durre le pause e i moti di quella

lirica leopardiana. Del resto

~

im–

possibile fare italiano •

il

Corvo •

~~:1t:•a

11

:t~of:r~;

~:1!1~~\!!

intern e, riprodotta stupendamen–

te

dal Ragazzoui

ma

per

il

va–

lore fonico del suo ritornello

::r~ ; ~rcl~;il~a p~;~~~ci

1

a

n:~;:

ricana sembra proprio

il

c::rocida–

re di un corvo. Quel cu_p<> uccel–

lo

<

degli antich i

gìorn1 • se

ri–

pete in italiano • mai più •

ad

ogni strofa,

vi

sembra un corvo

impa gliato al quale abbiano ~r

error e messa la carica di un cb1ù

o

di

una rondin e.

Anni fa lo

Spi–

ritini ci diede un esempio insigne

di come non debbano essere tra–

dotti i poeti strani eri, voltando

in italian o liriche

da

,·cnhnove

lingue diver se, tutte

con

uno

~~s~

l}~;euaifg~ir!':o t~~ss:1:.:~

form a di

scuola ottocentesca tra

il

Carducc:i e

i

crcpu~colari. Tentò

persino di fare italiana la famosa

fa:ia

m~~

Vc~ ~~;nc-=._ •~mf~~urf1

pleut sur la ville - . Quelle est

t.-ctte lan guenr - · qui pénetre. mon

c::ceur? • ; ma senza accorgersi che

il

pianto

è

nel cuore ~e

la

pioggia sulla città e che d

poeta

si domanda, non donde venga,

ma quale sia il languo re che

S!,!ll•