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LE J"TERE

tt,

ridusse. quel~

qu:1rtì11a

cosi:

;,i~!~

11

~~1/~

1

~if~.

11 ~

11

tio~1d':~ic;;

quel

lauguore

-

che mi penetra

nel cuore? •·

So

bene che

i:

difficile rendere

in italiano

,·cn;i come

c1uelli:

lo

so per pro,·a:

io mi studiai

in

una ,·ersione

di

con:.erva r

e

i

toni

e le armonie dell

'origino.le

(• C'è

pi3nto nel mio c

uore - e

pioggia

~~!!e

c~\1;;

1~::::

,i

il'

1

~:ti

~~;

re? -

Brusio dolce della pioggia

-

sui tett i e per le vie -

Per un

cuore che si cruccia -

dolce

è

il

~~Ì:-tofi~:

1

~nf~~-i--~~~

1fitf;~tti

Vediamo ora alla prova tradut–

tori degni del nome d' artisti

in

questa

impresa

di

rendere

ita–

hani

tutti

i poeti

di Roma:

im–

presa difficilissima

pcrche

il ,·cr–

so m1lico non

<'f:-t,

come

il

no–

stro,

sillabico ma

quan tit ativo

nella sua diversa coru1>03i1donedi

si11nbe bre,•i e lunghe. Come si

r~:

~l~~~:a!~odurr~-a1~ri

ll~o i~i

del verso

l'atte:ito

il tono delle

parole nelle loro collocazioni?

Io

sono persuaso d1e nei \'e~i quan–

titath•i degli antichi sia sensibile

:,,chi legge una misura sillnbk a;

e clic a riscontro

i

nostri \'ersi

sillab ici dl\•cntino

,·Mii d'a utore

ad autore perd1è

le sillabe, per

virtt'l di posizione di ac,c,cnto di

:ri~r:~~r.,~!~

:,

~ ~~i:st~

s:

due o nella

Sera

dd dl

di festa

del Leopardi:

....

e

fo

me::o

agli

orti.

posa

la

lum:1 •.,.

La poesia antica

fu

tradotta

in

versi silfo.bici sino alla

sewnda

metà dcll'OttOCt-nlo:

gli esame–

tri in cndcc:asillabi:

111:,.

da quan–

do il Carducci ebbe creata la me–

trica barbara,

in vcf!òi

cbe con

sci"•

,•assero

qualcosa

dell

e antic

he

Ì::;h~•

d~gf[°~

~;iu

1

!1i.bl"

:::

:

u~~

llt0, il tcntafo ·o di Giovanni Pa-

!~~~o

c~~~~~a~~~

1\gs;:n:

r:;1a:

~

Valgim,gli

giudica asstll"do,

Ccl"•

to, gli es::unctl"i pascoliani se

11011

siano Yi1dati

con

arte,

si

irriJCidi–

seono

in

11110

schema di

~1

:,c–

ceuti

che

percuotono

spict:ita–

mentc le ~illabe sempre nello

stes–

so

modo.

M:i

gli e5empi del Pascoli han•

:it!:::~

~rf~~~~~ì

~-i~·~r:c~~

n~:~

misura antica; di

quel

suono che

bisogna ad

<>Jlli

modo conserva–

re. Uua grav1ss inrn.

diffic<>ltà

per

il

traduttore

d:il

lat11lo

è

il di–

verso

linguaggio

dei poeti. Dif–

ficilissimo,

nella

sua

apparente

semplicità

!

Catu llo

per

9uci tra-

~~t~~!'e~W~a

:~~~~t~bi ~!~

pitì

frCKO al

pianto più

na.~scgna–

to. V.:nuto

a Roma dal Garda

negli anni di decadenza delle isti–

t111,io11

i repubblicane

\'isse

in com-

J~f,f~~it~1;~1

Q~1\~!t

if::

1

~a~n e

Fc~ìi

nificio e Cah-o e Cinna,

ì

quali

costituivano

la scuola dei •

n~

tcroi • per meglio

significare

il

loro proposito

di

rinnovare

sul–

l'cscmpio

vero

la

lirica

fatina.

Catullo

con05ce,-a

benissimo

i

poeti greci, da Saffo e da Ippo-

f~~l~1~"da

'~':Uf.:~~

R i:g1r

11~\~

alcs!\auclrini, ma prese dei metri

ellenici quell i che gli sembrar ono

ad:itti ad esprime re le sue gioie e

i•

suoi dolon e li usò senza altra

regola

da

quella

della propria

fantasfa.

n

roliambo fogg-iato per

la

satira

do\'ette

addolcirl'i

in

canto d'11more; l'c11dccasìllabo dì

Saffo prezioso di melodfa e va-

~~~~~:~0e

<!.~rio

1

d~~1 ~~!~~c\1~

pestoso

amore per

J..csbia,

con

quei

capricci

e quelle

bir.1.c di

monello, quelle ire e quelle ge–

losie di uomo

fu

espr~,o

in un

linguaggio

che dal

cliscot"!'O

fa.

miliare 11i inah.a al canto, con vo–

caboli della sua provin cfa. ,·cronc–

se e Yocaboli derivati

d.,I greco,

parole elette e parole comuni

11r–

mo11iz1.alc insieme nclfa

\'.lrt•:ll.