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DE SANCTIS

vedo che relitti di vita ove tendere le mani a salvarmi -dall'im–

minente tenebra; ed anc he l'immagine della morte, tante volte

evocata, non

è

che un ricord o della condizione umana; fin la

dolcezza con la quale la chiamai nel dolore

è

un rifarsi dispe–

rato alla vita, alle sue care pcne,1alle struggenti delizie , a quel–

l1antico desiderio di dissolversi che tappre senta il sommo della

speranza vitale, rinascere liberi.

e Nell'attesa della mano che mi dista ccherà da ciò che non

vorrei più perdere, non le capitali memorie, grandi isole del mio

viaggio terreno, la casa paterna, la scuola, l'amore, . la vostra

nascita, figlioli, i miei quadri, mi sono dinanzi, ma i piccoli

beni che nella nebbia degli avvenimenti se ne stavano sommers i

ed ora lucidi mi corrono incontro con dolorosa evidenza: l'erba

infiamma ta di luce che mi tremava sul capo e che mi consolò

quel mattino, il canto del grillo che mi dissuase da un tri sto

propo sito, l'odore del mirto, odore. d'infanzia, il respiro di

quella pioggia che cadde sulla polvere del sentie ro durante una

marcia di guerra tra le montag ne, quando, ultimo e solo dopo

gli uomini e le bestie di salmeria, spogliato nella mia mente del–

l'unifor me militare, diment ico di ogni scopo del nostro viaggio,

fuori dal tempo e dagli avveui menti, rimasi incantato a rice–

ver e una bellezza così inutile e dispersa, per sé stess a vivente.

e Se, da questa soglia senza colore, posso dare un consiglio,

specialmente a voi figlioli che avete dinanzi gli anni ch'io non

vedrò, non diment icate un sol giorno d'es sere vivi: amate que–

sto avventuroso passaggio, e se godete nella serenità non male–

dite il tormento. Potessi almeno, ancora con voi, soffrire! O

esservi accanto a rico rdar Vi ad ogni istant e, e vivete, vivete».

e In un'altra. lettera che già da molto tempo ho preparato,

troverete il mio testam ento. Sono quelle

le mie ult ime ·volontà

ma oggi ho ancora un desiderio e vorrei che voi lo esaudiste al

più presto: vorrei essere sepolto fuor dalla terra, in un sarco–

fago di pietra che non avesse ·immagini tombali ma graziosi

rilievi e fregi. Fate costruire almeno da un lato del sarcofago

un lungo sedile di pietra perchè voi possiate riposarvi, ancora

vivi, al mio fianco. E attorno attorno fate crescere una fitta

ese–

dra di alberi, un cerchio di silenzio.e di ombra, che ci isoli. Fa–

tene un luogo piacevole per voi, ove possiate venìre spesso per