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MONELLI

tri stezza d'esilio. Pa ssavano le ore, la coppia bianca non c'era

più, ero rimasto quasi solo, ad uno ad uno gli ospiti negri

s'a lzavano, si avvolg evano in grossi c:ippotti, e con grossi sigari

fra

i

]abbroni se ne andavano, tenendosi appese al br accio ne–

grett e imbiapcate dall a cipria, con l:ibbra di fuoco e ciglia false

e vesti un palmo·sopra il ginocchio . Bessie, e se non si chiamava

Bessic non importa, ormai cantava solo per me

j

si era camb iata,

aveva adesso un succinto vestito da sera dentro cui il corpo duro

e

giovanissimo stava a dis:.?.gio; mi era tutta addo sso, mi alitava

sulla faccia, con una voce incrinata, disperata, da pianger morti,

da maledire la sorte , lascive canzoni, con ritorn elli osceni;

be–

vevo, ma

più

mi ubriacava quella voce che pareva esalarsi dalfa.

foresta del sud, lungo

ii

grande fiume, umida, oscura; il suo

corpo pareva volesse scoppiar e fuori delle poche vesti per dan–

zare nudo nella radura sotto la luna, maledetta luna dei poveri

negri; bisogna cantare, . bisogna ballare per scongiurarne il

fascino, maledetta luna che incendia il sangue, blood-burning

moon. Quando

fu

l'alba, e la ragazza mi disse che chiud evau(\,

le chiesi se voleva uscire con me. Accettò. Usc immo per le

strade bianche; traver sammo il parco annuvo lat6 d'alberelli

rosei. Ci fermammo ad un caffè che s'apr iva allora, per pren–

dere una cosa calda. I grattaci eli seduti intorno al parco erano

d

1

argento, mi facevano pensare alle Dolomiti . Anche il ciclo

era d' arg ento, vuoto, come quello delle monta gne. Poi si levò

il sole dal fiume, s'acceser o uno dopo l'altro giù giù per trenta

quaranta pia ni

i

vetri delle case. Sentii improvv isa la vergogna

di trova rmi accanto una negra, così rinfag ottata, mascherata

con un cappclluc cio a campana e una volpe gialla al collo ;

la vidi com'era, di un altro sangue, di una diversa umanità.

Balza i su,

1a

pian tai con una. scusa, cert o se ne accorse;

m:1anch e nei suoi occhi non c'era più oro quando mi levai, non

più quei lu strini, erano occhi di cane umile, battuto , ra sse–

gnato; e la sua voce era. aspra, rispondend o alle mie parole .

. - Un altro whisky.

Non mi sono accorto che l'uomo e la raga zza sono andati di

nuovo a balla re. Ma ora ritornano, ancor a avvinti , si disgiun–

gono a fatica . La ragaz za si arrampica. di nuovo sullo sgabe11o,

l'uomo le sta vicino, sento le parole, tutte, ma sono come di