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1897

25.

Salvemini a Carlo Piacei

Faenza,

31

maggio

1897

Carissimo amico,

ho ricevuto la comunicazione delle nozze del Suo simpatico cugino;

e un po' vincendo la mia pigr!zia, un

P?'

mettendo da parte un gran

fascio di carte scritte e da scnvere, faccio quel che avrei dovuto fare

da almeno quindici giorni: Le scrivo col desiderio di dirLe una infinità

di cose, e colla possibilità di dirgliene solo poche.

Anzitutto La prego di comunicare al Suo cugino i miei piu cordiali

auguri; se fossi stato con lui piu in confi?enza e se le lettere _di

com:

plimenti non_ ~os~ero un fenomeno troppo msulso

~

b~~ghese,_~h ~ugun

li avrei spediti direttamente; ma non sarebbero stati pm cordiali d1 que–

sti che faccio ora indirettamente.

Per la somma prestata, la mamma ha accomodato le cose in modo

da poterne disporre a mezzo novembre; la restituzione, quindi, avverrà

entro la seconda quindicina di novembre. Potrei forse affrettare la cosa,

se Le tornasse comodo; ma come data sicura non potrei dargliene al–

cuna all'infuori della suddetta.

Avrei dovuto scriverLe molto prima; ma in questo mese ho do–

vuto lavorare tanto, che non mi

è

mai restata un po' di forza per far

altro. Ho dovuto concorrere ad un posto in un istituto di Milano. Sono

duemilaquattrocento lire di stipendio - ora ne ho duemiladuecento -

e poi si tratta di stare a Milano e di evitare cosf il pericolo di imba–

lordirsi del tutto nei paesi piccoli. Spero di vincere, ma per questo ho

dovuto sgobbare parecchio. Speravo di passarlo tranquillo quest'anno, senza

batticuori e senza seccature di concorsi; ma io son proprio destinato ad

essere una seconda edizione dell'ebreo errante. E tutto questo perché?

Perché un bel giorno, quando i neo-guelfi saranno al potere, mi metta–

no alla porta come socialista. Ma lasciamo andare: sarà quel che sarà.

Venendo alla Sua neo-fede neo-guelfa, essa non mi sembra né retro–

grada, né gretta, come Ella sospetta. Il movimento neo-guelfo ha per

me una straordinaria importanza ed

è

destinato a trionfare in un av–

venire non molto lontano. I primi anni del secolo venturo vedranno

la glorificazione di questo movimento. Esso ha una gran forza: la critica

della società liberale, che

è

veramente degna di critica. La critica neo–

guelfa, secondo me

è

sbagliata, perché se la prende coi sintomi anzi che

con le cause della malattia; perché combatte il liberalismo e non capi–

sce che il liberalismo

è

la conseguenza della produzione capitalistica e

combatter questa

è

fare come gli operai della prima metà del secolo, che

distruggevano le macchine. Non ritornando indietro si risolveranno le

questioni che c1 affannano, ma andando avanti. Ma tutto questo non

25. CPI.

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