

1896
12.
Salvemini a Carlo Piacei
Palermo, 30 giugno 1896
Caro amico,
domando
la parola per un fatto personale. Lei trova da disapprovare
le mie idee a proposito del caso De Felice e io voglio difendermi, perché
mi rincresce di esser disapprovato da Lei.'.
Io
nego al De Felice la libertà di votare e la nego a tutti i deputati
eletti dal mio partito perché il deputato non deve essere che il rappre–
sentante delle mie idee e dei miei interessi.
Accettando
il mio voto e andando
alla Camera,
il deputato va a
sbrigare a Roma a nome mio degli affari
miei,
che io non posso andare
a sbrigare da me. Naturalmente
ad ogni rappresentante
il rappresentato
non può non
lasciare una certa libertà d'azione; ma questa
è
limitatis–
sima e tutto ciò che fa il mio rappresentante al di fuori e contro le istru–
zioni da me ricevute, lo fa sotto sua responsabilità; e io, quando non
ne sono contento ho il diritto di rimproverarlo,
richiamarlo,
licenziarlo.
Il concetto che il deputato debba essere libero nella sua azione
è
con–
cetto sbagliato secondo me e secondo il mio partito. Noi al deputato ne–
ghiamo nei nostri congressi il diritto di voto, noi lo teniamo sottoposto
ad una continua vigilanza, lo teniamo in una condizione inferiore a tutti
gli altri compagni, perché lui per noi non dev'essere che uno strumento,
senza volontà, nostro servitore umilissimo. Se cosf non
fosse, i nostri
si corromperebbero ben presto anch'essi come si corrompono
i radicali,
i quali non rappresentando che se stessi, liberi da qualsiasi controllo e di–
sciplina di partito, non conchiudono niente pur essendo in maggioranza
persone di gran merito.
Dunque
libertà di voto al deputato nessuna.
Questo in tesi generale. Quello poi che ha scritto il Turati
su que–
sto caso, non cava un
ragno dal buco.
Io
sono d'accordo col Turati
astrattamente
parlando. Sissignori,
i deputati
socialisti possono a volte
votare per un ministero borghese e quando nell'altra votazione i nostri vo–
tarono per Di Rudinf, io non trovai nulla da ridire. Ma qui si tratta di
una questione puramente personale. Veda quel che Le dico: Agnini
2
votò
contro il ministero, De Felice a favore; noi ci ribellammo
tutti contro
il De Felice. Se Agnini avesse votato a favore e De Felice contro, non'
12.
CPI. Ed. parzialmente in
SALVADORI,
pp. 46-47.
1
Rispor:de evidentemente ad una precedente
lettera di Piacei, che non
è
conservata in AS.
2
Gregorio Agnini, socialista, fu deputato per le legislature XVII-XXVI nei collegi di Modena,
Carpi, Mirandola e Parma. Agnini e De Felice
furono gli unici
rappresentanti
del gruppo so–
cialista presenti nella seduta della Camera del 30 maggio,
in cui fu posto ai voti
l'ordine
del
giorno Borsarelli. L'articolo di Turati, che in sostanza difendeva
il
De Felice,
firmato "La Cri–
tica sociale,"
Per un voto.. di disperazione,
è
in "Critica
sociale" del 16 giugno 1896, pp. 177-179.
3
recte:
"noi."
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